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Autore: God_Eden_Imperial    03/02/2021    0 recensioni
Dal testo:
"Gilbert ha ricordato a Vincent che gli errori possono essere perdonati. Ah, quanto sognava il perdono nel profondo del suo cuore. Sapeva bene, però, che nessuno glielo avrebbe mai concesso"
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elliot Nightray, Gilbert Nightray, Vincent Nightray
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Ehi Vince"
“Si?"
"Quand'è il tuo compleanno? Scusa se non me lo ricordo"
Vincent alzò lo sguardo per guardare suo fratello, che al momento veniva usato come cuscino mentre leggevano. Avevano deciso di trascorrere la giornata in casa per sfuggire al caldo torrido.
"Perché lo chiedi?"
Gilbert si sentì a disagio e i suoi occhi vagarono per la stanza.
“Ecco…sei il mio fratellino, ci siamo ritrovati da quasi un anno e…ci stiamo imparando a conoscere di nuovo…era solo-“
“Curiosità?”
Terminò la frase Vincent. Gli occhi di Gilbert incontrarono i suoi e annuì. Vincent non era sicuro del perché il suo caro fratello fosse improvvisamente interessato all'argomento, ma non poteva negare che fosse felice del fatto che si stesse nuovamente interessando a lui come ai vecchi tempi.
“Quindi…me lo ricordi, per favore?”
Vincent chiuse il libro e si mise a sedere, incapace di concentrarsi più sulle parole che i suoi occhi sfioravano. A dire il vero, non sapeva davvero quando fosse il suo compleanno. Quando era bambino, con sua madre non ci aveva praticamente mai parlato, anche perché la donna passava le giornate a cercare cibo e vestiti più pesanti per le stagioni fredde; non avevano mai avuto i soldi per festeggiare nessuna vacanza, figuriamoci il suo compleanno. Magari per quello di Gilbert avrebbe fatto qualcosa ma onestamente non se lo ricordava. Cercava di dimenticare tutto quello che hanno dovuto patire a causa di quella donna. Vincent, per un periodo, non seppe nemmeno cosa fossero i compleanni. La prima volta che ne sentì parlare fu alla villa dei Baskerville, quando Jack nominò quello di Alice.
Vincent ricordava di averlo chiesto a sua madre, una volta, ma lei aveva rivelato di aver dimenticato la data molto tempo prima. Quando sua madre li abbandonò, Vincent era già convinto che il giorno in cui era nato non avesse importanza. 
"Non hai bisogno di un compleanno"
Gli aveva detto sua madre.
Ricorda poi della prima volta in cui lui e Elliot si sono parlati. Un giorno era finalmente uscito dalla sua camera dopo essersi rintanato per tre giorni di seguito, e si sedette al tavolo per prendere del cibo e un po’ d’acqua. Elliot lo aveva notato e si affrettò a balzare sulla sedia accanto a lui. Aveva parlato, ma Vincent non si era preso la briga di ascoltare, cogliendo solo frammenti del suo chiacchiericcio eccitato mentre mordeva un pezzo di pane.
“Vinceeent! Quand'è il tuo compleanno? Perché il mio sta arrivando e se non sai quando è il tuo allora non possiamo festeggiare! Ti farò dei regali, ma solo se accetti di fare il simpatico con gli altri bambini che inviterò. Dicono che fai paura, ma penso che tu sia fantastico! Ehi, pensi che potrei suonare un po’ di musica alla festa? Tutti gli altri ragazzi non vogliono, dicono che non sono bravo, ma io mi sto impegnando molto durante le lezioni. Tu lo sai suonare il pianoforte? Potrei insegnarti io. Inoltre…”
Continuò a divagare, ma Vincent stava già iniziando ad alzarsi e ad allontanarsi quando una delle minuscole mani gli tirò, di nuovo, con forza la manica.
"Ehi! Non ignorarmi! Io non ti ho ignorato, quindi tu non devi farlo con me”
"Lasciami! Non mi interessa del tuo stupido compleanno!"
Ha esclamato con rabbia, fastidio.
"Non dirlo, dai”
“Ti ho detto di lasciarmi!”
"No! Non finché non ascolti!"
"Sparisci!” 
Gridò Vincent mentre gli strappava il braccio dalla presa, ma il movimento fece perdere l'equilibrio ad Elliot che cadde a terra con un tonfo violento.
"Te lo ripeto: non mi importa di te o del tuo compleanno! Lasciami solo!"
Vincent si era precipitato via senza preoccuparsi se gli avesse fatto male o meno, ma poteva sentire i suoi silenziosi singhiozzi mentre veniva raggiunto da uno dei fratelli maggiori.
Non lo ha più disturbato. Nessuno lo ha più disturbato. Non che a Vincent importasse. Trovava tutti i membri di quella famiglia fastidiosi e lui non apprezzava le persone spensierate che si aspettavano che lui stesse al gioco. Ma quella notte Vincent si sentì come se fosse morto. Che razza di vita era quella che aveva condotto fino a quel momento?
Vivere non implicava quel forte dolore che si era depositato sul suo petto sapendo quanto Gilbert aveva dovuto soffrire a causa sua. Quel dolore non sarebbe mai andato via. Le persone viventi erano capaci di provare gioia. Le persone viventi avevano routine quotidiane che coinvolgevano più di tre o quattro cose. I vivi avevano più che semplici peluche e forbici come compagni.
E poi, un gelido giorno di settembre, aveva rincontrato suo fratello e il desiderio di restargli accanto tornò a farsi sentire nonostante il dolore e il senso di colpa. Gilbert ha dato luce al mondo freddo e oscuro di Vincent, come faceva da sempre anche se ora non lo ricordava più. Ma da quando si erano ritrovati, Gilbert gli stava facendo capire che la vita era una storia tanto quanto i libri, tranne che ognuno è l'autore della propria. Ha ricordato a Vincent che gli errori possono essere perdonati. Ah, quanto sognava il perdono nel profondo del suo cuore. Sapeva bene, però, che nessuno glielo avrebbe mai concesso.
Gilbert lo aveva riportato in vita quel giorno, dopo ben cinque anni che furono lontani, di sicuro i più belli che avesse mai vissuto il suo amato fratello.
"Vince? Mi hai sentito?"
"Il 23 settembre"
Sorrise in risposta, nascondendo il viso nel libro.
"Che cosa?"
“Il mio compleanno…è il 23 settembre”
Vincent credeva che quella data sarebbe stata molto più importante per lui; più di qualsiasi giorno casuale che sua madre, o chiunque altro, avrebbe potuto dargli.
   
 
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