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Autore: fuoricontesto    07/02/2021    1 recensioni
Sesshomaru, lo daiyokai dell’ovest, vagava per le terre del Giappone senza meta alcuna, sconfiggendo demoni ed evitando ossessivamente gli umani, che odiava con un ardore tale da far trasparire emozioni che era solito celare.
Molte erano le leggende che si erano susseguite nel tentativo di spiegare tanto astio verso gli umani, lui, che era figlio di Inu no Taisho, il demone cane innamorato di un’umana.
Nel nord, una gelida tundra di neve e ghiaccio, gli abitanti da secoli narravano la leggenda di uno spirito innamoratosi di un demone. Si tramandava che una volta il nord fosse una terra rigogliosa, grazie all’intercessione dello spirito che lo vegliava. Un giorno però questo scomparve, e con lui il demone che era suo compagno, tramutando il nord in un luogo desolato dove nulla poteva crescere. Alcuni saggi sostenevano che lo spirito fosse stato brutalmente assassinato e che, sul letto di morte, avesse promesso al compagno di tornare sulla terra in un’altra forma. La chiamavano la storia dello spirito del nord, ma i più anziani, anche se non lo raccontavano per timore e scaramanzia, la conoscevano come la storia dello spirito del nord e dello daiyokai.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II: PROMESSA ALLA LUNA 

 

Un mese dopo. 

 

La permanenza di Sesshomaru si era protratta più del previsto. La ferita alla spalla  sembrava non  guarire mai, nonostante le cure premurose a studiate di Kaen. 
Date le circostanze lei e il demone avevano preso a trascorrere più tempo insieme. Passavano le loro giornate tra l’infermeria e il giardino del tempio, dove si dilungavano in lunghe passeggiata serali. 
Il  carattere gelido di Sesshomaru sembrava sciogliersi quando era in compagnia della fanciulla , si mostrava interessato ai suoi racconti, le chiedeva come aveva trascorso la giornata e degli strani intrugli che le vedeva preparare nel suo laboratorio. 
Dal canto suo Kaen non sembrava per nulla infastidita da quelle attenzioni, al contrario da quando Sesshomaru era arrivato al tempio sorrideva in continuazione  e la sua allegria sembrava indomabile. 
Di conseguenza i campi e i giardini del villaggio si erano riempiti di frutti e fiori. Nessuno riusciva a ricordare una stagione così rigogliosa, tanto che molti, donne soprattutto, si erano spinti a credere  che la divina Kaen avesse un corteggiatore. In tanti si erano avvicinati al tempio, nel tentativo di scorgere il fortunato pretendente, ma non erano riusciti a vederlo, con lei c’era solo quello strano demone dal carattere freddo e irritante, e che lei, sicuramente, neanche considerava. 

 

Una mattina  la ragazza decise di recarsi al mercato per fare scorta di erbe e cibo.
Aveva dato fondo a tutte le sue scorte nel tentativo di guarire Sesshomaru, e aveva terminato molte delle radici e delle foglie che utilizzava per fabbricare medicine e unguenti. 
 Arrivata nella grande piazza del villaggio non poté fare a meno di notare gli sguardi incuriositi degli abitanti, accompagnati da mormorii e chiacchiere. 
Quando si trovò davanti al banco della signora Asami, una donna anziana che notoriamente  detestava i pettegolezzi , e notò in lei il medesimo sguardo degli altri decise di indagare. 
“Perché mi fissate in quel modo signora Asami?” La vecchietta divenne paonazza, “oh nulla divina Kaen” balbettò, “guardavo il vostro splendido kimono, è nuovo?” La ragazza non si lasciò ingannare, “Signora Asami mi dica la verità” la incitò con dolcezza, questa sospirò “va bene”. 
“Nel villaggio alcuni si sono convinti che abbiate un corteggiatore” la ragazza arrossì, “e perché mai?” Esclamò imbarazzata, “per il raccolto” rispose, “nemmeno io riesco a ricordare un’annata così abbondante” disse, “e per giunta fuori stagione” Kaen rimase in silenzio per un pò. 
“Non dica sciocchezze signora Asami” rispose gentilmente, abbassando lo sguardo per celare un sorriso amaro, “nessuno sano di mente corteggerebbe me” la signora scosse il capo, “la vita è lunga e piena di sorprese divina Kaen” la rincuorò offrendole un sacchetto di ciliegie, “arriverà qualcuno fuori di testa un giorno” la ragazza la ringraziò con un inchino e iniziò a frugare nelle tasche del kimono, “le offre la casa” le disse la donna, “torni dai suoi pazienti” la ragazza la ringraziò ancora. 
Quando tornò al tempio si diresse nel suo laboratorio, e prese a sistemare le erbe acquistate in piccoli vasetti di vetro. 
“Ci avete messo più del solito” lei sobbalzò, lasciando che un vasetto le scivolasse dalle mani. Prima che si schiantasse sul pavimento una mano artigliata lo afferrò.
“grazie signor Sesshomaru” ringraziò riconoscendolo, “mi avete spaventata” il demone ripose l’oggetto nello scaffale davanti la ragazza. 
“Non era mia intenzione” si scusò con voce piatta.
“Siete distratta” notò, guardandola negli occhi, “stavo pensando a una sciocchezza” si giustificò, mascherando il suo stato d’animo con un sorriso, “una sciocchezza che vi rende triste” . 
“oh non è nulla” minimizzò, aprendo un vaso vuoto e inserendoci delle foglie essiccate.
“L’odore delle vostre erbe non riesce a coprire quello dei vostri sentimenti” la ribeccò il demone, lei sospirò. 
 “Al villaggio si sono diffuse delle voci davvero insolite” decise di raccontargli, evitando accuratamente  il suo sguardo. 
 “ e i miei concittadini mi guardano in modo strano” Sesshomaru aggrottò leggermente la fronte, “ credono che abbia un corteggiatore”. 
 “ Hanno avuto un raccolto molto abbondante e fuori stagione quindi pensano che io sia.. innamorata” Sesshomaru non disse nulla, “non mi da fastidio che chiacchierino lo fanno sempre” mormorò, “è che non mi piace essere fissata”. 
“Siete la creatura più bella nel raggio di miglia, lo farebbero comunque” le rispose con una naturalezza spiazzante, e per la seconda volta quel giorno si ritrovò ad arrossire.
Colta dall’imbarazzo decise di voltargli le spalle con la scusa di dover sistemare le erbe. 
“Voi invece mi sembrate stanco” mormorò, cercando di sviare la conversazione, “vi ho sentito vagare per il tempio ieri notte”.
“Sentite ancora dolore?” 
“No” rispose il demone, “dovreste riposare un pò” si azzardò a suggerire. 
“Sviate la conversazione perché vi ho offesa?” Lei trasalì. 
“Oh no signor Sesshomaru” si affrettò a ribattere, girandosi finalmente a guardarlo, “mi interessavo semplicemente al vostro stato di salute”. 
Il demone non parve per nulla convinto dalle sue parole, ma non ribatté. 
Al contrario si diresse verso la  soglia per andarsene, “farò come mi avete suggerito” e così dicendo chiuse la porta dietro di se. 
Kaen sospirò amareggiata ed osservò il suo riflesso nel vasetto che teneva tra le mani, “che sciocca che sei” si ritrovò a mormorare alla sua immagine, “davvero una sciocca”.

Quella sera Kaen consumò il pasto in silenzio, illuminata dalla luce di un’unica candela. Sesshomaru aveva insistito per farle compagnia, e se ne stava seduto in disparte, lontano dal tavolino di legno su cui mangiava. 
Non si erano scambiati nemmeno una parola, eppure il demone non ne era per  nulla infastidito.  Stare vicino alla ragazza lo faceva stare bene, la sua presenza era in grado di dissolvere ogni dolore. Forse era il profumo di erbe medicinali che emanava e che lo stordivano o forse era semplicemente lei. 
Che cosa strana, si era ritrovato a pensare più volte, quando Kaen non poteva vederlo. 
Cos’erano quelle sensazioni che da un mese a quella parte accompagnavano le sue giornate?  Cos’era la morsa che sentiva al petto ogni qual volta la vedeva sorridere ad un’altro e che gli faceva aprire la ferita alla spalla? 
Kaen non gli era indifferente, e non si vergognava ad ammettere di trovarla bellissima e persino di desiderarla. Ma lui quelle sensazioni non le aveva mai provate, non riusciva a dargli un nome e nemmeno sapeva, in concreto a cosa fossero dovute. 
“Non vi da noia vedermi mangiare?” domandò la fanciulla riscuotendolo dai suoi pensieri, “no” rispose, “il vostro silenzio è una buona compagnia” lei posò una ciotola vuota sul tavolo, “signor Sesshomaru” lo chiamò per avere ancora la sua attenzione, “ho riflettuto a lungo e credo che dovreste mettervi alla ricerca di un’altro guaritore”. 
“E perché mai?” 
“Perché non state guarendo” rispose dolcemente, “è passato un mese e la vostra ferita non si è ancora rimarginata” disse, “io purtroppo non riesco a guarirvi” il demone rimase in silenzio, poi, improvvisamente, decise di alzarsi e tenderle la mano. 
“Avete bisogno di schiarirvi le idee” le disse, “l’aria fresca vi farà bene” dopo un’attimo di esitazione lei gli afferrò la mano e lo seguì. 

 

Quella sera nel giardino del tempio soffiava una leggera brezza autunnale. 
I rami di ciliegio oscillavano sotto quel  tocco lieve, facendo cadere gli ultimi petali sopravvissuti al freddo che ora mai si stava avvicinando. Quando arrivarono davanti alle placide acque del laghetto, che riflettevano come uno specchio la volta celeste che li vegliava Kaen arrestò il passo, concedendosi di assaporare l’aria profumata del giardino. Per un meraviglio attimo cessò di pensare a quanto accaduto quella mattina, agli sguardi dei suoi concittadini e al suo destino solitario. 
L’amore non era mai stato un argomento piacevole per lei, e cercava di evitarlo come e quanto poteva.  Quando aveva assunto le sembianze di una giovane donna le era stato chiaro che non sarebbe mai stata trattata come le altre del villaggio, e dunque non avrebbe potuto aspirare ad avere un marito. Certo si era infatuata di qualche ragazzo, e qualcuno di loro  si era persino spinto a ricambiarla, illudendola di aver posto fine alla sua solitudine.  Nel giro di poche settimane o mesi però, veniva lasciata al suo destino.
 Per tutti loro non era che una parentesi, un momento di spensieratezza, un trofeo da esibire agli amici. 
Quando era riuscita a farsene una ragione aveva deciso di rifiutare ogni spasimante o aspirante tale e si era rinchiusa nel suo tempio, lontana dalle tentazioni e dalla sofferenza. Poi, come un fulmine a ciel sereno che irrompe nel silenzio della notte, Sesshomaru era piombato nella sua casa e lei si era riscoperta a fantasticare su di lui come aveva fatto in passato con altri. Non ne aveva fatto un cruccio all’inizio, infondo quello daiyokai era davvero bellissimo, con quegli occhi gialli e i capelli argentati che gli svolazzavano al vento. Poi però avevano iniziato a parlarsi, lui si era mostrato gentile con lei e come una sciocca si era ritrovata a pensarlo più spesso di quanto avrebbe dovuto, e a sperare che quegli attimi di confidenza si tramutassero in qualcos’altro. Sesshomaru però era un demone, e i demoni non si innamoravano degli esseri umani. Certo girava voce che suo padre si fosse accompagnato a una donna umana ma lei lo credeva impossibile, probabilmente quella povera sprovveduta era solo un passatempo. 
“Vi siete calmata” constatò il demone “è così” mormorò fissando la propria immagine tormentata riflessa nello specchio d’acqua, “mi ci voleva”.

Rimaseroin silenzio per molti minuti,  Sesshomaru la osservava attraverso l’acqua  cercando di scrutarne e capirne i pensieri. 
Era infelice certo, ne aveva annusato l’odore già quella mattina, quando era tornata dal mercato, e si era fatto più intenso dopo avergli suggerito di cercare un’altro guaritore. 
Era evidente che una delle ragioni della sua tristezza fosse lui, o meglio, la sua mancata guarigione. 
C’era qualcosa di detestabile in quella situazione, perché si sentiva infastidito? Perché odiava vederla infelice? O odiava sapere di essere la causa di quel malessere? 
Un’idea che solo un mese prima avrebbe giudicato folle attraversò la sua mente:   parlarle delle strane sensazioni che gli facevano riaprire la ferita alla spalla. 
Forse sarebbe riuscita a trovare una soluzione, e sarebbe tornata a sorridergli come aveva fatto durante tutta la sua permanenza. 
Il demone sorrise amaramente tra se e se, chi l’avrebbe mai detto che un giorno si sarebbe prodigato tanto per vedere il sorriso di una donna. “Vi ho omesso una cosa divina Kaen” disse a un certo punto, spezzando il silenzio, “quando mi chiedevate se sentivo altri sintomi oltre al dolore vi ho mentito” La fanciulla lo fissò stranita, “non sono sintomi fisici ma quando si manifestano la ferita si riapre” spiegò, “di fatto credo che non si tratti più di un male corporeo”. 
“Non riesco a capirvi signor Sesshomaru” mormorò lei, “mi state dicendo che si tratta di un’incantesimo?” lui scosse il capo, “ no, nessun incantesimo, almeno non credo” rispose, “sono sintomi che non mi sono famigliari”.
“Quello che so è che hanno a che fare con voi” Kaen trasalì appena, “potreste provare a descrivermeli?” Chiese con una gentilezza che lo spiazzò.
Le aveva mentito, l’ aveva resa triste eppure l’unica cosa che sembrava interessarle era curarlo dal suo male, qualunque esso fosse. 
Sesshomaru descrisse meticolosamente ogni sintomo, ogni sensazione provata, soffermandosi su come e quando si manifestassero. Le raccontò ciò che accadeva al suo corpo quando sorrideva ad un’altro, quando la pensava, quando camminavano insieme.  Ad ogni parola le guance di Kaen divenivano sempre più rosee, finché non assunsero un color porpora pieno di imbarazzo. 
“Non so davvero cosa dirvi nobile Sesshomaru” ammise abbassando lo sguardo, quando lui ebbe terminato la sua spiegazione.
 “Se foste un essere umano avrei certamente una risposta” il demone la fissò, “è forse una malattia umana?” Lei scosse la testa, lasciandosi scappare un sorriso, “oh no signor Sesshomaru” mormorò, “al contrario” lui reclinò leggermente la testa di lato, senza riuscire a capire il significato di quelle parole, ne il motivo di tanto imbarazzo. 
“Cosa mi direste se fossi un umano?” Lei si morse il labbro,  indecisa sul da farsi. 
“Vi direi che, da come ne parlate, vi si direbbe innamorato” disse, “innamorato” ripeté tra se e se, cercando di ricordare dove avesse già sentito quella parola. 
“Ha forse a che fare con quella cosa che voi umani chiamate amore?” Lei rispose di sì con un sussurro, “e che cos’è?” La fanciulla  fece un lungo sospiro, “è.. una sensazione” rispose. 
“È simile al desiderio ma è più intenso, meno... più casto” lui le rivolse uno sguardo stranito, “è una cosa che fa venire agli umani voglia di prendersi cura di un’altra persona, legarsi a lei  per tutta la vita” provò ancora, cercando di essere più chiara. 
Sesshomaru l’ ascoltò in religioso silenzio. Si rivedeva in quella descrizione piena di imbarazzo, anche se non totalmente. Eppure quelle similitudini lo fecero riflettere, forse, anche se a modo suo, aveva quella strana cosa chiamata amore. 
“Come fanno gli umani a capire di provare amore?” Domandò appena lei ebbe terminato la sua spiegazione, “oh ci sono molti modi” rispose, “ma in tutta onestà signor Sesshomaru voi siete un demone” disse, “e non ho mai sentito di un demone innamorato”. 
“Esistono molte stranezze in questo mondo” ribatté, ritornando con la memoria ad una delle ultime grandi campagne militari a cui aveva preso parte. 
Suo padre lo era mandato a chiamare, e nella sua tenda gli aveva annunciato di aver conosciuto una donna umana con cui aveva  intenzione di contrarre matrimonio. Sesshomaru non aveva dato peso a quella conversazione, pensando che quella femmina fosse l’ennesima compagna di cui si sarebbe stancato nel giro di pochi mesi. Due anni più tardi però erano rimasti legati, e dalle parole dei suoi fedeli servitori aveva intuito che Inu no Taisho non aveva avuto altre femmine, solo lei.
Che suo padre fosse anche lui capace di provare quella cosa umana? 
“Cosa mi suggerite di fare per capire?” Lei divenne ancora più rossa, “ cosa direste a un essere umano?” Domandò, “di fare chiarezza sui propri sentimenti” il demone scosse il capo, “e se vi chiedesse qualcosa di più diretto?” Insistette, “se vi dicesse di provare amore verso di voi, ma di non esserne certo, cosa gli direste di fare?”. 
“Gli direi di baciarmi” rispose, per poi mordersi la lingua, come se provasse vergogna per tale risposta. 
“Gli direste di baciarvi” ripeté il demone, “credete che un bacio possa aiutare anche me?” Lei fece segno di si con il capo. 
Sesshomaru le si avvicinò lentamente, studiando ogni suo movimento, ogni espressione nascosta. 
“E dopo?” Le domandò, “dopo succede qualcosa?” Lei, in uno sprazzo di coraggio,  non abbassò lo sguardo, ma tenne gli occhi fissi sulle iridi del demone. 
“Non lo so” rispose, “ma dovreste capirlo da solo” era una sfida? Una provocazione? Sesshomaru non lo sapeva, una voglia improvvisa di tuffarsi sulle labbra di lei lo stava scuotendo dalla testa ai piedi, rendendolo incapace di pensare. 
“Capisco” mormorò, tendendo una mano verso i capelli corvini che le ricadevano sulle spalle, “ho il vostro permesso?” Lei arrossì ma non distolse lo sguardo, “sì” mormorò, “avete il mio permesso”. 
Le labbra del demone incontrarono quelle di lei, sfiorandole con una leggerezza che non pensava potesse appartenergli. 
Una strana sensazione di leggerezza si fece largo nel suo animo sempre controllato e distaccato. Approfondì il bacio che li legava,  aspettandosi di incontrare resistenza e di doversi allontanare, Kaen al contrario lo accolse tra le sue braccia e gli permise di stringerla al suo petto. 
Si lasciò completamene trasportare da quel momento.  
Non sapeva quanto ci fosse di umano in quel gesto, in quel groviglio di emozioni che mai avrebbe immaginato di riuscire a provare, era certo solo di una cosa: voleva restare per sempre con lei, voleva vederla stretta tra le sue braccia, sentire il suo cuore battere contro il suo petto e perdersi dentro i suoi occhi dorati. 
Non seppe quantificare quanto durò quel bacio, ma quando si allontanò da lei, di malavoglia, Kaen aveva il fiato corto. 
“Vi.. vi è stato utile signor Sesshomaru?”  Balbettò scostandosi leggermente da lui, “sì” rispose cingendole la vita e guardandola negli occhi. Kaen sembrò capire, una scintilla di consapevolezza le illuminò le iridi dorate, è per un istante gli sembrò la creatura più felice della terra. 
Quello sprazzo di luce però durò il tempo di un battito di ciglia, lasciando spazio alle ombre dell’incertezza. 
Kaen fece per abbassare lo sguardo ma il demone le posò due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo. 
“Siete turbata” constatò, non senza sorpresa. Dalla sua reazione al bacio che si erano scambiati aveva pensato che anche lei sentisse quella strana sensazione che chiamava amore ma quelle ombre nei suoi occhi lo avevano messo in una posizione di incertezza. 
“No signor Sesshomaru” rispose, “ ho solo paura” confessò, “paura di cosa?” Domandò, senza riuscire a capire il significato di quelle parole. 
“Ho paura che tutto questo non sia vero” mormorò, “che sia solo un abbaglio e che ve ne andrete come hanno fatto quelli prima di voi”. 
“Io non sono un umano” le ricordò senza riuscire a celare un velo di fastidio nella voce, “lo so bene signor Sesshomaru” rispose, “come so bene che siete un generale”. 
“Prima o dopo partirete per la guerra e resteremo lontani molto a lungo” disse, “tanto a lungo che potreste dimenticarvi di me e incontrare un’altra” il demone le si avvicinò. 
“È vero” ammise facendola sussultare, “prima o poi partirò per la guerra”. 
“Ma non voglio e non posso dimenticarvi” lei lo fissò, “potete promettermelo?” Chiese, con un leggero tono di sfida, “potete promettermi che non mi abbandonerete?”. 
“Volete che rimanga sempre qui?”
“Sarebbe troppo per voi” disse con un sorriso amaro, “avete dei doveri e non voglio esservi di intralcio” continuò, “mi accontenterei di vedervi ogni tanto”.  
Senza dire una parola Sesshomaru si alzò la manica del kimono, e con gli artigli velenosi si incise una luna piena sull’avambraccio. 
“Questa è la mia promessa” disse solenne, “la luna mi accompagna da quando sono nato e a lei sono fedele”. 
“Qualunque cosa accada verrò da voi ogni qual volta la luna avrà questo aspetto” Kaen rimase in silenzio. Quel gesto l’aveva colpita, Sesshomaru glielo leggeva chiaramente negli occhi. Nel suo clan mutilarsi la pelle in quel modo era la promessa più solenne che si potesse rivolgere. Era una pratica utilizzata dai soldati per giurare fedeltà al proprio comandante, ma lui l’aveva voluto fare per lei, e per quella strana cosa che chiamava amore. 
Kaen annullò la distanza che li divideva, arrivando a un soffio dalle sue labbra. 
“Non feritemi signor Sesshomaru” pregò, “ne morirei” lui le sfiorò una guancia con gli artigli, in un gesto delicato che non aveva rivolto a nessuno prima di lei. 
“Non ti ferirò” mormorò, “è una promessa” e così dicendo suggellò le sue parole con un bacio pieno di trasporto. E così fece per tutta la notte. 

Quando la luce illuminò il cielo, il sole li sorprese addormentati sotto un  ciliegio, stretti l’uno all’altro,  con le labbra arrossate per i troppi baci. 
Sesshomaru aprì gli occhi lentamente, la volta celeste sopra di lui iniziava a tingersi dei tenui colori del mattino e un vento fresco gli soffiava tra i capelli. Abbassò lo sguardo incontrando il viso addormentato di Kaen che per tutta la notte si era stretta a lui in cerca dei suoi baci e di calore. Circondò il suo corpo con la coda per scaldarla, memore dei tremori che l’avevano scossa nel buio e rimase ad ammirarla in silenzio. 
Quando il sole si fece alto e i suoi raggi riuscirono ad insinuarsi tra i rami del ciliegio che li ospitava Kaen aprì gli occhi.
Sesshomaru non poté fare a meno di bearsi di quell’espressione confusa che aveva dipinta sul volto diafano e ancora di più della scintilla che le illuminò lo sguardo  quando si rese conto di essere ancora stretta tra le sue braccia. 
“Siamo rimasti qui tutta la notte” mormorò, “sarete stato scomodo” il demone scosse il capo vistosamente, “affatto”. 
Rimasero in silenzio per un pò, troppo assonnati per rivolgersi qualche parola e infondo non ne avevano   bisogno. 
La fanciulla gli accarezzo delicatamente il braccio ferito, e non vedendo nel demone alcuna reazione si allontanò da lui.  
“Devo controllarvi la ferita” asserì alzandogli la manica del kimono, “riposate ancora un pò” la invitò lui cercando di scostarle la mano dall’intreccio di fasce profumate che gli ricoprivano la spalla. 
“Potrebbe essersi infettata” insistette iniziando a srotolare le bende. 
Quando ebbe rimosso l’ultimo strato un espressione di puro stupore si fece largo sul suo volto. La ferita era sparita, la pelle di Sesshomaru era immacolata come se nulla lo avesse ferito. 
“È guarita” gli annunciò in un sussurro piegato da una leggera delusione, “non vi ha nemmeno lasciato la cicatrice”. 
“E pensare che ieri sera insistevate perché trovassi un’altro guaritore” lei non sorrise a quel tentativo di scherzo, al contrario rimase in silenzio per qualche secondo, prima di tornare a guardarlo negli occhi. 
“Partirete subito non è vero?” Sesshomaru si irrigidì leggermente. 
Sì, doveva partire al più presto.  Il servitore di suo padre, un demone pulce di nome Myoga era arrivato al tempio la sera prima, per comunicargli che Inu no Taisho era in procinto di combattere un’altra battaglia, e insisteva per averlo al suo fianco. 
Quella notte aveva vagato per il tempio finché non era sorto il sole, indeciso sul da farsi. Poi, alle prime luci dell’alba aveva riferito al vecchio Myoga che avrebbe preso parte alla battaglia, ma solo in caso di guarigione. 
Non poteva tirarsi indietro, lo aveva promesso a suo padre, ed era nella sua natura mantenere le promesse.
“Sì” rispose alla ragazza, “Inu no Taisho ha bisogno di me”. 
“Speravo vi sareste fermato ancora per qualche giorno” ammise tristemente, alzandosi da terra. 
Lui fece altrettanto e le accarezzo i capelli neri come la notte con estrema gentilezza. 
Profumava di tristezza, non voleva vederlo partire era evidente, e lui l’avrebbe accontenta. 
“Non volete vedermi partire?” Lei fece segno di si con il capo. 
“Chiudi gli occhi” la invitò. 
Kaen si strinse a lui per l’ultima volta e chiuse gli occhi come le era stato detto.  
Sentì la labbra di Sesshomaru premere sulle sue, leggere come un soffio di vento. 

Quando riaprì gli occhi dell’amato non c’era traccia. 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Salve a tutti, 

Non credo ci sia molto da dire su questo capitolo, l’amore tra Sesshomaru e Kaen sembra essere sbocciato, anche se i due hanno subito incontrato delle  difficoltà.  Vedremo cosa accadrà nel prossimo capitolo, che cercherò di pubblicare quanto prima. 

Devo confessare che non sono molto entusiasta di questo capitolo, l’ho controllato e letto più volte prima di decidermi a pubblicarlo e non mi soddisfa quanto il primo, ma pazienza. 

Ci terrei a ringraziare tutte le persone che hanno letto il primo capitolo, che hanno salvato la storia e chi ha recensito. Spero continuerete a seguire la storia e che continui a tenervi compagnia in questo periodo un pò strano. 

Se avete domande, suggerimenti o avete piacere di recensire sarò felice di leggervi e rispondervi. 

Al prossimo capitolo! 

Fuoricontesto. 

 

  
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