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Autore: Anphitrite    07/02/2021    0 recensioni
« Now I'm not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes....»

Quattro anni dopo l’abbandono del Settore Z e dei suoi amici dopo aver compiuto 13 anni - nel cuore di David c’era sempre stato posto solo per una persona: Ashley. Per lui non era stata semplicemente una compagna di squadra.
Lei, Ashley, non era solo un’amica, no, per lui era molto di più. Ora, a distanza di anni, David era deciso a confessarle ciò che provava per lei ma al contempo non sapeva se quel gesto gli avrebbe offerto un destino roseo oppure sarebbe stato circondato da spine.
Personaggi:[Delightful Children From Down the Lane/Sector Z (David - Numbuh 0.2/ Ashley Numbuh 0.3) & OC]
CAPITOLO 6 INSERITO - AGGIORNATO IL 25/03/2021
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo V – Broken
 
 
 
 
Tre settimane dopo…

Passarono diverse settimane e David si stava riprendendo gradualmente dalla batosta che aveva ricevuto da parte di Ashley. 

Per il momento voleva starsene per conto suo per metabolizzare tutto ciò che era successo. Non voleva vedere nè sentire nessuno, tantomeno i suoi amici e cercava di tenere la mente occupata sui suoi interessi o sullo studio. Eppure, ogni tanto gli tornava a galla il ricordo di Ashley, ed ecco che la ferita si riapriva e le lacrime ritornavano, ma sapeva che doveva guardare avanti.
 
Nel frattempo, dicembre era arrivato e nei giorni che seguirono la neve iniziò a scendere sulla città, chiaro segno che l’inverno era ufficialmente arrivato. Diane amava la neve e non appena il giardino si imbiancava, l’esuberante vivacità della ragazzina si faceva subito scorgere in quanto non perdeva occasione per uscire fuori a giocare. 

«Ehi, fratellone! Giochiamo?» chiese un giorno, mentre era in procinto di indossare i suoi guanti e il berretto di lana.

Nessuna risposta da parte del fratello maggiore, ma solo un sospiro. 
Egli era molto intento a terminare una relazione molto importante che avrebbe dovuto consegnare al rientro delle feste di Natale per la lezione di mediazione linguistica di francese che gli avrebbe dato un’ulteriore vantaggio per la borsa di studio a cui stava puntando.

«Arrivo Diane, dammi qualche minuto.» replicò David, concentrando le sue energie nel concludere il suo compito. 

«Spero di non disturbarti se io ti faccio compagnia mentre finisci i compiti.» disse la ragazzina, appoggiando la testa sulla scrivania.

«Se mi avessi disturbata, saresti fuori da questa stanza già da un bel pezzo, lo sai?» replicò David, scompigliandole i capelli. La sorellina sorrise dolcemente.
 
Dopo qualche minuto, finalmente il ragazzo terminò il tutto dopo aver letto e revisionato accuratamente il cartaceo che aveva appena terminato di scrivere.
 
Perfetto, e anche questa è fatta!” Pensò mentre metteva via la relazione nella cartella. 
 
«Adesso possiamo uscire?»
 
«Certo, scricciola – replicò lui – ma prima c’è una cosa importante di cui vorrei parlare con te. Sicuramente avrai notato il mio cambio di umore in queste ultime settimane.»
 
«Ehm… a dire il vero sí: ultimamente ti ho visto molto silenzioso e non è da te. È successo forse qualcosa?»

David si sedette sul letto, e fu allora che prese la sorella in braccio e la posò sulle sue ginocchia.
A Diane piaceva quando il suo amato fratellone la prendeva in braccio: le ricordava i bei ricordi d’infanzia, quando lei era bambina e cercava conforto.

«Sai, c’è una cosa che devi sapere e che accadrà anche a te quando arriverà quel momento.» disse David, accarezzandole la testa.

«Cosa?»
 
Il fratello sospirò profondamente, cercando di trovare le parole giuste per la sorella, ancora troppo piccola per comprendere certi aspetti dell’amore ma sapeva che li avrebbe provati sulla sua pelle strada facendo.

«Nella tua vita, quando arriverai nella fase dell’adolescenza ti troverai ad affrontare un mondo ricco di emozioni e sensazioni nuove e inaspettate, alcune bellissime ed altre meno belle che ti colpiranno proprio qui.» disse David, posando il suo palmo sul suo petto proprio all’altezza del cuore.

«E adesso? Che cosa senti nel tuo cuore?»

David sospirò.

«Confusione, tristezza, ma soprattutto un gran vuoto.»
 
Diane abbracciò forte il fratello, cercando di consolarlo. David ricambiò l’abbraccio, sorridendo mentre una lacrima gli rigò la guancia.

«Su, andiamo a giocare fratellone – disse Diane, asciugandogli le guance – voglio vederti sorridere.»

«Tu mi fai già sorridere.» rispose David, abbracciandola forte e sorridendo.
Come sempre, la sua sorellina sapeva come fargli tornare il sorriso anche nei momenti più difficili.
 
«Non mi importa di quello che è successo. So di essere ancora un po’ troppo piccola per capire certi aspetti dell’amore ma so cosa significa voler bene davvero a una persona, specie se in maniera incondizionata. So anche che l’amore ha mille sfumature, più di quanto noi possiamo immaginare e prevedere e so anche che tu sei il fratello più forte e in gamba che io abbia mai avuto e non ti sostituirei mai con nessun altro, so che riuscirai ad affrontare anche questa batosta. Dopotutto l’amore spezza ma sa anche rigenerare.» rispose Diane, osservando negli occhi il suo amato fratello e ancora una volta, ella lo strinse in un abbraccio caldo, facendogli sentire tutto il suo affetto.
 
Se non ci fossi tu a sollevarmi il morale…” pensò David, pizzicandole la guancia.
 
«È davvero bellissimo quello che hai appena detto.»
 
«Dici sul serio?»
 
«Sì, è un pensiero davvero molto maturo per la tua età e sono davvero felice che tu abbia già questa visione dell’amore nonostante tu abbia undici anni. Ma ora abbiamo dimenticato una cosa molto importante, e cioè andare a giocare!»

I due fratelli andarono fuori a giocare nel giardino innevato. 
 
«Tanto non mi prendi!!» esclamò Diane mentre correva.
 
Era incredibile come Diane fosse diventata incredibilmente agile, svelta nei suoi movimenti mentre schivava i colpi di palla di neve del fratello maggiore oppure quest’ultimo cercava di prenderla tra un balzo e l’altro.

L’ho addestrata proprio bene! Devo complimentarmi con me stesso.” Pensò il ragazzo mentre continuava a correre in mezzo ai cumuli di neve nel tentativo di prendere la sorella. Ma ad un tratto il divertimento fu interrotto dalla voce del padre, Edward, che li chiamò dalla finestra.

«Ragazzi! Entrate dentro per favore: ho una notizia importante da darvi!» urlò il genitore.
 
Non appena i due fratelli rientrarono in casa il loro padre comunicò ai suoi figli che gli zii, Nellie e suo marito Nathan, lo zio acquisito, si sarebbero stabili temporaneamente a casa loro come ogni Natale e che sarebbero arrivati tra due giorni. All’udire quella notizia il cuore di David esplose di gioia. Era felice, felice di rivedere i suoi zii e tutta la famiglia riunita dopo tanto tempo. Mancava solo Rosalind e il quadro sarebbe stato completo. 
 
 
Più tardi, quella sera…
 
 
«Pronto?»
 
«Ma ciao, Davy! Indovina chi sono?»
 
Dall’altra parte, una voce familiare fece sussultare di gioia il cuore del ragazzo.
 
«Rosalind! Che piacere sentirti! Allora? Quando vieni giù per le festività natalizie? Gli zii verranno qui da noi dopodomani.»
 
«Ho come l’impressione che mi abbiano letto nel pensiero! – esclamò Rosalind, scoppiando in una risata fragorosa – Pensa un po’, io sarò da voi proprio tra due giorni! Probabilmente verso il tardo pomeriggio ma non mi fermerò per molto purtroppo: rimarrò per due settimane, non di più.»
 
«Non sai che bella notizia ci hai dato! Anche se resterai solo per due settimane non fa niente: la tua presenza ci regalerà tanta gioia e noi non vediamo l’ora di rivederti.»
 
«Anch’io, mi mancate tanto. Allora ci vediamo dopodomani!»
 
Appena David mise giù la cornetta del telefono, Diane non perse tempo a fare domande.
 
«Era nostra sorella?» chiese, curiosa.
 
«Sí – replicò lui – ha appena telefonato e ha detto che verrà a trovarci anche lei.»
 
All’improvviso la ragazzina diventò una bomba di energia e iniziò a saltare sul letto del fratello.
 
«Ti consiglio di risparmiare tutte le tue energie per i prossimi giorni.» disse David ridendo.
 
«Non sei forse felice di rivedere nostra sorella?»
 
«Certo che lo sono! -  replicò lui dandole un bacio sulla fronte – il mio era soltanto un suggerimento, poi… se vuoi scaricare tutte le batterie in una sola giornata, fai pure.» 
 
«Farò come vuoi, ma non mi piace quando dici così.»

Tutto questo rendeva David felice: almeno si sarebbe distratto da questa malinconia che gli stava pervadendo il cuore. 
 
 

 
 
Quella mattina Diane era seduta accanto al fratello, entrambi sul divano. Anche il loro padre era seduto accanto a loro, tutti in attesa dell’arrivo degli zii. Per il loro papà Edward, in questi giorni di festa c’era ben poco da festeggiare: il 27 dicembre non solo sarebbe stato il compleanno di sua figlia Diane ma anche l’anniversario della morte della sua amata moglie, la madre dei suoi figli. 

«Tra poco dovrebbero arrivare.» disse Diane, osservando fuori dalla finestra.

«Mettiti seduta composta, Diane.»

«Va bene, papà.» replicò lei, incrociando le braccia al petto e sbuffando.
 
«Lo dico per il tuo bene figliola, lo sai. E te l’ho già detto tante volte di non comportarti da maschiaccio, perciò stai seduta composta.»

«Ho undici anni, so come deve sedersi una brava bambina.» replicò lei, con tono tagliente per poi sedersi con fare composto a gambe unite e la schiena dritta.
 
«Non parlarmi con quel tono, signorina.»

«Diane sarà libera di comportarsi come vuole?»  disse all’improvviso David, mettendosi in mezzo.

Fu allora che Edward si alzò e osservò suo figlio dritto negli occhi. Il suo sguardo era austero: non sopportava l’idea di farsi mettere i piedi in testa dal suo secondogenito.

«Non ti ci mettere anche tu, David, sono stato chiaro? Portami rispetto, e che finché sarò presente in questa casa tu dovrai farlo.»

La voce del genitore si fece ancora più forte, severa ma David non lo temeva, anzi, rimase immobile al suo posto ad ascoltare quello che aveva da dire. A quel punto Diane sapeva che gli animi si stavano scaldando e, lentamente, si dileguò e si nascose al piano di sopra rimanendo però seduta sui gradini delle scale.

«Ho tutto sotto controllo David. Non devi dubitare di tuo padre, anche perché non ho nulla da nascondere.»

«Ma ti comporti come se invece fosse l’esatto contrario.»

Per un istante nella sala albergò un silenzio assordante che a David proprio non piaceva. Quel silenzio in quella casa regnava ormai da tanti, troppi anni e che solo il ticchettio della pendola lo interrompeva. Proprio in quell’istante si udì arrivare una macchina accostare sul marciapiede.
 
«Devono essere loro. Forza, andiamo a salutarli.» disse il padre. I due figli ubbidirono in silenzio e Diane scese dalle scale non appena vide che la situazione si calmò.
 
Dall’auto uscì una donna. Anzi, una giovane donna che David e Diane riconobbero subito: era zia Nellie. I due fratelli si precipitarono di scatto e le andarono incontro.
 
«David! Diane! Finalmente! Che bello rivedervi.»
 
«Sono così contenta che voi siate qui, sapete? È da quest’estate che non vi abbiamo più visti.» disse Diane, sorridendo.
 
«Anche noi siamo sempre felici di rivedervi. Diventate sempre più grandi e siete come dei figli per noi.» disse la zia, prendendo in braccio la ragazzina.
  
«E… Rosalind? Quando arriva?» disse zia Nellie, impaziente di riabbracciare la sua cara nipote.
 
«Dovrebbe essere qui entro stasera. L’ho sentita proprio stamattina e mi ha detto che era già in viaggio.»
 
«Oh, bene!»
 
Subito sia David che Diane notarono che la loro zia aveva tra le mani un’enorme cesto di vimini, pieno di regali. Entrambi i fratelli avevano sempre avuto una natura molto curiosa.
 
«Secondo te sono per noi?» chiese Diane, sussurrandogli all’orecchio.
 
«Forse sí… o forse no, chi lo sa?» replicò David, sogghignando.
 
«Ah, non cambierete proprio mai voi due.» disse la donna, avendo subito intuito l’irrefrenabile curiosità dei fratelli.
 
«Questi sono per voi.»  disse, allungando ai due nipoti i regali.
 
«Oh, zia cara grazie!!!» esclamò Diane, impaziente di scartare quel pacco tutto luccicoso.
 
«Questo invece tenetelo da parte per vostra sorella quando arriva.»
 
«Certo, zia. Grazie di cuore.» replicò David dandole tre baci sulla guancia.
 
La zia Nellie era sempre stata una figura molto importante per i fratelli Garrison: ella non era altri che la sorella maggiore della loro madre. Lei e suo marito Nathan non ebbero figli nel corso della loro vita ma dedicarono anima e corpo alla loro carriera nel mondo dell’edilizia ma nonostante tutto, a Nellie non mancò mai il senso materno. Dopo la scomparsa prematura della sorella, la donna non esitò un solo istante a trasferirsi con il marito nel Massachusetts per prendersi cura dei nipoti in quanto il loro padre attraversò per un lungo periodo una fase di depressione assai profonda, e come se non bastasse aveva trovato rifugio nell’alcolismo e solo attraverso una dura e lunga riabilitazione ne uscì completamente.
 
O almeno così sembrava.
 
Nel frattempo che i due fratelli erano al piano di sopra intenti a contemplare i loro regali, Nathan e Nellie approfittarono della situazione per parlare con il loro cognato. 
 
«Allora, caro cognato, è da un po’ di tempo che non ci si vede.» disse Nathan, accedendo uno dei suoi sigari.
 
«Diciamo che è così.» 
 
Sia Nellie che Nathan si erano accorti dell’aspetto sciupato di Edward: il suo volto era pallido e sotto gli erano spuntate delle occhiaie terribili. Era chiaro che i sintomi dell’insonnia fossero ricomparsi e il suo fiato emanava un forte odore di alcol.
 
«Hai ripreso a bere, dí la verità.»
 
«Nathan.» replicò severa Nellie al suo consorte.
 
«Se hai già voglia di discutere di questi argomenti, non mi sembra questo il momento propizio. Non farmi sentire un fallito davanti ai miei figli.»
 
«Non mettermi in bocca cose che non ho detto, io e mia moglie abbiamo notato subito che sei ricaduto nel baratro. Già anni fa abbiamo tentato di aiutarti e ne eri uscito anche se con gran fatica. Vuoi forse ucciderti con le tue mani e lasciare sole al mondo le tre creature più preziose che ti sono rimaste?»
 
I due uomini si osservarono in silenzio. 
 
«Sappi che noi non ti permetteremo di farlo.» disse Nathan, esalando il fumo che aveva inalato dal suo sigaro qualche minuto prima. Da parte di Edward non ci fu alcun cenno di replica.
 
«Credo per oggi basta, Nathan. Non roviniamo tutto già con questi discorsi.»
 
«Ti ringrazio, Nellie. Ho già discusso con David stamattina e non mi pare il caso di proseguire.» replicò Edward, ripensando alla discussione avuta con il figlio poco prima del loro arrivo.
 
«David avrà avuto le sue ragioni per comportarsi così.»
 
«Il fatto è che mio figlio non deve mancarmi di rispetto. Avrà anche diciassette anni ma non deve permettersi di mettere i piedi in testa al proprio genitore. Questo è quanto.»
 
«Su questo non posso darti torto. David avrà anche esagerato ma hai mai provato a metterti nei panni dei tuoi figli per una volta nella vita?»
 
«Fatela finita! Basta!» esclamò Nellie, frustata.
 
Ma i due uomini ormai avevano iniziato a discutere animatamente davanti ai suoi occhi. Nellie si sentiva impotente davanti a tale scena, nonostante i continui rimproveri.
 
Lucy, se tu fossi qui ora, tu avresti risolto già tutto ne sono sicura…” pensò la donna, rattristata al pensiero che sua sorella, la madre dei suoi nipoti non potesse essere lì, ora. Se ne andò al piano di sopra, sconsolata e si chiuse nella camera degli ospiti per disfare i bagagli.
 
Intanto, nella stanza di David, Diane fremeva all’idea di scartare il suo regalo.
 
«Che dici? Li apriamo adesso i regali?» domandò Diane, impaziente.
 
«Forze sarà meglio attendere nostra sorella, non credi?»
 
«Uffa, non è giusto però…» replicò la sorella, incrociando le braccia al petto.
 
Rosalind arrivò nel tardo pomeriggio. Appena la videro arrivare i suoi fratelli non persero tempo ad avvolgerla nel loro caldo abbraccio. 
 
«Finalmente, Rosalind! Che bello averti qui!» esclamò David.
 
«Figliola mia, sono davvero felice di rivederti dopo tanto tempo. È così bello vederti tanto raggiante, vedo che il clima dell’Università ti ha fatto bene.» disse suo padre, abbracciandola.
 
«In effetti è così, poi stasera vi racconterò tutto.»
 
Rosalind era al corrente di quanto stava accadendo a casa loro grazie a David. Il pensiero che suo padre fosse ricaduto nuovamente nelle brutte abitudini la spaventava più che mai, ma al momento cercava di non pensarci.
 
Più tardi, quella stessa sera, tutta la famiglia si riunì davanti al camino acceso, a bere una bella cioccolata calda con un ciuffo di panna montata. A David gli sembrava essere tornato indietro nel tempo, quando la famiglia era unita e si respirava un clima di gioia infinita e spensieratezza. 
 
«Che bello, mi sembra di essere tornato indietro ai vecchi tempi.» disse il giovane, sorridendo.
Nel frattempo, Diane era come sempre seduta a cavalcioni sulle spalle del fratello. 
 
«Allora Rosalind, ti trovi bene ad Harvard?» chiese zia Nellie.
 
«Per fortuna sí, ma lo studio mi sta massacrando! Meno male che sono arrivate le feste: avevo proprio voglia di tornare a casa.» disse la giovane, abbracciando David e dando un bacione sulla guancia della sorellina.
 
«Mi siete mancati tanto, sapete?»
 
«Anche tu ci sei mancata, spilungona!» esclamò Diane che, con un balzo si avvinghiò al collo della sorella e quasi la fece cadere dal sofà.
 
La ragazza scoppiò in una dolce risata e non esitò a ricambiare affettuosamente quell’abbraccio così spontaneo. Ora che Diane era cresciuta il loro rapporto tra lei e Rosalind era cambiato: le due sorelle erano più unite, più complici e questo sollevava l’animo della sorella maggiore: quando Diane era più piccola difficilmente riuscivano ad andare d’accordo in quanto Rosalind, dopo la morte della madre, si era assunta non solo il compito di prendersi cura di lei ma anche di educarla. All’epoca dei fatti ella era appena una ragazzina ma molto responsabile e sentiva di avere sulle spalle una responsabilità assai enorme. 
Per questo nei confronti della sua sorellina a volte era sempre stata un po’ severa, ma lo aveva sempre fatto per il suo bene.
 
Nel frattempo David guardava l’affascinante sorella negli occhi e si accorse che era diversa da quando l’aveva vista l’ultima volta: era più bella, solare, sorridente e Rosalind di rado sorrideva a causa della sua eccessiva timidezza. Non l’aveva mai vista così radiosa.
 
«Sai Rosalind? Non ho potuto fare a meno di notare una luce diversa nei tuoi occhi. Ti vedo così raggiante, solare, sicura. Ed è bellissimo.»
 
«Stare lontana da casa mi ha fatto aprire gli occhi su molte cose: ad esempio sto diventando molto più autonoma e sto iniziando comprendere cos’è la responsabilità ma soprattutto sto acquisendo più fiducia in me stessa, cosa che prima non possedevo. È una grande lezione di vita quella che sto percorrendo e sono orgogliosa di ciò.»
 
«E noi siamo orgogliosi di te.»
 
«Grazie a tutti, vi voglio bene.» replicò lei, quasi sull’orlo della commozione.
 
«Cambiando discorso David, ma… la fidanzatina?» chiese con fare spiritoso lo zio Nathan a David, pizzicandogli un orecchio.
 
«Uffa, zio!» esclamò David arrossendo vistosamente e nascondendo il viso sotto il collo del pullover che indossava.
 
«Ma come, Davy? Un ragazzo così bello e prestante come te, a diciassette anni non ha ancora trovato l’anima gemella? È proprio vero che sei di gusti difficili.» replicò Rosalind, scompigliandogli i suoi lunghi capelli castani mentre.
 
Diane rideva mentre la sorella si divertiva a stuzzicare il suo fratello minore, proprio come quando erano piccoli. 
 
«Sì, sono di gusti difficili, sono esigente. Il fatto è che non voglio buttare via la mia vita, come già stanno facendo molti miei coetanei, so quando troverò la persona giusta e sono certo che quel momento arriverà.»
 
Alla zia Nellie si sciolse il cuore nel sentire quella sincera confessione del nipote. David voleva davvero trovare la ragazza che gli avrebbe fatto battere il suo cuore e non voleva buttare via le tappe della sua vita.
 
«Oh, David.» disse la zia, accarezzandogli la guancia. «Ma allora? Che aspettate ad aprire i vostri regali?»
 
«È vero! È stata una giornata così piena che ancora non abbiamo avuto tempo di scartare i regali. Facciamolo adesso!» esclamò Diane, fiondandosi sui pacchi.
 
A Rosalind le fu regalato un bellissimo vestito rosso di velluto, lungo fino ai piedi. Sulle maniche e sulla gonna c’erano dei ricami dorati floreali, molto curati e minuziosi.
 
«Lo potrai indossare per un’occasione davvero speciale. Bella e affascinante come sei, ti consiglio di conservarlo con cura.» disse la donna, dandole un bacio sulla guancia.
 
«Grazie mille di cuore, zia. È a dir poco stupendo. Non so che dire.» 
Rosalind era senza parole davanti a quel regalo tanto maestoso. Tutto quello che fece fu quello di abbracciare i suoi zii e ringraziarli nuovamente.
 
A David sua zia le aveva regalato una collezione di fumetti molto speciale e un paio di guanti, tutti realizzati all’uncinetto proprio da lei stessa.
 
«Sai, a dire il vero appartenevano a me – disse lo zio Nathan – ma tua zia ha pensato di regalarli a te: so che sei amante dei fumetti e la saga di Batman ti è sempre piaciuta. Questi sono fumetti molto vintage, ed è rarissimo trovarli oggigiorno.»
 
«Sono fantastici! Non sapete da quanto tempo li cercavo! Grazie, grazie mille!»
 
Infine, a Diane le fu regalata una coppola nera e una felpa di colore viola scuro, grande quasi il doppio di lei. 
 
«Sappiamo che a te non piacciono le cose molto femminili, perciò siamo voluti andare sul sicuro.» disse Nellie.
 
«Il viola è uno dei miei colori preferiti! E poi lo sapete che adoro questi berretti! Mi piacciono da impazzire! Grazie mille!»
 
Diane si avvinghiò al collo degli zii e li inondò di baci.
 
«Grazie mille ancora, zii. Sono regali stupendi.» disse nuovamente David.
 
«Di nulla, tesori miei.» 
 
Nel frattempo, lo zio Nathan non perse occasione di accendere un altro sigaro e a dare un’occhiata al salotto. Lavorando entrambi nel campo dell’edilizia, sia Nellie che suo marito Nathan erano sempre molto attenti nella cura dei particolari quando entravano in una casa ma in particolare, Nathan era sempre stato un uomo molto pignolo, attento ai dettagli e a ogni minimo particolare.
 
«Ho visto che ancora non avete fatto l’albero di Natale, come mai?» chiese zio Nathan, notando che all’interno della loro casa non c’era nemmeno un accenno di addobbo natalizio.
 
David, Rosalind e Diane sospirarono all’unisono.
 
«Il perché vallo a chiedere a nostro padre – disse David – È lui che dovrebbe sapere come rendere unita una famiglia, ma come famiglia sembra ci siamo solo noi fratelli.»
 
«David…» sussurrò la sorella maggiore con fare quasi severo.
 
Egli sapeva che non era il momento giusto di discutere di tale argomento, specialmente davanti a Diane ma David ne aveva abbastanza dell’egoismo scellerato che il genitore aveva iniziato a mostrare negli ultimi tempi.
 
«Tesoro, non mi sembra il caso di dire queste cose…» disse la zia con fare incalzante.
 
«Lui non è un padre, ma un egoista. Uno scellerato che preferisce annegare le sue preoccupazioni nell’alcol piuttosto che pensare al bene più prezioso, ovvero noi: i suoi figli. Dice di avere tutto sotto controllo, ma non mi sembra.»
 
David non poteva sapere che il suo genitore, dal piano di sopra stava ascoltando tutto quello che suo figlio stava dicendo nei suoi confronti: difatti, quella sera, subito dopo aver cenato Edward aveva preferito andarsene a letto perché non si sentiva molto bene. E dopo aver udito quelle parole, l’uomo si sentí ancora più scoraggiato di quanto non lo fosse prima. Sentiva di aver fallito in ogni senso, e sentiva che per lui la vita 
 
«David, ora basta. Dico davvero.» disse la zia, con tono severo.
 
Nella stanza regnò il silenzio. Il genitore si limitò a sospirare e a osservare suo figlio dall’alto per poi andare nella sua stanza. Mentre percorreva il lungo corridoio per dirigersi verso camera sua, aveva in mente solo una cosa da fare. 
 
Intanto, in salotto era piombato il silenzio. Ancora una volta.
 
«Scusatemi.» 
 
Fu in quell’istante che il ragazzo si alzò dal sofà e se ne andò in camera sua. Suo padre si era già dileguato, rinchiudendosi nella sua stanza.
 
«Come al solito David non sa mai quando stare zitto…» ringhiò tra i denti Rosalind.
 
«Taci anche tu, Rosalind: non fare la maestrina come tuo solito fare.»
 
«D’accordo zia.»
 
«Ora credo sia meglio per tutti quanti noi se adesso andiamo a letto: è stata una giornata molto intensa.»
 
«Hai ragione, inizio ad essere un po’ stanca. E il viaggio per me è stato bello tosto.»
 
«Bene.»
 
Mentre Rosalind e Diane percorrevano le scale, la sorellina sparó una pernacchia alla sorella maggiore.
 
«È inutile che sbeffeggi, piccola peste. – replicò lei – credo proprio che David ti stia portando sulla cattiva strada.»
 
«Questo lo dici te.» disse la ragazzina, facendole l’occhiolino.
 
«Su, vai a dormire adesso. È già tardi.»
 
«Sì, Maestade.» rispose Diane con fare spiritoso e se ne andò via nella sua stanza, trotterellando e canticchiando felice.
 
Dall’altra parte però, c’era qualcuno che non riusciva a darsi pace: prima di andare a letto Nellie voleva chiarire alcune cose con David. La donna aveva intuito che c’era qualcosa di strano, non era da lui parlare con quel tono così tagliente: lui, David, che era sempre stato sorridente ed espansivo, sempre pronto a scherzare. Ma invece lo aveva visto cambiato.
 
Mentre era nel corridoio, Nellie si accorse che suo nipote non era ancora andato a letto ma era in bagno a lavarsi i denti insieme alla sorella. Fu in quel momento che, appena lo vide uscire e augurargli la buonanotte a Diane, la donna decise di approfittare della situazione.
 
«David.»
 
«Sì, zia?»
 
«Posso parlare con te un momento?»
 
«Certo.»
 
Il giovane fece accomodare sua zia in camera sua ed entrambi si sedettero sul letto.
 
«Che ti è successo, caro? Ti vedo così cambiato da quando io e tuo zio siamo arrivati.» 
 
Il ragazzo non disse nulla e si limitò ad arrossire. I suoi occhi diventarono lucidi: egli era troppo trasparente per poter nascondere le cose.
 
«Problemi di cuore?» domandò, accarezzandogli i suoi lunghi capelli castani che gli coprivano gran parte del viso.
 
Il giovane impallidì e per un attimo, zia e nipote si guardarono negli occhi.
 
«Lo avevo immaginato. Dai, che cosa è successo?»
 
«Vuoi che ti racconti come è andata?»
 
La donna annuì, porgendogli una mano sulla spalla in segno di conforto.
 
«Io sono qui, sono tua zia. Sfogati.»
 
Egli fece un lungo sospiro per poi iniziare a raccontare, a rivivere nuovamente quelle amare emozioni.
 
«Diciamo che ho aperto il mio cuore a una ragazza che mi era sempre piaciuta fin da quando eravamo ragazzini. Ma lei mi ha detto che tra noi ci sarebbe stata solo pura e semplice amicizia, niente di più. Ho sperato fino all’ultimo, e anche troppo di essere ricambiato, ci ho sperato…ho sperato talmente tanto… che ancora adesso, se…» 
 
David non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò ancora una volta in un pianto liberatorio: a distanza di settimane non aveva ancora metabolizzato il due di picche che Ashley gli aveva servito. 
 
Per la zia Nellie quella era la prima volta che vedeva il suo amato nipote piangere per amore ma soprattutto, lo vedeva così vulnerabile. Subito non esitò ad abbracciarlo. In quell’istante David si sentí così sollevato in quel confortevole abbraccio. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando sua madre era ancora viva. 
Quanto gli mancavano i suoi abbracci! 
Di sua madre le mancava tutto: la sua allegria, il suo amore, la sua dolcezza. Ora nella loro casa regnava solo un gran vuoto che sia lui che sua sorella Diane cercavano di colmare ogni giorno.
 
«So come ti senti, tesoro:  queste sono le prime ferite che l’amore ti lascia, ma vedrai che col tempo si rimargineranno e saprai farti una robusta corazza, so quanto tu sei forte. Andrà tutto bene, vedrai.»
 
David si asciugò le lacrime per poi soffiarsi il naso in un fazzoletto di stoffa.
 
«Che vergogna…» disse David con la voce roca.
 
«Non dirlo neanche per scherzo. Vergognarti di cosa? Perché hai dato sfogo alle tue emozioni?»
 
«No, non è per questo – replicò lui – il fatto è che quando piango molto il naso mi diventa tutto rosso… è di questo che mi vergogno…»
 
«Suvvia, David. Credi che non conosca i tuoi punti deboli? Io sono tua zia e ti conosco da quando eri in fasce. Se vuoi piangere, fallo. Non tenerti tutto dentro, sfogati e vedrai che ti sentirai meglio.»
 
David sentí gli argini del suo cuore rompersi: non ce la faceva più a tenersi dentro tutto quel dolore che aveva represso per troppo tempo. E lasciò che le sue emozioni esplodessero come un fiume in piena. Singhiozzava disperato mentre la zia lo teneva stretto a se, facendogli capire che non era solo. 
 
«Sei un ragazzone dal cuore d’oro, David. Proprio come lo era la tua mamma, e noi in famiglia non potremmo essere più orgogliosi di te.» 
 
Il giovane tirò sul con il naso per un attimo e guardò negli occhi sua zia.
 
«D-davvero lo pensate?»
 
«Certo! Tu ti meriti solo il meglio dalla vita. Sii ottimista e vedrai che un giorno quella persona speciale arriverà. È una promessa.»
 
David non disse nulla ma il suo volto fu solcato da un ampio sorriso.
 
«È così bello vederti sorridere.»
 
Quando zia Nellie uscì dalla camera di David l’orologio segnava mezzanotte passata. 
 
«Grazie mille zia. Avevo proprio bisogno di sfogarmi… adesso mi sento il cuore più leggero.»
 
«Mi fa piacere sapere ciò – replicò lei col sorriso – Dormi bene.»
 
«Buonanotte, e grazie, e mi dispiace che abbiate dovuto assistere a questa scenata ma proprio non ce l’ho fatta. Non ne posso più di questa situazione.»
 
«Le parole hanno un peso David, perciò fai attenzione a quello che dici. Non sembra ma tuo padre è una persona molto fragile: da quando è morta vostra madre lui non si è mai ripreso del tutto da questa scomparsa. Il ricordo di vostra madre ce lo ha sempre in mente, la pensa ogni giorno…»
 
«E a noi figli? Non pensa anche a noi?»
 
«Lui vi vuole bene davvero: siete l’unica parte di lei che gli è rimasta, non lo sa dimostrare con i fatti certo, ma ti assicuro che è così.»
 
L’espressione di David si fece cupa, ma cercò di dare fiducia nelle parole di sua zia. 
 
«Me lo auguro. Buonanotte zia.»
 
La donna sorrise e se ne andò verso la stanza degli ospiti dove la aspettava suo marito Nathan. Prima di coricarsi, la donna  diede un’occhiata alla foto della sorella scomparsa, la madre dei suoi bellissimi nipoti: Lucy Victoria Leigh. Nellie sorrise al pensiero che i suoi nipoti avevano ereditato non solo la stessa incredibile tenacia della loro mamma, ma anche il suo sorriso e la sua grande voglia di vivere. 
 
Oh, Lucy… se tu oggi fossi qui con noi sono certa saresti davvero orgogliosa dei tuoi figli, ma davvero molto.” Pensò per poi spegnere la luce.
 
Intanto, anche David si era sdraiato sul letto, a pensare alle parole che aveva detto.
 
Questa volta ho esagerato. Non avrei dovuto dire quelle parole, specialmente davanti a Diane.” 
 
Ad un tratto sentí un bussare sommesso alla porta della sua camera. 
 
«Sí?»
 
«Sono io.»
 
Rosalind?” Pensò “Non mi dire che avrà sentito tutto…!”
 
David si alzò dal letto e aprí la porta per poi trovarsi davanti ai suoi occhi la prestante sorella maggiore. Ella però aveva un’espressione preoccupata.
 
«Mi pare che dalla tua espressione tu abbia sentito tutto quello che io e zia ci siamo detti. Sai che è maleducazione origliare i discorsi altrui?»
 
Rosalind sospirò. Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto: non era da lei comportarsi così.
 
«So che non avrei dovuto origliare, non è da me, ma sappi che ho capito benissimo che cosa è successo e per rispetto dei tuoi sentimenti non ti farò alcun terzo grado.»
 
David le sorrise ma non aveva voglia di altre seccature, ci mancava solo di raccontare tutto quanto a sua sorella. E la cosa proprio non gli andava giù.
 
«Non dovresti essere a letto? È alquanto tardi.»
 
«A dire il vero dovrebbe essere così, ma non riesco a prendere sonno.»
 
In realtà Rosalind voleva tirare su di morale suo fratello, non aveva alcuna importanza nonostante fosse tardi: voleva donargli un pizzico di felicità e aveva un’idea in mente.
 
«Ti va se andiamo a mettere un po’ di addobbi di Natale in salotto?»
 
«A quest’ora? C’è sempre domani per farlo.»
 
«Beh, che c’entra? Non è mai troppo tardi per farlo.» replicò lei, facendogli l’occhiolino.
 
«Ti ringrazio, Rosalind. Sapevo avresti compreso la mia situazione. Ho già sofferto abbastanza e ora voglio guardare avanti. E non ti preoccupare: non sono arrabbiato con te per il fatto che hai origliato.»
 
Fu allora che la dolce e affascinante sorella da capelli biondo ramato sorrise e gli diede un pizzicotto sulla guancia.
 
«Ti voglio tanto bene, lo sai?»
 
«Lo so.»
 
I due fratelli scesero le scale per poi andare in salotto. Il camino di sotto era ancora acceso e David adorava l’odore della legna bruciata: gli ricordava il calore della famiglia, di casa e gli piaceva averlo addosso, sui suoi vestiti, sui capelli. Sul sofà c’era un’enorme scatolone con dentro tanti addobbi luccicosi, stelline, palette e angioletti. In più c’era anche un piccolo alberello di Natale smontabile. 
 
«Perfetto! Direi che c’è tutto!» esclamò la giovane, applaudendo le mani in segno di approvazione.
 
Mentre David e Rosalind stavano allestendo il piccolo albero, entrambi iniziarono a ricordare i momenti felici della loro infanzia. I bei momenti di quando la loro mamma faceva sentire vivo in loro lo spirito del Natale, e di come il loro padre fosse felice.
 
«Nostro padre si sentiva l’uomo più fortunato del mondo ad avere la mamma al suo fianco, ma adesso che non c’è più è come se avesse perso una parte di se. Non è più lui.»
 
«L’abbiamo persa tutti, non solo papà – replicò David, con fare quasi austero – Nostra madre era l’energia della famiglia. Aveva una forza incredibile, quando arrivava lei, tutto si muoveva.»
 
Sulla mensola del caminetto c’era una foto della loro madre. In quella foto era proprio insieme ai suoi figli, e per David e Rosalind quella foto è molto speciale perché fu scattata qualche mese prima della nascita di Diane. 
 
«Anche se ero molto piccolo, mi ricordo ancora tutto. - disse David col sorriso mentre guardava quella foto. – ricordo quando la nostra sorellina era ancora nella pancia della mamma. Tirava certi calci, e io mi divertivo sempre a stuzzicarla non solo perché non vedevo l’ora di giocare con lei, ma anche perché mi piaceva vederla muoversi. Ero così impaziente e felice di sapere che avrei avuto una sorellina con cui giocare. Povera la nostra mamma: se penso alla gravidanza che ha passato…»
 
«Meglio non pensare a ciò che è successo – replicò Rosalind, con lo sguardo offuscato dalla tristezza – pensiamo a lei e alla felicità che ci ha donato in questi anni che è stata con noi.»
 
«Hai ragione.»
 
E proprio su quella foto, David decise di mettere una piccola stellina dorata.
 
Buon Natale, mamma…” pensò, con il viso solcato da un sorriso sincero e gli occhi lucidi.
 
Tutto d’un tratto, si udì una voce squillante dal piano di sopra.
 
«Ehi! Vi siete dimenticati di me?»
 
«Non hai tutti i torti, Diane. Coraggio, unisciti a noi.» replicò Rosalind, sorridendo.
 
La ragazzina si aggrappò alla delle scale, facendo un lungo scivolo per poi mettersi a cavalcioni sulle spalle di David.
 
«Bene, direi che ora ci siamo tutti.»
 
Intanto che Diane era indaffarata ad addobbare l’albero con tante stelle e luccicose, aggiungendo anche qualche angioletto e decorazione in qualche angolo della casa, Rosalind tornò nuovamente a parlare con David.
 
«Ma, dimmi una cosa Davy… sai,  non nascondo che sono alquanto curiosa…» disse Rosalind.
 
«Dimmi.»
 
«Sai, mi è piaciuto molto quello che hai detto stasera. Voglio dire, il fatto che tu voglia attendere la persona giusta perché molti tuoi coetanei si stanno già bruciando le tappe così in fretta. È stata una confessione molto matura e saggia da parte tua.»
 
«Ti ringrazio di cuore, sorella cara. Ho solo detto la verità. Io non voglio sprecare la mia vita come già fanno molti ragazzi che conosco nel mio liceo. Già i ragazzi a quindici anni, almeno tutti quelli che ho conosciuto, hanno un pensiero fisso: le ragazze… non so perché, ma se ci ripenso alla loro età io pensavo a tutt’altro.»
 
«Meno male che il mondo è bello perché è vario! Se posso dirti la mia, credimi l’ambiente universitario non è molto diverso da quello del liceo sotto questo punto di vista. Anzi, per certi aspetti è anche più losco.»
 
«Losco… in che senso? Che è più brutto?» chiese Diane alzando un sopracciglio.
 
«No, non in quel senso Diane: quello che volevo dire è che a volte bisogna stare attenti a quelli che allungano un po’ troppo le mani, per questo bisogna sempre imparare a difendersi nella vita.»
 
«Ahhhh ma se si tratta di questo sappi che io non ho alcun problema: so difendermi benissimo da sola se qualcuno dovesse sfiorarmi con un dito.»
 
David sorrise nel sentire quella risposta: era contento di sapere che all’interno della sua squadra sapeva già farsi rispettare e sapeva difendersi. Si sentí così orgoglioso della sua sorellina in quel momento. 
 
All’improvviso udirono un tonfo sordo provenire dal piano di sopra. 
 
Poi il silenzio. Un silenzio che durò per oltre un minuto. 
 
I tre fratelli rimasero immobili, a osservare le scale. David deglutì: sapeva che doveva essere accaduto qualcosa di brutto.
 
Poi, un urlo. Era zia Nellie.
 
Papà…” pensò David, con il cuore in gola. 
Lo zio Nathan scese dalle scale, pallido e in preda al panico.
 
«Ragazzi, non salite di sopra per nessun motivo! Chiamate il 911 e fate presto!» esclamò.
 
Rosalind corse subito a prendere in mano il telefono e a digitare il numero mentre David sapeva benissimo cosa poteva essere accaduto.
 
Papà!” Pensò David. Il suo cuore gli diceva di andare di sopra per capire cosa stesse succedendo ma subito lo zio lo fermò.
 
«David, non salire ti prego!»
 
«Ma zio, so che si tratta di papà! Io voglio sapere che sta accadendo!»
 
«Credimi, è meglio se voi non salite: è una scena che non vi dimenticherete mai se lo farete.»
 
Nathan cercò in tutti i modi di trattenere il nipote, ma inutilmente. David si fiondò nella stanza del padre ma la scena che gli si presentò davanti ai suoi occhi fu davvero raccapricciante: suo padre era lì, riverso a terra, privo di sensi e con la bava alla bocca. Appena lo vide in quelle condizioni il suo cuore si fermò. 
 
«Papà! Mi senti? Rispondimi, ti prego!» urlò David, cercando di stargli accanto.
Sentiva che respirava affannosamente, segno che era ancora vivo ma non c’era tempo da perdere. 
 
Non dirmi che è colpa mia se hai fatto quello che hai fatto, se è così, ti chiedo perdono…”pensò in preda alla disperazione.
 
Papà, non ci abbandonare ti prego. Resisti! Non è ancora la tua ora!” Urlava David nella sua testa mentre aiutava la zia Nellie a sorreggerlo. 
 
Nel frattempo, mentre  si udivano le sirene dell’ambulanza diventare sempre più nitide, accanto a lui trovò non soltanto il flacone di antidepressivi che aveva ingerito prima di perdere conoscenza, ma sulla sua scrivania trovò anche una lettera che il genitore aveva scritto prima di compiere il folle gesto.
 
Figli miei, figli miei adorati…
 
Perdonatemi se non sono stato un padre modello. La mia fragilità, come al solito, ha preso il sopravvento sulla mia forza di volontà. 
Vi posso assicurare che ho cercato in ogni modo di ricostruire ogni tassello della mia vita dopo la scomparsa di mamma, ma senza di lei tutto per me era diventato difficile. Voi avete fatto qualunque cosa per aiutarmi e ci siete riusciti: mi avete regalato tanto amore, più di quanto pensiate. Non dubitate del contrario. 
 
So che sarete arrabbiati con me in questo momento ora che state leggendo queste mie parole, ma non avevo altra scelta. 
Quando avrete finito di leggere questa lettera, io avrò già lasciato questo mondo.
 
Vi voglio bene, dal profondo del cuore. 
 
Siate sempre felici, bambini miei, e abbiate cura di voi.
 
 
“If you want control without any pain
How long will you suffer?
How long will you reign?
You see the friend that I knew?
He cannot be found
Replaced by another
Wearing his crown
 
There's a place where I go
Without any sound
Only you can reach me
Only you're allowed
And you're so far away
You're so far from here
Do you remember
A time without tears?”
 
Depeche Mode – Broken (Delta Machine, 2013)
 
 
  
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