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Autore: Vincentpoe    07/02/2021    0 recensioni
I mostruosi aninatronici del Freddy Far bear Pizza continuano a mietere vittime, e alla fine vien e mandato qualcuno ( che conosciamo molto bene) a risolvere il problema definitivamente
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freddy, Springtrap
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Era un circolo vizioso. Si libera misteriosamente un posto come guardia notturna all'edificio di ciò che un tempo era il Freddy's restaurant, e in tempi di crisi la gente sarebbe disposta a spaccarsi il culo per uno stipendio da fame. D'altro canto, cosa c'è di così difficile? Sorvegliare il rudere di una vecchia pizzeria, dove sono stati assassinati dei bambini, con atmosfera lugubre e con degli androidi altamente innovativi che girovagano liberi per l'edificio, sempre misteriosamente, uno o due giorni dopo che un qualche giovane laureato senza lavoro e mantenuto dai genitori viene viene assunto, quel posto torna a essere libero; cercano una nuova guardia notturna. Le famiglie degli impiegati misteriosamente spariti non sembrano farci caso, anzi è normale sentire frasi come "Mio figlio è un buono annulla, tiene la testa ficcata sempre su quei fottuti libri, invece che aiutare a pagare l'affitto", ma dopo una, due settimane che non si hanno più notizie, la preoccupazione assalirebbe anche un genitore degenere. Compaiono i manifesti con su scritto "scomparso" sulle vetrine dei negozi, sui muri, sugli alberi, la polizia mette a soqquadro la città dispiegando tutte le sue forze per trovare questi(a detta di alcuni) degeneri ragazzi.... e poi nulla. Due settimane, tre, i manifesti scompaiono, la notizia finisce in seconda, terza pagina in un giornale, seppellita dalle notizie sulla guerra in Siria o sugli immigrati, la famiglia dello scomparso "scompare" a sua volta, si trasferiscono, si suicidano, a volte misteriosamente compaiono cifre a cinque zeri nel loro conto bancario. Tutti sembrano essersi dimenticati di questi poveri impiegati vittime di un lavoro disturbante e stressante... già il lavoro. Stranamente la polizia mette a soqquadro tutta la città e i boschi circostanti, ma non controlla il luogo dove gli scomparsi sono stati visti l'ultima volta, in quel posto maledetto testimone di troppi, orribili eventi. Ma stanotte sarebbe stata l'ultima. La ditta che aveva comprato il Freddy's Farzbear Pizza non ci metteva più di 4 ore per trovare un nuovo guardiano, e non fu difficile essere assunti, non per lui. La notte era fredda, ma non di un normale freddo autunnale, ma di quello che ti addenta la carne e scava fino alle ossa, con una nebbia che si poteva tagliare con un coltello, ma si sentiva carico, e con il sigaro fra i denti, la cena appena presa dal Mc Donalds e quel grosso borsone che si portava appresso con tutti "i ferri del mestiere lo faceva sentire più sicuro. In mezzo a quella coltre di nebbia si ergeva il Freddy's Farzbear Pizza: prima una pizzeria, poi un fast food, infine un teatro di morte. Le finestre erano state tutte chiuse con delle robuste saracinesche, e la porta e d'ingresso era stata sbarrata con diverse travi di legno, il tutto avvolto da un catenaccio. L'unica entrata ancora agibile era quella sul retro, dove lo attendeva un uomo completamente vestito di nero. Dopo un lieve cenno di saluto, l'uomo in nero disse: -ti invieremo istruzioni via telefono- -come fate sempre, del resto- il commento non era ironico, e l'uomo in nero non rise, si limitò a un semplice - buona fortuna- Era da tempo che il Freddy Farzbear non era aperto al pubblico: da quando sette bambini furono uccisi durante una festa e una bambina perse il lobo frontale a causa di uno di quegli.... esseri; era sbagliato chiamarli oggetti, ma era troppo chiamarli esseri viventi, si muovevano, camminavano, guardavano.... e uccidevano. Erano le 11:45 quando entrò, e il turno cominciava a mezzanotte in punto, questo gli dava mezz'ora di tempo per prepararsi a quella lunga, infernale notte. L'ufficio della guardia notturna comprendeva un tavolo con due monitor, collegati alle telecamere nelle stanze del ristorante, sul tavolo, oltre a dei pupazzetti raffiguranti degli animali antropomorfi, c'era un tablet, che controllava il sistema di telecamere, di ventilazione e audio; a sinistra della stanza vi era un lungo corridoio che collegava il ristorante all'ufficio della guardia; a difesa della stanza vi era una porta blindata, due finestre in vetro doppio, e due entrate per il sistema di ventilazione. Lui posò la cena del Mc Donalds, triplo Big Mac con formaggio e pomodoro e una coca cola, dopo di che aprì il borsone: vi era una torcia elettrica, una ricetrasmittente, uno stereo e un taser; poi aprì lo scomparto segreto e tirò fuori due blocchi di C4, che piazzò all'entrata dell'ufficio, una doppietta, una pistola semi automatica,, un coltello da trincea da 10 pollici, un machete un fucile a pompa e uno d'assalto, che poso sulla scrivania, una tanica di benzina e un'ascia, che mise a fianco alla scrivania; teneva un grappolo di granate nel cassetto, come ultima spiaggia, nel caso potessero circondarlo e non lasciarli vie di fuga. Era mezzanotte. Si sedette davanti alla scrivania e addentò il panino, non gli andava di affrontare una battaglia a stomaco vuoto. Accese il telefono, e nella segreteria trovò un messaggio registrato; lo accese, doveva essere la voce dell'uomo in nero che aveva incontrato fuori: "il suo turno inizia a mezzanotte, e non finirà prima delle 6 del mattino; e se vuole il suo pagamento dovrà svolgere perfettamente il suo lavoro. I suoi bersagli sono in tutto otto: i tre animatronici nella sala principale, quello nel "pirates 'cove", i due all' entratina e la.... cosa che si trova da qualche parte. Non si preoccupi, sarà esso a trovarla. Stia attento alla volpe, è la più aggressiva e veloce, ma può essere accecata con la torcia.mentre il più intelligente è Freddy, che tenterà di attaccarla di sorpresa. stia inoltre attento all'animatronico detto ai palloncini; tenterà di rubare le batterie della torcia. Per ultimo la marionetta. può anche non credermi, ma siamo sicuri che abbia qualcosa di strano.... più strano degli altri. Sembra riesca a causare delle forti allucinazioni, forse perché riesce a manomettere il sistema di ventilazione. Se avrà compiuto il suo incarico, riceverà il compenso assegnato altrimenti... beh penso non sarà ancora vivo per denunciarci." Aveva ragione, quel tipo non era un simpaticone, non più di quanto lo fossero sette pupazzi con intenzioni omicide. Sapeva tutto quello che era successo, tra quelle mura: l'omicidio di sette bambini, una bambina gravemente ferita da uno degli animatronici, pezzi di carne umana nella pizza e quell'odore, quell'odore di decomposizione, che sembrava non andare mai via. Non era strano che il ristorante avesse chiuso, con i robot all'interno e una guardia di sicurezza. Attivò le telecamere e controllò nelle diverse stanze: nel ripostiglio vi era un costume giallo da Freddy l'orso, con il cappello scheggiato e privo di occhi... no, vi era un occhio... umano, penzolante fuori dall'orbita. il Gilè dell'orso era macchiato di una sostanza rossa che una si poteva scambiare per succo di pomodoro, ma invece era sangue. Accanto al magazzino vi era quella che un tempo doveva essere una piccola stanza, forse un ripostiglio, ma adesso si vedeva solo l'intercapedine di quella che doveva essere la porta, murata e inaccessibile. Nella sala grande vi era un palco, dove stavano i tre animatronici: Freddy era un orso con un cappello a cilindro e un microfono in mano, Bonny un coniglio blu scuro con una chitarra e, in fondo al palco, Chica, una gallina gialla con un tortino in mano. Erano tutti tre fermi... erano; adesso tutti e tre avevano girato le teste e stavano fissando la telecamera, con quei grossi, inespressivi, occhi bionici. Sapeva che non sarebbero rimasti lì in eterno. Si spostò al covo del pirata, per controllare l’animatronico forse più imprevedibile di quel piccolo inferno. Nel covo del pirata vi era un palco, coperto da un grosso tendaggio scarlatto; ai piedi del palco vi era un cartello, con su scritto “fuori servizio”. -Bene, ancora non si è svegliato- pensò l’uomo, addentando di nuovo il panino. Per ultimo c’era la marionetta, rinchiusa in una teca vicino all’entrata: braccia e gambe lunghissime, totalmente nera, tranne il volto, bianco, con le guance rosse e due occhi bianchi, inumani. Era da poco passata mezzanotte, e se quelle creature non volevano farsi avanti, l’uomo sarebbe stato costretto ad attirarle. Prese lo stereo, lo accese, e lo mise a tutto volume su “24h rock”. La musica assordante riecheggiò per tutto il locale e…. Fu questione di un attimo… La telecamera sul palco si spense per un attimo e, quando si riaccese, i tre animatronici erano spariti; intanto, un rumore metallico partiva dai condotti di ventilazione, come se qualcosa stesse strisciando all’interno, verso l’ufficio della guardia. L’uomo con calma si girò verso i monitor e fissò la telecamera nel “covo del pirata“; un muso volpino usciva dalle tende: era un animatronico malridotto, senza un occhio, e con un lungo uncino a posta della mano destra. Non era lui il problema in quel momento però: le telecamere del corridoio principale mostravano qualcosa muoversi fra le ombre… Tutt’a un tratto tre grossi robot antropomorfi, simili ad un orso, un coniglio viola ed un pulcino, comparvero dalla parte opposta del corridoio, restarono fermi per qualche secondo, dopodiché corsero a tutta velocità verso la porta. Gli animatronici erano veloci, certo, più veloci e più forti di un qualsiasi essere umano ma non più veloci di un interruttore di C4. Un boato riecheggiò per tutto il locale e una nuvola di fumo e fiamme si diffuse per tutto il corridoio, dopo che l’uomo premette mentre i tre animatronici venivano scaraventati con violenza contro il muro. Intanto un’ombra premeva sul condotto di areazione, e comparve tutt’a un a un tratto un pupazzo grande mezzo metro, con le sembianze di un ragazzino paffutello, con una pila di palloncini in mano; doveva essere l’animatronico dal comportamento bizzarro, quello che rubava gli oggetti elettronici e che sembrava poter controllare in qualche modo la volpe…. La volpe! Non aveva controllato il palcoscenico per un po’ di tempo, sarebbe potuta essere ovunque. L’uomo guardò il monitor e ciò che vide lo fece rabbrividire davvero per la prima volta nella sua vita: una volpe antropomorfa alta quasi due metri, correva come un fulmine nel corridoio sulla sinistra; La guardia non fece tempo a girarsi, che l’animatronico era sulla porta, con il suo unico, freddo, occhio bionico che lo fissava; il suo apparato fonico doveva essere gravemente danneggiato, poiché emetteva un solo, interminabile lamento. La volpe fece un balzo, con le doppie fila di denti snudata, ma la guardia fu più veloce, estrasse la doppietta e gli scaricò i due proiettili proprio sul muso; i pallini penetrarono nella plastica dura dell’esoscheletro e l’animatronico venne sbalzato fuori dalla stanza. L’uomo ricaricò, si girò, e colpì in pieno petto il Balloons Boy, che fini scaraventato a terra, mentre il suo esoscheletro si accartocciava come una lattina. Ma una fitta lancinante lo prese alla testa, mentre l’ombra oscura di un coniglio gigante gli si avventava sula faccia, con le orbite bianche e le zanne snudate; Era solo un allucinazione, quella, ma la marionetta che fuoriusciva dal cratere che si era formato nel muro no, e lo fissava, priva di qualsiasi espressione. L’uomo si rialzò e, furioso, imbracciò il fucile d’assalto: un AK-47 con innestato un lanciagranate: -Le tue sono solo allucinazioni, stronza- gridò l’uomo -ma questi cal. 45 altamente perforanti no!-. Una tempesta di piombo si abbatté sui tre animatronici: la plastica dei costumi si accartocciava e si disintegrava, gli arti meccanici volavano via, ma l’orda non si voleva fermare; si trascinavano con ciò che rimaneva dei loro corpi, mentre dai loro sistemi acustici usciva un rumore di interferenza insopportabile, troppo simile a un grido di rabbia o di dolore. L’uomo, ormai al limite, lanciò una granata e chiuse la porta brindata, e un attimo dopo un susseguirsi die esplosioni si dipanò per tutto l’edificio; dovevano essere saltate le tubature dell’acqua o del gas. Erano ormai le due di notte e il trambusto proveniente dal condotto di areazione si fece più vicino, e infine un enorme essere piombò addosso alla guardia: un ammasso contorto di cavi e meccanismi di metallo taglienti, con due teste, una di volpe, e una di qualcos’altro, lo graffiava e tentava di morderlo e di staccarli la carne; la guardia lo respinse con un calcio, estrasse la pistola e cominciò a sparare alla cosa. I proiettili aprivano grossi squarci nel metallo, ma la creatura non si fermava, si appese al soffitto con gli artigli, e con la testa volpina tentava di ghermire la guardia, che intanto, proteggendosi con la scrivania, continuava a sparare. Finiti i colpi di pistola, afferrò il machete e iniziò a colpire il mostro, che rapido come un serpente indietreggiava e attaccava, senza mai fermarsi. All’interno della creatura si sentiva, sommerso da un rumore statico di radio, una voce che non aveva niente di umano, che ripeteva la parola “assassino”. Alla fine l’uomo infilò il machete dentro la gola del mostro e tiro con forza, e questi cadde sul pavimento con un tonfo; dopodiché si mise su quegli strani arti simili a quelli di un ragno ,rovesciò la scrivania e si avventò sulla guardia; essa si butto dietro il tavolo rovesciato, prese una granata, e la lanciò dentro il condotto di areazione. Il condotto esplose di netto e scaraventò il mostro contro la porta brindata, che cigolò pesantemente. La creatura era stata totalmente sventrata in due pezzi, che ancora strisciavano lungo il pavimento; con due colpi diretti di fucile a pompa la creatura emise un lieve scintillio e non si mosse più. L’alba non era vicina, ma l'uomo si era stufato e voleva finire il lavoro ij anticipo. L’uomo aprì la porta stantia di sinistra e la volpe rossa, ormai priva di un pezzo della faccia, gli si avventò contro con l’uncino sguainato; l’uomo lo parò con la canna del fucile, fece una capriola e spedì con un calcio il mostro contro un muro, dopodiché gli scaricò a bruciapelo l’intero caricatore del fucile; ma questo non bastò a fermare la creatura, che, ormai ridotta ad un ammasso di rottami, cercava di rimettersi in piedi. Intanto gli altri quattro animatronici, scampati all’ esplosione, cercavano di aprirsi un varco dalla porta brindata e dalla finestra: l'enorme pulcino robotico, privo di un braccio e del becco, entrò parzialmente dalla finestra e scrutò la guardia con i suoi schemi facciali, ora diventati di un rosso brillante; Bonnie ,Freddy e la Marionetta cercavano di sfondare la porta, che a causa dei colpi ricevuti, si stava lentamente squarciando. L’uomo era all’estremo; tra le creature che doveva affrontare e le allucinazioni che la marionetta gli procurava, non avrebbe resistito er molto. Restava solo una possibilità: le tubature del gas erano danneggiate, si sentiva l’odore, e presto sarebbe tutto saltato in aria; l’uomo afferrò la tanica di benzina e ne rovesciò i contenuto sugli animatronici, che furibondi cercavano di ghermirlo con le loro zampe; innescò le granate che gli erano rimaste e, mentre i robot entravano nell’ufficio, corse verso l’uscita di emergenza, mentre ruggiti e versi inumani echeggiavano alle sue spalle. Uscito dal locale, corse per cinque o sei metri, prima che tutto l’edificio esplodesse e venisse avvolto in una gabbia di fiamme. Questo per gli animatronici fu fatale, mentre la benzina scioglieva i loro corpi di plastica e fondeva il loro endoscheletro, simile nell’aspetto a uno scheletro, I loro chip si disintegravano, e tutto il male che avevano dentro si disperse in un bagliore di luce. L’uomo stette ad osservare lo spettacolo, fumandosi una sigaretta e pensando a tutto il male che c’era stato in quel posto: tutto era iniziato dall’idea del proprietario, che si diceva fosse il discendente di un’alchimista, e quest’ultimo avesse costruito la marionetta, usando antiche formule magiche; il suo discendente, basandosi sul sistema della marionetta, creò gli animatronici, fondendo la tecnologia moderna con quelle antiche conoscenze, creò degli animatronici capaci di provare emozioni. Tutto andò bene fino a quando il Purple Guy, che per qualche motivo conosceva il sistema degli animatronici, li smontò e nascose all’interno i cadaveri di sei bambini, che lentamente presero il controllo degli animatronici e, ogni notte, cercavano vendetta. Il ciclo si era chiuso, e l’uomo ne ebbe conferma quando il suo cellulare suonò, segnalandogli il versamento di dieci milioni di dollari sul suo conto, e di questo, dopo quella dura notte, Trevor Philips s sentì soddisfatto. La mattina dopo del Freddy’s restaurant restava solo una carcassa fumante. La polizia disse che era stato un guasto del sistema elettrico, essendo troppo ipocrita per accorgersi dei segni di proiettili sui muri o degli animatronici semi-disintegrati nell’ufficio, così come non si accorsero della porta un tempo sigillata che era stata distrutta dall’esplosione, e ne quindi dell’animatronico giallo molto malridotto, che nascondeva un cadavere, e quei suoi occhi che brillavano di una nuova luce, una luce malvagia.
   
 
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