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Autore: Rjsecretful    08/02/2021    1 recensioni
Alla fine degli eventi del film Il Conquistatore di Shamballa, Ed e Al, dopo aver chiuso il portale che collega il nostro mondo a quello parallelo di Amnestris, nonché il loro mondo natio, sono finalmente liberi di vivere insieme come un tempo. Ma che cosa gli riserverà il futuro?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Entrambi tennero lo sguardo alto, rivolto verso la cupola, di cui videro nulla più che il cemento armato. Il portale era stato chiuso, Amnestris era salva, e ormai qualunque mezzo sarebbe stato vano per riaprirlo.
"Bene, adesso non possono più invadere il nostro vecchio mondo." disse Ed.
"Ce l'abbiamo fatta." disse Al, che aveva ancora il fiatone per la fatica che aveva dovuto sopportare, nello sforzo di chiudere un portale che era stato aperto con l'alchimia, che non poteva più usare.
"Sì..." replicò Ed, anche lui col fiatone, voltandosi verso il fratellino. "E' finita, Al."
Anche Al si girò verso il fratellone, mentre tentava sempre di riprendere fiato. I due ragazzi si guardarono qualche secondo, sorridendo. Erano di nuovo insieme, e questa volta non c'era nulla che li potesse dividere, né un portale, né una guerra. Al corse verso Ed, piombandogli contro il petto e avvolgendolo con le proprie braccia, mentre il fratellone lo cinse con le sue. Finalmente potevano di nuovo toccarsi e sentirsi davvero ricongiunti. Tutto quello che era successo non gli aveva dato tempo e modo di prendersi dello spazio per loro due. Al strizzava gli occhi, sperando di non far fuoriuscire le lacrime. Anche Ed aveva voglia di piangere, ma si vergognava troppo di farlo davanti al fratellino, considerando di essere ormai un adulto. Doveva essere forte, pensava, per poterlo proteggere.

Era notte fonda. Ed era tornato nell'appartamento dove alloggiava insieme al suo compagno di studi Alfons Heiderich e Noah, portando con sé Al. Il corpo del defunto caro amico era stato preso sotto custodia, e Al si era sistemato nella sua stanza, per dormire. Ed era nella propria stanza, intento a leggere un libro, o, almeno, ci provava, sperando di prendere sonno. Anche se i suoi occhi leggevano, la mente divagava. Non riusciva in alcun modo a dormire o a farsi calare il sonno. Troppe cose erano successe, troppe emozioni si annidavano dentro di lui. Era felice, suo fratello era di nuovo con lui, proprio quando credeva che per loro non ci sarebbero state altre possibilità, potevano stare insieme e vivere come facevano una volta, anche se la strada che avevano intrapreso li aveva allontanati per sempre da tutto ciò a cui erano stati legati. Finché sarebbero stati insieme, si sarebbero sentiti a casa. Eppure era anche triste, perché aveva perso Alfons. Nel momento in cui aveva visto il suo corpo, col petto ricoperto di sangue, fino a quando non aveva scoperto che il fratellino lo aveva seguito, aveva creduto di aver perso tutto, e che quella sarebbe stata la sua punizione per aver permesso, alla Società di Thule, d'invadere e attaccare Amnestris, causando molte morti. Si sentiva tremendamente in colpa. Per riavere accanto suo fratello, aveva perso il suo prezioso amico, e in più aveva indotto Al a seguirlo, e a farlo vivere con lui nel suo stesso inferno. E non solo questo. Fin dall'inizio, Ed non aveva causato altro che sofferenza all'amato fratellino. Gli aveva fatto perdere il corpo, costringendolo a vivere con un altro corpo, che non poteva mangiare, provare dolore o sentire il calore umano; lo aveva lasciato solo, per pagare il prezzo che doveva per restituirgli il vero corpo e, infine, non era riuscito neanche a salvarlo dalla prigionia a cui il vivere in quel mondo parallelo lo avrebbe condannato. Sono stato un egoista, pensò, solo un egoista. Sono stato davvero un pessimo fratello maggiore. Tutto questo solo perché volevo che noi due vivessimo di nuovo insieme con la mamma. Gli ho fatto pagare un prezzo più caro per tutti i miei sbagli fino all'ultimo, e non sono stato capace, in alcun modo, di proteggerlo. Ormai ho capito che, qualunque cosa io faccia, non potrò mai ridargli ciò che gli ho portato via. Se un giorno dovesse pentirsi della scelta di avermi seguito in questo limbo, anche in quel caso non potrò fare niente, non potrò riportarlo indietro.
Improvvisamente sentì un cigolio. La porta della stanza si stava aprendo. Dietro di essa c'era Al, vestito solo della canotta e dei pantaloni che componevano l'abito che un tempo portava Ed quando era l'Alchimista d'Acciaio.
"Fratellone." disse Al. Ed fece un sorriso lieve. "Cosa c'è? Qualcosa che non va?" Al scosse la testa, rigirandosi, fra le dita della mano, il lembo della canotta. "No, niente. E' solo che volevo chiederti se, solo per questa notte, posso dormire con te." Ed rimase esterrefatto. Era da tempo che non dormivano insieme. Pensò che poteva concederglielo, per compensare tutto il periodo che erano stati lontani. Emise un sospiro, chiudendo il libro e poggiandolo sul materasso. Sollevò le coperte e, battendo la mano sul lenzuolo, invitò il fratellino: "Vieni." Al si avvicinò, col viso colmo di gioia. Si sedette sul letto, accucciandosi sotto le coperte, mettendosi al fianco di Ed, che gli avvolse le spalle con l'automail. Al scontrò il capo con quello del fratellone. I due ragazzi si accoccolarono, godendosi il tepore che i loro corpi emanavano. Ed era davvero contento che Al avesse di nuovo un corpo che poteva emanare calore, quanta nostalgia aveva provato di tale calore, quando il fratellino era un'anima dentro un'armatura fredda.
"Fratellone." disse Al
"Uhm?"
"Quel ragazzo che mi somigliava era tuo amico?"
Ed sollevò la mano dell'automail, poggiandola sulla testolina di Al e accarezzandola.
"Sì, siamo stati compagni di ricerca."
"Mi dispiace davvero tanto per lui. So che era malato. Quando ero dall'altra parte mi capitava spesso di vivere la sua vita attraverso i sogni."
Al si discostò un poco da Ed e lo guardò in viso.
"Sei triste per la sua morte?"
"Sì, un po'. Avrei voluto fartelo conoscere, sono sicuro che sareste andati d'accordo."
"Domani gli faremo il funerale?"
"Sì, gli daremo un estremo saluto come si deve. Questa volta dovremo essere forti e saper dire Addio."
"E poi che cosa faremo?"
Ed poggiò una mano sulla spalla del fratellino.
"Che vuoi dire?" disse Ed.
"Che cosa faremo d'ora in avanti? Adesso apparteniamo a questo mondo, non andrà come speravamo, quando tutto sarebbe finito."
Ed rimase in silezio, e rimuginò qualche istante. Sollevò il capo e rispose. "Ancora non lo so. Quello che possiamo fare, per ora, è trovare il modo di proteggere questo mondo, e quello in cui vivevamo." Ed prese fra le mani quella di Al, accarezzandola con intento rassicurante. "E' il minimo per espiare i nostri peccati. Ciò che ci aspetta è la redenzione." Poi, Ed lasciò la mano del fratellino e poggiò la mano sinistra sul suo capo. "Ma, per adesso, non pensiamoci. L'importante, ora, è che siamo di nuovo insieme." Udendo quelle parole, Al avvertì la commozione pervaderlo. Era felice, era così felice. Era vero, erano di nuovo insieme, e, in quel momento, nulla contava di più. Ma quanto sarebbe durata quella felicità? Che cosa poteva garantirgli che, questa volta, sarebbero stati uniti definitivamente? Al si precipitò, di nuovo, contro il petto di Ed, affondandoci la testa, che teneva stretta nelle spalle, coi pugni serrati all'altezza del mento. "Fratellone, promettimi una cosa." Ed si lasciò andare a quel momento di sentimentalismo, stringendo a sé il fratellino. "Qualunque cosa, Al." Sì, gli avrebbe promesso qualsiasi cosa, perché tanto, come aveva pensato qualche minuto fa, nulla sarebbe bastato per riparare a tutto il dolore che gli aveva inflitto. "Resta sempre con me." disse Al, che, subito dopo, si distaccò da Ed, mantenendo i pugni poggiati sul suo petto, e mostrandogli gli occhi che luccicavano per le lacrime che non era riuscito a cacciare indietro. "Non andartene mai più. Non lasciarmi mai più solo." Ed si specchiò negli occhi di Al. In quegli occhi pieni di tristezza, ardeva un fuoco di determinazione. Al desiderava davvero rimanere al suo fianco, non c'era nulla che lo potesse dissuadere o farlo pentire della sua scelta. Facendogli lo sguardo dolce, Ed sfregò i dorsi delle dita della mano sinistra contro la sua guancia. "Questo non lo farei mai." Al si fece trasportare dal quella mano calda che gli percorreva il viso, chiuse gli occhi, sollevò il braccio sinistro, per afferrare quello di Ed e sentirsi completamente immerso in quel gesto affettivo, quando, improvvisamente, avvertì qualcosa di caldo e bagnato cadergli sull'avambraccio. Era una lacrima. Al aprì gli occhi e guardò davanti a sè. Ed stava piangendo. Le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi. Non aveva avuto il coraggio di piangere, quando erano dentro la villa del professor Haushofer, ma, questa volta, le lacrime che avevano bagnato gli occhi del fratellino lo avevano contagiato, facendo esplodere tutte le emozioni che si era tenuto dentro. Era felice di riaverlo vicino, era rammaricato per tutta la sofferenza che lo aveva costretto a sopportare, era triste per la perdita di Alfons. Mi ero ormai rassegnato...all'idea...che non ti avrei mai più rivisto. "Fratellone?!" esclamò Al, incredulo. Era sempre raro che Ed piangesse davanti a lui. Tra un singhiozzo e l'altro, Ed chinò la testa, appoggiandola alla spalla di Al. "Oh, Al... Perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare... Perdonami per averti abbandonato." Ero sicuro che vivere in questo mondo... "Giuro che non ti lascerò più..." Lontano da te...sarebbe stato il mio castigo... "Niente potrà separarci, qualsiasi altro pericolo dovessimo affrontare." Per il resto della mia vita. E, infine, Ed risollevò il capo, prese il viso di Al fra le mani e incrociò i loro sguardi. "Te lo prometto, staremo insieme per sempre." Anche Al, di fronte a quelle parole, non pote più trattenere le lacrime, che iniziarono a scivolargli lungo il viso, bagnando anche le mani di Ed. I due fratelli si cinsero in un abbraccio, stringendosi forte, fino a farsi male, fino a sentirsi l'uno dentro la pelle dell'altro. "Al... Al, Al, Al... Fratellino mio." Mi sei mancato molto.

Quella notte, i due ragazzi dormirno avvolti l'uno nelle braccia dell'altro. Al aveva la testa e metà busto appoggiati al petto di Ed, che lo teneva stretto a sé con l'automail del braccio. Quella promessa li avrebbe tenuti uniti per sempre.
   
 
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