La palla tocca il parquet provocando un suono sordo. Il tempo si ferma, è tutto immobile, trattieni il fiato i minuti sembrano non passare mai. Tutto si sblocca con il fischio dell’arbitro. Hai lo sguardo fisso sulla figura slanciata di Kageyama, che ora è stesa per terra per provare a salvare il punto. L’aria sugli spalti della Karasuno si fa pesante, quasi irrespirabile. È ufficiale; i corvi hanno perso contro la Aoba Josai, un’altra volta. Senti i tuoi occhi lucidi e lo sguardo sfocato, è lì che perdi di vista Kageyama.

Sei fuori dalla palestra con il tuo cappotto [colore] e tremi per colpa del freddo, hai il naso rosso e non senti più le mani. Ma sopporti per Kageyama. Proprio quando pensi a lui ti arriva un suo messaggio.

"Non aspettarmi, mi fermo ad allenarmi."

Freddo come sempre, ma questa volta sai che c'è un perché concreto.

Sei preoccupata e indignata. Kageyama è sparito dalla circolazione. Non ti risponde al telefono e non viene a scuola, gli hai dato tempo, anche troppo. Tutti se ne sono fatti una ragione, perfino Hinata. Sai che è a casa e così decidi di raggiungerlo. Saluti sua madre e ti dirigi in camera sua, ormai sai la strada e sei di famiglia. Non bussi, non è importante adesso, non hai tempo per i convenevoli. Kageyama è seduto sul letto e ti sembra che abbia la stessa espressione della partita. Ti siedi affianco a lui, ti guardi intorno: la divisa non è nel suo posto prefissato, i pesi sono in un angolo della stanza e il suo amato pallone non è sul comodino. «Come stai?» Gli chiedi. «Che ci fai qui?» Ripete lui. «Sono venuta per vedere come stavi.» Senti che l'aria è pesa e lui è teso. «Tobio tutti si sono ripresi, se ne sono fatti una ragione. Infondo era una delle tante partite...» Il tuo ragazzo si alza di scatto facendoti sobbalzare, si dirige verso la scrivania battendoci i pugni. «Non era una partita qualunque!» Sta urlando, non l'hai mai visto così. Ti avvicini, provi a sfiorargli un braccio ma lui si scosta bruscamente. In quel momento entra sua madre chiedendovi se è tutto a posto. Le sorridi. «Non si preoccupi, stavo per andarmene.»

Per strada ti imponi di non piangere, ma le lacrime non vogliono darti retta ed escono senza controllo. Ti guardi la mano a cui Kageyama ha negato il tocco. Sei arrabbiata, delusa, pensavi che Tobio si fidasse di te, gli hai dato tempo e tanto non è bastato. Vorresti urlare, ma invece non emani nessun suono però senti quelli che ti circondano e tra tanti riconosci una voce, la sua voce. Ti giri piano e ti trovi Tobio, con pantaloncini corti e una misera felpa nonostante il freddo, a pochi passi da te. «[Nome] - chan, scusami. Sono stato uno stupido.» Ora si è avvicinato e il suo viso è a pochi centimetri dal tuo. Fissi i suoi occhi blu scuro e ti passa un pollice sulla guancia per asciugarti l'ennesima lacrima, a quel gesto ti spunta un sorriso. Non hai mai visto Kageyama così dolce e nonostante il freddo, questo ti scalda il cuore.