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Autore: Ste_exLagu    12/02/2021    2 recensioni
Dal testo:Akita Hito è un animale della famiglia dei canidi che però è frutto di un incrocio tra il cane e l'essere umano. L'Akita Hito ha le caratteristiche di entrambe le specie. Spesso sono esseri umani che hanno subito una maledizione, o addirittura cani che hanno desiderato così fortemente di essere come i propri amici umani che si son ritrovati in questa via di mezzo.
Haru vive in un mondo dove non ha amici solo la sua carriera, ma l'incontro con un Akita Hito le cambierà la vita
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Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haru Miura, Takeshi Yamamoto
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Furry
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Pet Therapy

Pet Therapy

Note prefic: “Akita Hito”*1 è un animale della famiglia dei canidi che però è frutto di un incrocio tra il cane e l'essere umano. L'Akita Hito ha le caratteristiche di entrambe le specie. Spesso sono esseri umani che hanno subito una maledizione, o addirittura cani che hanno desiderato così fortemente di essere come i propri amici umani che si son ritrovati in questa via di mezzo. A differenza dei tanuki non sono molto bravi nel travestimento, anche se sono dotati di parola spesso hanno problemi ad esprimersi. Ogni esemplare è un mix diverso tra caratteristiche umane e caratteristiche canine.

Takeshi Yamamoto di Ispirazione


Ho sempre voluto un cane, o un fratellino, una sorellina, qualcuno... Mi sono sempre sentita sola ed ho ricercato l'amore ovunque. Sono sempre stata sopra le righe, mi piacciono i travestimenti, i cosplay. Il teatro e lo spettacolo in genere, non per forza da protagonista, anche da costumista, negli anni ho scoperto questo mio talento nel creare travestimenti e costumi sempre più belli, realistici e funzionali. Sogno sempre una vita diversa, una vita dove ho incontrato un bambino che si crede un killer, e un ragazzo a capo di una famiglia mafiosa, in questi sogni sono circondata da un sacco di amici, e addirittura sono una delle donne del capofamiglia, quella che gli è sempre accanto, e devo dire che lo trovo molto divertente, anche se a volte mi sento sopraffatta da questa vita così piena. In quella vita ho un sacco di amici, e soprattutto uno, un ragazzo sempre così sorridente, sempre così calmo, ma è quella calma prima del temporale, riesce a scatenarsi in una pioggia scrosciante in poco tempo. Questa vita sognata la vivo in due modi, da dentro di me, e da fuori di me, alcune cose le vivo come se fossero vissute in prima persona, altre come se le vedessi in tv.

Passeggio per una Nanimori triste, piovosa, ormai sono grande e i miei genitori mi hanno lasciato la casa di famiglia per ritirarsi in Europa appena andati entrambi in pensione. Non che mi dispiaccia nonostante il mio entusiasmo ho sempre in qualche modo allontanato le persone. Ho solo un paio di amiche dai tempi delle scuole. Nemmeno io abito più da tempo in questa cittadina, lavoro per il più importante teatro dell'opera del Giappone, e spesso i miei lavori sono richiesti da committenti stranieri, ma ormai la mia passione è diventata una routine soffocante.

Giovedì scorso ero nella costumeria del teatro, con le quattro sarte che dirigo, e stavamo ultimando i vestiti per la prima che si sarebbe tenuta il sabato sera. Mancavano gli ultimi ritocchi quando ho avuto un attacco di panico, pensavo di stare morendo, mi mancava l'aria, e vedevo tutto accartocciarsi su di me come un telo nero di velluto che ti soffoca con la sua pesantezza. Non è stato il primo, ma è stato il più grave, il primo in pubblico, il primo così potente da farmi credere di morire. Mi hanno portata in ospedale dove sono rimasta un paio di giorni per i controlli di routine, il sabato mattina sono uscita dall'ospedale firmando contro il parere medico, e sono andata a controllare che a teatro fosse tutto in ordine, che le sarte avessero finito quello che avevamo iniziato e che tutto fosse in perfetto ordine per l'evento più importante della stagione. Il medico che mi ha visitato, un giovane uomo della mia età, privo di ogni empatia e con uno sguardo truce mi ha, poco gentilmente, intimato di prendermi un mese di vacanza, scrivendolo in una lettera da portare al lavoro e facendomi giurare di lasciare Tokyo per un periodo.

Eccomi a Nanimori, la mia città natale, con un ombrello trasparente a passeggiare tra questi paesaggi urbani così familiari e al contempo così lontani da me. Sono immersa nei miei pensieri, anche se questa giornata così poco accogliente sta lavando via parte del mio stress dovuto al superlavoro a cui mi sono sottoposta negli ultimi cinque anni, sento uno scalpiccio, ho appena girato l'angolo che mi ha fatta arrivare sulla strada principale, mi volto indietro e non vedo niente, la mia mente mi starà giocando ancora qualche scherzo meschino. Continuo la mia passeggiata, oggi è la terza domenica del mese ed ho proprio voglia di un po' di torta. La passeggiata è piena di persone tutte intente a fare spese, o a guardare le vetrine durante il giorno di festa. Poco lontano c'è una coppia, una ragazza con i capelli corti castani chiari per mano ad un ragazzo così simile a uno di quelli del mio sogno, lui ha i capelli castani e sembra il capofamiglia mafioso, anche lui, come il medico mi ricordano quella vita così piena, rispetto a questa. Ho nostalgia di una vita che non ho mai vissuto, e incontro persone che sogno regolarmente. Ho visto un po' tutti, ma manca il ragazzo sorridente, quello che sembra la calma prima del temporale, quella quiete e quel silenzio pronti a scoppiare in un'ondata d'acqua gelida, lui non l'ho mai incontrato.

Ho preso una bellissima red velvet con sopra tanti brillantini da ricordare il vestito che abbiamo creato per Deloris Van Cartier quella volta che è stato messo in scena Sister Act Opera Lirica*2 al teatro, ne ho proprio bisogno, non è tra mie torte preferite ma sembrava chiamarmi, non so perché, ma sembrava dire “Haru comprami”, e l'ho fatto, non volevo lasciarla sola, so come ci si sente ad essere soli.

Mi sono diretta a casa e quando ho lasciato la confusione della strada principale ho sentito di nuovo lo scalpiccio e mi sono girata a vuoto un paio di volte, ma alla terza sono rimasta basita, non riuscivo a credere ai miei occhi, davanti a me uno dei rari incroci di “Akita Hito”*1 rimasti in circolazione, adesso sono sempre più rari. Questo in particolare è così bello, sarà sicuramente di qualcuno, non capisco perché mi stia seguendo, quando mi fermo si avvicina, io mi blocco, ho paura di spaventarlo, ma quei capelli sulla testa sembrano così morbidi, chiedono di essere accarezzati. “Ehi” dico a bassa voce mentre lui si avvicina, gli porgo una mano e lascio che lui l'annusi, da quello che ricordo l'olfatto è uno dei loro sensi più sviluppati, lui annusa e poi struscia una guancia sulla mia mano. Sento qualcosa sciogliersi dentro di me, non so cosa sia, una sorta di nostalgia, una sorta di aria di casa, come quando ero bambina e mia mamma mi rimboccava le coperte, le lacrime scendono sulle mie guance senza che me ne accorga, mi accuccio e l'Akita mi si avvicina ancora di più leccando via le mie lacrime. Non riesco a dire niente una mia mano scivola tra quei capelli, e comincio a grattare dietro l'orecchio e lui scodinzola felice, mi rendo conto che è tutto bagnato, non indossa vestiti, sembra non essere domestico, ha molti segni sulla pelle in parte umana in parte coperta dal pelo del cane, il suo pelo è nero e folto, la sua coda quando asciutta deve essere uno spettacolo. “Andiamo da me, ci scaldiamo un po'?” gli propongo. Lui abbaia in risposta scodinzolando più forte se possibile, mi segue mentre mi dirigo a casa, anzi mi si affianca e cerco di coprirlo in parte con il mio ombrello, annusa ovunque e quindi si ferma per poi rincorrermi e affiancarsi di nuovo, e dopo poco corre avanti per poi fermarsi ad aspettarmi, è pieno di energie ed ha grandi occhi scuri che sembrano parlare per lui, sembrano uno specchio di una malcelata bontà d'animo. Dopo dieci minuti di cammino arriviamo alla villetta che mi ha vista in fasce, e poi crescere e coltivare la mia passione per i costumi e per i cosplay, ricordo un anno che per la festa della scuola ho cucito per tutti i vestiti da ibridi umani animali, ed io ero proprio un Akita Hito, le coincidenze si susseguono in questa giornata.

Quando apro la porta di casa lui non entra. “Su vieni dentro, non importa se sei bagnato, ci asciughiamo” lui mostra la sua felicità con la facilità canina, scodinzola e sorride un sorriso così umano da essere quasi struggente. “Grazie” è la prima volta che sento la sua voce articolare un suono umano, è calda avvolgente sonora come quando abbaia ma più dolce, potrei cullarmi nel ricordo di questa parola.

Lo guido all'interno e solo adesso mi rendo conto della busta della pasticceria, me ne ero completamente dimenticata, così presa dalla sua presenza, la torta trova posto nella credenza, sull'alzatina preferita da mia nonna e coperta con la sua campana.

“Come ti chiami?” chiedo al mio nuovo amico mentre mi dirigo verso il bagno del piano terra, apro l'acqua calda e comincio a riempire la vasca, lui è proprio alle mie spalle sento il suo incedere così tranquillizzante. “'keshi” mi guarda con i suoi occhioni scuri come a chiedermi scusa. Nonostante il burn out dell'altro giorno riesco a sorridergli, pensavo di non esserne più capace “Keshi mi piace” gli dico e lui sorride ancora scodinzolando e girando intorno alle mie gambe. Lo aiuto ad entrare nella vasca, in cui ho fatto sciogliere una bathbomb, regalo di una collega di cui quasi non ricordo il nome. Lui comincia a giocare con la schiuma con una mano, la mano è a metà con una zampa, è umana ma pelosa, non mi dispiace è così bella su di lui. “Keshi ti aiuto” gli dico e comincio a insaponarlo, dopo un po' si scrolla come fanno i cani bagnandomi e comincia a ridere, una risata per metà umana e per metà abbaio, mi ritrovo a ridere, non ricordavo nemmeno come si facesse, ed è bastata poco più di mezz'ora con Keshi ed eccomi a ridere come una bambina, felice come non ero da tanto tempo.

Sopravviviamo al bagnetto del cane, nonostante il mio nuovo amico Akita Hito abbia avuto voglia di giocare tutto il tempo. Ora che l'ho asciugato col phon il suo pelo è così morbido e vaporoso.


I giorni passano e io mi abituo sempre più alla sua presenza. Ho scoperto che ci sono delle regole che dicono come comportarsi se si ha un Akita Hito, devono andare a giro vestiti come gli esseri umani, e devono stare al guinzaglio, perché c'è chi ha paura di loro, e mi è dispiaciuto un sacco quando ho dovuto spiegarlo a Keshi, che invece ha scodinzolato felice. “Piace Haru, si guin...” si avvicina e mi lecca una mano e mi sento strana. Gli ho preso un bel collare rosso e dei vestiti e lui ne è entusiasta. Riesce a fare molte cose da solo, anche se per la maggior parte del tempo sta a quattro zampe. Ci sono state delle situazioni altamente imbarazzanti, ma lui è così istintivo e così dolce che me ne fa sempre dimenticare.

Andiamo spesso a passeggio insieme e lui è sempre pieno di energie, ho scoperto che è ghiotto di pesce e che ama dormire appoggiato a me, e amo anch'io dormire accanto a lui, è caldo e morbido, anche se non in tutte le parti.


Sono andata in biblioteca e ho trovato qualche libro sugli Akita Hito, ci sono leggende e storie. Spesso si parla di anime gemelle che in qualche modo si trovano in ogni mondo in qualche modo, e che siano un regalo degli dei per quelle anime fragili che per qualche motivo non si trovino bene con gli altri esseri umani. Sempre un regalo degli dei, sotto diverse forme, se per un buon karma in qualcuno, spesso per ripagarle per qualcosa rubato all'umano della coppia senza che lo sappia, che una strada della vita interrotta per motivi superiori impedisca il corso pensato da loro, allora arriva l'anima gemella, un fedele Akita Hito, un compagno di vita e per la vita. Questo mi rincuora perché sento di provare qualcosa che va oltre a qualsiasi cosa abbia mai provato per questo dolcissimo akita. Ho anche trovato un paio di libri scientifici, pagine e pagine di studi sull'anatomia degli AH come vengono chiamati, e sulle differenze e sulle compatibilità con gli esseri umani senza particolari mutazioni. Nelle evidenze c'è una predominanza umana in loro, e questo li porta ad essere adatti ad essere compagni di vita per gli umani. Mi rendo conto di cercare giustificazioni per il mio amore per lui.

Sono totalmente innamorata di questa anima pura, di questo sorprendente ragazzo cane, di questo angelo con la coda fuffolosa che è piovuto nella mia vita.


Mi sveglio nel cuore della notte, Keshi mi ha abbracciata e sento la sua eccitazione contro la mia coscia, e sono fatta di carne anch'io apro gli occhi e lo trovo a fissarmi, i suoi occhi mi scrutano dentro e mi sento nuda e protetta nello stesso momento, non so chi ha iniziato il bacio, so solo che le mie labbra sono contro le sue e che la mia lingua sta lottando con la sua. Mi spoglia lentamente guardandomi con lussuria, non mi sono mai sentita così desiderata come adesso da lui mi lecca a partire dall'orecchio in una strada che porta alla mia intimità, lo fermo solo per spogliarlo a mia volta, e ho l'impressione di non aver mai visto niente di più bello, niente di più perfetto. Ad un certo punto mi sembra incerto, il suo corpo vuole il mio, ma lui tentenna. “Non vuoi?” mi esce in un lamento e lui scuote la testa “prima volta, no te male” comincio a carezzarlo piano e guido le sue mani sul mio corpo, tutto avviene in modo naturale, sento lui rilassarsi, riesco a guidarlo nell'atto d'amore che stiamo consumando, e il suo istinto in parte umano lo aiuta, mi prende dolcemente e si scioglie in me prima che riesca a venire io e sembra mortificato mentre cerco di dirgli che per me non è un problema, e per me non lo è, è stato amore da parte mia, solo che lui mette la testa tra le mie gambe e riesce a portarmi a poco dall'orgasmo con la sola lingua, che però sostituisce e viene con me, viene di nuovo dentro di me. Nel momento dell'orgasmo condiviso sento come se adesso fossi completa, come se la mia vita avesse preso il senso che doveva avere.


Il mese di vacanza imposta dal medico inquietante è quasi finito, mancano pochi giorni al mio ritorno al lavoro. Keshi parla un pochino di più ed è sempre così dolce e così affettuoso con me, mi fa sentire amata ed importante, come io amo lui e per me è importante. Non avevo calcolato il fatto di dover lasciare Nanimori, di dover tornare alla caotica e rumorosa Tokyo. “Keshi, amore” lo chiamo e lui arriva correndo a quattro zampe, indossa il collare, una volta mi ha detto “come anello per umani, tuo” ho pianto dalla commozione, mi sento legata a lui come se fossimo sposati e lui sente lo stesso, quelle parole me lo hanno confermato, nel suo parlare goffo, ma sempre così incisivo. Scodinzola e non posso fare a meno di fargli i grattini vicino all'orecchio, per farlo mi accuccio, e lui abbaia felice, sorridendo ampiamente “devo tornare a Tokyo, vuoi...” non mi fa finire la frase, mi atterra leccandomi il viso “Keshi con te”. Rido e piango insieme, so di non essere più sola.



Parole Sparse

“Akita Hito”*1 : me lo sono bellamente inventato, mi serviva ai fini della storia.
*2 non esiste ma mi piaceva l'idea, dopo un sacco di opere rock, un musical versione Opera Lirica.
Se ve lo chiedete non mi drogo, sono solo in piena sessione d'esami.
Potrebbe esserci un epilogo.
Non lapidatemi per questa cosa, non so da dove mi sia uscita, anche se ci sono i libri di Teoria della percezione che mi minacciano dalla scrivania per farsi leggere e farsi scrivere la tesina.
  
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