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Autore: God_Eden_Imperial    16/02/2021    0 recensioni
Ambientato in un universo alternativo. Gilbert è prossimo a diventare Glen.
Gilbert ha 17 anni e Vincent 16
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilbert Nightray, Jack Vessalius, Oswald Baskerville, Vincent Nightray
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Non riesci a dormire?"
Vincent fa una smorfia, aprendo l’occhio dorato. Il viso di Gilbert è a pochi centimetri dal suo, gli occhi socchiusi che lo fissano. Annuisce piano in risposta.
"Neanche io"
Ammette suo fratello con un sospiro, aggiungendo: 
"Sono nervoso"
“Per domani?"
Gil deglutisce a fatica, annuendo. 
"La prima volta è stata terribile, ma…aspettare è ancora peggio”
"Sono sicuro che Glen non l'ha fatto apposta"
"Certo che no, però..."
Se solo tre anni prima avesse potuto ricevere Gufo nei tempi previsti, forse il passaggio dal corpo di Oswald al suo non sarebbe stato tanto doloroso. Il tempo, le circostanze e un attacco sfortunatamente temporizzato al maniero di Baskerville, avevano interrotto la cerimonia prima che iniziasse.
"Stavolta sarà diverso” 
Sussurra Vincent, sollevando la mano per accarezzargli il viso, fredda per il fatto di essere stata appoggiata sulle coperte. 
"Sei più grande adesso, forse non ti influenzerà così negativamente come l'ultima volta"
Senza rispondere, Gil fa oscillare le gambe oltre il lato del letto. 
"Vieni con me? Ho bisogno di fare una passeggiata e schiarirmi le idee”
Vincent lo guarda mentre si veste, alzandosi a sua volta quando Gilbert lo tira in piedi. A quanto pare la sua era stata più un’esclamazione che una richiesta. 
"Dove stiamo andando?"
"In giardino. Ho voglia di salire delle scale. Un po’ di esercizio mi farà bene" 
È stranamente nostalgico avere Vincent che si aggrappa a lui mentre camminano, anche se non deve più trottare per stare al passo. 
"Non mi hai lasciato il tempo di mettermi qualcosa di più pesante addosso, Gil"
"Non ne hai bisogno. Se sei con me ti scaldo io"
Quelle parole fanno battere il cuore di Vincent più forte, mentre le guance si imporporano.
Scivolano fuori dal portone principale, emergendo alla luce delle stelle appena prima che l'orologio segni la mezzanotte. L'aria è limpida e fredda, rinvigorente e Gilbert respira profondamente; un sorriso si allarga sul suo viso. 
"Andiamo Vince”
"Gil!" 
Nonostante le sue gambe più corte, i piedi nudi e il disgusto generale per l'attività fisica, Vincent riesce a tenere il passo a metà, anche se il palmo di Gil schiaffeggia il muro dieci secondi buoni prima di lui. Le guance di Vincent sono arrossate, il suo petto si solleva quando lo raggiunge e Gilbert non può fare a meno di ridere. 
"Almeno c'è una cosa in cui posso ancora batterti"
"Non è...giusto"
Ansima Vincent, appoggiandosi al muro. 
"Perché no? Hai i migliori voti in tutte le materie scolastiche, negli scacchi e tutto il resto sei di gran lunga più bravo. Probabilmente potresti suonare il piano meglio di me se ci provassi"
Vincent si sporge, strofinando il viso contro la spalla di Gilbert, tremando un po'. 
"Se vuoi che impari il pianoforte, lo farò"
“Non era quello che intendevo. Vieni qui, stai congelando”
C'è un'espressione quasi di scusa sul viso di Vincent mentre Gilbert lo tira a se. Subito il calore lo avvolge e si sente meglio.
“Potevi almeno lasciarmi mettere le scarpe, Gil”
Gilbert alza le spalle. 
"Non preoccuparti, domani sarai elegante per la mia cerimonia”
Vincent annuisce. Gilbert sa che probabilmente dopo quella sera il più piccolo si prenderà come minimo un raffreddore, ma lui gli sarà vicino per prendersene cura, perché ha la necessità di doverlo proteggere.
Tornando indietro, sono a un solo piano dalla loro camera da letto quando Gil allunga una mano, fermando Vincent. 
"L'hai sentito?"
Vince si sta già muovendo di nuovo, strattonando la mano di Gilbert mentre percorre un altro corridoio. 
"Mi sembra provenga dalla stanza di Glen"
"Shh, non disturbiamolo”
Sembra che Glen stia avendo un incubo, del tipo che tormentava Gil ogni notte in cui osava chiudere gli occhi. La porta è aperta di uno spiraglio e c'è una sola candela a fare luce mentre Gilbert, con silenziosa cautela, la apre maggiormente, quel tanto che basta per sbirciare dentro. Gli ci vogliono alcuni secondi per vedere cosa sta succedendo, e meno di quello per ritirare la testa. Ha gli occhi sbarrati, il viso arrossato e il cuore che all'improvviso batte forte. È troppo sconvolto per fermare Vincent che si dimena per guardare, anche se non riesce a vedere lo stesso. Con la bocca improvvisamente secca, mentre il calore si accumula nell'addome, Gil si avvicina lentamente al fratellino, lanciandogli uno sguardo lungo e deliberato. Pensa, poi scuote la testa. Ci vuole un enorme atto di volontà per allontanarsi e quasi un'impresa di forza per allontanare anche Vincent. La sua mano è sudata, trema mentre afferra quella del più piccolo e cerca di mantenere il silenzio nei suoi passi lungo il corridoio, su per le scale, fino alla loro camera da letto.
Una volta dentro, chiude a chiave la porta, passandosi una mano tra i capelli.
"Io…loro…oh cielo!”
"Non lo sapevi?"
Gilbert fissa Vincent
“Del padrone e di Jack? Come avrei mai potuto?”
"Io lo sapevo”
Gil deglutisce a fatica, appoggiandosi alla porta. 
"Come?”
"In realtà è stato piuttosto facile capirlo. Il modo in cui si guardano l'un l'altro, le cose che Jack dice a bassa voce per fare in modo che nessun’altro possa sentire..." Vincent ride, inginocchiandosi per slacciare gli stivali di Gilbert. 
"Il mio padrone è molto meno timido del tuo, Gil"
"I-il mio padrone non è timido! È solo..."
"Jack dice che è timido. Dice che è difficile convincerlo a fare rumore" 
Vincent gli sorride, gli occhi scintillanti. 
"Stasera hanno deciso di divertirsi”
Il calore invade nuovamente il corpo di Gilbert ricordando i morbidi gemiti che fuoriuscivano dalla bocca del suo padrone mentre Jack si dondolava avanti e indietro, il viso contorto in quello che era troppo intenso per essere dolore, mani pallide che passavano attraverso i lunghi capelli dorati non intrecciati. L'immagine è così forte anche nella mente di Vincent che quasi non si accorge di Gilbert che lo tira giù, sul letto, spingendolo sulla schiena. 
"Non sempre lo fanno in questo modo"
Respira Vincent che, nonostante il calore della loro stanza, sta ancora tremando. 
Gilbert è un po’ goffo quando fa oscillare le gambe per mettersi tra quelle di Vince che sibila con sorpresa per il calore improvviso e la pressione contro il suo inguine.
“G-Gil?”
“Continua” 
Gli sussurra. Vincent esita, poi aggiunge:
"A volte…"
Mormora, la gola secca, le mani tremanti mentre stringono a pugno la camicia di Gilbert.
"E’ Glen a prendere il controllo”
Sembra che il suo corpo stia andando a fuoco, tutto in lui si surriscalda e formicola: le sue dita, il suo viso… 
Non riesce a capire le esatte intenzioni di Gilbert ma non chiede. Probabilmente è sbagliato…ma come può qualcosa di sbagliato far sentire così bene entrambi?
“Sono...entrambi uomini"
Sussurra Gil, anche se le sue mani afferrano i fianchi di Vincent, spingendolo maggiormente contro il materasso; i suoi, di fianchi, scattano in su per sfregare contro quel calore in piccoli cerchi bisognosi.
Vincent geme e chiude gli occhi, sentendo Gilbert continuare a spingere i loro bacini insieme.
"A-anche noi. Però…è davvero…piacevole”
Gil annuisce, deglutendo a fatica. Sembra come i sogni confusi, quando si sveglia appoggiato alla schiena di Vincent, duro e tendendo contro le sue mutande, confuso e arrabbiato con se stesso. 
Il fratellino si dimena nella sua presa, torcendosi come un'anguilla fino a quando non si trova con le gambe larghe abbastanza da sentire Gilbert più vicino, anche attraverso gli strati di vestiti. I suoi occhi sono socchiusi, consapevoli, nervosi, e il suo petto si solleva come quando avevano attraversato di corsa il cortile.
Continua a gemere, più forte rispetto a Gilbert che non può negare di sentirsi altrettanto bene, quindi non si ferma. Diventa ancora più bello dal momento in cui gli afferra i polsi, attaccandoli sopra la sua testa, sul cuscino.
Ansima pesantemente mentre osserva Vincent in preda al piacere. Gli piace avere il controllo e il suo fratellino è così facile da sottomettere, almeno per lui.
Il suo adorabile viso arrossato, gli occhi socchiusi e umidi, la bocca leggermente aperta dalla quale continua a uscire un solo suono.
“Gil…Gil…Gil…”
Vincent geme il suo nome come fosse l’unica parola che conosce e lo fa impazzire.
Un’improvvisa sensazione di dominio lo pervade e rafforza la presa.
Tu sei mio! Io ti posseggo! La tua vita è nelle mie mani!
Pensa e si china per mordere piano il collo di Vincent. Fa le fusa in risposta, lasciandosi sfuggire un gemito più forte rispetto agli altri.
Quando tutto è finito, dopo aver raggiunto il culmine, Vincent si aggrappa ancora a lui, ansimando e tremante, seppellendo il viso nella spalla di Gil come fa quasi ogni notte. 
“Gil…”
Anche Gilbert ansima mentre riprende fiato, senza smettere di guardarlo.
Bellissimo. Il suo fratellino è così dolce che il desiderio di proteggerlo e averlo tutto per se gli invade la mente.
“Credo…che ora riuscirò a dormire…”
Sussurra spostandosi da sopra Vincent, solo per sdraiarsi al suo fianco, stringendolo in un abbraccio.

 
   
 
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