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Autore: s u n    20/02/2021    1 recensioni
«Che c’è, Burdock?» disse con un filo di voce, sentendosi osservata.
Lo vedeva appena, si sedette in parte a lui sul letto e gli prese una mano tra le sue.
Sospirò, «Ti amo, Vì».
❁❁❁
[Grisam Burdock/Pervinca Periwinkle].
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grisam Burdock, Pervinca Periwinkle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CINQUE DEL MATTINO
 


 
 
Quella domenica di gennaio, nel villaggio di Fairy Oak, le prime luci del giorno non avevano ancora accennato a mostrarsi quando Grisam Burdock si svegliò accaldato e con il respiro corto; sbuffò – o almeno, ci provò. 
Si trovava avvolto in strati e strati di coperte, sul bordo del suo letto e con il volto quasi interamente ricoperto da lunghi capelli color cannella: Pervinca si era addormentata, come sempre, a ridosso del ragazzo. 
Con l’unica mano libera si spostò i capelli dal viso – l’altro braccio era impedito sotto le spalle della ragazza, e sospirò; si accorse che anche la sua gamba destra era bloccata, avvolta da quelle di Vì.
Ma quella ragazza non riusciva a stare ferma nel sonno?
Sospirò ancora e pensò che ogni volta era sempre la stessa storia: si addormentavano, poi lui si trovava quasi a cadere a terra e in qualche posizione strana – eppure sul suo letto avrebbero potuto starci due persone comodamente, addirittura una terza nel caso si fosse parlato di soggetti mingherlini.
 
Non era da molto che avevano ricevuto il permesso di poter dormire insieme; cioè, se  non fosse stato per Cicero, probabilmente, sarebbe accaduto anche prima. 
Il signor Periwinkle non poteva sicuramente dire davanti a sua moglie, per non farla preoccupare, o davanti a Pervinca, per non farle venire idee ambigue, che i giovani ragazzi a una certa età e in quel modo, avrebbero potuto avere un’ispirazione un po’ maliziosa. Inoltre, non desiderava subirsi domande imbarazzanti (alle quali, ovviamente, non avrebbe risposto!) del tipo: «E tu cosa ne sai?», perciò per un po’ di tempo si era aggrappato all’unica scusa valida che aveva: l’età della figlia.
Con il tempo, come ben si sa, il numero di anni – insieme alle richieste, continua ad aumentare. 
Così tra urla, falsi bronci, diciassette candeline sulla torta, «Lo conosci e sai che è un bravo ragazzo!» accompagnati dallo spirito romantico e commosso di Dalia, l’uomo aveva ceduto. 
In realtà, ci furono altri due fattori in favore dei giovani innamorati.
Una sera Grisam e Pervinca si erano addormentati nel letto della ragazza dopo aver studiato tutto il pomeriggio, e Cicero – salito in camera delle figlie perché la moglie intenerita l’aveva chiamato ad assistere a una scena così carina – aveva notato che comunque tra i due rimaneva un’accettabile distanza.
Inoltre come un padre orgoglioso, si fidava della sua bambina e riponeva piena fiducia nel fatto che fosse una ragazza coscienziosa; si era anche premurato di farle un certo “discorsetto” e, per fortuna, non aveva badato al sorrisetto malandrino, che aveva molto da nascondere, comparso sul viso della figlia. 
Be’, poi si sa della capacità di non ubbidire di Pervinca e della sua notevole attitudine nel convincere e trascinarsi dietro Grisam.
 
Il giovane Burdock cercò di spostarsi un minimo – spostandosi ancora un poco verso il bordo fino a oltrepassarlo abbondantemente.
Proprio in quel momento Pervinca si mosse appena, facendo sì che lui si sbilanciasse e trascinasse entrambi sul pavimento di legno scuro e rigido della stanza.
«Ma cos-» la frase della ragazza fu interrotta da un tonfo, «AHIA!». Nel tentativo di rialzarsi, Grisam aveva fatto sì che Pervinca sbattesse il ginocchio contro la parte esposta della rete del letto. D’altro canto, la caduta del ragazzo era stata attutita dalle numerose coperte – un po’ come se fosse una crisalide.
«Burdock, ma che ore sono?» nonostante avesse la voce impastata dal sonno, era il solito tono serio e autoritario. 
«Ma, dico, ti rendi con-?» mettendosi in piedi percepì una fitta al ginocchio, «Ma porca-, AHIA!». 
Si mise in equilibro solo su una gamba e poi, essendoci ancora buio, si staccò dal suolo di qualche centimetro, tenendo il ginocchio dolorante piegato. Guardò il ragazzo appoggiato al muro e poi posò lo sguardo alla sveglia sul comodino, illuminata dai rimasugli di una candela dimenticata accesa la sera prima.
«Non sono nemmeno le cinque» ringhiò, «non sono nemmeno le cinque, ed è già una giornata esemplare» disse sarcastica, stropicciandosi gli occhi e buttandosi i capelli, che aveva lasciato crescere negli anni, dietro le spalle. «Grazie mille, eh!».
«Colpa tua, Periwinkle» constatò Grisam alzando un sopracciglio e buttando alla meglio tutte le coperte sul materasso, «se tu mantenessi i tuoi spazi, magari non saremmo caduti».
«Se tu non mi rubassi le coperte, magari avrei mantenuto i miei spazi!» sibilò, buttandosi addosso una delle coperte per coprire il corpo in gran parte svestito.
«Poverina, avevi freddo?» la canzonò Grisam, con una finta espressione corrucciata, per poi ridacchiare.
«Che hai da ridere?» lo guardò male, «È ovvio, se tu fai l’egoista».
«Come si fa a dormire con trenta coperte?» le si avvicinò e le diede un buffetto sulla guancia.
«Sei l’ultima persona che può criticarmi, e non mi toccare!» Grisam non fu abbastanza veloce nel togliere la mano prima che Pervinca gliela schiaffeggiasse appena.
«Sempre di ottimo umore» la guardò in quella penombra, «soprattutto di prima mattina. Be’, buongiorno Simpatia» utilizzò quel vecchio soprannome che le dava tanto fastidio.
«Non chiamarmi così!» con un finto tono offeso. La fitta alla gamba stava passando molto velocemente, si rimise sul pavimento e sbuffò appena.
Grisam la guardò nella penombra, per un secondo di troppo. Non mancò un «Che hai da guardare?» di Pervinca. 
Lui ridacchiò appena, «Non posso?».
L’amava da undici anni e tutte le volte che la guardava percepiva ancora le farfalle nella pancia, sentiva lo stomaco chiudersi. 
Lui stesso si era sorpreso: si era chiesto mille volte come potesse essere così fortunato, come fosse stato possibile che un amore tenero di due bambini avesse potuto rafforzarsi e tramutare in un amore romantico tra due adulti; erano cresciuti e, con i due ragazzi, anche il loro sentimento.
Pensava spesso che la sorte fosse stata decisamente dalla sua parte: il fato aveva fatto sì che lui avesse incontrato la sua persona sin da piccolo.
Alzò le spalle e ricambiò lo sguardo, «Fai come ti pare, Burdock».
Grisam si sedette sul letto e osservò la ragazza davanti a lui, illuminata dalla luce fioca e lattea della luna: aveva le spalle scoperte, i capelli disordinati e guardava fuori dalla finestra immersa nei suoi pensieri, assente.
«Sei tanto bella, Vì» sussurrò.
C’era troppo buio per notarlo, ma Pervinca arrossì appena. Nulla era cambiato negli anni.
«Sono le cinque del mattino, e hai già voglia di fare il giullare?» aveva un tono decisamente meno assonnato, ma meno rigido di quanto potesse sembrare.
Si girò verso di lui, lo guardò appena, si spostò una ciocca ribelle dietro l’orecchio e andò a recuperare i suoi vestiti lasciati sulla poltrona davanti alla finestra.
Grisam rise appena e la seguì con lo sguardo rimanendo a osservarla senza preoccuparsi di cosa avrebbe potuto dirgli, poi lasciò scivolare la sua postura lungo la testiera del letto, fino a farsi sorreggere completamente le spalle dal legno pesante – emettendo un profondo respiro a occhi chiusi rivolti al soffitto.
Sapeva che l’amava, l'amava per quel suo piccolo naso lentigginoso rivolto all'insù, l'amava per la profondità di quei boschi infiniti che erano i suoi occhi – piante scure con le infinite sfumature delle foglie autunnali a riflettercisi dentro, a creare contrasti di freddo verde e tenue castano in costante conflitto di prevalenza l'uno sull'altro. 
Pervinca era quanto di più umanamente comparabile alle foreste più incontaminate – ai boschi più selvaggi e pericolosi, più sani e vigorosi. 
Sorrise nel rendersi conto di quanti suoi dettagli avesse studiato e assimilato negli anni, e di sicuro il suo preferito era il delizioso rossore del quale le goti di Pervinca si intingevano sempre.
«Che c’è, Burdock?» disse con un filo di voce, sentendosi osservata.
Lo vedeva appena, si sedette in parte a lui sul letto e gli prese una mano tra le sue.
Sospirò, «Ti amo, Vì».
Non se lo dicevano troppo spesso e a tratti risultava anche difficile dire quelle parole, soprattutto per Pervinca.
Lei arrossì nuovamente.
«Anche io ti amo, Grisam».
  
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