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Autore: Sonietta74    21/02/2021    12 recensioni
Cosa successe dopo la radura? Con la mia testolina ho provato a immaginare e questo è ciò che è uscito fuori :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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«Voglio sopravvivere per la persona che amo... e allo stesso tempo la voglio proteggere».

Le parole di Ryo, pronunciate un’ora prima nella radura, continuavano a riecheggiarle nella testa con prepotenza, mentre tornavano a casa. Erano una dolce melodia, gocce di gioia che le entravano nell’anima dopo tanti anni vissuti insieme. Quante volte aveva sognato quel momento? Quante volte aveva desiderato che Ryo, l’uomo che amava da tanto tempo, le dicesse quelle parole, svelasse ciò che davvero provava per lei.
Si appoggiò al finestrino della loro Mini rossa, compagna di mille avventure. Ripensò a quell’abbraccio, così caldo, forte. Rabbrividì nel ricordare quel momento. Per la prima volta Ryo l’aveva stretta a sé in modo diverso dalle precedenti. Attraverso quell’abbraccio le aveva aperto il cuore, trasmettendole il suo amore. Finalmente...

Kaori abbassò lo sguardo sul piccolo rametto di Pan di cuculo che custodiva in mano come un tesoro... sono tua per sempre... Arrossì, alcune lacrime si affacciarono nei suoi occhi castani. Non aveva preso l'intero bouquet, ma una piccolissima parte. Non ha importanza, pensò, tornando a guardare fuori dal finestrino. Anche se il suo desiderio più grande era sempre stato quello di sposarsi in chiesa, in abito bianco, ora il suo unico sogno era vivere con lui, stare sempre al suo fianco. Quel ramoscello rappresentava il loro futuro: la vita di sempre, ma questa volta vissuta fino in fondo.

Si voltò verso Ryo. Guidava con sicurezza, assorto nei suoi pensieri. Kaori si domandò se fossero gli stessi che occupavano la propria mente. Per un attimo tornarono i fantasmi del passato. E se ci avesse ripensato?
Se, una volta a casa, avesse fatto finta di niente? Un brivido gelido le percorse la schiena. Gli occhi sul Pan di cuculo, poi di nuovo su Ryo... No, forse questa volta no...
Ammirò il suo profilo perfetto. Occhi scuri e profondi, capelli neri, folti. Con quel ciuffo ribelle che spesso gli copriva la fronte, dandogli quell’aspetto sensuale e maschio che tanto l’attraeva.
Le labbra generose... quelle labbra che solo una volta aveva baciato. Per giunta attraverso un vetro. Forse, dentro di sé, aveva sempre saputo che Ryo l’amava, ma la propria insicurezza e timidezza l’avevano sempre portata a credere che si sbagliava. Non poteva amare una come lei, un maschiaccio, una donna che lo prendesse a martellate non appena ne guardava un’altra, ovviamente più avvenente. E invece...
Si domandò cosa avrebbe provato quando Ryo l’avesse baciata davvero. Arrossì.

La macchina si fermò nel parcheggio sotterraneo. Kaori sgranò gli occhi sorpresa, era stata così assorta nei suoi pensieri che nemmeno si era accorta di essere arrivata a casa.
Scesi dall’auto si incamminarono verso le scale. Ryo al suo fianco, vicino. Di solito la precedeva oppure la seguiva con aria svogliata, ma quella sera era serio. Soprattutto le era accanto, le loro braccia quasi si sfioravano.
Il cuore di Kaori batteva forte tanta era l’emozione. Davanti alla porta d’ingresso rovistò frenetica nella borsetta. La mani, tremanti, cercavano le chiavi di casa. Dove diavolo le ho messe? Pensò, agitata.
Forse era meglio darsi una calmata.

In quel momento, una mano forte e ruvida le si appoggiò sul polso. Kaori alzò la testa, perdendosi in quei bellissimi occhi neri. Avvertì il calore di quelle dita, la forza e al tempo stesso la delicatezza.
Avvampò, quasi si fosse scottata. Il sorriso di Ryo, appena accennato, la calmò all’istante. Quel movimento leggero delle labbra l’aveva tranquillizzata, soprattutto per ciò che riguardava i loro sentimenti.

Ryo non era uno stupido, di sicuro immaginava cosa le stesse passando per la testa. E, come sempre, a modo suo l’aveva aiutata a rilassarsi. Quando trovò le chiavi, entrarono in casa.
Ryo gettò il giubbotto sul divano e si stiracchiò «Kaori, vado a farmi una doccia» l’avvisò, mentre iniziava a salire le scale.

«Va bene» rispose lei, abbassando lo sguardo «Io farò lo stesso, poi preparerò la cena».

Poco dopo erano a tavola, seduti uno di fronte all’altra. Ryo si domandò cosa le passasse per la testa. La sua socia era silenziosa. La sua socia... vocabolo che avrebbe dovuto dimenticare presto.
Ormai non poteva più considerarla tale. Nella radura, quelle parole gli erano uscite di bocca con una tale spontaneità! Era giunto il momento di ammettere i suoi veri sentimenti, arrendersi davanti a ciò che provava per lei. Inutile continuare a mentire agli altri e a se stesso, quando l’amore che aveva dentro era ormai evidente a tutti i loro amici. Il problema, adesso era un altro: come gestirlo? Non era abituato a mostrare affetto, non alla donna che amava e che gli era davanti con lo sguardo fisso nel piatto vuoto. Aveva percepito la sua tensione, le sue paure. Avrebbe voluto rassicurarla, abbracciarla stretta a sé, ma l’inferno in cui aveva vissuto prima di conoscerla gli aveva tolto la possibilità di esternare ciò che aveva dentro. Le donne erano sempre state la sua valvola di sfogo, il sesso inteso come puro piacere fisico e non come dimostrazione di amore, non come condivisione di sentimenti profondi. Ma con Kaori... con Kaori era stato tutto diverso.
Mai una volta aveva pensato che fosse un uomo, mai una volta aveva pensato davvero di allontanarla dalla sua vita. Una vita che, grazie a lei, aveva ricominciato a vivere nel vero senso del termine, a godere di un gesto d’affetto, di un pranzo o una colazione preparati per lui con amore, una camicia stirata, uno stargli accanto nei momenti difficili, negli incarichi rischiosi. Sapeva che Kaori lo amava da tanto tempo, lo aveva capito dal loro vivere quotidiano, anche attraverso le sue dolorose martellate. E Dio se gli piacevano! Ma non era mai riuscito ad ammettere che anche lui l’amava.
La paura di perderla, di farle vivere sulla sua stessa pelle una vita pericolosa, di vederla morire davanti agli occhi, lo aveva sempre inchiodato in una ragnatela di acciaio.

«Lavo i piatti» disse Kaori alzandosi.

Ryo la osservò togliere le posate e i bicchieri, e posarli nel lavandino della cucina, a pochi passi dal tavolo. Si alzò e le portò le poche stoviglie rimaste.

Kaori si voltò a guardarlo stupefatta «Non lo hai mai fatto» quasi le veniva da ridire.

Ryo si girò dall’altra parte, per nascondere il proprio imbarazzo. Tossì nervoso «Bé, bisognerà cominciare da qualche parte, no?»

Lei gli sorrise con dolcezza, felice per quelle parole. Allora, forse, non si sarebbe tirato indietro come era già accaduto in passato. Tornò a guardare il lavandino, aprì il rubinetto e versò il sapone.
Rimase a osservare la schiuma che man mano si formava, poi infilò le mani in acqua e iniziò a lavare i piatti.

Ryo, appoggiato allo stipite della porta, la guardava. Quante volte si era fermato a contemplarla senza che lei se ne accorgesse. O almeno questo era quello che aveva sempre creduto...
Le si avvicinò alle spalle, le labbra a pochi centimetri dal suo orecchio.
Kaori sussultò, mentre il cuore perdeva un battito. Non ebbe il coraggio di voltarsi.
«Quando avrai finito... vuoi vedere un film in dvd?» le chiese, cercando di trattenersi dall’abbracciarla. Quante volte aveva desiderato farlo in quegli anni? Infinite... ma in tutte si era imposto di tenere a freno quelle voglie. E lo faceva uscendo, andando nei suoi locali preferiti o chiudendosi in camera a leggere giornaletti porno, che tutto erano tranne interessanti.
«Sì, va bene» rispose Kaori, distogliendolo dai suoi pensieri.
Ryo le rimase vicino per pochi istanti, lottando contro il desiderio di baciare quel collo tenero e seducente. Si voltò e uscì, maledicendo la sua codardia.

Dieci minuti dopo, Kaori entrò in sala. Vide Ryo seduto sul divano, le gambe allungate sul tavolino davanti. Ne ammirò in fretta i muscoli, il torace possente, messo in evidenza dalla sua maglietta rossa preferita, le maniche corte arrotolate fino alla spalla. Deglutì ansiosa. Quella sarebbe stata la prima, vera serata che avrebbe trascorso con lui. Come una coppia... Perché ormai potevano dirsi tali, no?
«Vado a infilarmi il pigiama, così starò più comoda. Torno subito» lo avvisò arrossendo. Corse al piano di sopra e chiuse la porta.

Ryo rimase a bocca aperta. Era davvero tesa. Anche lui, però, non era da meno. Sembravano due corde di violino pronte a spezzarsi da un momento all’altro. Doveva inventare qualcosa, prima che scoppiasse una bomba.

Kaori si cambiò velocemente. Sciacquò il viso con acqua fredda per togliersi quella stupida sensazione di calore. Scese al piano di sotto, chiedendosi se avrebbe dovuto sederglisi accanto o su una sedia.
Si stampò un sorriso sulle labbra, cercando di darsi una calmata. Raggiunta la sala, quello che vide la destabilizzò. Una goccia enorme le pendette dalla testa, alcuni capelli solitari fecero capolino dalla massa rossiccia.

Ryo era attaccato alla televisione come una piovra, dalla bocca fuoriusciva saliva.
«Ohhhhhh, ma quante belle conigliette» esclamò, mentre la bocca si apriva sempre di più. Lo sguardo da maniaco, gli occhi strabuzzati all’infuori verso quelle donne nude. Facevano la lap dance e muovevano i fianchi con lussuria, dalle mutandine di pizzo spuntavano parecchie banconote. Gli spettatori erano esaltati da quelle bellezze, le braccia allungate per poterle anche solo sfiorare.

Kaori sentì la rabbia crescere dentro di sé. Puntò i piedi, le braccia tese lungo i fianchi, le mani strette a pugno «Ryo!» disse tra i denti. Fece una giravolta, poi due lampi improvvisi e, come per magia, un martello da 100t era già tra le sue mani. Gli occhi rossi, indiavolati.

Ryo proseguì imperterrito «Sììììì... che donne! Che sensualità!» commentò, mentre le labbra premevano sul vetro della tv «Non se ne vedono tante in giro».
Un sibilo improvviso, seguito da un’ombra gigantesca, che si proiettò su di lui e la televisione, lo fecero voltare. I capelli gli si drizzarono, gli occhi si spalancarono dal terrore.
Non ci fu tempo di replicare. La martellata arrivò, precisa e puntuale, conficcandolo all’interno del televisore. I pezzi di vetro sparsi sul pavimento, le gambe e i piedi continuavano a muoversi senza un senso preciso.
Kaori torreggiava su di lui, lo sguardo diabolico, incazzato «Non se ne vedono tante in giro, hai detto, vero?» domandò. Gli occhi ridotti a fessure, la bocca deformata in una smorfia oscena «E io cosa sono, allora? Porco!»
«Non foffevo dife queffo» piagnucolò Ryo, cercando di liberarsi.
Kaori lo prese per la maglietta e lo tirò fuori. Lo scrollò con violenza, mentre gli ultimi denti di Ryo saltavano per terra. Lo lasciò andare «Ah, no? Allora cosa volevi dire?»
«Nulla, nulla» di affrettò a dire Ryo, facendo un sorriso sornione.
Lei lo guardò poco convinta. Non sarebbe mai cambiato.
Ryo fissò la tv rotta «Guarda, piuttosto, cos’hai fatto!» la rimproverò, tornando serio «Adesso dove lo guarderemo il film?»
Kaori spalancò gli occhi. Aveva combinato un bel pasticcio «Io... io...» provò a scusarsi, ma lui la interruppe.
«Io, niente! Sei sempre la solita gelosa» l’accusò.
«E tu il solito maniaco. Possibile che non cambi mai?» era pronta a fare di nuovo fuoco e fiamme.

Ryo all’improvviso sorrise. Era questo che amava di più in lei, il suo carattere impulsivo, battagliero. Si voltò, dandole le spalle.
«C’è un’unica soluzione» annunciò.
Kaori lo guardò dubbiosa, le braccia conserte «E sarebbe?»
«Guardare il film in camera mia» propose Ryo serio.
«C... cosa?» lei lo fissò come se avesse avuto tre teste. Era stata molte volte in camera sua, ma non le aveva mai proposto... Alzò lo sguardo decisa e, in uno di quei rari momenti di fiducia in se stessa, accettò «Va bene».

Dopo aver preso il dvd, s’incamminarono al piano superiore.
Ryo, davanti, aprì la porta ed entrò. Accese la televisione, il lettore dvd e inserì il disco. Poi, come se niente fosse, prese un paio di cuscini dall’armadio e li gettò su quello che già c’era sul letto.
Si distese, incrociando le braccia dietro la testa.

Kaori era rimasta al centro della stanza. E ora dove diavolo si sarebbe seduta? C’era soltanto una sedia vicino al letto. Forse non era stata una buona idea...
«Non vieni a sederti?» domandò Ryo con aria annoiata, mentre premeva il pulsante “play” del dvd. Non si era ancora del tutto rilassata. Lo vedeva da come si mordeva il labbro inferiore. Doveva escogitare qualche altra cosa.

Kaori si avvicinò alla sedia.
«Starai scomoda lì sopra, vieni qui accanto a me» la invitò, spostandosi da un lato.
Lei divenne paonazza, qualche nuvoletta di fumo uscì dall’alto della testa.
«Stai... stai scherzando, vero?»
«Non ti mangio».
Kaori si avvicinò lentamente. Il cuore batteva all’impazzata, mai avrebbe creduto che Ryo le proponesse di condividere il letto, seppur solo per guardare un film insieme.
«Non è che poi mi salti addosso?» domandò, mentre si sedeva distante.
Ryo neanche la guardò «Figurati! Non potrei mai provarci con un uomo come te».
Non si rese nemmeno conto di quello che accadde nei secondi successivi. Un tronco enorme, legato al soffitto con funi, gli arrivò in faccia, piantandogli la testa nella testiera del letto.
«Idiota!» sibilò Kaori. Battè le mani per spolverarsele, poi gli si distese accanto «E ora fammi spazio, il film sta iniziando» ordinò brusca, mentre con un colpo di bacino colpiva quello di Ryo.
Lui sorrise, mentre si spostava un po’. Si voltò appena a guardarla. Notò l’espressione imbronciata e le braccia conserte sul petto. Avrebbe dovuto fare soltanto un piccolo passo verso di lei, verso un nuovo cammino insieme. Non doveva essere così difficile, no? Sfilò un braccio da sotto la testa e lo passò sulla spalle di Kaori, stringendola a sé.

Lei, sorpresa, non ebbe il coraggio di voltarsi. Con la coda dell’occhio vide la sua mano sulla spalla sinistra. Avvertì il calore del suo braccio. Dio solo sapeva quanto aveva sognato un gesto simile.
Si rilassò, sorridendo per quella bellissima manifestazione d’affetto. Gli appoggiò la testa sulla spalla.
«Ti sei rilassata, finalmente» sussurrò Ryo, senza guardarla. Lo sguardo fisso sui titoli d’apertura del film. Aveva percepito i muscoli delle spalle e del collo distendersi.

Kaori si voltò stupefatta, gli occhi castani brillarono. Aveva fatto tutto per... calmarla. D’altronde, non era anche quello il suo modo di amarla? Gli sorrise felice.
«Sì» mormorò arrossendo.
Ryo si voltò. Un sorriso sincero gli illuminò il volto. Non era poi così difficile lasciarsi andare. Doveva ammetterlo. Gli piaceva quell’intimità piena di tenerezza, un momento che non aveva mai condiviso con nessun’altra. La strinse a sé ancora di più, desiderò baciarla, ma non lo fece. Un passo alla volta...
«Perdonami se in questi anni ti ho fatto soffrire. Io ti amo, ma dammi solo un po’ di tempo per imparare a dimostrartelo, va bene?» le chiese all’improvviso, parlando tutto d’un fiato. No, non era difficile.
Kaori rimase a bocca aperta. Lacrime di gioia le salirono agli occhi, per poi precipitare lungo le guance. Rabbrividì per quelle parole. Ripetute due volte in un giorno, e questa in maniera esplicita.
Il cuore batteva all’impazzata, non sapeva come fermarlo. Se fermarlo.
Lo fissò, sorridendo felice. Annuì.

Ryo le diede un bacio delicato sulla fronte, poi tornò a guardare la televisione.
Kaori gli si accoccolò contro. Un’altra lacrima scivolò lungo le guance. La gioia che stava provando era indescrivibile. Appoggiò la mano sul torace del proprio uomo. Il proprio uomo, sì.

Ormai rappresentava quello. Finalmente...
   
 
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