-CAPITOLO III-
FAUST
Il vento
freddo del Nevaio Kashua ululava filtrando dai vetri delle finestre
gigantesche, ma ormai distrutte, della Torre di Flanvel. Due persone
camminavano in silenzio per i corridoi interni della torre, diretti alla grande
sala principale dove era fissato l'incontro con il loro padrone. Tutto era
avvolto nella semi oscurità e pochi raggi di sole filtravano dalle tende lacere
e polverose.
Il rumore
ritmico dei tacchi della donna fu sovrastato dalla voce dell'uomo che le stava
a fianco.
-Inyx, pensi
che l'abbiano visto?-
La donna dai
lunghi capelli di platino, ghignò perfida e si passò le dita sulle labbra
vermiglie: -Fratello mio, in questo momento i Dragoni sono sicuramente nella
disperazione totale. Nonostante sia passato già un giorno posso avvertire a
distanza la loro disperazione. Devo ammettere che usare il fuoco e il nostro
giocattolino per comporre il nome del Nostro Signore è stato geniale!-
Zyst volse lo
sguardo per qualche secondo sulla procace sorella, sorridendo: -Modesta come
sempre vero?-
-Nh.- fu la
semplice risposta.
Si fermarono
quando raggiunsero un enorme portone di metallo, solcato da strani fregi verdi
e luminosi. Entrambi alzarono la mano e il portone reagì aprendosi.
Entrarono nel
gelido e ampio salone guardandosi attorno, mentre gli spifferi muovevano appena
i loro mantelli neri: non era ancora arrivato. Alzarono la testa verso l'alto,
per controllare che non si fosse messo a meditare sul soffitto come l'ultima
volta, ma nei 50 metri e passa di distanza che li separava dal lampadario
enorme, di cristallo, non c'era niente e nessuno.
-Certo che i
nostri antenati ne facevano di cazzate...-
Inyx guardò il
fratello con aria interrogativa: -Cioè?-
Negli occhi verdi
dell'Alato passò un lampo di divertimento: -La torre è alta 300 metri circa...
e loro ne hanno sprecato 50 per una sola stanza...-
Roteando gli occhi al
cielo la donna si sedette su una della poltrone che adornavano il locale
circolare e accavallò le gambe, fasciate da un paio di calze nere coprenti.
Anche Zyst si sedette e la scrutò per un pò: -Quando la finirai di vestirti da
battona?-
Ma rinunciò a
chiedere altro perché il ruggito della sorella lo rimise al suo posto.
Passò una buona
mezz'ora di cazzeggio totale, durante il quale Inyx si divertiva (si fa per
dire) a togliere le doppie punte dalla sua lunghissima treccia argentata,
quando improvvisamente un lampo di luce verde partì dalla punta di platino del
lampadario e si fermò a forma di sfera sul pavimento di marmo, davanti a loro.
Fratello e sorella scattarono
immediatamente in piedi e si andarono a inginocchiare davanti a Faust, proprio
mentre questi compariva nella sua forma usuale.
Faust.
Lo stregone braccio
destro di Melbu Frahma, il dittatore Alato che undicimila anni prima aveva
scatenato la Guerra dei Draghi.
Mente e Braccio.
Consigliere e Imperatore.
Devastazione e
dittatura.
Ventotto anni prima
Dart e compagni erano riusciti ad eliminare entrambi: prima Faust, proprio lì
nella Torre di Flanvel e poi Frahma, nelle lande desolate del Confine Letale.
Solo che il secondo era morto definitivamente. Ma lui no.
Faust era ancora
vivo, nonostante gli anni, nonostante la sconfitta, lui resisteva ancora.
Quando poggiò i piedi a terra, la tunica che indossava, svolazzò leggermente.
Si portò una mano al petto,
dove l'enorme gorgiera azzurra spiccava sul bianco dell'abito. Inyx e Zyst
sapevano che era quella la cosa che lo teneva in vita. Gli Alati erano
estremamente longevi: uno di loro poteva vivere anche fino a 2.000 anni. Ma per
sopravvivere come Faust fino all'età di 11.000 e passa anni avevano bisogno di
magia, una grande magia.
Esistevano solo 4
gorgiere incantate come quella in tutta Endiness.
Una fu andata
distrutta 28 anni prima quando, dopo aver sconfitto Melbu Frahma, l'ex Dragone
Oscuro Rose, che la portava con se, morì nella distruzione del campo di
battaglia. Un'altra l'aveva Charle Frahma, la sorella di Melbu, che in quel
momento stava beata e viva a casa sua. La terza era nelle mani dell'anziano
Blano, il capo della vecchia comunità di Alati risiedente nella Foresta
Proibita di Mille Seseau.
La quarta ce l'aveva
lui.
L'alato poggiò la
punta del suo bastone magico a terra e ignorando i suoi scagnozzi si diresse
verso le poltrone, sedendosi poi su quella più comoda.
-Prego ragazzi,
sedetevi. Aggiornatemi...- lo stregone indicò le due poltrone vuote davanti a
lui.
Un pò titubanti i
gemelli si sedettero: Inyx in una poltrona, Zyst sul bracciolo accanto a lei.
Un ghigno divertito piegò la bocca di Faust: -Siete troppo appiccicati. Questo
vostro patetico sentimento di fratellanza vi porterà alla tomba....-
Si guardarono
brevemente negli occhi, senza espressioni di sorta, poi cominciarono
l'esposizione dei loro progetti, di come procedessero senza intoppi. La prima a
spiegare fu Inyx: -Siamo riusciti a creare una magia che ci permetterà di
controllare la mente umana. Solo che non funziona se prima non si inietta
dell'estratto di Fiamma Viola nel corpo di colui che deve essere controllato.
Per questo stiamo cercando un mezzo alternativo...-
Faust, che
distrattamente faceva scorrere la punta del proprio bastone a terra, si bloccò
e guardò dritto negli occhi rossi di Inyx. Quest'ultima li abbassò subito a
terra, intimorita.
-Mia cara... mi
sembra di capire che la cosa deve essere perfezionata. Innanzitutto sappiamo
bene che la Fiamma Viola è un petrolio particolare che serve per muovere
autonomamente determinati ingranaggi, quali quelli di un ponte levatoio per
esempio, o di un elevatore per persone... Quali sono gli effetti collaterali
della Fiamma Viola nel corpo di un essere umano? Riesce a sopravvivere?-
Zyst annuì: -Se usato
in minime quantità il soggetto reagisce... ehm... abbastanza bene. Se si
escludono piaghe e marcescenze varie sulla pelle...- e storse la bocca
abbastanza schifato dal ricordo degli esperimenti fatti fino a quel momento.
L'Alata si alzò dal
suo posto con un sorriso trionfante. -Inoltre abbiamo trovato anche il modo di
impartire loro ordini a distanza.- ed estrasse dalla tasca esterna del bustino
di pelle rossa che indossava un medaglione, grande quanto una mano. Due tibie
incrociate con un sole di giada incastonato al centro.
-Abbiamo usato il suo
simbolo per far capire a tutti con chi hanno a che fare...- e posò lo sguardo
sullo stesso identico medaglione che aveva Faust al collo, poi passò a finire
la spiegazione -Il sole di giada è la chiave per il controllo. Diciamo che è un
amplificatore dei nostri poteri: telepaticamente possiamo collegarci a
qualsiasi sole come questo e dare qualsiasi tipo di ordine o agire direttamente
sui nostri burattini. Giusto due giorni fa abbiamo dato fuoco a una nostra
cavia, quella spedita a Bale.-
Faust sorrise
soddisfatto. -Bene, per ora sono soddisfatto del vostro operato. Ma potete
smettere di cercare un mezzo di controllo alternativo. Questo va più che bene.-
I gemelli si
guardarono negli occhi per la seconda volta. Anche Zyst si alzò: Signore, non
pensa che sia rischioso? Non sappiamo quanto possano resistere in quelle
condizioni le nostre cavie. La donna che abbiamo spedito a Bale, dai Dragoni,
era un test e abbiamo appurato che possono resistere almeno 12 ore... ma poi?
Se ne avessimo bisogno per una guerra...-
-Basta così!-
L'alato si zittì
immediatamente. intimorito, mentre Faust si alzava a sua volta e si avvicinava
al centro del salone.
-Non ne avremo
bisogno per una guerra perché tutto finirà molto prima che quei patetici esseri
umani possano dire "MA"! Moriranno come cani per mano nostra... uno
dopo l'altro!- e così dicendo lo stregone sparì e rientrò nella base platinata
del lampadario, proprio da dove era arrivato poco prima.
Perplessi Zyst e Inyx
rimasero con il naso all'insù per un minuto o due prima di riprendersi e
lasciare il salone.
l'Alata fu la prima a
uscire. -Ci vediamo fratellino, vado a trovare nostra cugina. Ieri il marito mi
ha invitato a pranzo.- e così dicendo gli strizzò l'occhio e attivò le sue ali
per poi uscire da una delle vetrate rotte della sala.
L'uomo, rimasto solo,
raggiunse quindi il laboratorio sotterraneo, per continuare gli esperimenti sulle
cavie umane. Poveri contadini, avventurieri o soldati che avevano fatto
l'errore di avventurarsi dalle parti della Torre negli ultimi anni.
Scese le umide scale
del sottosuolo, scansando ogni tanto alcuni topi che cercavano di avventurarsi
su per i suoi pantaloni. Arrivato davanti a una piccola porta in ferro battuto
ripetè il gioco fatto con la porta del salone, alzando una mano guantata. La
porticina si aprì con un "click" e lui entrò subito.
L'Alato si guardò
intorno soddisfatto... centinaia di persone, rinchiuse in capsule magiche di
vetro, che aspettavano solo di essere sottoposte al trattamento psichico per
diventare servi di Faust.
-No, no e per
l'ennesima volta no! Non la voglio qui! Non pranzerò mai con lei!-
Meru Ata Farizel,
moglie di Guaraha Farizel e madre di Marika, il Dragone Blu, in quel momento
avrebbe tantissimo voluto appendere il proprio maritino per i piedi al
campanile di Lohan.
-Lo sai, lo hai
sempre saputo, la odio! Perché diavolo l'hai invitata a pranzo?-
Guaraha poggiò il
gomito sul tavolo e si prese la testa con la mano mentre guardava sua moglie
intenta a lavare i piatti sporchi usati per la loro prima colazione.
-Perché è già un pò
che non la vediamo... è scortese nei suoi confronti.-
Gli occhi rossi di
Meru si incendiarono e si posarono furenti sul marito: -Allora potevi invitare
anche suo fratello! Perché hai invitato solo lei?- con un gesto rabbioso gettò lo straccio
sull'acquaio e se ne andò senza aspettare la risposta dal marito. Risposta che
non arrivò.
Dal piano superiore
intanto Marika osservava il soffitto della sua vecchia camera e sentiva le
lacrime pungerle gli occhi.
Che amarezza.
Da quando era nata
quei due non facevano altro che litigare. Diciassette anni di urla, pianti,
litigi e recriminazioni.
Suo padre poi... già.
Era chiaro che provava attrazione per la cugina della mamma.
Sospirando Marika si
alzò, con rassegnazione. Si dette una veloce spazzolata ai capelli lisci,
lasciandoli sciolti sulle spalle, come sempre e indossò la sua tenuta abituale:
un paio di pantaloncini bianchi e azzurri lunghi fino al ginocchio, una casacca
sbracciata dal lembo destro più lungo rispetto al sinistro, dallo stesso motivo
dei calzoncini e gli stivaletti lunghi fino a metà polpaccio. Indossò infine i
guanti in tinta con il resto e il suo immancabile ciondolo, dotato di un rubino
intagliato a forma di mela, che riprendeva alla perfezione il colore dei suoi
occhi.
Quando scese in
cucina trovò la colazione per se già pronta e tenuta in caldo da un semplice
uso di telepatia di suo padre.
-Buongiorno Mika.-
Mika. Un nomignolo
affettuoso che solo suo padre poteva permettersi di dire. -'Giorno papà.- si
guardò poi brevemente intorno -Mamma dov'è?-
L'Alato riabbassò
velocemente lo sguardo sul giornale che stava leggendo e le indicò la porta sul
retro. -A stendere il bucato.-
Il Dragone addentò
una brioche e andò subito dalla madre. La osservò di spalle, mentre stendeva un
paio di pantaloni al filo dello stendipanni, la lunga coda di capelli argentati
al vento e il suo immancabile fiocco azzurro sul capo.
Le arrivò alle spalle
e prima ancora che potesse spaventarla lei l'ammonì:
-Provaci e salti il
pranzo!-
Marika si fermò e
rise. -Arriverà il giorno in cui riuscirò a sorprenderti!-
Meru si voltò e la
guardò con affetto: -Può darsi... sai forse farti saltare il pranzo oggi
potrebbe essere una soluzione...- e sorrise talmente amaramente che Marika
sentì di nuovo le lacrime risalirle agli occhi.
Scosse la testa
tristemente e poi ammise di aver sentito tutto.
La madre sospirò, dopo
di ché prese il catino, ormai vuoto e si rivolse alla figlia: -Non preoccuparti
troppo. Se prenderemo una decisione drastica ti avvertiremo...- e rientrò in
casa, seguita dalla ragazza.
Dopo che ebbe posato
il catino di legno nello sgabuzzino le chiese che progetti avesse per la
giornata, tanto per sdrammatizzare un pò e soprattutto per non far capire a
Guaraha come si sentivano.
-Partiremo dopo
pranzo. In serata arriveremo a Fletz. Non è lontana.- così dicendo afferrò
un'altra brioche e uscì in strada, dopo aver specificato che sarebbe tornata
puntuale per pranzo.
Corse fra gente
intenta in acquisti, mercanti, cani e altri animali, fino a che raggiunse la
locanda più "in" della città, la "Tana dei Troll", ed entrò
a passo spedito. Si piazzò davanti al receptionist e chiese a chiare lettere
dei suoi colleghi Dragoni e dei due principi di Bale. L'uomo le spiegò che
erano tutti intenti a fare colazione nel salone principale.
Senza farsi guidare,
dato che conosceva il posto, salutò il signore e raggiunse i suoi amici.
Appena la videro
tutti la salutarono calorosamente, tranne Doel e Mei che, ovviamente, optarono
per un saluto meno chiassoso e più "soft".
Si formò quindi una
specie di riunione durante la quale, lo strano medaglione rinvenuto sulla donna
morta due giorni prima, fu posto al centro dell'enorme tavolo.
Dart spiegò per bene
chi fosse Faust, in quale circostanza lo sconfissero e di come furono sollevati
della sua scomparsa.
-Proprio non mi
aspettavo che potesse essere ancora vivo. Sono stato io a dargli il colpo di
grazia e giuro che quando ho affondato la spada nel suo stomaco, quella specie
di Mago Merlino, ha veramente sputato sangue!-
-Evidentemente non è
bastato.- disse John, attaccato a un succo di frutta alla pesca -Con la fretta
che avevate, per salvare il mondo, lo avete lasciato lì agonizzante, morente...
ma poi non è morto ma anzi, si è ripreso!-
Dart si grattò la
testa bionda. -Ehm... ammetto che c'era una certa fretta in quel momento.
Dovevamo chiudere i conti con Melbu Frahma e il tempo stringeva... così abbiamo
cercato di essere rapidi.-
-Ma la fretta è
cattiva consigliera!- lo rimproverò Dennis -Così avete lasciato una piaga per
Endiness!-
Michael guardò il
fratello in tralice: -Oh, ma sta zitto, anche tu a letto hai sempre fretta.- e
con la massima calma inzuppò un biscotto nel latte.
Mentre tutti, con le
lacrime agli occhi, cercavano di non ridere, Dennis cominciò a balbettare rosso
come un pomodoro: -M-ma che stai dicendo, idiota?-
Michael lasciò
perdere la colazione ed annuì serio: -Me l'hanno detto in molte di quelle con
cui ti sei sollazzato...- e si alzò, correndo via, mentre il fratello faceva
altrettanto. -Brutto bastardo! Ti insegno io a sparare cazzate!-
Così, mentre i
gemellini si divertivano allegramente, Lavitz requisiva Mei per una passeggiata
in città, sotto lo sguardo serio e stranamente curioso del fratello. Claire se
ne accorse e sogghignò: chissà che finalmente l'amica non avrebbe imparato ad
aprirsi alle persone.
Dopo aver rischiato
di esser dissanguati da mercanti succhia - soldi si ritrovarono davanti alle
transenne che delimitavano la zona dell'arena dove sarebbe stato allestito il
tendone per la gara di "più forte del mondo".
Mei si appoggiò a una
delle transenne ed osservò gli operai al lavoro mentre piantavano i picchetti
del tendone.
-Non capisco questo
darsi da fare... mancano più di tre mesi!- esclamò il principe.
Mei si strinse nelle
spalle: -Non credo sia solo questione di piantare i picchetti. So che hanno da
sistemare vari giochi intorno al perimetro, organizzare gli spazi...- tacque,
osservando un martello abbandonato sotto il sole.
-Parteciperai?- le
chiese Lavitz a bruciapelo.
Lei sgranò gli occhi,
guardandolo stupita: -Scherzi? Non sono all'altezza di una competizione simile.
È vietato usare i poteri da Dragone, ergo ho più o meno il 10% di probabilità
di vittoria...- e ritornò a fissare il campo di costruzione.
In quel momento, come
lei stessa avrebbe ammesso negli anni a seguire, guardando indietro al passato
con la mente, Lavitz le disse sicuramente la cosa più utile che nessuno le
avesse mai detto fino ad allora.
-Avessi anche l'1% di
probabilità di vittoria io tenterei. Qualsiasi esperienza forgia il nostro
carattere, bella o brutta che sia. Nel tuo caso poi una sconfitta ti
fortificherebbe di più di una vittoria. Tu sei un Dragone e sei abituato a
vincere con qualsiasi mezzo. Ma quando e se quel potere verrà a mancarti dovrai
fare affidamento sulle tue mere capacità fisiche. Quindi è meglio che tu sappia
fin d'ora cosa sai e cosa non sai fare...- e le strizzò l'occhio, sorridendo.
Il Dragone Oscuro lo
guardò stranita per un secondo o due, chiedendosi seriamente se doveva provare
a misurarsi con energumeni tutti muscoli provenienti da tutta Endiness.
Stava ancora
ragionando su quella filippica e su quello che doveva o poteva fare quando
Lavitz le si avvicinò e la baciò delicatamente sulla guancia destra.
Un secondo più tardi
il principe correva, inseguito da una Mei circondata da un'aura non proprio
benigna e piuttosto incazzosa: quanto odiava certe cose stupide e sdolcinate!
Correndo come matti
fra la popolazione si imbatterono presto in Marika, la quale tornava a casa con
una faccia da funerale.
-Che t'è successo?-
le chiese Lavitz, fermandosi e trovando una scusa per salvarsi dal Cavaliere Oscuro.
Marika sospirò a
lungo e poi spiegò: -Oggi viene a trovarci la cugina della mamma. L'ha invitata
mio padre ma per me e mia madre non è la benvenuta.-
Mei fece un cenno di
assenso da dietro le spalle di Lavitz, aveva capito. In effetti non si poteva dire
che Inyx fosse l'Alata più buona e simpatica del mondo.
Il pranzo a casa di
Meru e Guaraha fu uno dei più disastrosi che Marika ricordasse. Ne avevano
fatti altri ovviamente ma l'ultimo risaliva a quando lei aveva dodici anni e
quindi cinque anni prima quando, in un impeto di rabbia e ira funesta, sua
madre aveva scagliato il piatto del dolce (con il dolce ancora integro sopra)
addosso alla cara cuginetta.
Tutto per via
dell'ideologia di Inyx, una convinta sostenitrice dell'antico sport Alato
"Ammazza-l'umano-che-è-meglio" e dell'ex imperatore Frahma.
Da quando aveva
coscienza, Marika ricordava perfettamente anche un'altra linea di pensiero
dell'Alata Tettona, come la chiamava lei: Alati di qua e Dragoni di là. Inyx
disprezzava Meru in quanto da giovane era scappata dalla Foresta in cui viveva
per scoprire il mondo e mescolarsi con gli esseri umani. Quando poi la cara
parente aveva scoperto che era diventata anche un Dragone la terra si mise a
tremare: un Alato Dragone! I Dragoni che avevano distrutto gli Alati! Come
potevano mescolarsi così due poteri tanto opposti? Eppure era successo...
Marika non sapeva se
anche lei fosse disprezzata dalla cugina ma sicuramente era così: del resto
pure lei era un Dragone.
Il pranzo che si
svolse quel giorno fu l'inizio della fine di una relazione durata oltre venti
anni. Molto per un umano, briciole per un Alato.
All'inizio l'incontro
tra le due Alate parenti di vecchia data fu abbastanza tranquillo e ipocrita.
Se l'ipocrisia contenuta nelle "parole di benvenuto" di sua madre e
nella "gioia di rivedere la cugina" di Inyx si fosse potuta
misurare... beh sicuramente le due torri della Rocca Gemella di Fletz sarebbero
risultate più basse.
-Prego accomodati!
Tuo fratello Zyst non si unisce a noi?- con un sorriso, falso come Giuda, Meru
fece accomodare Inyx nel modesto salotto mentre Marika le spiava dalla cucina.
La parente Alata si
guardò attorno piuttosto schifata, mani sui fianchi: -No mio fratello si scusa
ma ha da fare... - poi, arricciando il naso -Moda umana come sempre eh?
Cuginetta, non ti capisco proprio. Non ti andava bene il nostro ambiente
decisamente più sobrio ed elegante di questo?-
Meru trattenne un
ringhio in fondo alla gola ribattendo con un "no" piuttosto secco.
L'altra ghignò appena
e appiccicata al braccio di Guaraha, con il seno premuto contro lo stesso,
passò nell'ampia sala da pranzo mentre la padrona di casa raggiungeva la figlia
a passo di carica.
-Prestami il
mazzafrusto!- ringhiò, artigliandosi al lavandino.
Marika puntò gli
occhi rossi sull'ospite, attraverso una fessura del legno della porta.
-Non servirebbe con
lei. Non puoi nemmeno avvelenarle il cibo, ci sgamerebbero subito.-
Con l'irritazione a
mille Meru afferrò la zuppiera e si stampo per l'ennesima volta il sorriso
falso sulle labbra ed entrò in sala da pranzo. La figlia si lavò le mani e poi
si unì al resto della famiglia.
I commenti si
sprecarono in quelle due ore di pranzo e a Marika era venuta la seria voglia di
tuffare la testa nella purea di patate. Se non altro avrebbero parlato della
sua cretinaggine invece che dell'inferiorità della razza umana. Ma soprattutto
suo padre non avrebbe più lanciato occhiate libidinose al seno di quella
cretina.
-Non sono esseri
degni di camminare su questa terra. Sono così deboli e stupidi da risultare
patetici.- la voce irritante di Inyx riempiva la sala.
Meru inforcò un pezzo
di arrosto come fosse stato un nemico pericoloso e ribattè: -Quegli esseri che
tu reputi deboli 11.000 anni fa ci hanno fatto un culo grosso come il Nevaio
Kashua... e non dire che è stato merito unicamente dei Dragoni perché sai bene
che alcuni nostri vecchi antenati sono stati uccisi da umani inermi e senza
poteri!-
Gli occhi di Inyx
balenarono di una collera profonda e mal repressa: -L'hai detto. Gli umani
hanno ucciso i nostri antenati e tu ti ostini a dire che sono bravi? Che sono
buoni? Non farmi ridere, sono solo ipocriti! Facilissimo scordare cose del
genere quando si è dalla parte del boia!-
Le cugine si
guardarono negli occhi per un lungo istante.
Nella famiglia Ata,
quindi la famiglia di Inyx e Meru, era consuetudine che ogni membro avesse gli
occhi rossi. Rubini di fuoco in grado di incendiare i cuori e spaventare gli
animi.
Meru si alzò
lentamente dal suo posto, senza perdere il contatto visivo con gli occhi di
Inyx.
-Evidentemente hai
dimenticato che Melbu Frahma, il nostro.... caro- e fece il segno delle
virgolette con le dita -imperatore, sterminava interi gruppi di umani una volta
alla settimana. Hai dimenticato i racconti terribili del nostro capo tribù,
l'Anziano Blano, in cui narrava le orribili torture a cui erano sottoposti gli
uomini, le donne e i bambini umani.-
Durante la
discussione sia Guaraha che Marika erano rimasti in silenzio, osservando
attentamente le due donne, sperando che non commettessero sciocchezze. Ma
adesso la voce di Meru spaventava e padre e figlia avevano posato coltello e
forchetta e osservavano con attenzione quello che stava succedendo.
L'ex Dragone Blu se
ne tornò in cucina con alcune stoviglie sporche, senza aspettare che Inyx
ribattesse a quello che aveva appena detto.
Marika riprese a
mangiare lentamente ma ogni boccone era un mattone da mandare giù. Specie
quando la cara cuginetta se ne uscì con un discorso che la fece bloccare con la
forchetta a pochi centimetri dalla bocca.
-Allora, cuginetta?
Come ci si sente a stare dalla parte dei traditori? Goditela finché puoi perché
non durerà per sempre...-
Era forse una
minaccia? O forse si riferiva al fatto che gli Spiriti di Dragone erano
volubili e cambiavano possessore a loro piacimento?
Marika propendeva per
la prima ipotesi. In tal caso... cosa stava macchinando la sua consanguinea?
Meru, che aveva
sentito tutto, rientrò immediatamente in cucina come una furia, una mano alzata
sulla quale spiccava una palla di fuoco che ardeva luminosa. Puntò subito la
cugina con occhi ardenti di collera.
-Hai raggiunto il
limite! Mia figlia non la devi nemmeno guardare...-
Guaraha si alzò e
andò a calmare la moglie, ma invano.
-Tu stammi lontano!
Sei come lei!- poi riposò lo sguardo su Inyx -Fuori da questa casa, non osare
più rimetterci piede!- sbraitò l'Alata al limite della sopportazione.
Inyx ghignò sorniona
e si alzò lentamente. Si avvicinò a Meru e le disse a bassa voce: -Va bene, me
ne vado... ma lascia che ti ricordi una cosa: gli umani non sono migliori di
noi. Ricordati del tuo caro amico Kongol, il gigante Dragone Dorato. Lui era
l'ultimo della sua specie: indovina chi li ha massacrati?-
Meru serrò la
mascella. Conosceva la risposta: umani.
Con un sorriso
glaciale Inyx la salutò, poi si voltò verso il padrone di casa e salutò pure
lui, inviandogli un bacio con la mano.
Quando la porta si
richiuse con un tonfo sordo la palla di fuoco sparì nelle mani dell'ex Dragone
Blu. Stancamente si sedette su una poltrona vicina, poi alzò gli occhi sulla
figlia.
-Marika, vai a
chiamare Dart e portalo qui. Prima che ve ne andiate lo voglio salutare come si
deve.-
Chiaramente era anche
una scusa per lasciare da soli lei e suo marito. Benissimo.
Uscendo di casa
Marika cominciò a piangere come mai gli era successo prima di allora. Era
esuberante e simpatica e raramente piangeva. Però... i genitori. Loro erano da
sempre il suo punto debole.
La gente che la
riconosceva la guardava stranita: un Dragone che piangeva era cosa rara a vedersi
ma lei non se ne curava.
Le lacrime
continuarono a scendere e non si fermarono nemmeno quando fu davanti a Dart.
Gli si gettò al collo e continuò a singhiozzare per un bel pezzo mentre lui
guardava Claire e si chiedeva cosa fosse successo.
Quando finalmente
Marika riuscì a riprendersi e a spiegare tutto Dart si accasciò su una sedia:
se lo era aspettato ma sapere che sarebbe successo per davvero era un'altra
cosa...
Tuttavia c'era ancora
una speranza, si disse. Marika non aveva detto che i suoi genitori avevano
parlato di divorzio.
Si alzò,
raddrizzandosi la schiena, e corse fuori mentre esortava la figlia a preparare
i bagagli per la partenza.
-Quella stupida
Alatucola! Stupida e patetica! Non ha un minimo di cervello, lei e la sua
figliola idiota...-
Sulla linea di questi
pensieri Inyx stava passeggiando per vie e viuzze poco illuminate, nonostante
fossero a mala pena le due di pomeriggio, nella periferia di Lohan. Superò con
un salto un accattone e spinse via alcuni ciarlatani insistenti ed entrò infine
in un'angusta bettola di infimo ordine.
L'odore di polvere e
fritto era così opprimente che l'Alata si portò subito la mano a coprire la
bocca e il naso. Si guardò intorno ma non vide nessuno, salvo il locandiere,
dietro al bancone da bar.
-Puah... ehi tu,
coso!-
L'uomo alzò uno
sguardo diffidente sulla nuova arrivata, smettendo di pulire un bicchiere con
uno straccio nero come la fuliggine.
-"Coso"
dillo a tuo fratello...- ribattè con foce roca e cavernosa.
Inyx, con aria
angelica, gli si avvicinò quanto bastava per contargli i punti neri sulla
faccia: -Oh, lo farei se solo mi dicessi dove sta, sgorbio! So che è venuto qui
poco fa e voglio sapere dov'è!- e così dicendo posò alcune monete d'oro sul
bancone lurido.
Il locandiere le
afferrò subito e le esaminò per vedere se erano vere dopodichè, soddisfatto
dell'esame, gli indicò la porta sul retro con lo stesso straccio nero di prima.
-Con discrezione...-
Sarebbe stata
inutile, visto che non c'era nessuno a parte loro due, ma la prudenza non è mai
troppa e guardandosi attentamente intorno Inyx varcò la soglia.
Al di là della porta
c'era quella che, a occhi umani e Alati, poteva essere considerata una
banalissima e sporchissima cucina.
Ma bastava un pò di
magia e puff! A metà stanza compariva un varco Alato che conduceva nei
sotterranei del locale.
Il passaggio si
richiuse non appena Inyx lo ebbe varcato e senza aspettare oltre cominciò a
scendere le buie scale, illuminate a malapena da alcune piccole torcie.
Raggiunse quindi un lungo corridoio, in cui non si poteva fare altro che
procedere in fila indiana tanto era stretto. A un tratto si fermò a metà strada
e si rigirò sui tacchi per poi tornare indietro: c'erano parecchie porte e lei
non sapeva quale doveva aprire per raggiungere il fratello ma un particolare
aveva attirato la sua attenzione. Un grido lacerante, sofferente. Evidentemente
Zyst aveva trovato di che divertirsi...
Spalancò una delle
porte blindate e trovò suo fratello in piedi davanti a un uomo anziano che era
legato per i polsi e per le caviglie tramite grosse catene. Lo stava frustando
con foga.
Al suo ingresso però
si bloccò e le rivolse un sorriso trionfante.
-Sai chi è questo
sorellina?-
La donna fece segno
di si con la testa: -Se non sbaglio è Sanator, il miglior medico in
circolazione nel continente...-
Zyst annuì.
Sua sorella si andò a
sedere su una sedia sbilenca, in fondo alla stanza: -Perché lo stai
fustigando?-
L'alato indietreggiò
per contemplare un secondo il suo operato e poi spiegò: -Lui ha la chiave per
ottenere il pieno controllo delle anime umane! Niente più fiamma viola. Hai
visto come sono ridotte le nostre cavie. Grazie al suo metodo sembreranno
persone normalissime, forti e sotto il nostro potere!-
-Scherzi?-
l'espressione di pura sorpresa di Inyx lo fece sorridere.
-No. Basta solo che
questo allocco ci riveli dove sta il suo vecchio diario con gli appunti giusti.
Peccato che non voglia parlare!- con un ringhio rabbioso Zyst dette l'ennesima
frustata al petto dell'uomo, strappandogli un altro grido di dolore.
-Vacci piano con lui.
Essendo così vecchio non so se durerà abbastanza per...- improvvisamente la
stanza prese a girare e una voce le rimbombò nella scatola cranica:
-Inyx! Ti voglio
da me immediatamente!-
La voce imperiosa di
Faust le trapassò la testa.
-Il capo chiama?-
sorrise suo fratello.
-Già.- si teneva le
mani sulle tempie e in contemporanea cercava di alzarsi senza cadere come una
pera matura -Sarà meglio che vada. Tu vedi di farlo parlare...- così dicendo
l'Alata si diresse barcollando a una sezione di pavimento illuminata di verde,
dalla forma rotonda. Non appena vi posò i piedi sopra la donna sparì in una
sfera, del solito colore del pavimento, che uscì saettando attraverso le spesse
mura della stanza.
Teletrasporto Alato.
-Molto bene nonnino,
ora siamo soli di nuovo...- gli occhi rossi di Zyst si riempirono di
divertimento mentre afferrava i capelli bianchi di Sanator e tirava con forza
-Mi vuoi dire dove sta quel diario o devo cavartelo con più forza?-
L'uomo respirava
affannosamente e perdeva sangue dal labbro inferiore oltre che da una decina di
altri punti. Imprecò sottovoce poi rispose: -Uccidimi se vuoi, da me non saprai
mai niente! Non ti permetterò di rovinare la razza umana come hanno fatto i
tuoi antenati molti anni fa!-
Rabbiosamente Zyst lo
schiaffeggiò e poi lo afferrò per il collo con la mano destra, facendolo
rantolare. -Parlerai. Ti posso giurare su tutto quello che ho che prima o poi
mi dirai dove sta quel diario, vecchio! Tanto per dimostrarti che posso farti
parlare... guarda cosa ho qui...- con la mano libera l'Alato tirò fuori dalla
tasca dei suoi pantaloni di pelle un piccolo ciondolo d'oro: un cuore con al
centro incastonato un piccolo smeraldo rotondo. A quella vista Sanator diventò
più bianco di quanto non fosse in quel momento e cominciò a piagnucolare.
-Per l'amor di Soa,
quello è della mia nipotina! Non le hai fatto del male vero? Dimmi che sta
bene, dimmi che non le hai fatto nulla!- in un crescendo di disperazione
Sanator cominciò ad agitarsi, strattonando le catene.
Zyst mollò la presa,
facendo roteare bellamente il ciondolo con l'indice della mano sinistra. -Per
adesso è ancora viva. La sua sopravvivenza dipende unicamente da te Sanator.
Quindi, per l'ultima volta: dove sta il tuo diario?-
Con gli occhi lucidi
e il cuore in gola il medico di Lohan abbassò il capo, sconfitto. Non poteva
permettere che sua nipote fosse uccisa.
Che Soa avesse pietà
della sua anima e che l'intera razza umana potesse perdonarlo.
-La baia di Illisa.
Nella grotta marina, fra Lidiera e Fueno, c'è una specie di altare di corallo.
Per prendere il diario devi scendere alcune scale nascoste dalla formazione
corallina. Una volta in fondo ti troverai in una grotta umida. Non ci sono
bivi, la strada è dritta. Quando arriverai al capolinea cerca sotto il primo
sasso rotondo a destra.-
Soddisfatto, il suo
carceriere, lo liberò dalle catene e lo spinse rudemente alla porta dove, poco
prima, era comparso un omaccione tutto muscoli con la maschera da boia sul
volto.
-Di te si prenderà
cura questo bel signore... e non illuderti di poter scappare o di essere
liberato. Innanzitutto devo assicurarmi che tu mi abbia detto la verità,
dopodichè... beh potrei ancora aver bisogno di te. Buona permanenza vecchio!- e
così dicendo anche lui sparì grazie al teletrasporto Alato mentre Sanator
veniva spostato in una cella a un piano inferiore rispetto a quello dove si
trovava mentre veniva frustato.
Rimasto da solo il
medico cominciò a piangere, pregando per la propria nipote.
-L'ho fatto solo per
te, gioia mia. L'ho fatto solo e unicamente per te!-
Nel frattempo Zyst
aveva raggiunto la sorella al cospetto di Faust e stava informando il suo
padrone di quello che aveva scoperto. Con quelle informazioni Faust si permise
un sorriso di vittoria e congedò i gemelli.
-Manca poco perché la
mia armata sia pronta. I mostri di Endiness stanno reagendo alla mia magia,
molti alati hanno aderito alla mia causa e presto anche molti umani cadranno
sotto il mio controllo. Melbu Frahma! Il tuo regno riprenderà più sfavillante
di prima: grazie alla mia guida gli Alati prevarranno com'è giusto sulla razza
umana!! Mentre quei poveri stolti dei Dragoni periranno uno a uno sotto la mia
magia!-
Una sferzata di vento gelido si insinuò nel salone della torre di Flanvel, facendo oscillare il lampadario di cristallo, il quale cominciò ad emettere strani e sinistri cigolii.