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Autore: Brume    01/03/2021    9 recensioni
Una storiellina così, senza alcuna pretesa, d' istinto.
Avevo bisogno di qualcosa di leggero...ed ho iniziato a scrivere, tra un momento di studio ed uno di lavoro, attaccata al pc nel mio studio.
Qui Kaori ha voglia di scherzare e per un attimo il mondo sembra andare alla rovescia; Ryo rimarrà persino senza parole, ad un certo punto. Il mio solito mondo fatto di missing moments ambientato dopo la radura. Buona lettura, se vorrete avventurarvi!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryo Saeba
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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surprise

“Se tu pensi che io sia qui solo per lavare e stirare e farti da governante, hai sbagliato alla grande, Ryo. Sono passati due mesi dalle tue dichiarazioni e nemmeno mi hai sfiorata. Solo mazzi di fiori, gentilezze, sei diventato persino melenso e romantico....ma...mai una volta che tu abbia allungato quelle manacce sul mio corpicino!”  

Nella stanza assolata dove Kaori si era ritirata per stirare quella mattina, un Ryo alquanto confuso e dallo sguardo perso fissava la donna davanti a sé con la bocca spalancata ed una camicia stretta nella mano destra mentre gli occhi scuri della partner lo squadravano da cima a fondo. 

Ed ora che ho fatto?” domandò con assoluta innocenza, corrugando la fronte e grattandosi la pancia nuda. Era sincero: non aveva benchè la minima idea di cosa avesse potuto, nella partner, farle pronunciare simili parole. 

  

Kaori lo fissò continuando a stirare l’ abito che aveva accuratamente steso davanti a sé; senza dire una sola  parola, i suoi occhi indagavano a fondo in quelli    dell’ uomo sperando in una reazione convincente...ma ciò non avvenne: Ryo, bello come un dio greco, rimase immobile e silenzioso cercando di recuperare la mascella che nel frattempo sfiorava pericolosamente il parquet , chiedendosi cosa avesse fatto per meritarsi tutto ciò. I suoi occhi cercavano incessantemente un appiglio.  

Fu in quel momento che, con infinita calma, Kaori posò il ferro da stiro      sull’ apposito ripiano in metallo e senza nemmeno staccarlo dalla presa della corrente  uscì dalla stanza senza dire o fare niente altro , sotto gli occhi sgranati di Ryo, sempre più imbambolato. L’ uomo rimase nella stanza ancora per un po', fissando alternativamente l’ asse da stiro, la finestra ed infine voltandosi verso la porta attraverso la quale lei era sparita 

Non capiva. 

No, proprio non capiva. Inialmente la prese sul ridere, dicendosi che sicuramente quella era una delle sue solite sfuriate ma, non sentendola più per casa, una sensazione lo pervase. 

Che fosse la volta decisava? Kaori si era davvero stancata? Non aveva mai fatto così, o meglio, non lo aveva fatto con quella strana calma... 

Sentì di non dover perdere altro tempo e uscì dalla stanza, cercandola ovunque per chiarire subito la cosa.La cercò nella  sua stanza, in cucina, in salotto, in bagno e perfino al poligono.  

Non c’era. 

Risalì allora nell’ appartamento,  prese una birra e andò a sedersi sul divano, pensando a lei. Forse tornerà, passerà qualche ora e poi rientrerà come se nulla fosse. Come le altre volte... disse per darsi forza, mentre accendeva la tv per sentire il notiziario. 

 

 

 

 

Kaori, dal canto suo, stava invece tranquillamente guidando verso l’ atelier di Eriko trattenendo a stendo le risate; fu una cosa ardua guidare con le lacrime agli occhi  e più di una volta, ripensando alla scena ed alla espressione dell’ uomo, rischiò di andare a sbattere...ma era troppo, davvero troppo divertente la faccia che Ryo aveva fatto vendendola uscire; avrebbe pagato oro, pur di rivivere quel momento. Sono stata brava pensò; ho pensato proprio un bello scherzetto!! Disse mentre un sorrisetto compariva sulle labbra appena colorate da un gloss alla fragola. Il tutto le era passato per la testa qualche giorno prima... 

Stavano guardando la tv, dopo cena, smezzandosi una confezione maxi di gelato pistacchio/limone/cioccolato. Kaori osservava rapita la bocca di Ryo che suggeva voluttuosamente quel cucchiaio e si domandò per quale strano motivo non ci fosse una parte del proprio corpo, al posto del gelato: erano passati due mesi e mezzo dalla dichiarazione nella radura e Ryo, noto per il suo sangue caldo ed il perenne mokkori, non l’ aveva neppure sfiorata, ponendola su di un piedistalo e venerandola come una dea. 

Kaori , tesoro.... Kaori, amore mio, cosa dici se...? Kaori, piccola mia, domani andiamo a fare shoppingqueste le parole che le aveva rivolto negli ultimi tempi, condite appunto da mazzi di fiori fantastici, passeggiate romantiche e replay – ad oltranza-  della dichiarazione di qualche tempo prima: nulla di più, era accaduto.  Non che non ne fosse felice, santo cielo...ma a parte baci fantastici, da togliere il fiato e far perdere qualsiasi cognizione del tempo e dello spazio, lui NON aveva allungato nemmeno un dito all’ interno della sua camicia, dei suoi jeans, in nessunissimo pertugio del suo corpo, niente di niente.  Zero. Fu allora, che, finito quel film e quel gelato, iniziò a costruirsi nella testa quello scherzo: fargli prendere un bel collasso per poi tornare a casa e consolarlo magari risvegliando l’ amico fidato con un bel completo intimo che stava al momento appeso ad una gruccia nella boutique di Eriko, pronto per regalare delizie di ogni sorta.. 

 

Parcheggiò la macchina poco distante dal negozio. Prese la borsa e scese; si sistemò i jeans e la camicia bianca, aggiustò la giacca ed entrò. Ci teneva ad essere in ordine. 

“Eccomi, Eriko! Scusa l’ improvvisata” disse entrando a grandi falcate nell’ambiente luminoso e profumato dove la musica era mandata tramite filodiffusione; l’ amica le corse incontro appena la vide e la salutò con un bacio sulla guancia come suo solito poi , prendendola sottobraccio, la condusse nel proprio salottino privato dove avrebbero fatto colazione insieme. 

“Non ti aspettavo così presto; pensavo saresti arrivata nel pomeriggio” disse la stilista ripensando al messaggio di mezz’ ora prima; Kaori assaporò lentamente il caffè che l’ amica le aveva offerto e addentò la brioche salata della nota pasticceria dove la stilista si serviva, poi la fissò a lungo. 

“Ne ho combinata una delle mie” disse iniziando a ridacchiare, stando attenta a non far cadere alcuna briciola di quel ben di dio che stava assaporando; finita la sua colazione e appoggiato il tovagliolo di carta sul tavolino davanti a sé, iniziò a raccontare il tutto ad una Eriko curiosa e, ben presto si trovarono con le lacrime agli occhi, ridendo quasi istericamente alle descrizione dell’ espressione di lui. 

“Non credi che sia stata troppo cattiva, vero?” chiese infine Kaori, alzandosi per versarsi dell’ acqua. Eriko la seguì con lo sguardo. 

“Oddio, un pochino si...ma...è troppo divertente. Quando hai intenzione di spiegargli il tutto?” chiese. 

“...entro sera. Oggi è il primo marzo, il mese in cui ci siamo conosciuti, il mese del nostro compleanno: vorrei iniziarlo con il botto” rispose Kaori; l’ amica annuì. 

“...sei sempre stata un po' pazza, Kaori, ma con questa ti sei superata! Rispose, sorridendo sinceramente “ ...e credo proprio tu abbia fatto bene. Un po' di pepe fa sempre bene ad una coppia....” 

“Eh: è proprio questo il punto... di pepe , nella nostra coppia, non c’è. Ma ti rendi conto? Lui , lo stallone di Shinjuku, l’ uomo dal mokkori  sempre all’erta – e non ti ripeto altri epiteti per non metterti in imbarazzo – non mi ha nemmeno sfiorata con un dito. Non che io non ci provi, non che io non lo aizzi: niente...Baci, fiori, coccole, cene romantiche, fughe romantiche...e poi ognuno nel suo letto”.  

Eriko, fino ad ora seduta, balzò in piedi mettendosi le mani davanti al viso. 

“Non ci credo... non sei contenta?E’ l’ uomo dei sogni...”  disse.Gli occhi della donna brillavano, quelli di Kaori un po' meno. 

“Di cosa dovrei essere contenta, del fatto che non mi desideri?” chiese; Eriko  si avvicinò a lei abbracciandola e sorrise. 

“Ma che dici, Kaori? Non pensarlo nemmeno! Io credo, invece, che il suo modo di fare sia davvero delizioso; non hai pensato che possa comportarsi così perché ti rispetta e vuole fare le cose per bene?” disse; Kaori soppesò con cura le  parole e... 

“Ho sbagliato tutto...ancora una volta”  disse , sentendosi improvvisamente stupida e chinando il capo osservandosi la punta delle Laboutin. 

“No, Kaori, tu sei fatta così ed in ogni caso, una piccola lezioncina non gli farà di certo male...Senti, ho una idea. Tu vorresti stupirlo, giusto? Vieni con me” disse la donna prendendola per mano e trascinandola fuori dal salottino. 

Kaori oppose una piccola resistenza. 

“No, Eriko,se hai intenzione di farmi tornare Cenerentola non ci sto proprio” disse rimanendo dove era. 

“...Non voglio costringerti a fare nulla. Fidati di me” disse solamente Eriko, senza mollare la presa; la  portò davanti al reparti lingerie e le disse di prendere ciò che più le piacesse. Kaori la guardò con occhi fuori dalle orbite, sfiorando il prezioso tessuto di quei completi; arrossì, pensandosi con uno di quelli addosso. Ok, ci aveva pensato anche lei ma non...non con quei cosi addosso che coprivano a malapena...ciò che c’era da coprire. 

“Allora, non c’è nulla che ti piace?” chiese Eriko dietro di lei. 

“Tutti, Eriko. Sono favolosi ma...io non mi ci vedo con nulla di ciò addosso. Non sarei...me stessa” disse.  

Oddio, un paio di completi in verità le piacevano tantissimo...ma... 

“Dai, Kaori” la rassicurò Eriko “Non c’è bisogno che tu stravolga il tuo modo di essere, non voglio costringerti ad essere chi non sei...ma un piccolo sforzo potresti farlo. Scegli qualcosa che possa avvicinarsi al tuo gusto ed alla tua persona e... sorprendilo” disse posandole una mano sulla spalla; poi, si mise accanto a lei indagando con occhi attenti ciò che vi era davanti finchè non trovò ciò che cercava. 

“Ecco, questo dovrebbe andare” disse mostrandogli un completo nero, lucido, composto da un top e coulottes nere, in raso. Kaori le osservò: semplici, con il top dalle spalline fini e piccoli ricami delicati. Anche le coulottes sembravano essere di suo gradimento. Gli occhi le si illuminarono. 

“Ti piace?”chiese l’amica. 

“Si. Ma non è troppo semplice?” rispose Kaori sfiorando con le dita sottili la stoffa preziosa, quasi emozionata. 

“Devi saperlo tu” le rispose Eriko, sorridendo; dopo pochi secondi, Kaori sia avviò verso il camerino e, quando si vide con indosso quel completo, le parve di avere una seconda pelle. Si, era ciò che le serviva, pensò osservandosi compiaciuta allo specchio.  

 

 

 

 

Ryo, nel frattempo, una volta fatta la consueta doccia aveva iniziato a ciondolare per casa ripensando alle parole di lei.  

Dove aveva sbagliato?  

Lei non voleva del resto fare le cose per bene, con tanto di matrimonio e prima notte di nozze? 

Confuso, si rivestì con le prime cose che trovò nella sua stanza e, una volta buttatosi un asciugamano sulla testa, prese le sigarette e decise di andarsene sul terrazzo. Forse, un po' di aria fresca lo avrebbe aiutato a dirimere quella matassa di pensieri nella sua testa. 

Se n’ era andata rinfacciandogli di non averci nemmeno provato: cosa non assolutamente vera, perché lui ci aveva tentato. Sguardi languidi, carezze un po' più spinte, battutine...che lei o non aveva colto, o aveva capito male.... Dio, che mal di testa si era infine detto, una volta ripensato a tutto ciò. E’ difficile capirti, Kaori... io ...io vorrei solo fare le cose per bene, con te si era ripetuto come un mantra. Appoggiato con la schiena contro il muretto accanto alla porta che conduceva al piano di sotto, fumò una sigaretta dietro l’ altra: bruciò un intero pacchetto nel giro di due ore poi, risoluto, si alzò.  

Era deciso. Tagliamo la testa al toro, Kaori pensò:sarebbe andato a comprare un anello e la sera stessa avrebbe proposto a Kaori di sposarla, magari organizzando anche una festa con l’ aiuto di Miki e Kazue. Non solo le avrebbe dimostrato di volerla, ma anche di volerla per sempre. L’ unica donna della sua vita. 

Scese le scale in fretta, saltando i gradini , rischiando di schiantarsi contro il muro; entrato in casa, ribaltò i cuscini appoggiati ordinatamente sul divano alla ricerca del cordless e , una volta trovato, chiamò il Cat’s Eye. 

Miki, sono io. Devi assolutamente aiutarmi” disse con il fiatone, senza nemmeno salutare. 

“Vieni subito qui, io non mi posso muovere” aveva risposto lei, spaventata, chiudendo la comunicazione. Ryo andò in camera, quindi; si cambiò, prese il portafogli assicurandosi di avere tutto ciò che potesse servirgli ed infine infilò la giacca, uscendo di corsa. 

 

 

 

Qualche ora dopo, Kaori rientrò; erano le tre di pomeriggio e notando l’ assenza di Ryo, sperò che lui rimanesse fuori ancora per un po': doveva preparare tutto ovvero doveva farsi una doccia e sistemarsi per quella...sorpresa. 

Lungo il tragitto si era fermata a prendere alcune candele e dei piatti pronti; la sua idea era quella di preparare una cena direttamente in camera, su sé stessa, come aveva tante volte visto fare in alcuni cinema. Eriko pensava fosse una buonissima idea...Si mise quindi al lavoro: cambiò le lenzuola al letto di Ryo...al letto che presto avrebbero condiviso; spazzò la camera, sistemò il consueto disordine, stese un nuovo copriletto dai toni chiari e posizionò le candele, spiando di tanto in tanto dalla finestra l’ eventuale arrivo dell’ uomo...infine, soddisfatta, prese la preziosa scatola in cui era sistemato il completo e andò a farsi una doccia. Sotto il getto di acqua calda, pensò a quello scherzo ed all’ evolversi di quella situazione. 

 Era davvero quello che voleva?  

Non avrebbe voluto aspettare ancora un po', con il matrimonio e tutto quanto?  

In fondo era il suo sogno fin da bambina.... 

Che hai, ci ripensi, ora disse a sé stessa mentre attendeva che il tempo di posa del nuovo balsamo appena acquistato passasse; ormai sei in ballo...balla! Ma soprattutto, pensa alla faccia di Ryo quando ti vedrà! 

Sorrise. 

Fini ciò che stava facendo , infilò il prezioso completo e attese il suo arrivo; sapeva di rischiare una attesa lunga anche ore, ma non si perse d’animo e  quando vide la mini rossa rientrare nella rimessa, accese le candele e successivamente andò a stendersi, portando con sé il prezioso carico di tartine al caviale ed altri stuzzichini che avrebbe poggiato sapientemente sul suo corpo, sperando di non fare danni ed arrossendo al pensiero di ciò che sarebbe successo nel giro di pochissimo tempo. 

L’ attesa fu snervante.  

Ryo sembrò non arrivare poi, finalmente, il rumore di una porta e...silenzio. Nessuna voce a chiamarla, nessun rumore se non alcuni passi leggeri che si fermarono davanti alla porta.  

Quella porta.  

“Kaori, sei qui? Stai sistemando la mia stanza?” chiese Ryo, con voce stranamente allegra, come se nulla fosse. 

Lei, presa dal panico, rispose dopo una frazione di secondo. 

“Si, Ryo...entra pure” rispose trattenendo il fiato. 

“Non posso, Kaori. Esci tu, c’è una cosa che devi assolutamente vedere” rispose lui senza nemmeno girare la maniglia. Lei sbuffò. 

“Non posso, Ryo” rispose leggermente appanicata sperando di non dover dare ulteriori spiegazioni. 

Ryo, al di la della porta in compagnia di Mick, KazueMiki e Umibozu sorrise sotto i baffi. “ Se riesco a tirarla fuori di qui, poi è fatta” disse sottovoce agli amici. 

“Dai Kaori, non farti attendere...ma che diavolo stai facendo?” chiese Ryo, ancora, senza muoversi. 

Kaori fu presa dal panico. 

C’era qualcosa che non andava; le pareva tutto così strano. Inoltre, percepiva chiaramente altre persone intorno a loro, seppur non capisse se estremamente vicine o lontane. Decise di inventarsi una scusa sperando che lui non facesse nulla, attendendola fuori.  

Ryo... non posso...io...io non posso muovermi. Mi sono fatta male al piede metre spostavo l’ armadio” disse dando voce alla prima cosa che le venne in mente “ ma non preoccuparti, due minuti ed in qualche maniera ti raggiungo. 

Non l’ avesse mai fatto.  

Ryo, pallido, perse ogni cognizione ed entrò spaventato urlando il suo nome, salvo poi immobilizzarsi a meno di un metro da lei che aveva assunto nel frattempo un colorito somigliante a quello di un Borgogna d’ annata. 

“Ka- Kaori” balbettò sentendosi smorzare le parole in gola e avvampando come uno scolaretto alla prima cotta. Il cuore gli batteva forte e non capì subito cosa fosse successo; Kaori, dal canto suo, cercò di coprirsi nascondendosi con un cuscino agli sguardi degli amici, sulla porta. 

“io...io volevo farti una sorpresa” disse mentre il suo volto tornava ad un colorito chiaro, forse fin troppo; poi, d’ istinto, si alzò finendo per rovesciare intorno a sé tutto ciò che aveva preparato e... corse via, coprendosi il volto, sentendosi ridicolainfinitamente ridicola. 

“Beh, ha avuto una bella idea” cercò di sdrammatizzare Mick, prontamente redaguidito dalla sua donna che d’ istinto si mosse per seguire Kaori. 

“Aspetta” si sentì dire la donna, subito fermata da una mano. Mick stava osservando Ryo che si era mosso ed ora, con la faccia cupa, stava passando in mezzo a loro. 

 “Lascia che ci pensi lui”. 

Kazue abbassò il capo come per dare un assenso poi, scambiata una rapida occhiata con gli altri, si avviò verso l’ uscita.  

Forse era meglio lasciarli soli. 

 

 

Ryo salì le scale con il cuore pesante ed una scatola di velluto verde acqua nella tasca dei pantaloni. Sapeva che l’ avrebbe trovata sulla terrazza; era il loro posto, quello del cuore. In qualsiasi momento, stagione, ora ...spesso e volentieri si trovavano li, lo avevano sempre fatto ed anche questa volta ne fu così.   

Quando spalancò la porta, Kaori era davanti a lui, gli dava la schiena appoggiata alla balaustra in una fresco pomeriggio di marzo; indossava un bellissimo completo che sembrava disegnato su di lei e che risvegliò in lui l’ amico di mille giorni felici. Sta buono, pensò sorrisendo tra sé Ryo. Non è il momento, disse. 

Si avvicinò a Kaori, che non si mosse. Le sfiorò la schiena con le dita e poi si tolse la giacca, ponendola sulle sue spalle; era mezza nuda e non voleva che lei si buscasse un accidente. 

“Scusami, Ryo” disse lei chinando il capo, senza nemmeno girarsi.  

“Di cosa dovrei scusarti, Kaori? Mi hai preparato una bellissima sorpresa” rispose lui, mettendosi al suo fianco.  Osservò a lungo, con molta dolcezza, la donna che amava finchp lei finalmente si voltò e l’ uomo vide i suoi occhi pieni di lacrime. 

“Sono stata stupida, Ryo. Volevo solo farti uno scherzo, davvero. Cioè, io... ecco...volevo farti una sorpresa ma...non sono capace ” disse impacciata. Una lacrima rigò la guancia, prontamente raccolta dalle mani di Ryo. 

“Anche io ho fatto una cavolata, se è per quello, Kaori. Avrei voluto farti pure io una sorpresa.” 

“Che figuraccia, Ryo, chissà cosa pensano di me, ora, gli altri” disse lei allontanandosi dalla balaustra e da Ryo di qualche metro mentre si stringeva nella giacca dell’ uomo. 

“Cosa vuoi che pensino?” disse Ryo 

Lei si girò e lo fissò negli occhi. 

Era sereno, tranquillo.  

Bellissimo. 

“Penseranno che sia una pazza” disse lei mettendo il broncio. 

Ryo si avvicinò e la prese tra le braccia, stringendola forte. 

“...no, mia cara...ti assicuro che l’ unico pensiero che possono fare è che ci amiamo ed è naturale fare...ecco....” . 

 Era impacciato. 

 Lo stallone di Shinkuku non riusciva a finire una frase. 

“....penseranno che sia naturale che due persone innamorate facciano l’ amore e mangino tartire sul corpo dell’ altro? ” disse Kaori finendo la frase. Era una situazione davvero surreale, nessuno dei due sapeva bene cosa fare... 

 Lui annuì. 

“Allora...allora perché in questi mesi non mi hai mai sfiorata, se mi ami? Cosa c’è ancora che non va?” chiese lei, appoggiata con il viso al petto caldo dell’ uomo attraverso il quale sentì un lungo sospiro. 

“...Kaori, guardami” disse lui, sollevandole il viso con le mani; una volta incrociati i suoi occhi, le posò un bacio sulle labbra e rimase li, a pochi millimentri dalla sua pelle, nei suoi occhi.  

“...Volevo fare tutto per bene, Kaori... è vero, avrei dovuto parlartene e condividere con te i miei pensieri...ecco, Kaori” disse infine inginocchiandosi mentre lei , stupita, faceva un passo indietro “ la mia sorpresa era questa...io... vorrei chiederti si sposarmi. Fare le cose per bene, renderti mia moglie. Volevo aspettare questo, per regalarti me stesso, per fare di noi una persona sola”.  

Kaori, senza parole, lo fissò. Le gambe le tremavano ed il cuore sembrava uscire dal petto.  

Ryo tu....” disse; lui la fermò, chiedendole di poter parlare. Prese infine la scatola che aveva in tasca, l’ aprì e tese il braccio. 

“Posso offrirti solo la mia vita sgangherata, Kaori Makimura...ma come ti ho già detto una volta, è tutto ciò che ho e te lo dono con amore. Vuoi sposarmi, Kaori? Quando vuoi, dove vuoi, come vuoi. Farò qualsiasi cosa per te, per noi. Mi farò anche legare nudo dentro il futon, se vuoi.” disse Ryo teneramente cercando si sorrise e  lei, senza dire nulla, si lasciò andare: si inginocchiò davanti a lui. 

“Sono stata una scema, come al solito....ma Ryo...io...sei proprio sicuro di volere condividere la tua vita con me, con una pazza isterica  che non è capace di fare soprese. che inciampa persino nei suoi stessi passi e l’ ultima volta che ha usato una pistola ha distrutto mezza casa?” gli chiese, piangendo e  sorridendo al contempo. prendendo le mani e quella scatola tra le sue. 

“Sono pronto a tutto” rispose lui sorridendo; poi si rialzò, aiutando Kaori a fare lo stesso. Le infilò l’anello al dito e la sollevò da terra prendendola in braccio  scendendo le scale lentamente, senza dire nulla, assaporando il profumo dei suoi capelli.  

Però...quel completino è niente male. E’ opera di Eriko?” chiese malizioso aprendo la porta del loro appartamento e sincerandosi che gli ospiti se ne fossero andati.  

Lei annuì. 

“Bello...” disse con voce calma e profonda, facendo risvegliare gli istinti più impensabili perfino ai fiori dipinti sulla tovaglia di lino in cucina. 

Kaori lo fissò, con occhi languidi. 

“...ma...tu non volevi aspettare la prima notte di nozze e fare tutto con calma, con criterio?” chiese quindi ridacchiando mentre lui la posava sul divano, stendendosi sopra di lei. 

“…si, ma…non posso nemmeno dare una sbirciatina?” disse infilando la testa sotto il prezioso tessuto osservando estasiato il seno perfetto della donna. 

“…ormai" disse lei rassegnata, facendo una faccia delle sue  Ryo uscì dal suo nascondiglio e la fissò. Si guardarono, sentendosi felici, innamorati e stupidi  allo stesso tempo  sorrisero, entrambi, mentre il sole iniziava a tramontare su Shinjuku ed i loro corpi iniziano ad amarsi con tutta la dolcezza del mondo. 

 

 

 

 

 

   
 
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