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Autore: Brume    02/03/2021    3 recensioni
Come di consueto, alcune volte, la mia mente si perde ad immaginare scene , what if, sensazioni. Questa piccola OS è una di quelle volte. Non è nulla di che ma a me piace tanto: potrebbe essere un finale alternativo (l' inizio di una nuova vita) oppure....a voi l' interpretazione.
Come al solito (2) aggiungo un mio schizzo, ho poco tempo e troppa voglia di disegnare e questo è quello che ne è uscito.
Buona lettura, buona giornata . Barbara
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oscar passeggiava nel giardino, sfiorando languidamente con le dita i petali delle rose appena sbocciate. La leggera veste che ricopriva le forme del suo corpo si muoveva appena sotto la brezza gentile che arrivava dal mare, così come i capelli , al solito indomabili. La sua mente era sgombra da ogni pensiero; era fuggita li, apposta, per dimenticare le brutture di cui era stata testimone appena un mese prima; non voleva sentire altro che la musica prodotta dalle foglie o dalle onde del mare spinte dal vento.  Questo le bastava, per ora. 

 

 

Andrè ...sarebbe dovuto arrivare a momenti ed infatti comparve all’ improvviso, preceduto solo dal calpestio del suo cavallo. Scese dalla cavalcatura senza problemi nonostante sentisse ancora i postumi della battaglia e si recò da Oscar, che gli dava le spalle mentre osservava il mare.  

“Sono arrivato” disse, abbracciandola e poggiando il suo viso tra i capelli della donna, appena sopra la spalla destra; Oscar annusò l’ aria chiudendo gli occhi ed assaporando il profumo delle rose e quello di Andrè, un misto di aria fresca e sapone. 

“Ti aspettavao da due giorni, ormai” rispose lei senza voltarsi, ancora con gli occhi chiusi. Le mani di Andrè poggiarono sui suoi fianchi. 

“... Bernard mi voleva a Parigi. Io ne ho abbastanza, voglio solo stare con te. Abbiamo già dato...” rispose lui, girandola con un movimento rapido; era leggera, come la veste che indossava e sulla quale indugiò per un attimo. Oscar  lo fissò, facendo nascere in lui brividi di emozione e piacere; le loro labbra si incontrarono lente e solo dopo, solo dopo essersi cibati, rientrarono in casa. 

Andrè si tolse la giacca e raggiunse la donna, stesa su una delle chaise-longue accanto al camino; non diceva nulla, lo osservava. 

“Hai ragione, Andrè” disse  riprendendo il discorso“ ...abbiamo già dato...ed io non voglio tornare indietro”. Andrè la fissò, sorridendo, poggiando la sua mano sulle caviglie nude di lei. 

“Cosa faremo, ora?” le domandò.  

Non vi era né disperazione né paura nella sua voce; era una richiesta, la sua, nulla di più. Oscar poggiò il capo sul cuscino spostando lo sguardo al soffitto. 

“Non lo so...ma credo che dovremo allontanarci da tutto e tutti, se vorremo restare in pace” rispose . Andrè annuì e le sue mani continuarono nel loro percorso, infilandosi sotto la stoffa e risalendo fino ai fianchi; non vi era nulla di lascivo nel suo gesto ma era piuttosto qualcosa di logico, automatico, un modo per sottolineare la sua presenza ed il costante desiderio di lei.  

Oscar tornò a guardarlo, silenziosa; si mosse leggermente affinchè le proprie mani potessero sfiorare la capigliatura del suo amato e spostò il lungo ciuffo che gli copriva l’ occhio destro. 

“Come va ? La cicatrice è ormai guarita...la tua vista, come procede?” chiese. 

“Bene, direi. Il medico dal quale sono stato ha detto che a parte il naturale invecchiamento dell’ occhio, non avrò altri problemi. Il tutto dovrebbe essersi assestato” rispose. Lei sorrise, felice di quella notizia. 

“Hai avuto notizie anche della mia famiglia, quando eri a Parigi?” chiese poi con un certo timore. 

Andrè si alzò e lei notò che forse c’ era qualcosa che non andava; era pronta, nella sua anima, ad accogliere qualsiasi cosa. Si era preparata al peggio fin dal momento in cui lei ed il compagno avevano attraversato i cancelli della tenuta Jarjayes per non farvi più ritorno. 

“Tuo padre non si rassegna, ovviamente. Né a noi, né alla fine della monarchia” disse , fermo a pochi metri da lei, davanti alla porta che conduceva in giardino. Come se i pensieri gli stringessero in una morsa le carni, Andrè si liberò dello jabot e sfilò la camicia dai pantaloni, infine voltò il capo in direzione della donna che nel frattempo si era seduta , la schiena piegata in avanti ; le gambe allungate davanti a sé, fissava i suoi piedi. 

“Mi dispiace...ma sapevamo entrambi che sarebbe andata a finire così. Sia riguardo ai tuoi, che alla monarchia....” disse lui. 

Lei alzò il capo; spostò una ciocca di capelli e sorrise anche se gli occhi azzurri tradivano un velo di malinconia.Andrè le tornò vicino e si inginocchiò davanti a lei. 

“Non preoccuparti, amore mio. Stanno bene. Ho visto anche tua madre...di sfuggita... e sono sicuro che anche lei mi abbia notato; l’ ho intravista nei pressi delle porte orientali...” disse; poi la prese tra le braccia, stringendola forte. 

“Ce la faremo. Ci faremo la nostra vita e tutti saranno felici, Oscar. Prima o poi ci rivedremo....” disse cercando di consolarla; asciugò con la sua bocca le lacrime che rigavano il volto di lei e rimasero li, occhi negli occhi e fronte contro fronte, per un tempo infinito. 

“Senti, in paese c’è una piccola festa. Ci andiamo?” chiese poi Andrè, sviando l’ argomento. Voleva solo essere sereno e godersi la sua Oscar ed il loro amore. 

“Una festa?” chiese lei sopresa “ di questi tempi?” 

Lui alzò le spalle. 

“ Si vive una volta sola” rispose pronto “ forse queste persone hanno solo bisogno di normalità e stanno cercando di reagire a loro modo” disse; Oscar rimase in silenzio pensando che si, forse lui non aveva tutti i torti; la gente semplice non ha bisogno di proclami o altro , ha bisogno di pane, intorno al quale probabilmente si può anche essere allegri e imbastire una festa. Ci sarebbero andati. 

“Sarebbe una buona idea, Andrè. Ci farà bene svagarci un po'...quando ?” chiese, allontanandosi da lui ed avviandosi verso la stanza da letto. 

“Anche subito, se vuoi. Mettiti comoda e ricorda di mettere un cappello o un fazzoletto in testa... potrebbero riconoscerti” disse lui mentre Oscar annuiva ; la vide infine sparire dentro la stanza e uscì per aspettarla.Mentre osservava il mare pensò che forse avrebbe dovuto preparare il piccolo calesse e si avviò nella rimessa dietro casa; sistemò il suo cavallo e preparò tutto quanto. Quando Oscar arrivò, dopo una ventina di minuti, si avviarono silenziosi al piccolo paese distante solo un paio di chilometri. 

 

 

Il mondo che si aprì davanti ai loro occhi era di quanto più semplice ed allo stesso tempo meraviglioso avrebbero potuto immaginare; sembrava un luogo fuori dal mondo dove pareva che le vicissitudini ed i problemi della Francia non fossero nemmeno arrivati; la gente – famiglie, uomini, donne- passeggiava lentamente e sorridente tra gli unici due banchetti presenti mentre compagnie improvvisate di suonatori allietavano la giornata con melodie popolari. Andrè ed Oscar, mano nella mano, si dimenticarono per un attimo di tutto e si lasciarono trasportare dagli eventi: mangiarono quel poco cibo che trovarono nell’ unica locanda,  risero fino alle lacrime davanti alle barzellette sconce dell’ ubriaco di turno e camminarono, danzarono, ebbri di questa nuova vita che ancora non sapevano dove li avrebbe condotti.Solo al ritorno, dondolati dal procedere lento del cavallo, i loro volti tornarono malinconici . 

 

“Cosa ne sarà di noi?” domandò Oscar, nella notte stellata che li stava man mano avvolgendo. 

“Non lo so, e non mi importa. Conta essere vivi, conta essere insieme” rispose Andrè con un filo di voce. 

Oscar lo guardò e gli prese la mano. 

“Fermati” disse. Andrè fece ciò che gli chiese. 

“Che ti prende? “ domandò, quasi spaventato, trattenendo il fiato. Briganti? Militari? Pensò. 

Lei lo fissò e con un cenno del capo gli disse solamente : “Ascolta...”. 

Andrè lasciò le redini morbide e chiuse gli occhi, concentrandosi su ciò che avrebbe dovute sentire; presto alle sue orecchie giunse una voce, poco lontana. Aprì gli occhi e osservò stupitò Oscar che, rapita da quella melodia, era scesa a terra e si stava incamminando verso l’ origine di quel suono; scese a sua volta, la raggiunse prendendole la mano ed insieme camminarono, con le orecchie tese finchè al margine del bosco decisero di fermarsi. Non era consigliabile inoltrarsi e...stavano bene li, appoggiati al tronco di un grande albero. 

“Sembra una serenata” disse lui, cercando di carpirne le parole. Era una melodia dolce, a tratti malinconica; le parole, pronunciate  una lingua straniera, facevano volteggi tra le note e la musica di strumenti a corda creando un qualcosa che entrò subito nel loro cuore e nella loro anima; senza dire niente altro, i loro corpi si avvicinarono.  

Labbra posate leggere su quelle dell’altro, mani che sfioravano i rispettivi corpi  coperti da cicatrici... vennero presto avvolti e portati lontano, in un’altra dimensione,  senza che nemmeno se ne rendessero conto; i loro corpi si unirono, con movimenti lenti e dosati, quasi non volessero perdere una singola sensazione. 

Erano vivi, e tutto ciò bastava, ignari che  il destino li stava osservando dall’ alto di una stella, chiudendo gli occhi a su volta davanti a quell’ amore che difficilmente sarebbe stato mai arginato. 

“Ti amo” disse Andrè, tenendola stretta tra le braccia, nella radura silenziosa, tra i gemiti che riempivano la notte. 

“Ti amo” rispose Oscar, senza niente altro chiedere al mondo, agli uomini, alla sua vita. 

Sorridendo, ancora 

   
 
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