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Autore: inlovewithfour    05/03/2021    1 recensioni
Walburga Black aveva trascorso la sua vita ad educare i suoi amati due figli: Sirius e Regulus. Aveva insegnato loro l'arte di saper suonare il pianoforte, le buone maniere e le rune antiche. Non era mai riuscita però a dir loro quanto gli volesse bene e quanto importanti fossero per lei.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Orion Black, Regulus Black, Sirius Black, Walburga Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Walburga Black aveva trascorso la sua vita ad educare i suoi amati due figli: Sirius e Regulus. Aveva insegnato loro l'arte di saper suonare il pianoforte, le buone maniere e le rune antiche. Non era mai riuscita però a dir loro quanto gli volesse bene e quanto importanti fossero per lei. Ricordava bene che la prima parola del suo piccolo Sirius era stata mamma e di come dovette trattenersi dal piangere per l'emozione. Il maggiore era sempre stato il più sveglio dei due, il più ferrato nelle arti ed il suo prediletto. Era il suo primogenito e non poteva negare di nutrire un affetto particolare nei suoi confronto, sebbene amasse Regulus con tutto il suo cuore.

《Buonasera, Wal!》La salutò suo marito che rientrava dal lavoro, poggiando la bacchetta sul tavolo al quale lei era seduta.

《Papà!》Urlarono i bambini entusiasti scendendo le scale di corsa.

《Non correte!》Li riprese prontamente la madre. 《Non è un gesto adatto alla vostra posizione.》Gli ricordò severa.

《Secondo me, la mamma esagera.》Scherzò Orion abbracciando i suoi due figli forte a sé.

《Secondo me no.》Si alzò in piedi e si avvicinò al maggiore dei bambini, passando una mano tra i suoi ricci indomiti, cercando di riordinarli. 《Hai studiato l'ultima sonata che ti ho assegnato, Sirius?》Chiese con il suo solito tono glaciale ed inespressivo, al ché il bambino annuì un po' scocciato alzando gli occhi al cielo. Gesto che lei finse di non notare di proposito. 《Andiamo nella sala del pianoforte, allora.》E lui obbedì.

Questo ricordo sembrava non appartenerle più, era come se fosse la vita di un'altra, alla quale lei aveva assistito come spettatrice lontana e passiva. Quello non era Sirius, non poteva essere lui. Sirius Orion Black ormai non esisteva più, non era sull'arazzo e non ne avevano più parlato da quando era andato via di casa, arrecandole il disonore più grave della sua vita.

《Aspetta, aspetta, aspetta...》Il ragazzo con i capelli ricci accennò una risata amara gesticolando con la mano destra. 《Se ho capito bene hai intenzione di scegliere anche chi sposerò, non è così?》Chiese con il suo solito ed insopportabile fare canzonatorio ed insubordinato che sua madre tollerava a stento.

《Esattamente, Sirius, cosa ti turba?》Walburga incrociò le braccia, guardandolo dall'alto in basso

《Cosa mi turba? Mamma spero tu stia scherzando, questo è troppo!》Iniziò ad urlare, indignato.

《Fa' silenzio!》Lo redarguì prontamente puntandogli un dito contro, come evidente segno di rimprovero.

《Ne ho avuto abbastanza di fare silenzio!》Esclamò imbestialito, prendendo tutto ciò che gli capitava sotto mano ed infilandolo dentro al suo baule.

《Sentiamo, cos'è che staresti facendo?》Chiese lei con aria di superiorità ma senza riuscire a nascondere il suo profondo senso di fastidio.

《Che ti sembra che stia facendo? Me ne vado!》Rispose con ovvietà, riponendo le ultime cose prima di chiudere il baule e dirigersi verso la porta.

《Ma dove hai intenzione di andare, razza di depravato?》Gli urlò dietro, inseguendolo lungo il corridoio.

《Qualunque posto è meglio di questo inferno che hai costruito per rendere la mia vita miserabile quanto la tua.》Disse a denti stretti, guardandola con occhi pieni d'odio e dolore, prima di voltarsi di scatto ed andare via senza voltarsi indietro.

In quell'esatto momento Walburga Black capì cosa fosse il vero ed autentico dolore. Puro e lacerante, che si insinua come un cancro in tutto il corpo fino a disteuggerlo completamente. Quella notte andò nella stanza dell'arazzo e bruciò con la bacchetta il punto in cui appariva il viso di suo figlio. Restò a fissare il tessuto bruciato per qualche secondo, immobile, rimuginando e rimuginando su ciò che era appena accaduto. Poi il suo respiro divenne sempre più affannato, finché un urlo di disperazione non lasciò la sua gola senza consenso, facendola cadere in ginocchio esasperata, in preda alle lacrime. Regulus si affacciò alla porta, e svelto asciugò le lacrime versate per la dipartita del fratello per cercare di dare conforto a sua madre.

《Regulus!》Lo richiamò lei severa, con un filo di voce. Il ragazzino si avvicinò a lei con riluttanza, e si mise in ginocchio al suo fianco, vicino quanto bastava per poter guardare i suoi occhi scuri tristi e arrossati, che tenevano a stento a freno le lacrime. 《Tuo fratello è un ingrato, non merita il nostro dolore.》

Da quella notte decise di puntare tutto su Regulus. Sarebbe stato lui il suo figlio prediletto, avrebbe abbracciato i suoi ideali e reso onore alla loro famiglia come suo fratello maggiore non era stato capace di fare. Avrebbe sposato una ragazza di buona famiglia e mantenuto la purezza del sangue, e lei sarebbe stata fiera di lui.
Regulus infatti divenne ben presto un Mangiamorte e lei ne fu estremamente felice. Lui condivideva i suoi ideali, combatteva la sua battaglia, e riusciva a colmare il vuoto lasciato dal maggiore. Ne guariva le ferite, ne leniva il dolore. Ma poi la vita scelse di prendersi gioco di lei ancora una volta, portandole via suo marito, morto di vaiolo di drago, accanto al suo figlio devoto che non lo lasciò un attimo da solo. Gli stringeva la mano, tratteneva le lacrime e gli sussurrava parole rassicuranti. Lei non riuscì ad entrare nella stanza, non riuscì a fare altro che osservare suo marito apatica e glaciale dalla soglia della porta. Non voleva fare i conti con quel dolore, non poteva, perché non ce l'avrebbe fatta di nuovo a perdere qualcuno che amava. Quindi preferì esternarsi da tutto e innalzare un muro tra lei e ciò che le stava accadendo. Se la darebbe cavata benissimo anche senza Orion, continuava a ripetersi, poteva fare affidamento su se stessa, e aveva ancora Regulus con sé, lui non l'avrebbe lasciata, lui non l'avrebbe delusa, Regulus era il suo figlio prediletto e l'avrebbe supportata.
Quando suo marito esalò il suo ultimo fiato, suo figlio pianse disperato, continuando a stringere la mano di suo padre come se potesse riportarlo alla vita, ma senza successo ovviamente. Walburga non versò neanche una lacrima invece e si limitò a presenziare al funerale in silenzio, con la testa alta, ed il portamento regale che l'aveva sempre contraddistinta. Non esternava il suo dolore, lo custodiva gelosamente all'interno del suo cuore, pregando che nessuno notasse la sua vulnerabilità, non di nuovo.
I giorni a venire furono difficili, ma pian piano il dolore diveniva più sopportabile, e sapeva che in un modo o nell'altro sarebbe sopravvissuta anche quella volta.

《Sono molto fiera di te, Regulus.》 Ricordò a suo figlio che era andato a trovarla la frase che ormai ripeteva quasi come un mantra. Entrambi quella sera sedevano al tavolo della sala da pranzo, in attesa che Kreacher portasse loro la cena.

《Già.》Rispose il ragazzo pensieroso, iniziando a giocherellare con l'arrosto che aveva nel piatto. 《Lo so.》

《Com'è andata la tua giornata?》Gli chiese tendando di conversare con il figlio che sembrava non volesse saperne di proferire parola.

In quel periodo Regulus era distante, aveva sempre lo sguardo perso e pensieroso, sembrava vivere su un altro pianeta, lontano da tutti, lontano da lei. Non molto tempo dopo infatti, avvenne la catastofe.

《Buongiorno, zia.》La salutò Bellatrix, prendendo posto a fianco a lei sul divano insieme a suo marito Rodolphus.

《Bella, che piacere vederti! Kreacher prepara il tè!》Ordinò autoritaria, e l'elfo obbedì.

《Porto delle brutte notizie, purtroppo.》Disse la donna apparendo desolata, sebbene non lo fosse affatto. 《Regulus ha disobbedito agli ordini del Signore Oscuro, ed è stato giustiziato.》

Quello fu l'inizio della fine.
Walburga Black era sopravvissuta a stento alla delusione arrecatale dal figlio maggiore e quando quella profonda e lacerante ferita stava per guarire, anche suo marito l'aveva lasciata. Regulus l'aveva sostenuta, lui l'aveva resa fiera, lui l'aveva risollevata dal baratro in cui altrimenti si sarebbe lasciata morire. Il suo figlio prediletto, la sua unica speranza, il suo unico conforto era ormai andato come ogni cosa nella sua miserabile vita, come Sirius le aveva detto.
Si barricò in quella casa come se fosse la sua prigione personale, una fredda ed apatica cella nella quale attendere la morte inesorabile. Una morte attesa e quasi desiderata che le avrebbe donato la calma e la serenità che aspettava, che le avrebbe restituito suo figlio e suo marito, che le avrebbe restituito la pace.
  
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