Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Schoko26    11/03/2021    0 recensioni
Il destino può mutare, la nostra natura mai.
Uno scambio interculturale, una cotta vecchia quanto il mondo capace di risucchiarle l'anima e un fratello imbranato, porteranno Angelica Schneider a scoprire che tutto ciò in cui aveva sempre creduto non era altri che una bugia.
Due occhi azzurri (capelli biondo platino) e diciassette anni di restrizioni - perfezionismo - la porteranno a vivere in un mondo che aveva sempre creduto possibile solo nei suoi sogni. Sogni che le svelavano la sua vera natura - il suo vero io.
E poi l’amore. E la paura. E quella magia che, fin troppo tardi, aveva scoperto realtà.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Die Gemeinde

 

 

 

 

La vita poteva essere crudele, infima, asfissiante; era capace di toglierti tutto e lasciarti in un vicolo senza un soldo, la tua famiglia o la sola volontà di andare avanti. Lei era così - poco dolce, ironica e spesso capace di prenderti per il culo come nemmeno il bulletto dell’infanzia era stato in grado di fare. 
Ma… 
Giá. Ma… a volte la vita sapeva anche essere stucchevole - come il miele che ti avvolge la lingua, ogni papilla gustativa, bloccandosi poi in gola e lasciandoti con mille domande nella testa. E la prima é proprio perché. Del tipo << Perché cazzo ho mangiato del miele? >> . Ma poi quel torpore dato dalla consistenza pastosa lascia spazio alla dolcezza e al benessere - a quel sapore ineguagliabile, unico, capace di coccolarti anche se non ha mani o braccia. 

E allora la seconda domanda che ti sorge spontanea é << Perché diavolo non l´ho fatto prima? >> 

<< Perché non sono riuscito a godermi la vita prima d’ora? 

Perché era così difficile? >> Per poi abituarsi così facilmente a quel sapore e a quel senso di stentata felicità da dimenticare tutto il giorno dopo - quando la sveglia suona alle sei e tu odi il mondo solo per l’ovvio fatto di esserti alzato dal letto a quell’ora indecente. 
E allora, in momenti come quelli, Andreas Schneider arrivava alla conclusione che non era la vita ad essere così. Ma la loro anima. La sua e… quella della sua famiglia. 
Era come una maledizione. Una spada di Democle perennemente pendente sulla testa - capace di annullare qualsiasi sentimento che si avvicinasse alla felicità per fare spazio solo all’eterna insoddisfazione che li attanagliava. 
Eppure… in momenti come quelli, Andreas, sulla soglia dei quaranta, si rendeva conto di essere felice. E in pace con se stesso. Come mai gli era capitato in tutta la sua turbolenta vita.
Era strano come riuscisse ad identificare la parola felicità in un banale Brunch domenicale con tutte le persone che aveva imparato a voler bene nel corso della sua vita. In primis sua moglie, la bellissima donna dai capelli rossi intenta a versarsi del succo d´arancia mentre insultava amabilmente suo fratello maggiore.
L´unica che in ventisette anni gli era stata accanto anche quando non voleva - anche quando la sua parte buia era venuta fuori in tutta la sua prepotenza, stordendolo. Cambiandolo. Quasi uccidendolo. Come se non avesse fatto altro nella sua esistenza che prepararsi per venir fuori. 
<< Lo scotch alle due del pomeriggio non ti sembra un pó troppo Inglese persino per i tuoi gusti, papà? >> mormorò una voce leggera al suo orecchio sinistro e Andreas concesse uno dei suoi rari sorrisi a sua figlia minore, che gli attorciglió le braccia lunghe e pallide al collo. 
<< Quando c´é tutta la famiglia di tua madre al completo non é mai troppo presto per l’alcol, bambolina >> disse di rimando, godendo nel sentirla ridere. 
Angelica lasció la presa e prese posto sulla sedia di vimini al suo fianco, avvolta in un´impalpabile vestito di tulle bianco che avvolgeva il suo corpicino come una nuvola soffice.
Sua figlia era l’esempio lampante dell´insoddisfazione. Del tormento interiore che non riesce a cogliere alcuna felicità se non la completa perfezione di ogni singola sfaccettatura che era la vita. 
O bianco o nero, o tutto o niente o la vita o la morte. Non c’erano vie di mezzo o scale di grigio sulla sua strada, ma solo infinite salite costruite con le sue stesse mani e che le rendevano la vita difficile - proprio come piaceva a lei.
Proprio come era piaciuta a lui, tanto tempo fa - capace solo di incolpare la sua intera e ingiusta esistenza. 
<< C´é Louis questa sera >> disse, afferrando un piatto ricolmo dal tavolino di ferro battuto alla sua sinistra e guardandolo con gli occhi verde chiaro un pó lontani.
Andreas guardó verso l´entrata posteriore del giardino, osservando un ragazzo dai capelli neri fermo a coccolare Terry - il suo Golden Retriever, felice di quella riunione improvvisata. O del fatto di un essere un cane e quindi felice anche di aver fatto la cacca un paio d’ore prima.
Erano dannati, era quella la verità. Una famiglia maledetta che cercava, cercava e ancora cercava, senza mai arrivare alla fine. Lasciandosi sfuggire felicità e tranquillità - gioia e casa. - 
E sarebbero morti cosí. Lui lo sapeva. Andreas lo aveva visto. Con quella fiammella che era la loro anima, inquieta, mai soddisfatta - mai sazia. 
<< Sí, é venuto a darci la bella notizia >> rispose, lasciando che il ghiaccio si sciogliesse nello scotch. 
Angelica legó i capelli rossi, come quelli di sua madre, in una crocchia disordinata e lo fissò con i suoi grandi occhi capaci di magie; Andreas si era innamorato di quello sguardo a prima vista, quando in un letto d’ospedale lei aveva annunciato la sua nascita con un lungo vagito invece che con un pianto. L’aveva presa tra le braccia e aveva capito … sí, forse aveva capito che avrebbe potuto smettere di cercare. Da quel momento in poi. Per sempre.

<< Che notizia? >>

Samira Schutz, che altri non era la figlia del fratello di sua moglie, afferrò un bicchiere di cristallo e con un cucchiaino tintinnó delicatamente, attirando l’attenzione del resto della famiglia. 
Erano una trentina, ammassati lí nel giardino di casa sua e questo solitamente accadeva durante qualche festività o prima dell’inizio della scuola per i ragazzi - e quest’ultima era una di quelle. 
Angelica lo guardó sospettosa, ma si limitó a fissare la cugina intenta a scuotere i lunghi capelli castano ramati con un sorriso che resentava quasi la follia.
<< Possiamo rubarvi qualche minuto? >>

Louis la raggiunse, imbarazzato e Andreas nascose un sogghigno quando vide Etzel - il suo secondogenito - mimare un conato di vomito fingendo di ficcarsi due dita in gola.
Sua moglie prese posto sulle sue gambe, fasciata in un paio di pantaloni  blu notte che risaltavano - insieme alla camicetta di seta - i suoi grandi occhi verdi. Gli stessi della sua Angelica. E di Jakob, il suo primogenito. 
<< Io e Louis volevamo informarvi che quando quest’anno scolastico avrà fine, in estate, siete tutti invitati al nostro matrimonio! >> cinguettó Samira e in un attimo fu circondata da una trentina di persone pronte a congratularsi.
Angelica lo guardó furiosa e incapace di proferir parola, proprio come sua madre quando se ne usciva con una delle sue frasi sessiste, si alzò dalla sedia solo per andare a rintanarsi in camera sua - seguita dal cane.

<< É proprio persa. >>
Andreas guardó sua moglie Anja con curiosità e lei fece spallucce, scuotendo la testa. << Certo che a voi maschietti se anche la verità vi ballasse nuda sotto gli occhi, sareste in grado lo stesso di non accorgervene >> disse divertita, indicando con un cenno del mento sua nipote Samira e… il suo figlioccio, Louis.
<< Ma di che accidenti stai parlando? >>
Anja gli rubó un sorso di scotch con aria furba.
<< Louis é cresciuto in casa nostra e Angie gli é sempre stata appiccicata come una cozza. Lui era quello che la difendeva, che le portava un cioccolatino tutte le sere prima di andare a dormire… o che addirittura ci dormiva insieme se aveva paura.
Lei é sempre stata la sua "piccolina" e ad un certo punto, crescendo - e venendo invasa dagli ormoni - Angelica si é presa una bella cotta, una di quelle pesanti.
É stata dura per lei quando ha scoperto che usciva con sua cugina, ma addirittura sapere che si sposano… >> disse la donna, accendendosi una di quelle sigarette -  che si concedeva raramente - alla vaniglia.

<< Che cosa? >>
Di tutto quel discorso, sinceramente, Andreas aveva capito solo una cosa: pericolo. E gli lampeggiava sotto il naso con una grande scritta al neon capace di accecare persino un cieco.
<< Oh, andiamo… pensi davvero che Louis sarebbe stato capace di toccare anche solo col pensiero Angelica? Dopo tutti i sensi di colpa che si porta dietro nell´averlo accolto in casa nostra e cresciuto come un figlio?
Non lo farebbe mai. Ferirti, intendo. >> sbuffo Anja, guardandolo come se gli fosse spuntato un corno sulla fronte.

Ed era vero. Andreas poteva leggerglielo negli occhi d’ambra ogni volta che li incrociava. La paura, la tristezza, l’odio e la gratitudine - per essere stato cresciuto come il figlio che all’epoca doveva ancora arrivare. Per aver perso i suoi genitori quando non era ancora in grado di camminare - per essere un peso, una zavorra, un problema.
A volte Andreas odiava che si sentisse cosí. Perché, nonostante le ferite, il dolore e tutto ciò che era capitato negli anni in cui lui lo aveva preso in custodia, voleva veramente bene a Louis come se fosse suo.
<< Ciao >>

E parlando del diavolo…
<< Spuntano le corna >> borbottò a bassa voce, burbero, guadagnandosi un’occhiata interrogativa da parte del figlioccio - che prese il posto appena lasciato vacante da Angelica.
<< Congratulazioni >> Anja lo strinse in uno dei suoi delicati abbracci e Louis vi ci perse per qualche secondo prima di ringraziarla con voce timida.
<< Beh. Grazie. Ma in realtá sono qui anche per darvi un’altra notizia >> continuo, questa volta guadagnando la piena attenzione di entrambi. 
Anja questa volta non si sedette, rimanendo alle spalle del marito, e qualcosa dentro lei gli suggerì che non fosse una buona idea. Era come se… sí, come se un piccolo serpente le strisciasse sotto pelle - simile ad un antico richiamo - portandole un lungo brivido dietro la schiena.

<< Ti ascoltiamo >>
Louis afferró un piatto dal piccolo tavolino di ferro battuto, già ricolmo di cibo e continuò a sorridere, abbastanza tranquillo. << Come sapete, l´anno scorso mi hanno assunto come supplente nella scuola dei ragazzi - nulla di serio, per adesso, ma le cose vanno abbastanza bene >> inizió, spullicando le uova nel piatto.
Andreas annuí, orgoglioso del fatto che appena laureato Louis avesse trovato subito un impiego. E una moglie, a quanto pare, visto che a breve avrebbe fatto parte a tutti gli effetti della famiglia - visto che sposava nientepocodimeno sua nipote.
<< E che questo rimanga tra noi, ma in via del tutto confidenziale mi hanno detto che i ragazzi quest’anno partiranno per uno scambio interculturale con la partner ufficiale della nostra scuola, a Minneapolis, in America.
Rimarranno lí per tre mesi e sarà un’esperienza pazzesca! Angelica e Etzel rientrano nel gruppo scolastico scelto per lo scambio, naturalmente convocheranno una riunione con i genitori per informarli della scuola, degli spostamenti e tutto ciò che faranno i ragazzi una volta lí. 
E indovinate? Io sono stato scelto per essere uno degli accompagnatori! Fico, no? >> se aveva iniziato in modo molto pacato, il tono di voce era diventato quasi stridulo sulle ultime frasi - incapace di trattenere l’emozione nel vedersi affidato un compito così importante.

Andreas sbiancó e con gli occhi corse a sua moglie, col cuore che sembrava volergli scoppiare in gola. Lo sentiva contro le pareti dello sterno come se volesse rompergli le ossa e trapassargli la carne - ed era terribile.
Minnesota. Minneapolis. 
Il solo sentire il nome di quella città gli provocava violenti conati di vomito e negli occhi di sua moglie incontró la stessa paura, la stessa spregevole ansia in grado di divorare tutto ciò di buono che incontrava sul proprio cammino.
Stava per succedere qualcosa. Qualcosa che avrebbe rovinato tutto ciò che, con tanto impegno e dedizione, si era costruito nella vita; qualcosa che come un uragano impazzito avrebbe distrutto il castello di favole di cui si era circondato - fasullo, instabile, con fondamenta di carta pesta.

<< Andreas… >>
Non era possibile. 
Era come se dopo tanti anni il passato avesse deciso di tornare più infimo che mai - ricordandogli che non si scappa da ciò che era stato, da ciò che di terribile aveva fatto. Perché i fantasmi non sarebbero mai morti e lo avevano inseguito anche lí, a kilometri di distanza.
E ora… e ora volevano prendersi i suoi figli. I tre punti fermi che gli avevano impedito di impazzire dopo quello che aveva fatto. Quello che era stato in grado di fare.

<< Andreas, stai bene? Non devi preoccuparti, ci sarò io con loro e non permetterò - a costo della vita - che gli capiti qualcosa >> lo riprese Louis, ora solenne. 

<< Ma questa é un’esperienza davvero importante e i ragazzi non possono perdersela >> e con quelle parole guardò anche Anja, che si era aggrappata alle spalle del marito. Aveva le unghie conficcate nella maglia di cotone gialla e guardava il sole alto.
<< Sí, hai ragione >> mormorò e suo marito la guardò come se fosse impazzita.
Ma Anja lo sapeva. Ah, se lo sapeva. Sarebbe potuta scappare dal suo destino quanto voleva, ma lui sarebbe ritornato ancora e ancora, finché non gli avrebbero dato modo di compiersi.

E quella volta non ci sarebbero stati Santi o preghiere a salvarli, perché il destino - quella volta - ruotava attorno ciò che aveva di più caro al mondo.
Etzel. Angelica.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Schoko26