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Autore: _Nimue_    12/03/2021    6 recensioni
Dal testo:
-Il Caos, Generale, è nemico naturale del potere.-
Un sorriso scattò sul volto del Daiyokai, rivelando chiaramente all'ospite zanne forti ed acuminate
-Sei ambizioso Kirinmaru, come lo sono stato io...non interferirò sul tuo percorso.-
NOTA: nel testo sono presenti riferimenti ai primi minuti dell'episodio 22 e alla serie in generale di HnY
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, inu taisho
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Grande Generale Cane.

 

 

 

 

 

 

 

Mentre un piccolo demone pulce, di nome Myoga, saltava a perdifiato lungo i campi bagnati dal sole, un cielo brillante dominava imperioso le vaste terre occidentali, da poco riunite sotto l'egida di un potente Daiyokai appartenente al clan dei Cani. La sua corsa non era senza ragione, così come non lo era il tempo rimasto per riferire tempestivamente al Suo Signore i fatti della costa, che minuto dopo minuto si facevano sempre più drammatici.
Neanche la volpe a cui si era attaccato durante il tragitto aveva potuto aiutarlo a compiere la sua missione, dal momento che, affamata, si era volutamente fermata nei campi alla vista di una succulenta preda; ma per quanto anche il suo stomaco brontolasse, in cerca di una buona e calda porzione di sangue, la priorità del messaggio rimaneva ben più urgente. Se, infatti, le voci giunte dal Continente si fossero rivelate vere, molto presto si sarebbe tentata un'invasione.
Di vitale importanza, dunque, riferire a chi di dovere.

Tuttavia, nonostante la sua buona volontà, arrivò a destinazione solo alla luce del tramonto che, infuocato, colorava di un rosso cremisi il paesaggio. Tardi, troppo tardi. Ma cosa avrebbe potuto fare lui, che era solo una piccola pulce?
Trovò il suo Signore scrutare con curiosità il cielo vermiglio, assorto. Con un salto si pose sulla sua spalla e con un altro, come calamitato, si tuffò sulla porzione di collo scoperto dall'armatura, rifocillandosi estasiato pari ad una ghiotta ape su un candido fiore. Pochi attimi dopo, un sonoro claff rimbombò per tutta la stanza.

-Bentrovato, Myoga.-
-Ah Padrone! Il sapore del suo sangue è sempre rinvigorente, squisito oserei dire...- disse la pulce afflosciandosi, ormai sazia, sulla spalla del Generale.

Toga lo guardò dall'alto, incurvando un sopracciglio divertito dalle lusinghe. Non aveva mai conosciuto un demone pulce così sfacciato in vita sua, ed altrettanto bene sapeva che la deferenza di Myoga era direttamente proporzionale alle notizie che di volta in volta gli comunicava di ritorno dai suoi viaggi. Come sapeva, per certo, che all'arrivo del compagno, di solito, seguiva un pericolo. E difatti, le notizie non furono per niente rassicuranti.
-Ciò che credevamo ha avuto conferma, mio signore. Si parla di un'invasione, questo dicono i demoni inferiori nei villaggi sul grande mare d'Occidente. Alcuni, spaventati, si stanno riversando nelle foreste. Molti si stanno mettendo in viaggio per raggiungere il palazzo, perché sperano che Voi, in veste di Generale dell'Ovest, possiate proteggerli e guidarli in battaglia. Altri, al contrario, temo si uniranno al nemico...- finì di borbottare Myoga, sdegnato intimamente dalla loro mancanza di lealtà.
Toga, intuendo il suo rammarico, non nascose la sua posizione al riguardo - Amico mio, la lealtà è una dote che deve essere conquistata. Non mi tirerò indietro: le terre che ho ottenuto con il sangue non saranno abbandonate.-

-Mio signore, perdonatemi. E' giunto da Est un ospite che chiede di avere udienza.- -Bene Yukijin, lasciatelo passare.-

La sorpresa che colse Myoga fu enorme: la comparsa, sul vano della porta, di quel personaggio, proprio non era prevista. Che fosse una fortuita coincidenza?
Si nascose nella chioma del Generale, in ascolto.

-Da quanto tempo, Kirinmaru- Toga si avvicinò al nuovo arrivato, abbandonando la finestra e rivolgendo le spalle alla luce rossastra. Avvolto da essa i suoi occhi d'ambra brillavano elettrici, conferendo alla sua figura un'aurea autoritaria e benevola al tempo stesso. In una parola, immensa.
-Generale.- salutò il Demone.
Una fragorosa risata scosse le spalle di Toga -Kirinmaru! Non essere così formale, mi fai sentire un vecchio. A cosa devo la tua visita?- lo Yokai dalla lunga chioma scarlatta fissò le sue iridi smeraldine nelle calde gemme dorate del Daiyokai; rimaneva sempre folgorato dal tono di confidenza che quel demone gli porgeva. Sapeva perfettamente quanto la sua energia demoniaca non fosse ancora al Suo livello. Ma forse, presto...

-Giungo questa sera, presso di Voi, preoccupato da nuove che i miei stessi seguaci mi hanno poco fa riferito.-
Toga non si mostrò sorpreso e lo invitò silenziosamente a continuare.
-Sono qui per offrirvi la mia alleanza nella prossima imminente guerra: i miei seguaci sono pronti ad unirsi alle vostre truppe Generale.-
Toga si fece, se possibile, ancora più attento
-E cosa vorresti in cambio, Kirinmaru?-
L'Altro lo trapassò compiaciuto dalla perspicacia del nuovo Signore dell'Ovest, una delle caratteristiche che lui ampiamente ammirava in un guerriero.
-Niente che voi non possiate concedermi. Dopo questa battaglia ho intenzione di imporre il mio dominio sulle terre dell'Est, vi chiedo di non intralciare questo progetto.-
Il silenzio che seguì la richiesta si distese tra i due sotto forma di elettricità statica.
-Non è nei miei piani imporre l'egemonia su quelle terre. Ma mentirei se dicessi che non sto prestando attenzione alle lotte intestine che si stanno susseguendo in quell'area; detto ciò, sono altrettanto consapevole che il tuo potere è di gran lunga superiore a quello dei tuoi confratelli. Dimmi dunque: hai intenzione di imporre il Caos sull'Est dilaniato?-

La risposta non tardò ad arrivare:
-Il Caos, Generale, è nemico naturale del potere.-
Un sorriso scattò sul volto del Daiyokai, rivelando chiaramente all'ospite zanne forti ed acuminate -Sei ambizioso Kirinmaru, come lo sono stato io... non interferirò sul tuo percorso.-
Il discorso non proseguì, poiché lo yokai che aveva precedentemente annunciato l'ormai nuovo all'alleato dell'Est, si riversò come una furia nella stanza del colloquio, gridando sconvolto:

-Mio Signore! Mio Signore! Le Falene! Le Falene sono giunte dal Continente pronte alla guerra!-

Lo sguardo di intensa che intercorse tra i due Demoni creò un legame che avrebbe governato le terre del Giappone per i secoli a venire. Fu uno sguardo che gridava Battaglia.
Battaglia fu, cruda ed aspra nella sua forma più violenta; un'impresa che si concluse con un sigillo posto sul rivale dal Demone Cane in persona, destinato a perdurare per secoli. Così come il rancore scaturito da quel gesto, che avrebbe portato sete di vendetta e rivalsa sulle generazioni future.

Al grido di gloria per Il Grande Generale Cane e per Il Re delle Bestie, la connessione profonda tra l'Ovest e l'Est fu sancita.



***

 

Ad Est il dominio del Re delle Bestie divenne incontrastato. La sua forza accrebbe così tanto il suo potere che pochi anni passarono perché gli fu riconosciuto come legittimo il titolo di Daiyokai, Grande Demone.
Toga seguì sempre attentamente la posizione di Kirinmaru, sebbene cosciente che tra loro vigesse un accordo di non invasione, sapeva con pari certezza che i sottoposti del Generale dell'Est non accordavano la tacita lealtà che i due Demoni condividevano. Non erano compagni di venture, certo. Ma la loro esistenza era legata ad un vincolo pattuito tempo addietro, due forze comprimarie che convivevano in un equilibrio di potenza destinato a durare nonostante tutto.
Kirinmaru era un demone, una Bestia all'occasione, ma dotato di una spiccata intelligenza tattica e razionale, volto alle virtù guerriere di onore e giustizia; lo stesso scontro, qualora si fosse presentato, avrebbe dovuto seguire delle regole ben precise, perché altrimenti, lo sapevano entrambi, non ci sarebbe stata soddisfazione nel prevalere sull'avversario.
Schernendosi pensò che per come stavano le cose, Kirinmaru prima di provare a ucciderlo, l'avrebbe adeguatamente avvertito. Insomma, si sarebbe assicurato, per lo meno, uno scontro eguale.
Trovò il soggetto dei suoi pensieri con il volto rivolto alla notte scura, illuminato dalla luce lattiginosa di milioni di stelle.

-Neanche una sentinella su questa nave?- si palesò così, con lui non era solito alle formalità.
-Gli estranei mi infastidiscono, inoltre so proteggermi da solo Generale. Voi del clan dei Cani invece siete soliti muovervi in branco, siete così rumorosi.-
-Io non mi muovo in branco.- borbottò Toga meccanicamente, e a voce chiara disse – Ho sempre viaggiato solo.-
poi, come illuminandosi esclamò – Non mi reputi un nemico dunque.-
-Oh, dovrei?-  -No, Kirinmaru.-
Rimasero entrambi in silenzio, ammirando le tenebre e nutrendosi dell'energia dell'oceano sotto di loro. In lontananza dei tuoni fragorosi interruppero la quiete. -Abbiamo scalato la gerarchia demoniaca. Cosa ci rimane? Siamo animali senzienti forgiati dalle battaglie, senza guerra cosa siamo?-
Il Signore dell'Ovest sospirò prima di rispondere
-C'è rammarico nella tua voce.-
-Quella che sentite nella mia voce Generale è noia.-
-Noia. Un concetto così terreno, non trovi anche tu, Kirinmaru?- e poi cambiando discorso chiese – Vostra sorella non è qui?- Il padrone della nave non fu sorpreso del cambio repentino della discussione; il Generale era solito lanciare l'amo, stava agli altri saperlo cogliere. La chiamavano lungimiranza, lui la chiamava saggezza non richiesta.
-Zero è sulla terra ferma, non apprezza l'aria di tempesta.-
-Strano, è stata lei a chiamarmi.-

Come convocato, un turbine di nebbia grigia vorticò nell'ombra prendendo posto tra loro. Da esso prese forma una veste scura finemente ricamata che, come un guanto, si avvolse intorno ad una figura femminile, alta e dalla pelle chiarissima.
-Benvenuto Generale.-
-Zero-dono- disse Toga inchinandosi rispettosamente – è un piacere rivedervi, vi stavamo aspettando.- adagiando scherzosamente il braccio sulla spalla dell'altro che, a braccia incrociante, continuava a scrutare il cielo.
Un ventaglio schioccò rimbombando per il ponte della nave, coprendo in parte il volto dell'arrivata e lasciando alla vista dei demoni solo due grandi occhi verdi bosco.
-Suvvia Generale, eravate in buona compagnia.-
-In effetti vostro fratello è stranamente loquace questa sera.-
Non a sorpresa un grugnito infastidito giunse alle loro orecchie.
-Vi ho chiamato per mostrarvi una cosa Generale, qualcosa che entrambi dovete vedere.-
La mano affilata della donna, con un fruscio, si immerse nella sua veste portando alla luce un piccolo sacchetto di tela scura. Sembrava che il suo interno non potesse contenere che un minuscolo oggetto. Toga sentì il pelo della lunga coda rizzarsi. Prima ancora della vista la sua percezione aveva intuito cosa celasse la tela e Zero gliene diede la conferma quando sfilò da esso una sfera. La Sfera dei Quattro Spiriti.

I tre demoni si trovarono a guardare simultaneamente quella piccola perla brillante, ma ciò che le tre paia d'occhi esprimevano era ben differente. Se due di loro oscillavano tra l'indifferenza e il disgusto, la terza figura era al contrario affascinata dal particolare potere che fuoriusciva denso dal minuscolo oggetto.
-Come ne siete entrata in possesso?-
-Non è per questo che vi ho convocato Generale. Siete qui perché la Sfera mi ha mostrato una porzione di futuro. Un evento che essa stessa ha vissuto nel suo passato: una meteora, chiamata la Stella dello Spirito demoniaco, si abbatterà su queste terre tra tre giorni, distruggendole.-
I due Grandi Demoni si irrigidirono.
-La sfera chiede che uniate le forze per scongiurare questa catastrofe.-
-La sfera- masticò il Generale tra i denti – vuole sopravvivere.-
-E non è quello che vogliamo tutti Signore Dell'Ovest?-

Toga si fece pensieroso fino a che non incrociò, con naturalezza, lo sguardo di Kirinmaru e allora parlò per entrambi: - Così sia. Ci occuperemo della questione. Ma se posso porgervi un consiglio mia signora, diffidate da ciò che la sfera vi mostra. Potrebbe rivelarsi insidiosa poiché, fintantoché al suo interno si scontreranno energie contrapposte, sarà suscettibile ai tumulti dello spirito del possessore.-
Dettò ciò si rivolse al Re delle Bestie
–Tra tre giorni a partire da ora aspetterò il tuo arrivo nella residenza della mia promessa. Un luogo adatto ad uno scontro di questo genere e abbastanza lontano da non provocare disordine sulle nostre terre.- con ferma decisione alzò la mano artigliata posandola sulla spalla del demone. La strinse con forza, fiducioso
-Ti aspetto, Kirinmaru.- si voltò un'ultima volta verso Zero e determinato corse sul ponte dell'imbarcazione spiccando il volo, diretto ad Ovest.

 

Tre giorni dopo l'azione unita dei due Daiyokai scongiurò il pericolo che la sfera aveva predetto.
Lasciando il castello nel cielo si diressero insieme verso la terra ancora oscurata dal buio.
-Una dimora sfarzosa Generale, voi Cani non vi smentite mai.-
Toga rise scuotendo la testa -Non ho intenzione di rinchiudermi in un castello, continuerò a viaggiare. L'Ovest reclama un erede, ma la mia presenza è richiesta altrove.- concluse, serio.
Il demone mascherato sbadigliò, strascicando una serie di parole che solo un udito finissimo avrebbe potuto cogliere
-Oh, il Grande Generale che rifugge dalle responsabilità matrimoniali...questa proprio...-

-Kirinmaru, vorrei che prestassi attenzione alle mie parole... ti chiedo di essere prudente: un uso sconsiderato della sfera dei quattro spiriti potrebbe essere pericoloso, anche per dei demoni del nostro livello.-
Un attimo dopo aver pronunciato il suo pensiero dei sonori sospiri fecero capire a Toga che il demone sdraiato al suo fianco, oltre a non aver probabilmente afferrato le sue parole, si era addormentato profondamente.
Piantò gli occhi ferini sul corpo del compagno disteso sull'erba e sorrise sentendo i muscoli per larga parte sempre rigidi finalmente distesi, privi di tensione. Si rallegrò al pensiero che probabilmente Kirinmaru si sentiva allo stesso modo, tranquillo tanto da addormentarsi. Erano padroni che contrapponevano la loro supremazia su terre confinanti, ma governare ed imporre la propria posizione su una gerarchia di demoni per la maggior parte spinti dall'incontinenza viscerale e brama viziosa non aiutava il rapporto tra essi: dispute per il territorio e per la conquista di anche un piccola porzione di potere erano all'ordine del giorno. Un bottino ghiotto per i molti che imperversavano in quelle regioni. La prevaricazione sconsiderata della razza demoniaca su quella umana lo teneva impegnato su più fronti e, anche se Kirinmaru non possedeva la compassione a lui cara, era rassicurato dalla dignità del demone. C'era ancora tanto da fare in quel mondo. Sentì dei passi avvicinarsi, la nobile sorella era discesa dalle nuvole per congratularsi con lui.
-E' stato Kirinmaru a fare il grosso del lavoro.- controbatté cortese
-Come siete modesto Generale.-
La modestia non era una sua caratteristica principale, così come considerava la vanità altrettanto superflua.
-Sta dormendo beato.- rivolgendosi, questa volta, al fratello.
-Deve essere perché ci siete voi al suo fianco Zero-dono. Vi prendente sempre cura di lui.-
-Non otterrete nulla lodandomi.- squittì la donna, portandosi con un gesto elegante la mano alla bocca dipinta.
Di quello, pensò, non era sicuro. Tuttavia sorrise cordiale –Bene, tornerò nelle terre occidentali. Alla prossima occasione
Zero-dono.- fece per girarsi quando ella lo chiamò di nuovo.
-Generale...chissà per quanto tempo continueremo a fare tutto questo.-
Toga aspirò a pieni polmoni la vastità dell'oscurità sopra di loro –Chi lo sa. Noi demoni camminiamo in un viaggio senza fine, non sappiamo quale sia la nostra meta.- o almeno, lui doveva ancora realizzarla –forse un giorno arriverà la fine anche per noi.- si accorse di proferire quelle parole con serenità sincera, e poi riflettendo, si decise ad aggiungere –Qualunque sia la meta cui giungeremo, qualunque sia la fine che ci attende, voi siete come siete Zero-dono. E desidero che possiate rimanere così per sempre.-
Sperò che quelle parole, pronunciate senza malizia, potessero rincuorarla e soprattutto potessero distoglierla dall'attenzione per quella dannata sfera. Se ne andò, lasciando alle spalle i due fratelli dell'Est con la consapevolezza che si sarebbero rincontrati un giorno, sicuro che fino a quel momento si sarebbero protetti le spalle a vicenda.
Qualunque sia la meta a cui sono destinato, qualunque cosa mi riservi il futuro, la proteggerò. Siamo ciò che siamo, ma possiamo essere di più?

 


****

 


L'insurrezione del Clan delle Pantere fu talmente ostica da risultare difficile anche per lui, Demone centenario.
Sebbene suo figlio Sesshomaru avesse preso parte ai combattimenti, distinguendosi per la spietata abilità guerriera, il suo comportamento scostante intriso di arroganza lo incupiva, sommandosi alle preoccupazioni che in quei tempi affollavano la sua mente. Sesshomaru era stato decisivo nella disfatta del clan nemico, inutile mentire. Nonostante questo punto a favore, la freddezza con cui compiva le azioni era talmente micidiale da far nascere una riverenza impregnata di timore, un sentimento che non avrebbe reso stabile, in futuro, la sua ascesa al potere.
Erano carne della stessa carne, tuttavia estranei. 
Percepiva perennemente il rammarico del figlio, che puntualmente osteggiava la tolleranza e la politica di mediazione costruita con gli anni con i capi umani; disprezzati al tal punto da pensare di essere disprezzato in egual maniera. 
Fu così che in quel periodo di grandi tormenti e di instabilità territoriale, dovuta anche alle continue guerre feudali che imperversano nell'isola giapponese, conobbe una donna.
Una donna umana, una principessa, di nome Izayoi.
Il loro incontro non fu premeditato, fu il destino a incrociare le loro strade e fu tutta loro la possibilità di cogliere nella profonda diversità che li segnava qualcosa di nuovo e di infinitamente dolce.
In uno dei tanti viaggi presso le corti feudali sparse nella regione, si imbatté in un corteo che scortava alcuni nobili minori al castello ove era diretto. La pratica in uso al tempo era quella di tenere come ostaggio alla corte del Signore vari personaggi dei feudi assoggettati, legandoli in questo modo ad un vincolo coercitivo di fedeltà; un'usanza necessaria se si voleva mantenere l'ordine nei fondi.

Il loro primo incontro avvenne in una giornata burrascosa, mentre immobile sotto la pioggia scrosciante cercava di purificare la sua mente dal puzzo degli intrighi signorili, lei, forse con troppa avventatezza, stava cercando riparo in uno dei tanti gazebi nei giardini della corte. Le sue orecchie canine riuscirono a captare un singhiozzo soffocato seguito da una serie di mugolii impacciati: realizzò, riprendendo coscienza del suo copro, che qualcuno era caduto ed era in difficoltà. Fu così che la vide la prima volta. Per terra, fradicia, e con i lunghi capelli corvini appiccicati al volto. Bellissima. Fragile come il bocciolo più delicato, teso, in attesa di poter sbocciare e seguire la potenza ancestrale della vita. In un circolo senza fine. Izayoi. 
Si avvicinò cauto e inchinandosi annunciò la sua presenza, poi si abbassò sulle ginocchia, alla sua altezza.

-Mi permette di aiutarla mia signora?-
Le guance della ragazza, delicate e giovani, si imporporarono graziosamente
-Io...Io non riesco ad alzarmi mio signore. Ho la veste pesante d'acqua e forse la caviglia malridotta dalla caduta.-
si prese il viso nelle piccole mani per coprirsi, imbarazzata.
-Vorrei aiutarla, me lo permette?- ripeté.
Non voleva toccarla senza il suo permesso, il contatto non richiesto tra un uomo e una donna di nobili origini era sconveniente tra gli umani.
-Si-si certo, mi sarebbe davvero d'aiuto.- disse la giovine, costringendosi a guardare quell'essere inumano negli occhi dorati. Non voleva essere scortese.
Toga si avvicinò cauto e con un gesto che non rivelava il minimo sforzo le circondò la vita, attirandosela al petto. Dopo di che afferrò la piega delle gambe per portarla in braccio e si alzò attento. Un profumo intenso lo colpì, inebriandolo. Il suo olfatto sviluppato riuscì a percepire il miscuglio di emozioni che scuotevano la giovane tra le sue braccia, ma decise di rimanere impassibile per non procurale ulteriore turbamento.

-Dove si trovano le vostre stanze?-
-Nell'area nord del palazzo mio signore, poco lontano da qui.-
-Bene.- agilmente il Generale spiccò un salto, trattenendola a sé.
Sentì il fiato di lei, mozzato e caldo, sul suo collo e cercò di rassicurala stringendola ulteriormente, oltre la buona etichetta. Non l'avrebbe lasciata cadere.
Atterrò senza rumore nell'ampio terrazzo di quelle che, ad un sguardo veloce, dovevano essere le sue stanze private. Dopo poco la ragazza, ancora abbarbicata al suo collo, sussurrò gentilmente - Siete il Demone in visita al castello.- non era una domanda, quanto più una costatazione.
Il Generale si avvicinò al talamo al centro dell'ampia camera, scostò le tende azzurrine che avvolgevano come un sogno quell'intimo spazio e, posandola delicatamente su di esso, rispose senza fretta. -E così.- disse, guardandola – Il mio nome è Toga, mia signora.-
La ragazza annuì consapevole – Siete colui che chiamano Signore dell'Ovest.- poi come a volerlo ringraziare aggiunse: - Il mio nome è Izayoi, Generale.-
Toga sprofondò in due occhi scuri e limpidi circondati da ciglia folte e bagnate di pioggia, mai caduta fu così dolce. Ciò che vi lesse lo ammaliò ancora di più, lo stava ringraziando sinceramente per il suo aiuto non dovuto.
Ripeté il nome di quella donna come in un sogno, come se ripetendolo ad alta voce potesse attaccarselo addosso e utilizzarlo come ancora per ritornare alla realtà: -Izayoi.- 
Con un profondo inchino le catturò un mano ancora intorpidita dal freddo, portandola a sfiorargli il volto, in un gesto di sottomissione. La donna, sorpresa, spalancò gli occhi bruni. Il Demone, dopo quella che parve un'eternità, si ritirò richiudendo le tende attorno a lei, interrompendo il contatto visivo per  abbandonarla alle cure delle ancelle che presto, i
passi affannati nel corridoio lo confermavano, sarebbero giunte nelle stanze.

Da quel giorno la cercò ovunque nei giardini della residenza signorile, arrivò persino a seguire il suo profumo pur di vederla. All'inizio si limitò ad osservarla da lontano, incuriosito da ciò che faceva e da come impiegava il suo tempo, senza riuscire ad avvicinarsi. Fino a che una mattina se la ritrovò inaspettatamente davanti. Era apparentemente sola, seduta nel rigoglioso prato sotto la sua finestra. Fu un attimo, la ragazza alzò lo sguardo e lo incatenò al suo che, spudorato, la fissava.
-Mio Signore.- salutò lei, inchinando il viso.
-E' un piacere rivedervi Izayoi. Come va la vostra caviglia?-
-Molto meglio Generale- ed interdetta aggiunse -Mi chiedo perché abbiate aspettato tanto a chiederlo, ho saputo dalla mia dama di compagnia che vi siete aggirato spesso da queste parti.-
Colto alla sprovvista non poté fare a meno di volgere gli occhi altrove scusandosi
-Non era mia intenzione offendervi in alcun modo Izayoi.-

-Lo so Generale.- e poi indicando i fiori ai suoi piedi chiese – Vi piacciono?-

 

Si scoprirono attimo dopo attimo, incontrandosi quando possibile per non destare pettegolezzi, fino al momento in cui lui dovette lasciarla. -Questa notte partirò, ho dilungato troppo la mia permanenza in questo luogo.- la sicurezza della voce mascherava ciò che il suo animo provava, stava tremando. Lei annuì guardandosi le mani, immobile.
-Izayoi- disse allora -Non importa dove sarò, tornerò sempre da te.-
-Mio signore...- catturando, con un gesto che di controllato aveva ben poco, una porzione del suo kimono, stringendola avaramente tra le dita -Tra pochi mesi tornerò nella dimora dove sono cresciuta, non vi vedrò più.- sussurrò disperata.
Toga le prese il volto con la mani raccogliendo le lacrime che, tristi, sfuggivano dagli occhi annebbiati di lei.
Le alzò il mento, costringendola a guardarlo e ripeté lentamente, affinché lei imprimesse nella sua memoria, quelle poche parole: -Non importa dove sarai Izayoi, io ti troverò sempre.-
E così fu. La trovò e si fecero una cosa sola, desiderandosi sempre di più ogni volta; l'amava incondizionatamente, l'unica in grado di regalargli un'isola di pace in una vita di guerra. Izayoi era il suo porto sicuro, la sua ancora, la sua umanità. Decise di chiederla in sposa, legandola a sé in tutti i modi umanamente possibili
-Voglio che tu sia mia, qui e per sempre. Voglio che tutti sappiano che io ti amo e che ti proteggerò sempre, fino al mio ultimo respiro.-

 

 

Le difficoltà però giungono sempre inaspettate. 
Totalmente inaspettata fu la comparsa di Kirinmaru. Se lo ritrovò semplicemente davanti, impassibile. -E' vero dunque?-
-Sono sorpreso di vederti Kirinmaru.- Toga alzò la testa, profondamente stupito.
-Ho chiesto: è vero?- il tono duro che gli rivolse lo fece desistere da ogni tentativo di mantenere un tono amichevole.
Percepiva la sua aurea furiosa addensare l'aria intorno a loro, fremente.
-Calmati. Non capisco a cosa ti riferisci.-
Il Re delle Bestie sputò freddamente lo sconcerto per la serie di circostanze che aveva appreso dai suoi sottoposti; la sua unione con l'umana tempo addietro e il figlio che lei, al momento, portava in grembo.
-Quale sarebbe il problema?- pronunciò, adirato.
-Non dovrebbe esistere uno scempio simile.-
Il viso di toga si indurì ancora di più e serrò impulsivamente la mascella, tanto far pulsare le zanne nella sua bocca – Attento, Kirinmaru. Non ti permetto di parlare così di mio figlio.-
-E io non vi permetto di mettere al mondo il mezzo demone che potrebbe diventare la causa della mia disfatta. Esiste una profezia Generale, una profezia che dichiara la mia fine per mano di un abominio simile. E Proprio voi, il Grande Generale dell'Ovest, siete il padre bastardo del mezzo demone, una bizzarra coincidenza devo supporre?-
Toga non poteva credere a quelle parole piene di amarezza.
Si avvicinò a grandi falcate, gli prese le spalle e lo scosse forte, la rabbia e l'incredulità si alternavano sul suo volto, distorcendolo -Pensi davvero che abbia premeditato tutto questo? Pensi che addestrerei mio figlio allo scopo di ucciderti? Tu, un mio alleato?-

Deciso il Daiyokai dell'Est allontanò bruscamente le mani del Generale
-Non sono vostro alleato Signore dell'Ovest, non più. Da oggi sarete il mio rivale principale, considerate ogni vincolo sciolto.-

E allora capì tutto. Toga ringhiò furioso, incapace di mantenere la calma
-Vi avevo avvertito. La sfera dei quattro spiriti è un oggetto insidioso, fraudolento.-
Kirinmaru assottigliò lo sguardo, incurante.
Teso come una fune, rigido nelle spalle e con i piedi saldati al terreno dichiarò imperioso:
-Io vi avverto ora Generale, non ci sarà pace tra noi. L'Est e L'Ovest sono destinati a scontrarsi.-
e con queste ultime parole sparì dalla vista di Toga, fulmineo, così come era arrivato.

Rimase immobile per un tempo che non seppe definire, l'incomprensione di ciò che era avvenuto, l'amarezza di ciò che era stato detto lo scossero nel profondo. Un istinto animale lo spronava a cavalcare il vento e staccare la testa a morsi allo stolto che aveva osato minacciarlo, minacciare Izayoi e suo figlio. Nelle sue vene il sangue ribolliva incandescente e la trasformazione nella sua forma demoniaca arrivò incontrollata come non avveniva da anni. L'aura immensa della sua energia lo avvolse proiettandolo verso il cielo. La schiena si piegò, il volto si allungò e la bocca incominciò a digrignare spasmodicamente le zanne. Le gambe e le braccia divennero zampe e la coda vaporosa lo circondò come uno scudo, mentre furioso sorvolava le sue terre. Paradossalmente la sua forma di demone gli permise di rilasciare una notevole quantità di potere, liberando la testa fino a quel momento annebbiata.
Nella sua forma bestiale gli anni vissuti gli attraversarono la mente, divorandolo. Non si pentiva di niente, il destino l'aveva portato dove lui aveva deciso di essere: aveva scelto la sua meta, si sarebbe assunto le responsabilità di questa decisione. In un percorso apparentemente senza fine che legava la sua natura al mondo, aveva trovato un punto fermo, la sua nuova coordinata d'azione. Toga aveva scelto, si era fermato. Ed in quel momento decise che avrebbe dato la stessa possibilità anche ai suoi figli, la possibilità di capire che oltre al dominio c'è qualcosa di infinitamente più grande. Qualcosa per cui vale la pena sacrificarsi.

Atterrò, di nuovo nella sua forma umana, nell'unico posto dove sarebbe potuto andare a rifugiarsi. Crollò in ginocchio, guardando il cielo tinto d'oro del tramonto che si faceva beffe di lui. Quel colore faceva a pugni con il tormento che continuava a scuotergli l'animo. Solo quando la vide camminare verso di lui, quando lo abbracciò e gli accarezzò con dolcezza la lunga chioma argentata, ritrovò finalmente se stesso. La sua più grande debolezza era anche la sua forza.

 

 


NdA
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo, questa volta con una oneshot sul Generale :)
Era da un po' che ci pensavo e dopo aver visto l'ultimo episodio...beh, è venuta fuori da sola.
Ho declinato alcune battaglie presenti nella serie originale e la Sfera dei quattro spiriti per sviluppare l'arco narrativo, che comunque più o meno tratta 300 anni di storia ( se ho fatto bene i calcoli ahah) Spero di non aver fatto un pastrocchio Xd
Se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate ^.^
Nimue

   
 
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