La porta della stanza, ad un tratto, si aprì ed entrò Nanà, con le braccia ingombre di anemoni viola e blu. – Non ci sono segni di miglioramento? – chiese, il tono speranzoso. Kazuya, sentendo le sue parole, si girò di scatto, il volto distorto in una maschera di collera. – Non lo vedi da te? Si è per caso risvegliato? – la aggredì lui, rabbioso. Colta di sorpresa dall’atteggiamento di lui, la pilota arretrò d’un passo, mortificata. – Mi… Mi dispiace… Me ne vado. – balbettò. Accortosi della sua reazione esagerata, Kauya imprecò contro se stesso e si strinse la testa tra le mani. – Scusami Nanà… So che tu non c’entri, ma questa situazione mi distrugge. Non dovrei pensarlo, ma ho paura che non si risvegli mai più. – spiegò, affranto. La ragazza sussultò e, a stento, riprese la sua compostezza. Forse, avrebbero dovuto cominciare a pensare ad una simile eventualità, ma anche lei, a quel pensiero, si sentiva sommersa dalla disperazione. La sua mente non riusciva a dare consistenza a quell’ipotesi infausta. – Non può morire. Non può, Nanà. Non lo sopporterei. – balbettò Kazuya, triste. La pilota lo guardò, stupita. Il pilota di Daimos era scosso da violenti tremiti e nei suoi occhi tremavano lacrime di frustrazione e d’ira. Posò i fiori in un vaso, situato a destra del letto del giovane, poi si avvicinò a Kazuya e gli prese le mani. Temeva di suscitare equivoci col suo gesto, ma non le importava. I sentimenti d’amore, in quel momento, perdevano di importanza, perché una persona da loro ardentemente amata combatteva contro una morte immeritata. Kazuya aveva bisogno dell’aiuto di una persona amica, capace di trasmettergli speranza.
Il pilota di Daimovich non si mosse e tacque. Conosceva i sentimenti di Nanà per lui, eppure non aveva avvertito nulla in quel tocco. – Guardami, Kazuya. – gli ordinò lei, il tono dolce, seppur fermo. Kazuya, ostinato, non la fissava, quasi si vergognasse di qualcosa. Ma non aveva senso tale sentimento, perché lui non aveva commesso alcun atto crudele. La vergogna doveva ricadere su Miwa e sui suoi uomini, che li avevano attaccati in un momento di pausa. Il giovane girò la testa e i suoi occhi castani si rifletterono negli occhi blu di lei. – Io conosco Kyoshiro molto bene. Ed è molto difficile che lui doni amicizia a qualcuno. Ma, quando una persona conquista il suo affetto, può considerarsi fortunato, perché è disposto a proteggere chi ama con la sua stessa vita. Forse, è una conseguenza del suo passato…– commentò Nanà. Girò la testa e i suoi occhi fissarono la figura addormentata dello spadaccino. Chissà, quel sonno artificiale gli consentiva di creare un legame coi suoi genitori, deceduti troppo presto, a causa della povertà e della fame. Non lo aveva mai ammesso, ma aveva sempre sofferto per la sua condizione di orfano. Forse, invidiava Kazuya, perché aveva conosciuto l’affetto e le premure di una famiglia. – Tu non ti devi sentire in colpa per questo. Kyoshiro ti vuole bene e, per questo, ha scelto di difenderti. Con simili rimorsi, faresti un torto alla sua intelligenza. – mormorò lei, pacata. Kazuya sbarrò gli occhi, stupito. Aveva ritenuto Nanà ingenua, malgrado le sue abilità di combattente, eppure, con lucidità, aveva esposto le ragioni del suo tormento. Temeva per la sorte di Kyoshiro e si sentiva in colpa per le sue condizioni. Le parole della sua compagna erano giuste e la sua mente le condivideva, ma il suo cuore era straziato dal rimorso. E non riusciva a liberarsi di questa sensazione così amara. – Hai ragione… Ma io non riesco a liberarmi di questo sentimento. Forse, è l’angoscia di queste giornate, che mi toglie la lucidità. Ma non riesco a non sentire questo rimorso. Mi faccio schifo. – confessò. Finalmente, era riuscito a confessare la verità. Aveva paura di perdere il suo migliore amico senza potere fare nulla. Ed era stufo di assistere a tante morti, senza potere fare nulla. A cosa serviva essere l’eroe di Daimos? La giovane pilota gli strinse le mani con ancora più forza. – Allora lascia che sia io ad occuparmi di lui. Tu riposati, vai in palestra. Fai qualsiasi cosa per non pensare. Se dovesse cambiare qualcosa, non esiterò ad avvertirti. – promise. Kazuya accennò ad un sorriso e la sua mano, gentile, sfiorò la guancia destra dell’amica. Sì, aveva ragione la sua amica. Doveva riposare la sua mente e trasmettere positività al suo amico dormiente. – Cercherò di fare quello che tu dici, Nanà. –