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Autore: ArwenDurin    14/03/2021    1 recensioni
Johnlock, s3, TSOT.
"Avrebbe voluto rimanere lì fuori nel buio e in silenzio, illuminato soltanto dalla luce della luna ma sapeva cosa sarebbe successo se l’avesse fatto, e ben poteva prevedere che il suo sguardo si sarebbe poggiato alle grandi vetrate della villa e avrebbe cercato John. Guardarlo ballare, divertirsi e amare senza di lui…e immaginare di nuovo danzare lì con lui, più così non avrebbe trattenuto quel pianto che da un bel po’ voleva uscire.
Si scrollò di dosso quelle sensazioni e chiudendo gli occhi un istante, riprese il suo cammino, allontanandosi da quella festa e da John, quando improvvisamente si bloccò.
A pochi passi da lui, di spalle e solo, c’era proprio il suo migliore amico."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I rumori della festa si attenuavano sempre di più, diventando come un eco di ricordi peggiori che avesse mai provato, ma più si allontanava, meglio poteva respirare. Una mezza luna crescente illuminava il cielo e c’erano poche stelle ad accoglierlo nella notte, Sherlock si tirò su il bavero del cappotto per coprirsi dal freddo pungente, così prorompente da entrarti nelle ossa e dimorare nell’anima…ma questo era quello che voleva far credere, che fosse soltanto per il freddo ambientale che si copriva.
In realtà ben sapeva che era una protezione, uno scudo alla sofferenza che stava provando, si diceva che essa potesse farti sentire vivo ma era un’idiota credenza, in realtà lui non si era mai sentito tanto solo e abbandonato.
Era una sensazione stupida, sapeva com’erano quelle cerimonie, e le persone ai matrimoni… lui non ne faceva parte, certo era stato il testimone di nozze John, onore e pena di cui l’altro l’aveva ricoperto ma niente di più; non era come loro e non era felice.
Ci aveva provato a esserlo per il suo migliore amico, aveva persino sorriso all’altro quando il loro sguardo si era incontrato all’altare nell’attendere la sposa, e in quel frangente di sussurri appena udibili degli invitati, con la luce del sole che entrava dalle finestre della chiesa e l’eccitazione che regnava tra i presenti, Sherlock si estraniò. Lo fece a tal punto da avere la sensazione che quello fosse un altro matrimonio, il suo e di John e che fossero arrivati assieme senza attese spasmodiche. Si vide lì davanti all’altare con di fronte l’uomo migliore che avesse mai conosciuto, a giurarsi amore eterno, e tempo fa non avrebbe creduto a queste sciocchezze.
Soltanto una cerimonia inutile che fa perdere tempo alle persone, nonché acquistare qualche chilo al pranzo, e riempiti di chiacchiere inutili e congratulazioni per lo più false.
Così aveva sempre pensato dei matrimoni, e una parte di lui lo pensava ancora, ma l’idea che quel matrimonio potesse essere il loro era diverso, speciale e gli piaceva…ma così non era.
Quando un mormorio si udì tra la folla capì che la sposa stava arrivando, e tornò al presente, la cravatta divenne improvvisamente stretta e Sherlock non pensava di sentire il suono di un cuore spezzato, fino a quel momento. Non pensava che le poesie fossero così vicine alla realtà finché lo sguardo di John, passò su Mary e la sua attenzione fu catturata da lei.
Lo sentì rompersi, nello stesso rumore di un bicchiere di champagne che poco dopo gli cadde per un brindisi che mai avrebbe voluto fare, ma che fu inevitabile, com’era che sentisse quelle sensazioni stupide.
Poteva nascondersi al mondo, apparire impassibile e senza sentimenti ai più ma non poteva nascondersi da se stesso, si allentò la cravatta fino a toglierla definitivamente finendo nella tasca sinistra del suo cappotto, e respirò affondo tutta l’aria che gli era mancata per quel tempo.
Avrebbe voluto rimanere lì fuori nel buio e in silenzio, illuminato soltanto dalla luce della luna ma sapeva cosa sarebbe successo se l’avesse fatto, e ben poteva prevedere che il suo sguardo si sarebbe poggiato alle grandi vetrate della villa e avrebbe cercato John. Guardarlo ballare, divertirsi e amare senza di lui…e immaginare di nuovo danzare lì con lui, più così non avrebbe trattenuto quel pianto che da un bel po’ voleva uscire.
Non qui.
Si scrollò di dosso quelle sensazioni, e chiudendo gli occhi un istante riprese il suo cammino, allontanandosi da quella festa e da John, quando improvvisamente si bloccò.
A pochi passi da lui, di spalle e solo, c’era proprio il suo migliore amico.
«John?» Lo chiamò incerto, facendo qualche passo verso di lui.
L’altro si limitò a scrollare le spalle ma non rispose.
«Stai bene?»
John scoppiò a ridere, ma ogni cosa c’era tranne l’allegria in quella risata, e Sherlock si congelò sul posto: le spalle tese, e il fatto che fosse solo, lo misero in allarme. Si chiese che cosa fosse successo, all’uomo che poco fa era stato trascinato da Mary nella sua festa di nozze a ballare a più non posso.
Che cosa ci faceva ora lì nel gelo della sera?
«John!» A quel punto, Watson poggiò a terra un bicchiere vuoto e si voltò per fissarlo, e Dio, non avrebbe mai voluto vederlo in quello stato; gli occhi erano lucidi per via dell’alcool, ma per quanto fosse soltanto brillo, erano gonfi come dopo un pianto, uno di quelli che ti lacera l’anima. John Watson era triste e questo non era affatto in programma, tantomeno quel giorno.
Che sia colpa mia?
Magari aveva immaginato che se ne sarebbe andato, o forse aveva sbagliato qualcosa nel suo discorso da testimone, ma a parte quel piccolo incidente con un assassino al loro matrimonio, non gli sembrava di aver sbagliato nulla e aveva lasciato John di ben altro umore…
Che cosa è successo?
Fu tentato di chiederlo ma prima che potesse farlo, l’altro iniziò a parlare.
«Quanto tempo hai ancora intenzione di fingere?» Lo chiese a denti stretti, i pugni chiusi…era arrabbiato, decisamente arrabbiato.
«Quando ti interesserà come stai tu?»
Sherlock sbatté le palpebre concedendosi qualche minuto di riflessione prima di rispondere, era lui dunque la causa della rabbia dell’altro, ma perché, esattamente?
Lo osservò cercando qualche indizio che potesse portarlo alla verità ma la sua ira lo accecava, e lo scuoteva nel profondo, da non riuscire quasi a pensare, oltretutto nulla nella sua postura o macro- espressioni facciali, gli dava le risposte che stava cercando. Holmes non avrebbe ammesso di non capire, nemmeno quel giorno.
John si avvicinò di qualche passo e qualcosa nel profondo blu dei suoi occhi mutò, la sua espressione riacquistò tristezza e Sherlock capì. John non era arrabbiato con lui, ma piuttosto con l’intero mondo e più che altro, con se stesso.
«Ho visto la tua espressione e ho capito, sarei stato un fottuto idiota se non l’avessi fatto! Ricordo il tuo sorriso che si spegneva quando Mary due giorni fa, cominciò a parlare di andare a vivere da un’altra parte. Improvvisamente i dubbi presero vita ma  oggi proprio oggi, ho chiarito! Gli stessi dubbi che avevo scacciato alle tue reazioni quanto ti annunciai di sposarmi. E lo so Sherlock, lo so…ho capito il significato vero del tuo discorso da testimone, il perché fosse così sentito, l’ho visto lì nei tuoi occhi.»
Il detective si paralizzò e abbassò lo sguardo, era pronto a negare a chiunque un suo coinvolgimento persino a suo fratello! Ma lì davanti a John che con occhi blu segnati dalla colpa e dalle emozioni, non riuscì ed erano anche troppi mesi che fingeva: nel fare il wedding planner, nel nascondere come ad ogni passo verso quel matrimonio il suo cuore si sgretolava, pezzo dopo pezzo. In quel momento era esausto e stanco di fingere, oltretutto sarebbe stato inutile con il suo amico così consapevole, l’avrebbe soltanto irritato maggiormente e lui non voleva questo, Dio, non lo voleva affatto.
Non fingerò più John, come vuoi tu.
«In ogni caso, penso che il tuo atteggiamento di perderti nei fiumi dell’alcol in solitudine non abbia molto senso.»
John chiuse gli occhi reprimendo un moto di rabbia, e quando li riaprì c’era così tanta emozione, che il detective avrebbe preferito che gli avesse urlato contro qualsiasi parola in cambio.
«Perché non me lo hai detto?,» Sussurrò a denti stretti. «Avrei…»
«Cosa?» Sherlock lo interruppe con fermezza e i loro occhi si incontrarono, il blogger sospirò.
Lo avrebbe allontanato? Rinunciato a chiedergli di essere il suo testimone di nozze?
«Avrei capito…Dio, Sherlock! Dovevi dirmerlo, non fare la solita facciata dell’uomo che non prova nessun sentimento, come se non ti importasse! Non è giusto, lo vuoi capire?»
John gli si avvicinò i suoi occhi blu luccicavano e il detective dovette abbassare lo sguardo, che ricadde sulle mani dell’altro così piccole e fragili in quel momento, mani di soldato che tremavano.
Holmes sentì un peso al centro del suo cuore, quel bisogno di aiutarlo, di metterlo sopra ogni cosa, persino di se stesso, John lo meritava.
«John, ascoltami, il discorso è andato bene se non vado errato, la festa sta proseguendo…dovresti tornare dentro.» Con il capo indicò la sala da ballo che si dimenava in colori e musica dietro di loro, a differenza del silenzio e cupezza di frasi non dette tra loro.
«Non ti lascio qui mentre te ne vai chissà dove! Perché è questo che farai, non è vero?»
Possono delle frasi darti gioia e dolore allo stesso tempo? No, avrebbe risposto anni fa, inconscio di cosa i sentimenti potessero smuoverti, come se fossi travolto da ondate di una marea del quale non sei pronto.
Eppure mantenne lo sguardo fisso il detective, abituato a nascondere, alla facciata che doveva indossare, non poteva negare ma nemmeno concentrare l’attenzione su di lui, sarebbe stato inutile.
«Dovresti proprio tornare dentro.»
Cercò di essere il più freddo e calcolato possibile, ignorando ogni sua emozione per beneficio del suo migliore amico e il blogger scosse il capo, un sorriso di rabbia sul volto.
«Testardo.» Disse a denti stretti, e poi ci fu soltanto silenzio.
I loro sguardi si incontrarono per qualche secondo e poi John alzò un poco la mano in linea parallela al suo viso, e avvicinò le dita alla sua guancia. Sherlock ringraziò e maledì allo stesso tempo, il fatto che non fece quello che voleva fare, riabbassandola di nuovo e stringendola in un pugno.
« Mi dispiace…»
«Va tutto bene.»
Il detective portò le mani dietro la schiena, torturandosele all’insaputa dell’altro.
«Vai alla festa e non dire cose di cui potresti pentirti per via dell’alcol, lascia la parte dell’associale a me.»
Un sorriso spento riempì il suo volto, ma non convinse John che lo fissava sempre con quello sguardo.
«Sherlock…»
«Buona serata, John.»
E così dicendo si voltò incamminandosi lontano da quel matrimonio e dalla festa che avevano spezzato il suo cuore, sentì John che rimase lì dov’era seguendo i suoi passi ma non si voltò, non si fermò, continuando per la sua strada solitaria.
 
Non seppe per quanti giorni girò Londra in silenzio e solitudine, sapeva però che Mycroft lo stava controllando, ragione per cui non si abbandonò a vecchi vizi per far tacere la voce nella sua testa, invece dovette reggerla e soggiogarla con occhi lucidi.
Rimase un po’ fermo a Rigent Park quella sera, l’aria fresca batteva sul suo viso e poteva udire il leggero chiacchiericcio dei pochi passanti, mentre poco dopo si diresse a casa…sospirò e aprì lentamente la porta, ma fu lì che di nuovo, ebbe una sorpresa. Mancava un cappotto dal solito attaccapanni, quello della signora Hudson, che una delle conversazioni che Sherlock aveva mutato, gli ricordò che era da una sua amica, dunque fu dell’altro a sorprenderlo che al suo posto c’è n’era uno familiare. Un cappotto marrone scuro e poco più in là, una testa bionda seduta sul fondo delle scale, le stesse che anni prima gli avevano accolti in risate e complicità.
Sherlock lo osservò, le spalle abbassate e la testa china di un uomo sconfitto, e crucciò le sopracciglia, quando John alzò gli occhi nei suoi.
Senso di colpa.
Chiaro come il cielo in tempesta che vedeva in quei grandi occhi blu, che lo guardavano senza proferire parola, eppure non di essere lì a Baker Street e nel loro appartamento. Aveva appeso la giacca alla gruccia, ed era rimasto lì immobile ad attenderlo, non certo segnali di disagio per quanto non doveva trovarsi lì! Erano passati pochi giorni al matrimonio, e lui doveva essere ancora in luna di miele! Sherlock deglutì e fu pronto a dire qualcosa, quando l’altro si alzò in piedi parandosi davanti a lui, i suoi occhi mutarono espressione.
Sicurezza, determinazione.
«John, cosa…»
Il suo sguardo si addolcì quando andò ad accarezzare il suo volto e lo stopparono, poi tirandolo per la sciarpa, abbassò il suo viso per baciarlo.
Sherlock si bloccò un instante, ma quando l’altro leccare le sue labbra per far sì che le schiudesse, non negò la passione che John gli stava dando, ricambiando poco dopo quel bacio e abbracciandolo stretto.
Quando si staccarono per riprendere fiato, il detective non poté evitare che il suo cervello riprendesse a funzionare.
«Non hai la fede.»
John lo guardò, gli occhi lucidi ricchi d’affetto mentre sorrideva.
«Davvero vuoi saperlo adesso?» Sussurrò nel suo viso, strofinando il viso alla base del suo collo, per poi con lentezza e una scintilla negli occhi blu, slacciargli lentamente la sciarpa.
Sherlock sbatté le palpebre, il cuore che sembrò uscirgli dal petto quando circondò il suo viso con le mani.
«No.»
E di nuovo, le loro labbra furono a contatto e si baciarono lentamente questa volta, assaporando l’uno le labbra dell’altro, prima che quel bacio riprendesse le fiamme della passione di poco prima.
 
Il canto degli uccellini fuori dalla finestra fu la prima cosa che udì al suo risveglio, si stiracchiò ad occhi chiusi, con un sorriso sul volto rilassato.
«Jawn.»
Non avendo risposta, tastò il lato del letto e sentendolo vuoto, il sorriso pian piano si spense. prì gli occhi confermando di essere solo, e si acquattò nelle coperte provando a percepire se ci fosse qualche rumore nella casa, per esempio sotto la doccia, o in cucina…ma c’era soltanto silenzio.
A quel punto Sherlock crucciò le sopracciglia, una piccola ruga apparve in mezzo ad esse quando si alzò a sedere guardandosi attorno, il letto era sfatto ma non c’erano segnali del fatto che John fosse stato con lui.
Non c’erano più abiti a terra, se non quelli appartenenti al detective, né null’altro.
Il viso dell’investigatore sbiancò nel pensare che fosse stato tutto un sogno, che alla fine era riuscito a farsi una dose e ciò era il risultato?
Calmati e pensa.
Sherlock chiuse gli occhi e rivide ciò che successe la sera prima: vide gli occhi di John pieni di desiderio per lui, sentì le sue piccole mani imperfette formate da calli di guerra e intemperie, ma così minute e belle, mentre passavano nel suo corpo.
I suoi gemiti, i loro respiri affannosi…era stato tutto troppo reale e autentico per essere un sogno, ma lui dov’era?  Ci aveva forse ripensato?
Sentì la porta di casa aprirsi e dei passi avvicinarsi alla camera, e fu allora che le domande di Sherlock si zittirono, aprì gli occhi per incontrare John che con sacchetto caldo del panificio in mano, entrò nella stanza.
Il blogger si bloccò sul posto e lo guardò.
«Oh Sherlock, sei un idiota.»
Il detective boccheggiò, per sempre stupito di essere così ben capito, ma non riuscì a dire nulla mentre John si avvicinava al suo letto. Si sedette sopra, porgendogli uno dei suoi cornetti preferiti alla crema.
«Appena sfornato.» Gli sorrise e Sherlock prese la calda colazione che gli veniva offerta, con gli occhi colmi d’ammirazione per lui.
«Pensavi davvero che ti avrei abbandonato dopo sta notte?» Gli pizzicò il naso con tono ilare, anche se una punta del suo solito orgoglio, lo scalfì.
«Colpa mia.» Ammise il detective regalandogli un sorriso accennato.
John si unì a lui mangiando il suo cornetto, e per un po’ stettero in silenzio godendosi la colazione, ma piuttosto godendosi la compagnia reciproca l’uno dell’altro.
Quando entrambi finirono di mangiare, John fece un rosichino portandosi le mani sui pantaloni scuri e graffiandosi le cosce, e Sherlock seppe che era arrivato il momento delle risposte che aspettava.
«Immagino hai già un’idea di cosa è successo.»
«Frammenti, però mi mancano dei…»
«Fatti, per elaborare bene il tutto.»
Il blogger lo interruppe e il detective annuì, muovendo i suoi ricci scompigliati.
Gli occhi blu di John si abbassarono sulla coperta.
«Io e Mary siamo partiti in luna di miele, la più corta della storia immagino, soltanto tre giorni,» Un sorrisetto lo interruppe prima che riprendesse a parlare «Ma non ero lì, non lo fui mai per davvero, e lei se ne accorse. Un giorno mi disse che era questo che intendeva quando tu…beh, quando mi disse che tu avevi paura del mio matrimonio e che era abbastanza ovvio.» Sorrise malinconicamente ma non c’era pentimento nel suo viso che anzi, divenne determinato mentre continuava.
«Mary sapeva tutto, e quando le confessai che quel matrimonio era stato un passo avventato, non fu sorpresa.»
Gli rivolse un’occhiata e Sherlock fu spinto da un impulso sconosciuto, e gli sfiorò la mano, ma vedere il volto di John rilassarsi a quel tocco, lo rincuorò.
«Così siamo tornati, il divorzio nel nostro paese è abbastanza veloce. Ti avevo detto che Mary mi aveva cambiato la vita, ed era vero, ma soltanto perché non c’eri tu. Sei sempre tu.»
Sherlock deglutì, gli occhi che si fecero di nuovo acquosi ma vide che non era solo, poiché anche quelli di John brillavano ora nei suoi.
«Sei sicuro? Hai lasciato tutto per me.»
John scosse il capo e scoppiò a ridere, e Sherlock non poté fare a meno di sorridere a quel volto luminoso.
«Sì mia primadonna, hai una certa attinenza ad affermare l’ovvio.»
Il detective roteò gli occhi e il blogger approfittò per salirgli sopra, gli occhi blu tinti del più profondo sentimento che toccò il cuore del detective, carezzò quel viso pensando che fosse la cosa più bella che avesse mai visto: John Watson felice, ciò che aveva sempre voluto.
«Questo è il mio posto.»
Sherlock lo avvolse con le braccia, non l’avrebbe mai più lasciato andare.
«Il nostro posto.»
Le loro labbra si incontrarono in un dolce bacio, sospeso tra sorrisi e felicità.


Angolo Autrice: 
A volte ritornando XD eccomi qui con una nuova fanfiction sui Johnlock!
Lo so, la scena del matrimonio è battuta e ribattuta da tant* però mi è giunta l’idea per la fanfiction e so here is it😁! Poi quel pezzo dove si vede quanto Sherlock lo ami, e quando se ne va da quel matrimonio 😭 me devasta ancora, e ci ripenso spesso buttandomi sul pavimento e disperandomi perché doveva andare diversamente e così, ecco un’altra versione XD.
Avevo pensato a un finale struggling in love quindi angst, ma poi avrei dato ragione ai moftiss e soprattutto Sherlock avrebbe sofferto e non meritava questo u.u  Sia Sherlock che John meritano felicità e amore insieme! Quindi gli ho dato il finale più sweet che meritano💗💗
Il titolo viene da un brano che ho dedicato ai Johnlock, e precisamente a quel  momento che dicevo prima, eccolo qui se vi interessa.
 
Sul divorzio in Inghilterra, mi pare e ho delle fonti, che sia più rapido così ho messo sta info!

P.s. Una delle cose che più adoro è mostrare l’intelligenza di John Watson (in generale, non solo bbc) e quindi anche qui ho voluto far vedere come lui possa capire Sherlock più di quanto gli danno credito le persone, perché lui è “molto scaltro” cit.😊

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà😊

 

 
   
 
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