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Autore: Sweetserialkiller    14/03/2021    1 recensioni
Dopotutto era un pirata, le avevano sempre raccomandato di stare alla larga dai tipi come lui.
Si girò a guardarlo, mentre finiva di agganciarsi la cintura. Si soffermò sul suo viso rilassato e ancora un pò accaldato, su quei piccoli puntini che cospargevano le sue gote e sui suoi capelli scompigliati. Non riuscendo ad associare quell’immagine a quella di un essere pericoloso.
***
Si asciugò in fretta le lacrime, tornando presto alla sua forma migliore, pronta per tornare al suo squallido lavoro.
Ma di una cosa era certa. Avrebbe fatto di tutto per liberarsi e raggiungere quel pirata che in poche ore le aveva rubato il cuore.
Mentre camminava lungo la costa per raggiungere il locale si fermò per un istante ad ammirare il mare.
< Aspettami Ace, prometto che ti raggiungerò >
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ciurma della seconda flotta di Barbabianca era da poco approdata nel primo isolotto con segni evidenti di civiltà, e il loro capitano, dopo aver dato il via libera ai suoi uomini, stava girovagando per le vie del paese in cui si erano trovati.

In quel momento il suo obbiettivo principale era quello di trovare una locanda in cui poter rimpinzarsi di cibo, sperando di non cadere preda di uno dei suoi soliti attacchi di narcolessia.

Dopotutto la Marina poteva essere in agguato in ogni momento, e avendo scelto di avventurarsi da solo doveva restare vigile e attento.

Dopo qualche minuto, si ritrovò davanti ad una locanda che sembrava più una catapecchia, ma nonostante ciò decise di tentare; in fondo non credeva di poter trovare di meglio in quel paese.

Sembrava quasi che la gente fosse stata abbandonata in quel posto, e che cercasse disperatamente di trovare un modo per vivere.

Aprì la porta con nonchalance, entrando e andando dritto verso il balcone.

Il locale era quasi vuoto, a parte qualche sudicio pirata da due soldi e qualche allegra donnetta.

L’individuo al bancone, un nerboruto e villoso uomo, si avvicinò a lui.

< Che cosa ti servo ragazzo? > chiese con voce baritonale.

< Tutto ciò che hai da mangiare > rispose, anche se dubitava che avessero poi molto.

Come si aspettava infatti, l’uomo gli lanciò uno sguardo stranito.

< Come vuoi, ma sappi che non abbiamo chissà che cosa. Di solito chi viene qui si limita ad ubriacarsi e a fottere le mie puttane >

Ace non si sorprese a quell’affermazione, ma era affamato e qualcosa da mangiare la voleva sul serio.

< Dammi tutto quello che hai, ti pagherò più del dovuto > disse mosso da compassione, buttando sul bancone un sacchetto pieno di monete d’oro.

L’uomo sgranò gli occhi, ma prese subito il sacchetto urlando qualcosa a qualcuno nelle cucine.

Qualche decina di minuti dopo vide arrivare una ragazza dai lunghi capelli rosso fuoco, tenuti indietro da un semplice cerchietto nero.

La giovane portava in mano un vassoio colmo di cibo fumante, che gli venne subito piazzato davanti al naso.

Al corvino venne l’acquolina in bocca, e si tuffò subito sulle pietanze non curandosi delle strane occhiate che gli lanciava la ragazza.

Poco dopo uno strano vociare si fece largo nel locare, sopratutto da parte dei pirati che ora prestavano più attenzione al marchio che il ragazzo portava sulla schiena, e di alcune ragazze che facevano apprezzamenti sul fisico del giovane.

Ad Ace non era mai piaciuto attirare l’attenzione, soprattutto se si trattava di bande   di pirati e donnicciole dai facili costumi.

Le donne lo guardavano sempre con occhi languidi, ma se solo avessero saputo chi davvero lui fosse probabilmente sarebbero scappate a gambe levate.

Finito di rimpinzarsi di cibo decise di defilarsi velocemente, ma prima che potesse fare un passo venne afferrato da una mano minuta e trascinato dentro la cucina, poi sulle scale, scoprendo così il piano superiore.

Un accozzaglia di camere da cui provenivano gemiti ed ansiti.

Venne spinto dentro una stanza e finalmente riuscì a vedere in volto il suo rapitore.    

Due occhi acquamarina lo squadravano dall’alto al basso, facendolo sentire a disagio ed incuriosito allo stesso tempo.

< Tu chi sei? > chiese, guardando la ragazza che lo aveva servito, girovagare agitata per la stanza.

< Il mio nome non è importante, e tu devi uscire subito da qui > rispose aprendo la finestra.

< Per quale motivo? C’è la Marina in giro? >si allarmò guardandosi intorno allarmato.

Lei lo fermò subito.

< No tranquillo, niente Marina, non ancora perlomeno, ma ho sentito alcuni uomini che puntavano alla tua taglia. Di solito non mi presto ad aiutare i pirati, ma tu non mi sembri cattivo > parlò incitandolo ad uscire dalla finestra.

Ace rimase spiazzato a questa sua affermazione, ma la seguì comunque. Quella ragazza non gli sembrava una cattiva persona, e anche se lo avesse ingannato se la sarebbe cavata ugualmente. Dopotutto lui era il famoso Pugno di Fuoco.

 

 

Usciti dalla finestra si misero a correre, fin quando non si ritrovarono nei pressi di una piccola casetta.

Entrarono in fretta, e mentre la ragazza si premurava di chiudere porte e finestre il corvino si guardava attorno.

Era una casa talmente piccola che a malapena riuscivano a starci in due.

< Tu vivi qui? > gli uscì d’istinto, mentre giocherellava con l’elsa del suo pugnale.

< Già, è uno schifo lo so, ma da questo paese non puoi aspettarti poi molto > si limitò a rispondergli invitandolo a sedersi ovunque lui volesse.

Ace la prese in parola, buttandosi sul piccolo divanetto e levandosi il cappello.

< Vuoi qualcosa da bere? > gli chiese togliendosi gli abiti da lavoro di dosso, facendo distogliere lo sguardo al ragazzo.

< No grazie, sono a posto >

Vedendo arrivare la ragazza verso di lui non riuscì a dissimulare l’imbarazzo.

< Devo chiederti scusa > iniziò lei, sedendosi al suo fianco con solo l’intimo addosso.

Ace si diede mentalmente dello stupido, era ovvio che lo avrebbe tradito, come aveva potuto fidarsi.

Stava già per mettersi sulla difensiva quando la ragazza proseguì tranquillamente il suo discorso.

< Quando il mio padrone ha visto quanti soldi avevi mi ha chiesto di sedurti e poi rapinarti… ma non ce l’ho fatta, è per questo che ti ho portato qui >

Il pirata si tranquillizzò, ma allo stesso tempo si sentì deluso dalle parole della rossa.

< Non ti piaccio? > chiese quasi in un sussurro.

< Oh no, non è quello. Sei uno dei pirati più belli che io abbia mai visto, è solo che…mi sembri così innocente > disse avvicinandosi al suo viso, scrutando una ad una tutte le lentiggini che aveva sul volto.

< Scusami, non volevo metterti a disagio > si allontanò di scatto, pentendosi di quello che aveva appena fatto.

Lei era una prostituta, non poteva farsi suggestionare così da un ragazzo, soprattutto se quest’ultimo era un pirata.

Però ora era nel suo piccolo covo segreto, almeno in quel momento poteva permettersi di essere la semplice ragazza ventenne che era.

Andò a sbirciare fuori dalla finestra, dando poi il via libera al ragazzo.

Ace le si affiancò pronto ad uscire dalla porta, quando di nuovo la mano della rossa lo fermò.

< So che è una richiesta assurda, ma prima che tu vada posso darti un bacio? >

< C-cosa? >balbettò il corvino colto alla sprovvista.

Senza dargli risposta lei si alzò sulla punta dei piedi, poggiando delicatamente le labbra a quelle del giovane.

Ma non aveva certo intenzione di dare un bacio così casto ad un pirata cosi sexy.

Aprì le labbra approfondendo il bacio, sentendo il ragazzo reagire immediatamente, portandole le mani dietro la schiena, schiacciandosela addosso.

Infilò la lingua nella bocca della giovane sentendola fremere e aggrapparsi di più a lui. 

Poi in un moto di passione la rossa morse il labbro inferiore del giovane facendolo staccare immediatamente.

< Scusami > mormorò dispiaciuta allontanandosi.

< Allora addio pirata e buona fortuna > gli sorrise portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Ma Ace non parve nemmeno sentirla, perché in un attimo le fu di nuovo addosso, baciandola con foga.

< Vuoi continuare? > chiese lei, spostandolo giusto quel poco per potergli parlare sulle labbra.

Lui annuì, tornando a congiungere le loro labbra e questa volta la ragazza decise di non trattenersi tastando ogni centimetro di quel corpo marmoreo.

Si chinò a baciargli il collo, mordendo e leccando la pelle nivea. Risalì fino al lobo prendendolo tra i denti, facendo gemere il ragazzo che le strinse i fianchi.

Lo prese per mano, portandolo ai piedi del piccolo letto e spingendocelo sopra.

< Come vuoi farlo? > le venne spontaneo chiedergli. 

Dopotutto era così che era abituata a farlo. Fare godere il cliente, quelle erano le regole.

Ma con lui non voleva fosse così. Glielo aveva chiesto perché voleva che le dicesse come gli piaceva essere toccato. Perché smaniava dalla voglia di dargli piacere.

Quando però il ragazzo tentennò, un dubbio si fece strada in lei. Dubbio che poi divenne certezza.

< Non lo so, sei la prima che mi tocca in questo modo, perciò fai ciò che vuoi > disse con la voce un pò roca.

La rossa si allontanò di scatto.

< Che succede? > si allarmò lui.

< Tu sei vergine? Perché non me lo hai detto? > chiese portandosi le gambe al petto.

< E’ importante? > continuò ad interrogarla.

< Certo che lo è! Ho detto che mi sembravi innocente, ma non credevo fino a questo punto. Non puoi dare la tua prima volta ad una puttana > si incupì, pronunciando queste ultime parole sussurrando.

Lui le si avvicinò, alzandole il viso.

< Ascoltami, non mi importa della tua professione. Tutti abbiamo aspetti di noi stessi di cui non andiamo fieri. Ma tu mi hai aiutato e mi sembri una brava ragazza, perciò, per quel che mi riguarda, sono felice che tu sia la prima >

Alla ragazza scappò un sorriso assieme ad una lacrima solitaria, che asciugò in fretta, tornando a baciare il corpo del giovane.

Passò la lingua sugli addominali perfetti del corvino, scendendo fin sopra la cintura, sentendo il suo respiro farsi affannoso.

Portò le mani a slacciare la cintura, per poi calare pantaloni e intimo allo stesso tempo. Lo scrutò per un attimo, andando con l’indice a sfiorare la punta facendolo fremere.

Era la prima volta che vedeva un pene senza provare ribrezzo, o che voleva toccarlo di sua spontanea volontà.

Guardò per un secondo Ace negli occhi, per poi abbassarsi a lasciare piccoli baci per tutta la sua lunghezza, soffermandosi a succhiare la punta umida.

Poi d’istinto le venne davvero voglia di assaggiare il suo sapore. Così, senza pensarci troppo, inglobò tutto il membro del ragazzo andando a sfiorare i peli pubici con la punta del naso, facendogli inarcare la schiena.

Ace portò inconsciamente una mano sulla testa della ragazza, dettandole il ritmo che più gli piaceva.

All’aumentare del ritmo il ragazzo non si trattenne, e si riversò completamente all’interno del suo cavo orale.

La rossa, che di solito aborriva quella pratica, ingoiò tutto riscoprendo di apprezzare il sapore del pirata.

< Ti è piaciuto? > chiese ripulendosi la bocca.

Ace annuì ancora sconvolto per l’orgasmo.

< Vorresti entrare a far parte della mia ciurma? > chiese ansimante, passandosi una mano tra i capelli madidi di sudore.

Alla ragazza mancò un battito.

< Io… non posso mi dispiace, ho ancora troppe cose che mi legano qui…ma forse un giorno > sorrise < Nel frattempo mi accontenterò di prendermi un qualcosa di te , da tenere come ricordo > disse salendo a cavalcioni del ragazzo, che nel mentre si era eccitato di nuovo.

Spostò l’elastico degli slip, calandosi lentamente sul membro del corvino.

Quando fu completamente dentro entrambi boccheggiarono, e in quel momento si resero conto di non essersi nemmeno presentati.

< S-sono Ace > disse ansimando il ragazzo.

< Ace > ripetè sussurrando la rossa, iniziando ad ondeggiare più velocemente i fianchi.

Quando vide gli occhi lucidi del corvino, non riuscì a trattenersi regalandogli il suo nome. Quel nome che non usciva più dalle sue labbra ormai da anni.

< Adeen >

Nel sentire quel nome sussurrato così lascivamente, il ragazzo scattò con la schiena, mettendosi in posizione seduta.

Adeen allacciò le braccia dietro al collo di Ace affondando le mani nei suoi capelli.

Il culmine fu raggiunto da entrambi, quando la rossa, sconvolta dalla passione, venne ansimando il nome del corvino nel suo orecchio, facendo impazzire Ace che la seguì a ruota nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.

Si staccarono dopo poco, fissandosi negli occhi per alcuni istanti.

Poi Adeen fece scivolare la mano sui suoi addominali, fino al punto in cui erano ancora congiunti.

Si staccò a mala voglia, sdraiandosi a pancia in giù sul letto, continuando ad accarezzare l’addome del giovane, che nel mentre si era steso sulla schiena portandosi un braccio dietro la nuca.

Si voltò verso di lei, sorridendole.

< Sei sicura di non volere venire con me? > provò ancora.

< Te l’ho già detto, ho qualcosa da risolvere qui, ma ti prometto che non appena avrò finito, se ancora mi vorrai, ti raggiungerò ovunque tu sarai > si sporse verso di lui lasciandogli un leggero bacio sul collo.

< Ora dovresti proprio andare, non vorrei venissero a cercarti >

< Hai ragione > disse alzandosi e risistemandosi i vestiti.

Adeen lo guardò con un pò di tristezza. Non capiva come il fatto che quel ragazzo, conosciuto solo poche ore prima, stesse per andarsene le procurava così tanto dolore.

Dopotutto era un pirata, le avevano sempre raccomandato di stare alla larga dai tipi come lui.

Si girò a guardarlo, mentre finiva di agganciarsi la cintura. Si soffermò sul suo viso rilassato e ancora un pò accaldato, su quei piccoli puntini che cospargevano le sue gote e sui suoi capelli scompigliati. Non riuscendo ad associare quell’immagine a quella di un essere pericoloso.

Gli si avvicinò cingendogli i fianchi, abbracciandolo da dietro. 

Posando la guancia sulla sua schiena bollente sospirò, facendo voltare il corvino.

< Hai per caso cambiato idea? > le chiese con un sorriso smagliante.

< No Ace, non ho cambiato idea, stavo solo pensando a quanto sia strano sentirsi cosi tristi per la partenza di qualcuno che appena conosco > parlò contro la sua pelle.

< Beh questo perché sono indimenticabile, dove lo trovi un altro pirata bello, gentile e simpatico > rise, voltandosi e poggiando la fronte alla sua.

< Ti sei dimenticato modesto > disse sporgendosi per rubargli un bacio.

< Ascoltami Adeen, c’è una cosa che devo dirti, ma sappi che dopo questo potresti non reputarmi più una così brava persona, e magari non vorrai neppure più vedermi… in realtà avrei dovuto dirtelo prima di venire a letto con te, ma ero talmente preso dal momento che… >

Venne zittito da un dito della ragazza che si posò delicatamente sulle sue labbra.

< Tranquillo, sono cresciuta in questo posto, non puoi scioccarmi > disse sorridendogli.

Il volto del corvino si incupì ancora di più, ma decise di continuare per togliersi quel peso dallo stomaco.

Dopotutto una persona in più ad odiarlo non avrebbe fatto la differenza.

< Conosci il pirata Gold D. Roger? > chiese a bruciapelo, chinando il capo.

< Certo, tutti lo conoscono, era il re dei pirati > commentò come fosse una cosa ovvia.

< Cosa diresti se ti dicessi che io sono suo figlio? >

Passò qualche secondo di silenzio, giusto il tempo per Adeen di porsi davanti al ragazzo ed alzargli il viso.

< Beh gli farei i complimenti, perché ha creato davvero un figlio bellissimo > ammiccò, prima di calargli sul capo il suo cappello.

Al corvino luccicarono gli occhi, e dovette trattenere l’impulso di rapirla e portarla via con se.

< Cosa ti aspettavi che dicessi? > chiese sinceramente curiosa.

< Quello che dicono tutti >

La ragazza si finse ferita.

< Brutto pirata da quattro soldi, davvero mi stai paragonando a quei trogloditi là fuori? >

A quel punto il ragazzo non riuscì a trattenere una risata, e con un braccio le cinse la vita tirandola più vicina a se.

< Non mi permetterei mai > disse rubandole un altro bacio a fior di labbra, per poi staccarsi velocemente.

< Ora credo proprio sia il caso di andare, la mia ciurma si starà chiedendo che fine ha fatto il suo capitano > sorrise.

Adeen sorrise a sua volta, ma non fece nemmeno un passo verso di lui. Si limitò a fissarlo da lontano, sperando di poter incontrare di nuovo quel buffo e sexy pirata.

< Stai attento > sussurrò abbastanza forte perché lui la sentisse.

Ace si limitò a sorriderle, facendole un cenno con il capo prima di sparire dietro la porta.

La ragazza rimase a fissarla per qualche minuto, buttandosi poi a peso morto sul letto.

Ancora non riusciva a credere a ciò che era accaduto.

Aveva fatto l’amore con il figlio del re dei pirati, nonché uno dei ragazzi più belli che lei avesse mai visto.

Si lasciò andare in un pianto liberatorio, non capendo bene nemmeno lei il perché.

Forse perché per la prima volta aveva avuto la possibilità di scegliere,  aveva fatto l’amore consenziente con qualcuno, e non era stata obbligata a soddisfare le voglie di qualche viscido vecchio.

O forse perché per la prima volta si era sentita capita e in sintonia con un’altra persona.

Si asciugò in fretta le lacrime, tornando presto alla sua forma migliore, pronta per tornare al suo squallido lavoro.

Ma di una cosa era certa. Avrebbe fatto di tutto per liberarsi e raggiungere quel pirata che in poche ore le aveva rubato il cuore.

Mentre camminava lungo la costa per raggiungere il locale si fermò per un istante ad ammirare il mare.

< Aspettami Ace, prometto che ti raggiungerò >

 

 

 

Quella promessa però Adeen non riuscì a mantenerla.

Era una tiepida sera di fine maggio, quando la ragazza si ritrovò davanti ad un fuoco, con un giornale in mano e gli occhi pieni di lacrime.

La notizia della morte del comandante della seconda flotta di Barbabianca, Portuguese D. Ace detto “Pugno di Fuoco” era dilagata in fretta, e ora tutti ne parlavano.

Alcuni con tristezza, altri con sollievo, chi addirittura con gioia.

Adeen era rimasta attonita per alcuni minuti, con lo sguardo fisso sulle parole scritte sulla pagina, prima di scoppiare in un pianto pieno di agonia.

Si portò una mano al petto, cadendo sulle ginocchia, fino a quando una delle ragazze le si affiancò cercando di confortarla.

Nei giorni successivi la rossa rimase in stato catatonico. Aveva scoperto tutto su di lui in quei mesi, si era documentata.

Voleva conoscerlo, voleva essere degna di entrare a far parte della sua ciurma, e un giorno, magari, di essere la sua donna.

Ora capiva perché lo aveva sentito così caldo la prima volta che l’aveva stretta a se. Sapeva che quella non era una temperatura umana, ma in quel momento non si era proprio posta il problema. Solo dopo aveva scoperto dei poteri posseduti dal ragazzo.

Da quel momento per lei il fuoco aveva assunto un significato completamente diverso. Tutto di quell’elemento le ricordava lui.

Una sera la ragazza se ne stava accovacciata ai piedi di un falò, contemplandolo.

< Ti amo > le venne spontaneo sussurrare.

La ragazza a fianco a lei trattenne a stento una risata.

< Che fai, ti metti a fare dichiarazioni d’amore al fuoco? > la punzecchiò.

Ma Adeen parve non darci peso.

< Ti piace il fuoco? > si limitò a chiederle, non distogliendo lo sguardo dalle fiamme.

< No, è pericoloso…direi piuttosto che mi fa paura > disse la ragazza tenendosi a debita distanza.

Adeen invece ne sembrava quasi attratta, continuando ad avvicinarsi allungò una mano, nella vana speranza di riuscire a toccare il ragazzo attraverso le fiamme incandescenti.

Con un sorriso malinconico ritrasse la mano, e se la portò all’altezza del cuore.

Poi, rivolgendo lo sguardo verso il cielo stellato, si lasciò scappare un impercettibile sussurro.

< Io trovo che il fuoco sia bellissimo >

 

 

 

 

 

   
 
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