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Autore: LaLucy    15/03/2021    1 recensioni
La ringrazio dottore.
La ringrazio dottore del suo operato e non intenda la mia vocalità come ironia.
Non di certo dottore.
Lungi da me criticare ciò che, umilmente le dico, non intendo denominare ne' scienza ne' arte.
E mi scusi dottore se ora con poco garbo le dico: "si facci ricoverare, dottore!"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io lo vedo, è lì dove il mio pensiero soggiace, ma da esso null’altro ne ricavo che un gran silenzio. E no che io mi concentri su un passato lontano, che so da me troppo arduo per riscoprire, ma forse di ieri potrei rammentare.
Ma ahimè mi ritrovo ben distante dalle immagini di me medesimo, denominatelo pure psicoanalisi, e non mi resta che fermarmi.
Tenterò forse domani.
Credo davvero che sia inutile e che di più appanni unicamente il mio vivere odierno.
Il dottore mi spronò, mi disse che la sola via d’uscita da questa immobilità non fosse null’altro che il concentrarsi sulle reminiscenze passate, su ciò che avrebbe potuto condizionarmi sino a giungere, che ridere, allo stato attuale.
Non so da dove partire, ma forse ora che penso scopro subito qualche cosa che credevo non ricordare. Ma non ha importanza, non varrebbe alcuno sforzo.
Mi riprometto di tentar domani.

 

-Scrivendo potrà scrutare ogni angolo di se stesso, mi creda.
Accennò a me il dottore con un gesto poco superficiale della mano.
Mi piaceva il modo in cui ricredeva nel mio fasullo interesse, come se dal mio sguardo non fosse intuibile quanto lo odiassi e disprezzassi la sua arte.
Ironico se non altro.
-Si senta libero.
Che boriosità, pensai. Ero andato da quel medico, a chiamarlo tale poi, perché m’era stato fatto nota della sua bravura. M’ero aspettato, ad onestà, che egli studiandomi non scoprisse alcunché, o forse che potesse intravedere il veleno che didentro le mie vene scorreva. Invece egli dichiarò che vi fosse qualcosa, un trauma a moderare il mio vivere e mi propinò uno di quei calmanti da quattro soldi per gestire quella che, denominata da lui, fosse ansia.

 

Oggi ne sono dipendente.
Ci penso e ci rido, oh qualsiasi divinità mi scruti ed io ci rido. Come io, sommo di ogni cosa, sono giunto a dipendere da un qualcosa di tanto scialbo e banale. E non peccaminoso, capite, l’arsura che mi logora non deriva dicerto, e per grazia, dal parer negativo e malevolo imposto ma per il semplice conseguire di una mia nullità in loro assenza.
Ripeto, capitemi, seppur sempre ne siete in grado.
Ad ogni dì io m’alzo e mi scruto nel mio bagno anonimo. Lo specchio è sempre sporco, rozzo di qualche unto che ancora stento a collegare all’olio aromatico che quella megera di mia moglie impone. Ma non m’interessa, vi dico, non m’interessa alcunché.
Stavo dicendo, spero possiate perdonarmi per i miei giri di parole o forse no perché tanto continuereste a seguirmi nei meandri della mia memoria, mi specchio e allungo la mano, apro il flacone ed ingerisco quelle due, tre o forse quattro, non rammento poi così bene, pillole.

Grazie, di certo, dottore.

   
 
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