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Autore: _Fy    19/03/2021    0 recensioni
Il cuore ha una sua memoria.
Quello che la mente cancella, il cuore lo ricorda.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avete presente quella sensazione pressante che ti schiaccia i polmoni rendendoti difficile respirare?
Era così che si sentiva, con il fiato sospeso, come se avesse dimenticato come si fa.
Inspira.
Espira.
La pioggia batteva forte, malgrado l’ombrello rosso formato famiglia che si era portata dietro, era praticamente zuppa. Forse, era stata una pessima scelta mettersi una gonna leggera per uscire quella sera, l’aria era diventata più fresca malgrado fosse primavera inoltrata. Eppure non riusciva a sentire nulla, nemmeno il freddo, nonostante il suo corpo rispondesse in maniera naturale allo stimolo.
Tutto quello che riusciva a vedere, sentire, percepire, era lui…
Solo lui.
In quella stradina deserta, li, in piedi di fronte a lei, c’era lui, Alessandro, bello come se lo ricordava.
Non riusciva a capire come una persona che non si vede da anni possa continuare ancora a sconvolgerti così tanto. Non riusciva a capire perché il cuore le si era fermato per un breve attimo per poi riprendere a battere all’impazzata.
Tutto ciò sembrava così naturale eppure così sbagliato.
Una donna prossima al matrimonio, non poteva di certo provare quelle sensazioni davanti ad un uomo che ormai sarebbe dovuto essere per lei uno sconosciuto.
Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che lo aveva visto che ormai aveva persino cancellato il suo viso dalla memoria, quando provava a ricordarlo le immagini non erano mai limpide. Persino le volte in cui lo aveva sognato, il suo volto non era mai davvero suo, ma sapeva comunque che era lui.
Era passato così tanto tempo che ormai non ricordava più quando lo aveva pensato l’ultima volta, a dire il vero.
Si chiese se il cuore avesse una memoria tutta sua.
Se avesse il potere di conservare quello che il cervello voleva cancellare.
  • Ehi!
Sobbalzò.
Non si aspettava  di sentire la sua voce. La colse impreparata come un tuono che anticipa l’arrivo della pioggia.
Si concentrò sulla sua espressione e lo vide sorridere sghembo. Le era sempre piaciuto quel suo modo di sorridere, anche adesso malgrado fosse nell’aspetto diverso dal ragazzino delle scuole superiori che ricordava.
Il suo sorriso era immutato.
-Ehi…
Rispose senza quasi accorgersene.
Aveva capito di aver ricambiato il suo saluto solo riconoscendo il suono della sua voce. Come se mente, corpo e anima si fossero separati; l’anima era in subbuglio, sensazioni ed emozioni le si accatastavano lungo il petto, la sua ansia cresceva, insieme al panico per essere finita in quella situazione. Il senso di colpa la schiacciava, non perché stesse facendo qualcosa di male, semplicemente si sentiva in colpa per le emozioni che stava provando.
Mattia.
Aveva finalmente pensato a lui e fu colta dal panico. Doveva andare via. Doveva scappare da quelle emozioni che la mettevano così a disagio.
“Non sto facendo nulla di male” pensò.
Eppure era comunque sbagliato.
Quando l’amore finisce, cosa rimane delle due anime che lo hanno coltivato? E come può davvero finire un sentimento come l’amore? Cosa spinge davvero due persone a lasciarsi? E’ la mancanza di passione? L’incapacità di accettarsi? Cosa modifica i sentimenti anche quando sono profondi? E’ l’amore a finire o siamo noi a cambiare o a confonderlo?
  • Che ci fai in giro con questo tempo?
  • Potrei chiederti la stessa cosa.
Lui sorrideva ancora. Una piccola ruga gli si formò al centro della fronte, gli occhi grandi ora sembravano più piccoli, ed i suoi occhi, blu, come il mare in tempesta, quasi si confondevano con il nero della notte.
La luce era fioca e illuminava appena la strada.
Non c’erano rumori, eccetto la pioggia che batteva sul selciato e sui loro ombrelli e quello dei loro respiri.
Quello di Dalila era praticamente spezzato, irregolare.
Tentò di concentrarsi sulla nuvoletta di vapore creato dal suo alito caldo in contrasto con la temperatura.
Tremava ma non sapeva se fosse davvero per via del freddo.
  • Sei tornato…
Lo aveva soffiato via così piano che quasi sperò che lui non l’avesse sentita.
Due parole che non sapevano se essere una domanda o un’affermazione.
  • Si, i miei sono rimasti in Inghilterra, ormai si sono ambientati lì e per fortuna mio padre non ha dovuto di nuovo cambiare sede di lavoro.
Si fermò un attimo prima di riprendere a parlare.
  • Io invece ho preferito tornare in Italia, malgrado anche io mi fossi ambientato bene, avevo la mia vita, ho sempre conservato quel senso di malinconia che ti porta a sentirti un po’ incompleto.
Ora era Dalila a sorridere; si riconosceva in quelle parole, anche lei viveva la sua vita come se mancasse un pezzo. Con la costante sensazione di aver smarrito qualcosa. Come quando termini un libro o una serie tv e ti ritrovi irrimediabilmente a sospirare.
  • Ma tu che mi dici? Mi ha sorpreso molto vederti qui! Sei la prima persona, dopo mia nonna, che incontro da quando sono arrivato.
  • Davvero? Sei qui da poco allora, se la prima persona che incontri dopo tanti anni sono io.
Sorrisero.
E per un attimo la tensione tra di loro cadde riportandoli indietro nel tempo.
  • Bhe, effettivamente sono arrivato pochi giorni fa e ammetto di non aver fatto molta vita sociale.
  • Sei rimasto in contatto con qualcuno?
  • In verità solo con Marco…
Ci fu un attimo in cui le parole si persero, l’imbarazzo crebbe ancora e la sintonia sparì.
Il tempo li aveva cambiati e questo non si poteva ignorare.
  • Tu invece? Ti senti ancora con i nostri ex compagni di scuola?
Si rabbuiò.
Lei aveva perso i contatti con tutti; dopo la loro rottura, si era chiusa in se stessa, aveva smesso di vedere i suoi amici al di fuori della scuola e quando l’anno giunse al termine sparì, chiudendo definitivamente i rapporti.
Sapeva che non si era comportata bene con nessuno di loro ma aveva seguito semplicemente il suo istinto. La ferita era troppo grande e lei aveva avuto bisogno di un nuovo inizio.
E lo aveva trovato.
Con Mattia era tornata a vivere.
Dopo ancora tanti anni si chiedeva come mai un amore adolescenziale l’avesse marchiata così tanto nel profondo; forse dipendeva dalla sua autostima, così fragile all’epoca dal doversi appoggiare a qualcuno per restare in piedi. Quando ami qualcuno più di te stesso, inevitabilmente sei ad un passo dal crollo.
  • In verità dopo il liceo ho perso anche io i contatti con loro.
  • Oh… peccato.
  • Già.
Che strano pensare a come il tempo si porti via tutto. Come renda distanti due persone che erano state per anni così vicine. Che sapevano tutto dell’altro, che si erano amate, amate davvero.
C’è chi dice che quando si è giovani non si possa amare in modo maturo, che l’amore non è amore ma solo affetto misto ad ormoni in subbuglio. Lei aveva sempre pensato che invece due persone possano amarsi a prescindere dalla loro età, che l’amore era amore malgrado fosse vissuto in modo diverso, in tempi diversi.
  • Beh, si è fatto tardi, io devo tornare a casa… E’ stato bello rivederti comunque.
  • Hai parcheggiato l’auto da queste parti? Ti accompagno fino alla macchina se vuoi.
  • Oh, no grazie! Non ho mai imparato a guidare in verità.
Chinò il capo facendo ciondolare la testa da destra verso sinistra, sulle labbra un sorriso leggero, sapeva di malinconia.
  • Non ci credo, sei rimasta la solita fobica ansiosa!
  • Beccata, non sono mai riuscita a prendere la patente… Non che ci abbia mai provato davvero in verità.
  • Allora dai, permettimi di darti un passaggio almeno!
  • No, davvero.  Adoro camminare sotto la pioggia, mi permette di ascoltare i miei pensieri. La città è così tranquilla quando inizia a piovere, sembra quasi che tutto acquisti un ritmo regolare.
  • Anche in questo non sei cambiata.
  • Allora ciao…
  • Arrivederci, Dalila.
Alessandro fece un passo indietro mantenendo un in volto un sorriso sereno, prima di voltarsi e continuare a camminare.
   
 
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