Quando ha compiuto quattro anni sua madre era in ospedale già da mesi, così affaticata da poter a mala pena a parlare al telefono.

 

Suo padre era ad Hong Kong per lavoro e Kiyoomi sapeva, forse inconsciamente, che non avrebbe rinunciato ad un affare per lui.

 

Suo fratello e sua sorella erano molto più grandi di lui e non si interessavano di certe cose.

Il 20 marzo del 2000 erano fuori con dei loro amici, però gli avevano lasciato sul tavolo della cucina un muffin con una candelina.

 

A 10 anni suo padre lo costringe a fare una festa di compleanno, incarica la propria segretaria di distribuire gli inviti, ma il 20 marzo è oltreoceano per lavoro, di nuovo, e non può vedere le lacrime e il dolore di suo figlio quando nessuno si presenta alla festa. 

 

Il giorno dei suoi 11 anni Kiyoomi fa una cosa che gli era vietata, risponde al telefono di casa, non avrebbe dovuto farlo perché è compito di una delle domestiche, ma risponde comunque.

Era il medico che si occupava di sua madre ed è così che Kiyoomi viene a sapere che sua madre è morta poche ore prima.

 

Al liceo Motoya è l'unico a sapere quando compie gli anni ma non gli fa mai gli auguri né lo dice ai loro compagni.

Sa che Kiyoomi non ha niente da festeggiare e, molto probabilmente, capisce il suo dolore.

 

Quando entra nei Black Jackal si rende conto che si festeggiano tutti i compleanni e, in realtà, ogni scusa è valida per fare festa.

Più e più volte gli chiedono quale sia il giorno del suo compleanno, ma lui non lo dice mai.

"Perché dovrei festeggiare il fatto che il mio corpo si sta indebolendo?" Chiedeva sempre al posto di dire quella data.

Avevano anche provato a chiedere a Foster, ma si era rifiutato di aiutarli, era un diritto di Sakusa non far sapere quando compie gli anni, non è una cosa così importante.

 

Solo Atsumu voleva davvero sapere che giorno compisse gli anni Kiyoomi.

Forse voleva solo mettere la data in uno di quei calcolatori di relazioni online visto che il corvino è da sempre la sua più grande città, o magari voleva fargli arrivare a casa un enorme mazzo di rose, o forse voleva solamente sapere qualcosa di più su quel ragazzo misterioso che non raccontava mai nulla di sé.

 

Atsumu ha un piano, in realtà, per scoprirlo e, in questo piano, c'entra anche Suna.

Gli manda un messaggio, Atsumu, in un momento in cui lo sa vulnerabile, durante uno dei pochi giorni in cui il suo migliore amico è a casa del suo ragazzo, Osamu.

E così, Suna, gli dà il numero di Komori solo per farlo stare zitto e permettergli di passare una rilassante serata con Samu.

Il biondo fa come promesso, lascia in pace entrambi per tutto il resto della serata.

 

Scrive a Komori immediatamente, breve e conciso, puntando dritto dritto al punto.

 

 

Da: Miya Atsumu

Ciao Komori-kun sono Miya Atsumu, mi ha dato il tuo numero SunaRin.

Avrei una cosa da chiederti

 

Ciao! Sei il fratello del suo ragazzo vero? Dimmi pure.

 

Da: Miya Atsumu

Si, sono io

Immagino tu sappia quando compie gli anni Omi-kun, ma soprattutto immagino perché non lo vuole dire a nessuno, giusto?

 

Da: Komori Motoya

Se te lo dico uccide prima te e poi me

 

Da: Miya Atsumu

Senti, se non vuole festeggiare il suo compleanno è ok, è un suo diritto, però vorrei almeno sapere il perché e chiedere a lui è come parlare ad un muro.

 

Da: Komori Motoya

Lo so, non ne ha mai parlato volentieri

Posso dirti che non ha mai passato dei compleanni felici e quindi ad un certo punto è come se semplicemente avesse deciso che non contasse più nulla

Comunque, è la giornata internazionale della felicità e questa cosa lo ha sempre infastidito perché lui non l'ha mai nemmeno vista

19.17

 

 

E fu così Atsumu andò su internet e si informó.

20 Marzo. Giornata internazionale della felicità.

Tre mesi e sei giorni dopo quella conversazione sarebbe arrivato il compleanno di Kiyoomi.

 

Quel 20 marzo Atsumu si comportó come al solito. Stesse battute, stessi passaggi, stessi battibecchi.

Era lo stesso Atsumu di sempre, anche con Sakusa.

Quella sera uscirono dalla palestra insieme, nel solito silenzio che li accompagnava quando Atsumu decideva di fare un pezzo di strada con lui e di non uscire con gli altri nelle famose "serate di squadra".

"Posso venire a casa tua?" Chiese Atsumu quando iniziarono ad avvicinarsi al bivio che li avrebbe portati ognuno al proprio appartamento.

"Perché dovresti?" Chiese Sakusa con voce atona.

"Sarei dovuto andare da Osamu stasera, ma ha deciso di darmi buca per uscire col suo ragazzo."

"Non ho intenzione di sentire te che ti lamenti tutta la sera."

"No! No! Potremmo guardare un film."

"Uhm... Però cucini tu." Rispose Sakusa senza prestarci troppa attenzione.

"Se prendessimo cibo da asporto?"

E fu così che arrivarono all'appartamento di Sakusa con le buste del cibo, poco dopo cercarono un film su una qualche piattaforma e passarono la serata a chiacchierare sul divano.

Niente di troppo pesante, solo gossip e lamentele, ma anche avvenimenti imbarazzanti, in particolare sull'infanzia e l'adolescenza di Atsumu.

 

Verso le 23 Atsumu decise che era ora di andare a casa e Sakusa lo accompagnò alla porta, ma non riuscì a trattenere oltre quella domanda che gli frullava nella testa da un po'.

"Stasera c'era la serata con la squadra, perché non sei andato?"

Atsumu gli sorrise, un sorriso così gentile che Kiyoomi giurò di aver sentito il cuore fermarsi.

"Non volevo che tu stessi da solo proprio oggi." Rispose. "Buona notte Omi Omi." Disse salutandolo mentre iniziava a scendere le scale.

 

Kiyoomi si ritrovò a pensare che, in effetti, neanche lui sarebbe voluto rimanere da solo proprio quel giorno, neanche negli anni precedenti.

Non chiese mai se Atsumu avesse tirato a caso la serata da passare insieme o se avesse chiesto a Komori, non gli importava, l'unica cosa importante era che fossero stati bene.