Tempesta
di sabbia
Guarda
Oberyn sulla piattaforma dei nobili. Il suo
principe ridacchia insieme alla sua concubina Ellaria e la imbocca con
peperoncini fritti.
Daemon
deve distogliere lo sguardo quando Oberyn dà un
lungo bacio alla donna.
Perché
deve fare così male? Sapeva in cosa si stesse
mettendo quando aveva accettato i baci del principe nel deserto, ma ora
che è
qui al castello di Hellholt e Oberyn e Ellaria sono di nuovo insieme,
sente il
suo cuore sgretolarsi.
Più
di ogni altra cosa desidera ancora le carezze e i
baci del principe. Nessuna donna gli aveva fatto mai provare quello che
la
Vipera Rossa gli aveva fatto sentire quando i loro corpi si erano
uniti. “Forse
solo Arianne…” ma al tempo del loro amore la
principessa era soltanto una
ragazzina e lui pure. “Oberyn invece è un
uomo.”
Il
suo cuore fa un altro sussulto quando vede la sua
figlia più piccola –Loreza, appena tre
anni– che corre ad abbracciarlo e a
sedersi sulle sue ginocchia. Daemon non ce la fa più e si
alza dal tavolo.
“Come hai potuto essere così sciocco? Ha il doppio
dei tuoi anni e otto figlie.
Cosa ti ha fatto pensare di poter essere qualcosa di importante nella
sua
vita?!”
Il
freddo della notte lo avvolge mentre esce sui
camminamenti del castello. Daemon barcolla e si aggrappa al parapetto.
“Troppo
vino.” Sotto di lui scorre lento il fiume Brimstone. I vapori
sulfurei salgono
bianchi nel cielo notturno.
La
casa d’infanzia del bastardo è stata Godsgrace
dove
il fiume Vaith e lo Scourge confluiscono nel Sangue Verde,
lì c’è acqua in
abbondanza. “Dalla grazia degli dei al covo
dell’inferno.” E Hellholt lo è
davvero. Si è in mezzo alle sabbie roventi del deserto e
l’acqua del fiume è
velenosa. I vessilli della casata Uller sono flosci sulle aste: fiamme
rosse su
uno sfondo giallo. Scorge anche lo stemma di Oberyn: il sole rosso
Martell. “Ho
tentato di volare troppo vicino al sole e sono caduto.”
Si
stacca dal parapetto, come se persino la pietra
fosse avvelenata. Non è difficile credere che in questo
luogo siano riusciti a
uccidere un drago. “Che la regina Rhaenys si sia sentita come
me mentre Meraxes
cadeva dal cielo e si schiantava tra queste torri?”
Guarda
il cielo scuro, la luce della luna nascosta da
nuvole nere. Il sole brucia e ti acceca, il sole è
l’arma che ha ucciso ogni
invasore che ha provato a conquistare Dorne e il questo popolo
orgoglioso, il
sole… “Fa crescere le piante e i loro dolci
frutti.” Ma per Daemon non può
esserci alcun sole. “Mi sono crogiolato nella luce di Oberyn
e ora sono
ustionato e dolorante.” La luce non risplenderà su
loro due. “Né farà crescere
alcun frutto.” Lacrime gli salgono agli occhi mentre ripensa
al sorriso della
piccola Loreza tra le braccia di suo padre. Daemon non potrà
mai dargli dei
figli e Oberyn sembra un padre così amorevole.
“Mio padre invece…”
Il
bastardo corre nella sua stanza sperando che il
vino gli faccia chiudere gli occhi e non lo faccia sognare.
Il
mattino dopo la sbornia si fa sentire mentre guarda
Oberyn pronto a salire a cavalo. Mentre saluta Ellaria, Daemon fa finta
di non
esistere. In quel momento sembra che per Oberyn esista solo Ellaria, ma
poi il
suo principe gli si avvicina.
Gli
lascia un pezzo di pergamena tra le dita. «Credevi
mi fossi dimenticato di te?» sussurra. Il cuore di Daemon si
risolleva e le sue
dita corrono ad aprire il foglio. «No», dice fermo
la Vipera richiudendogliele
«Questo è per quando sarò lontano.
Tornerò entro il tramonto.» Le dita danno
un’ultima stretta rassicurante poi il principe si avvia verso
il suo stallone
rosso.
Daemon
si lancia uno sguardo intorno. A Dorne due
uomini innamorati sono più tollerati che nel resto di
Westeros, ma spesso tali
uomini vengono ancora visti come deboli e molli. Lui è un
bastardo, il suo
unico riconoscimento è la sua bravura con le armi che gli
è valsa il merito da
fare da scudiero a Oberyn, non può permettersi di venir
visto come un mezzo
uomo.
Nessuno
sembra aver prestato grande attenzione al loro
scambio, ma improvvisamente vede due occhi che lo fissano. Ellaria
Sand, la
moglie di Oberyn in tutto se non nel titolo lo sta guardando
silenziosa. Daemon
abbassa lentamente la mano con dentro la pergamena come se stringesse
il corpo
morto di un infante. La donna sorride dolcemente di fronte al suo
tentativo di
nascondere la lettera, come un bambino con un dolce rubato. Lo libera
dall’imbarazzo e rientra nel castello in uno svolazzare di
gonne.
Daemon
corre nella sua stanza e subito apre la
lettera. È una poesia!
Il
tuo abbraccio per me è un bene,
sopportare
la tua assenza è un dolore.
Posso
riscattare con la mia vita la tua?
La
mia colpa è grande. Il fuoco dell’amore tuo
è pari
al mio?
Io
brucio per te nelle fiamme dell’inferno.
*
Dalle
labbra gli sfugge un gemito come se Oberyn lo
avesse stretto tra le braccia. “Allora anche il mio principe
si sente
prigioniero dell’inferno. Chiede se il mio amore ricambi il
suo. Certo, mille e
più volte!” E lui che era convinto che Oberyn lo
avesse dimenticato.
Le
membra che gli erano sembrate di pietra fino a
stamattina or gli fremono percorse da un nuovo fuoco. Eppure il suo
cuore
brucia ancora di dolore, perché non potrà
confessare le sue parole d’amore al
suo principe fino a che non ritorna e…
«Ser
Daemon.» Nasconde veloce la lettera e si gira
verso l’attendente. «Sì?»
«Ellaria
Sand desidera parlarvi.»
La
incontra nelle sue stanze. L’amante di Oberyn è
sdraiata su dei soffici cuscini. Indossa un abito di mille sfumature di
rosso e
arancione, di seta trasparente. I capelli corvini ricadono frastagliati
sui
seni pieni. Prende lenta dei datteri da una ciotola di vetro.
“Non è poi così
bella” si dice Daemon. Il naso è molto grosso e
sebbene le sue forme siano
accattivanti conservano le fatiche di quattro parti. Daemon
può scorgere i
segni scuri di smagliature ai lati del suo ventre lasciato scoperto.
«Avvicinati
fratello.» mormora dolce la donna.
“Fratello?” non capisce quell’espressione
ma si avvicina obbediente. “La sua
voce, il suo sguardo…” c’è
qualcosa in questa donna, quel qualcosa che ha
catturato l’amore del suo principe.
Si
siede accanto a lei e rifiuta gentilmente un
dattero quando gli viene offerto. «Perché mi avete
chiamato fratello?» domanda
con lo sguardo torvo. Ellaria sghignazza: «Ma
perché lo sei. Siamo entrambi
bastardi, entrambi Sand. La nostra famiglia è la
più grande di Dorne. Una
casata di diecimila uomini e donne.»
«Già
suppongo abbiate ragione.»
«Non
darmi del voi. Dammi del tu, fratello.»
«Come
preferisci» risponde secco Daemon.
“Facile
per lei gloriarsi di appartenere alla casata
Sand, è l’unica figlia di lord Uller.
Probabilmente erediterà lei questo
castello ed è la quasi moglie di un principe.”
Daemon invece… Suo padre ha due
figli legittimi. Fino a dieci anni Daemon era il suo unico figlio, ma
poi suo
padre si è sposato e ha avuto ben due maschi di puro sangue
Allyrion. La sua
matrigna poi è una Yronwodd –sono dei dorniani di
roccia che non condividono
molte delle usanze libertine dei Rhoynar come i dorniani di sabbia e
sale–
perciò Daemon da allora deve cercare di non esistere quando
si trova a
Godsgrace. Fu in quegli anni che lo mandarono alla corte di Lancia del
Sole.
Ricorda ancora quando vide per la prima volta Oberyn, sfavillante nella
sua
armatura di scaglie vermiglie che faceva danzare la sua lancia. Da quel
giorno
decise che avrebbe fatto di tutto pur di riuscire a diventare suo
scudiero e
apprendere ogni suo segreto. Quell’uomo incarnava la
definizione stessa di
principe e tutto ciò che desiderava Daemon era un raggio
della sua luce.
«È
passato molto tempo dall’ultima volta.»
«Dall’ultima
volta di cosa mia signora?»
«Non
sono una signora. Sono una bastarda, come lo sei
tu. È passato molto dall’ultima volta che un
amante colpisse Oberyn a tal punto
da dedicargli una poesia.»
Daemon
si sente arrossire. Oberyn gli aveva detto che
tra lui e Ellaria non ci sono segreti, ma pensava che la donna non
avrebbe
tirato fuori l’argomento in maniera così diretta.
«Il
Principe è stato molto cortese» borbotta senza
trovare altro da dire.
«Cortese?
Ci sono molti modi per descrivere Oberyn
Martell ma cortese è uno dei più inadatti. Non
per niente lo chiamano la Vipera
Rossa.»
Daemon
non sa cosa rispondere. Gli prende il mento tra
le mani. «Riconosco questa sofferenza.» Gli occhi
azzurri di Daemon si perdono
contro quelli neri di Ellaria. «È il morso della
Vipera. Anch’io provai lo
stesso dolore quando l’amore tra me e Oberyn era agli inizi.
Il suo veleno è
dolce ma terribile e colpisce dritto al cuore.» Daemon scosta
il mento e una
ciocca di capelli gli finisce sugli occhi. Ellaria sorride:
«Non avere timore
Daemon. Oberyn ti avrà detto che fra noi due non
c’è alcuna gelosia.»
“E
se invece io fossi quello geloso?”
«Sì mia…
Sì Ellaria me ne ha parlato.»
«E
la cosa ti turba?»
“Sì.”
«Affatto.»
Ellaria
non proferisce altra parola, ma i suoi occhi
dicono tutto.
«Vieni
con me. Voglio farti vedere una cosa.»
I
due Sand si addentrano nei sotterranei di Hellholt.
Solo
una candela retta dalla donna illumina i
corridooi neri fino a un’ampia stanza. Con dentro delle ossa
nere e mostruose.
«Sai
cosa successe qui trecento anni fa?» la voce di
Ellaria echeggia nella stanza.
«Sì,
mia…» si corregge in tempo
«Sì sorella. Durante
la prima guerra dorniana Rhaenys Targaryen venne qui a portare fuoco e
sangue.
Un balestriere riuscì a centrare l’occhio del suo
drago e la bestia e la regina
caddero verso la morte.» Ellaria annuisce. Le ossa di Meraxes
sono spezzate in
vari punti. Deve essere stata una caduta tremenda per aver fracassato
così le
membra di un tale mostro.
«E
sai cosa successe dopo?» Ellaria si avvicina in un
angolo e tira fuori una ciotola, piena di schegge di vetro scuro.
«Aegon e la
sua altra regina scesero a vendicarla. Le fiamme dei loro draghi rasero
al
suolo questo castello e il calore era così forte che la
sabbia si trasformò in
vetro.» Prende uno dei frammenti più grossi e
glielo mette in mano. Il giovane
rigira curioso il materiale tra le dita. Non è liscio ma
frastagliato e ruvido.
«Ahia.» Il pezzo di vetro va in frantumi sul
pavimento. Una goccia di sangue
sboccia tra le sue dita. “Ancora affilato.”
Ellaria
sorride. «Questo è l’aspetto che prende
il
dolore. Ci furono altre sei guerre tra Dorne e il sangue del drago.
Un’interminabile serie di tradimenti e vendette, tutto per
niente. Siamo
entrati nei Sette Regni non per conquista, ma per matrimonio.»
«Daeron
il Buono sposò la Principessa di Dorne»
conclude Daemon succhiandosi il dito. “Perché mi
ha portato qui? Una lezione di
storia?”
Ellaria
rimette a posto la ciotola. «Questa è la
testimonianza del dolore di Aegon per la sua regina, il suo amore, sua
sorella.
Guarda in cosa ha trasformato la sabbia. La sabbia è forte.
Unita al vento può
sbriciolare la pietra. Anche se si disperde prima o poi ogni granello
farà
ritorno alle dune. Non si può rompere o schiacciare. Il
vetro invece…» Lancia
uno sguardo al frammento che Daemon ha lasciato cadere. Lo sguardo del
giovane
è ancora confuso e gli prende il braccio. «Non
lasciare tramutarti in qualcosa
del genere fratello. Non lasciare che il fuoco che senti ti renda
tagliente e
fragile.»
«Non
sono fragile. Chiedilo al Principe.» “Conosciamo
uno il sapore della lama dell’altro e questo almeno
è solo mio. Non come il
sapore delle sue labbra.”
Ellaria
ride «Tu non lo sai, ma Oberyn ha rischiato di
diventare come queste schegge affilate. Quando lo conobbi…
Lui aveva perso la
sua di luce.»
“La
Principessa Elia.”
«Quando
sua sorella e i suoi nipoti vennero uccisi, Oberyn
era diventato schiavo della vendetta. Ogni suo pensiero era una freccia
di odio
contro i Lannister. Credo che se non fosse stato per suo fratello e il
Primo
Cavaliere, Jon Arryn, avrebbe trascinato l’intera Dorne
contro il Trono di
Spade. La mia speranza è che un giorno l’ombra di
quel lutto possa scomparire e
il mio principe rimanga a invecchiare insieme a me e alle mie figlie.
Ma
Oberyn…» la voce le si incrina.
«Fratello, per quanto io e te lo amiamo,
c’è
una parte di lui che non potremo mai cambiare. Una parte della sua vita
di cui
non potremo mai fare parte.»
«Ma
tu sei la madre delle sue figlie. Sei…» deglutisce
«Sei l’amore della sua vita. Tu sei la sua
vita.»
Gli
accarezza la barba rada. «Fratellino, la vita di
Oberyn è solo di Oberyn. Come la tua vita è solo
tua e la mia vita è solo mia.
Possiamo solo farci illuminare a vicenda prima
dell’inevitabile tramonto. Tu
sei ancora così giovane. Il tempo è troppo breve
per passarlo arrabbiati o
gelosi.» Daemon si ritrae dalla sua mano. «Non sono
tua nemica. Se tu e Oberyn
potete donarvi dei giorni felici, fatelo. Non sai mai cosa
può succedere.
Rhaenys si dev’essere sentita invincibile su quel drago. Non
avrà mai
immaginato che sarebbe stato il giorno della sua morte.»
Daemon
guarda di nuovo i pezzi di vetro, contorti e
deformi. Gli sembra che gli si siano conficcati tutti in mezzo al
petto.
Un’improvvisa ansia lo colpisce, l’urgenza di
baciare Oberyn appena smonterà da
cavallo, ma quel privilegio spetterà a Ellaria.
«Io
non sono niente per Oberyn» mormora sconsolato
«Niente rispetto a ciò che tu sei per
lui.»
«Questo
non è vero.»
«Lo
hai detto tu stessa che quando lo hai incontrato
aveva perso la sua luce. Ora la sua luce sei tu. Io
sono…» ride amareggiato «Un
po’ di carne giovane con cui scaldarsi nel deserto. Lui
è un Principe io un
bastardello.»
«Come
lo sono io. Fratello non dire queste cose.
Oberyn ti ama come non gli ho visto amare qualcuno da tanto tempo.
Daemon, chi
dice che l’amore deve essere solo tra due persone? Abbiamo
così tanta brama di
essere amati e così poco tempo.» Il suo viso e
quello del giovane quasi si
toccano. «Perché limitarsi?»
Gli
occhi scuri si specchiano in quegli azzurri del
giovane. Le loro labbra si incontrano. Daemon non capisce, non vuole
capire. Le
su braccia avvolgono il corpo della donna e vuole solo continuare a
stringerlo.
Vuole sentire il suo respiro nella sua bocca e il suo respiro nella
sua. Oberyn
scompare e improvvisamente sono solo lui e Ellaria avvinghiati, vivi.
Sente
l’amore della donna, il suo affetto e il desiderio e cerca di
restituirli. Il
dito ferito lascia una scia di sangue sulla spalla di Ellaria. La sua
pelle è
calda e liscia.
Quando
riprende fiato accanto a lei non riesce a
credere cosa sia successo. Non pensava che la loro conversazione
avrebbe portato
a… Ellaria si copre le nudità con le lenzuola.
«Capisco perché Oberyn ha
scritto quella poesia» ansima, anche lei affannata.
La
porta della stanza si spalanca. Il Principe di
Dorne si dirige verso il letto a ampie falcate. Gli stivali sono ancora
sporchi
di sabbia.
«Mia
dolce Ellaria, sei davvero insaziabile e
incontentabile. Non appena trovo un nuovo giocattolo devi subito
rubarmelo.»
«Giocattolo»
dice alzandosi di scatto «Non parlare di
Daemon in questo modo, serpente velenoso. E con che coraggio mi
accusi?» Il
Principe osserva il corpo di Ellaria a centimetri dal suo
«Sei tu che hai
lasciato questo povero ragazzo senza alcuna attenzione dopo averlo
sedotto
impunemente.» Daemon rivuole quel tipo di sguardo
sul suo corpo.
«Amore
mio ero tornato da te dopo tanto tempo. E a
Daemon ho scritto la lettera.» Lei gli afferra il volto
riportando il suo
sguardo in alto. «Se ritieni che un pezzo di pergamena plachi
il sangue che
ribolle d’amore allora tieni.» Afferra un pezzo di
pergamena accanto al letto e
glielo infila tra le labbra. «Soddisfa i baci e i tocchi che
desideri con
questa, come volevi costringere il mio povero fratellino. Nel
frattempo, dovrò
essere io a intrattenerlo.» Si rinfila nel letto accanto a
me. Oberyn sorride e
sputa via la pergamena. «È vero, perdonami mia
adorata. E perdonami tu ser.» Si
inginocchia ai piedi del letto. «Sono colpevole e chiedo la
vostra clemenza.»
Spalanca le braccia in una finta posa da supplice.
Il
Principe di Daemon è tornato e lui non vorrebbe
altro che saltargli addosso. Subito apre la bocca per perdonarlo, ma
Ellaria lo
ferma. «Aspetta fratello. Fallo sudare un po’ al
principino. Ci penserà due
volte a rigiocare con te.»
«Ma
sorella, non sei stata tu a dirmi che abbiamo
troppo poco tempo su questa terra per restare arrabbiati e gelosi tra
noi?»
Ellaria
e Oberyn sorridono e il Principe prende il
viso di Daemon. Può sentire l’odore della
cavalcata che gli stagna addosso ma
non importa.
«Voi
due mi ucciderete» borbotta Oberyn con gli occhi
chiusi. Ellaria ha la testa poggiata su una sua spalla e Daemon
sull’altra.
«Come
Principe? Credevo che fossi esperto nel
cavalcare tra le sabbie?» stuzzica Daemon. Oberyn gli da un
pizzicotto sul
fianco. «Ringrazia che ora sono troppo stanco per insegnarti
il rispetto,
giovane scudiero.»
Daemon
si solleva sui gomiti a guardarlo.
«È
mai esistito un principe come te?»
«Come
me? No. Migliore di me, peggiore di me» gli
afferra una natica «più arrapato di me?
Sì. Ora che mi viene in mente c’era il
principe Daemon Targaryen, il Principe Dannato. Daemon proprio come te?
Daemon
è un nome nobile». È vero, ma sua madre
non glielo diede pensando al principe
Daemon Targaryen. «È un nome bastardo, mio
Principe» lo corregge Daemon.
«Il
nome del bastardo più famoso dei Sette Regni»
conferma Ellaria.
«Oh
già, Daemon Blackfire: il bastardo che per poco
non divenne re.»
Daemon
Blackfire, figlio naturale di re Aegon il
Mediocre. Quando suo padre aveva legittimato tutti i suoi bastardi sul
letto di
morte, Daemon aveva invertito i colori dello stemma Targaryen e aveva
cercato
di prendere il trono di suo fratello. La fazione del Drago Nero era
stata a un
passo dal conquistare la capitale, ma infine tutto si era concluso in
disfatta
e sconfitta.
«Anche
il nostro piccolo Daemon vuole forse ribellarsi
e prendere Godsgrace?» domanda Oberyn. Daemon non odia i suoi
fratellastri. Non
li ama neanche, non li ha conosciuti. Ma non farebbe mai una cosa del
genere.
«Credo
di essere più bravo a servire che a governare.»
Intreccia le dita con quelle di Oberyn. «A servire
te.» Si formano rughe ai
lati della sua bocca mentre sorride.
Dopo
un bacio d’arrivederci Daemon esce di soppiatto
dalle stanze di Oberyn e Ellaria. Vorrebbe spendere la notte col suo
principe,
ma è meglio lasciare le cose discrete. Almeno adesso
pensando a Oberyn e
Ellaria insieme sente desiderio e non tristezza. La luna splende sulle
mura di
Hellholt: maniero infernale, acque mefitiche, sabbie aride. Lo stemma
degli
Uller sono delle fiamme che divampano. «Io brucio per te
nelle fiamme
dell’inferno» mormora Daemon come in una preghiera.
Note
d’autore
Questa
storia è dedicata a Abby da Edoras che era stata una
lettrice
fedelissima della raccolta Writober 2021 e aveva gradito
particolarmente Oberyn
e Daemon.
*Oberyn
sarà un poeta ma io no. Questi versi sono tratti da
“Le mille e una
notte”, mi sembrava catturassero l’atmosfera.