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Autore: Dromeosauro394    20/03/2021    1 recensioni
Lo scudiero di Oberyn dopo che lui e il principe si sono confessati i propri sentimenti nel deserto, si trova a conforntarsi con la relazione di Oberyn e Ellaria. Sullo sfondo del tetro castello Hellholt, Daemon Sand continua a esplorare l'amore per il suo principe.
"Guarda Oberyn sulla piattaforma dei nobili. Il suo principe ridacchia insieme alla sua concubina Ellaria e la imbocca con peperoncini fritti.
Daemon deve distogliere lo sguardo quando Oberyn dà un lungo bacio alla donna."
"Daemon non ce la fa più e si alza dal tavolo. “Come hai potuto essere così sciocco? Ha il doppio dei tuoi anni e otto figlie. Cosa ti ha fatto pensare di poter essere qualcosa di importante nella sua vita?!” "
Avevo scritto di Oberyn e Daemon nella storia "Bacio" di "Writober 2020", ma può essere letta separatamente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ellaria Sand, Oberyn Martell
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oberyn parte 2

Tempesta di sabbia

 

Guarda Oberyn sulla piattaforma dei nobili. Il suo principe ridacchia insieme alla sua concubina Ellaria e la imbocca con peperoncini fritti.

Daemon deve distogliere lo sguardo quando Oberyn dà un lungo bacio alla donna.

Perché deve fare così male? Sapeva in cosa si stesse mettendo quando aveva accettato i baci del principe nel deserto, ma ora che è qui al castello di Hellholt e Oberyn e Ellaria sono di nuovo insieme, sente il suo cuore sgretolarsi.

 

Più di ogni altra cosa desidera ancora le carezze e i baci del principe. Nessuna donna gli aveva fatto mai provare quello che la Vipera Rossa gli aveva fatto sentire quando i loro corpi si erano uniti. “Forse solo Arianne…” ma al tempo del loro amore la principessa era soltanto una ragazzina e lui pure. “Oberyn invece è un uomo.”

Il suo cuore fa un altro sussulto quando vede la sua figlia più piccola –Loreza, appena tre anni– che corre ad abbracciarlo e a sedersi sulle sue ginocchia. Daemon non ce la fa più e si alza dal tavolo. “Come hai potuto essere così sciocco? Ha il doppio dei tuoi anni e otto figlie. Cosa ti ha fatto pensare di poter essere qualcosa di importante nella sua vita?!”

 

Il freddo della notte lo avvolge mentre esce sui camminamenti del castello. Daemon barcolla e si aggrappa al parapetto. “Troppo vino.” Sotto di lui scorre lento il fiume Brimstone. I vapori sulfurei salgono bianchi nel cielo notturno.

La casa d’infanzia del bastardo è stata Godsgrace dove il fiume Vaith e lo Scourge confluiscono nel Sangue Verde, lì c’è acqua in abbondanza. “Dalla grazia degli dei al covo dell’inferno.” E Hellholt lo è davvero. Si è in mezzo alle sabbie roventi del deserto e l’acqua del fiume è velenosa. I vessilli della casata Uller sono flosci sulle aste: fiamme rosse su uno sfondo giallo. Scorge anche lo stemma di Oberyn: il sole rosso Martell. “Ho tentato di volare troppo vicino al sole e sono caduto.”

Si stacca dal parapetto, come se persino la pietra fosse avvelenata. Non è difficile credere che in questo luogo siano riusciti a uccidere un drago. “Che la regina Rhaenys si sia sentita come me mentre Meraxes cadeva dal cielo e si schiantava tra queste torri?”

Guarda il cielo scuro, la luce della luna nascosta da nuvole nere. Il sole brucia e ti acceca, il sole è l’arma che ha ucciso ogni invasore che ha provato a conquistare Dorne e il questo popolo orgoglioso, il sole… “Fa crescere le piante e i loro dolci frutti.” Ma per Daemon non può esserci alcun sole. “Mi sono crogiolato nella luce di Oberyn e ora sono ustionato e dolorante.” La luce non risplenderà su loro due. “Né farà crescere alcun frutto.” Lacrime gli salgono agli occhi mentre ripensa al sorriso della piccola Loreza tra le braccia di suo padre. Daemon non potrà mai dargli dei figli e Oberyn sembra un padre così amorevole. “Mio padre invece…”

Il bastardo corre nella sua stanza sperando che il vino gli faccia chiudere gli occhi e non lo faccia sognare.

 

Il mattino dopo la sbornia si fa sentire mentre guarda Oberyn pronto a salire a cavalo. Mentre saluta Ellaria, Daemon fa finta di non esistere. In quel momento sembra che per Oberyn esista solo Ellaria, ma poi il suo principe gli si avvicina.

Gli lascia un pezzo di pergamena tra le dita. «Credevi mi fossi dimenticato di te?» sussurra. Il cuore di Daemon si risolleva e le sue dita corrono ad aprire il foglio. «No», dice fermo la Vipera richiudendogliele «Questo è per quando sarò lontano. Tornerò entro il tramonto.» Le dita danno un’ultima stretta rassicurante poi il principe si avvia verso il suo stallone rosso.

Daemon si lancia uno sguardo intorno. A Dorne due uomini innamorati sono più tollerati che nel resto di Westeros, ma spesso tali uomini vengono ancora visti come deboli e molli. Lui è un bastardo, il suo unico riconoscimento è la sua bravura con le armi che gli è valsa il merito da fare da scudiero a Oberyn, non può permettersi di venir visto come un mezzo uomo.

Nessuno sembra aver prestato grande attenzione al loro scambio, ma improvvisamente vede due occhi che lo fissano. Ellaria Sand, la moglie di Oberyn in tutto se non nel titolo lo sta guardando silenziosa. Daemon abbassa lentamente la mano con dentro la pergamena come se stringesse il corpo morto di un infante. La donna sorride dolcemente di fronte al suo tentativo di nascondere la lettera, come un bambino con un dolce rubato. Lo libera dall’imbarazzo e rientra nel castello in uno svolazzare di gonne.

 

Daemon corre nella sua stanza e subito apre la lettera. È una poesia!

 

Il tuo abbraccio per me è un bene,

sopportare la tua assenza è un dolore.

Posso riscattare con la mia vita la tua?

La mia colpa è grande. Il fuoco dell’amore tuo è pari al mio?

Io brucio per te nelle fiamme dell’inferno. *

 

Dalle labbra gli sfugge un gemito come se Oberyn lo avesse stretto tra le braccia. “Allora anche il mio principe si sente prigioniero dell’inferno. Chiede se il mio amore ricambi il suo. Certo, mille e più volte!” E lui che era convinto che Oberyn lo avesse dimenticato.

Le membra che gli erano sembrate di pietra fino a stamattina or gli fremono percorse da un nuovo fuoco. Eppure il suo cuore brucia ancora di dolore, perché non potrà confessare le sue parole d’amore al suo principe fino a che non ritorna e…

«Ser Daemon.» Nasconde veloce la lettera e si gira verso l’attendente. «Sì?»

«Ellaria Sand desidera parlarvi.»

 

 

La incontra nelle sue stanze. L’amante di Oberyn è sdraiata su dei soffici cuscini. Indossa un abito di mille sfumature di rosso e arancione, di seta trasparente. I capelli corvini ricadono frastagliati sui seni pieni. Prende lenta dei datteri da una ciotola di vetro. “Non è poi così bella” si dice Daemon. Il naso è molto grosso e sebbene le sue forme siano accattivanti conservano le fatiche di quattro parti. Daemon può scorgere i segni scuri di smagliature ai lati del suo ventre lasciato scoperto.

«Avvicinati fratello.» mormora dolce la donna. “Fratello?” non capisce quell’espressione ma si avvicina obbediente. “La sua voce, il suo sguardo…” c’è qualcosa in questa donna, quel qualcosa che ha catturato l’amore del suo principe.

Si siede accanto a lei e rifiuta gentilmente un dattero quando gli viene offerto. «Perché mi avete chiamato fratello?» domanda con lo sguardo torvo. Ellaria sghignazza: «Ma perché lo sei. Siamo entrambi bastardi, entrambi Sand. La nostra famiglia è la più grande di Dorne. Una casata di diecimila uomini e donne.»

«Già suppongo abbiate ragione.»

«Non darmi del voi. Dammi del tu, fratello.»

«Come preferisci» risponde secco Daemon.

“Facile per lei gloriarsi di appartenere alla casata Sand, è l’unica figlia di lord Uller. Probabilmente erediterà lei questo castello ed è la quasi moglie di un principe.” Daemon invece… Suo padre ha due figli legittimi. Fino a dieci anni Daemon era il suo unico figlio, ma poi suo padre si è sposato e ha avuto ben due maschi di puro sangue Allyrion. La sua matrigna poi è una Yronwodd –sono dei dorniani di roccia che non condividono molte delle usanze libertine dei Rhoynar come i dorniani di sabbia e sale– perciò Daemon da allora deve cercare di non esistere quando si trova a Godsgrace. Fu in quegli anni che lo mandarono alla corte di Lancia del Sole. Ricorda ancora quando vide per la prima volta Oberyn, sfavillante nella sua armatura di scaglie vermiglie che faceva danzare la sua lancia. Da quel giorno decise che avrebbe fatto di tutto pur di riuscire a diventare suo scudiero e apprendere ogni suo segreto. Quell’uomo incarnava la definizione stessa di principe e tutto ciò che desiderava Daemon era un raggio della sua luce.

«È passato molto tempo dall’ultima volta.»

«Dall’ultima volta di cosa mia signora?»

«Non sono una signora. Sono una bastarda, come lo sei tu. È passato molto dall’ultima volta che un amante colpisse Oberyn a tal punto da dedicargli una poesia.»

Daemon si sente arrossire. Oberyn gli aveva detto che tra lui e Ellaria non ci sono segreti, ma pensava che la donna non avrebbe tirato fuori l’argomento in maniera così diretta.

«Il Principe è stato molto cortese» borbotta senza trovare altro da dire.

«Cortese? Ci sono molti modi per descrivere Oberyn Martell ma cortese è uno dei più inadatti. Non per niente lo chiamano la Vipera Rossa.»

Daemon non sa cosa rispondere. Gli prende il mento tra le mani. «Riconosco questa sofferenza.» Gli occhi azzurri di Daemon si perdono contro quelli neri di Ellaria. «È il morso della Vipera. Anch’io provai lo stesso dolore quando l’amore tra me e Oberyn era agli inizi. Il suo veleno è dolce ma terribile e colpisce dritto al cuore.» Daemon scosta il mento e una ciocca di capelli gli finisce sugli occhi. Ellaria sorride: «Non avere timore Daemon. Oberyn ti avrà detto che fra noi due non c’è alcuna gelosia.»

“E se invece io fossi quello geloso?” «Sì mia… Sì Ellaria me ne ha parlato.»

«E la cosa ti turba?»

“Sì.”

«Affatto.»

Ellaria non proferisce altra parola, ma i suoi occhi dicono tutto.

«Vieni con me. Voglio farti vedere una cosa.»

I due Sand si addentrano nei sotterranei di Hellholt.

Solo una candela retta dalla donna illumina i corridooi neri fino a un’ampia stanza. Con dentro delle ossa nere e mostruose.

«Sai cosa successe qui trecento anni fa?» la voce di Ellaria echeggia nella stanza.

«Sì, mia…» si corregge in tempo «Sì sorella. Durante la prima guerra dorniana Rhaenys Targaryen venne qui a portare fuoco e sangue. Un balestriere riuscì a centrare l’occhio del suo drago e la bestia e la regina caddero verso la morte.» Ellaria annuisce. Le ossa di Meraxes sono spezzate in vari punti. Deve essere stata una caduta tremenda per aver fracassato così le membra di un tale mostro.

«E sai cosa successe dopo?» Ellaria si avvicina in un angolo e tira fuori una ciotola, piena di schegge di vetro scuro. «Aegon e la sua altra regina scesero a vendicarla. Le fiamme dei loro draghi rasero al suolo questo castello e il calore era così forte che la sabbia si trasformò in vetro.» Prende uno dei frammenti più grossi e glielo mette in mano. Il giovane rigira curioso il materiale tra le dita. Non è liscio ma frastagliato e ruvido. «Ahia.» Il pezzo di vetro va in frantumi sul pavimento. Una goccia di sangue sboccia tra le sue dita. “Ancora affilato.”

Ellaria sorride. «Questo è l’aspetto che prende il dolore. Ci furono altre sei guerre tra Dorne e il sangue del drago. Un’interminabile serie di tradimenti e vendette, tutto per niente. Siamo entrati nei Sette Regni non per conquista, ma per matrimonio.»

«Daeron il Buono sposò la Principessa di Dorne» conclude Daemon succhiandosi il dito. “Perché mi ha portato qui? Una lezione di storia?”

Ellaria rimette a posto la ciotola. «Questa è la testimonianza del dolore di Aegon per la sua regina, il suo amore, sua sorella. Guarda in cosa ha trasformato la sabbia. La sabbia è forte. Unita al vento può sbriciolare la pietra. Anche se si disperde prima o poi ogni granello farà ritorno alle dune. Non si può rompere o schiacciare. Il vetro invece…» Lancia uno sguardo al frammento che Daemon ha lasciato cadere. Lo sguardo del giovane è ancora confuso e gli prende il braccio. «Non lasciare tramutarti in qualcosa del genere fratello. Non lasciare che il fuoco che senti ti renda tagliente e fragile.»

«Non sono fragile. Chiedilo al Principe.» “Conosciamo uno il sapore della lama dell’altro e questo almeno è solo mio. Non come il sapore delle sue labbra.”

Ellaria ride «Tu non lo sai, ma Oberyn ha rischiato di diventare come queste schegge affilate. Quando lo conobbi… Lui aveva perso la sua di luce.»

“La Principessa Elia.”

«Quando sua sorella e i suoi nipoti vennero uccisi, Oberyn era diventato schiavo della vendetta. Ogni suo pensiero era una freccia di odio contro i Lannister. Credo che se non fosse stato per suo fratello e il Primo Cavaliere, Jon Arryn, avrebbe trascinato l’intera Dorne contro il Trono di Spade. La mia speranza è che un giorno l’ombra di quel lutto possa scomparire e il mio principe rimanga a invecchiare insieme a me e alle mie figlie. Ma Oberyn…» la voce le si incrina. «Fratello, per quanto io e te lo amiamo, c’è una parte di lui che non potremo mai cambiare. Una parte della sua vita di cui non potremo mai fare parte.»

«Ma tu sei la madre delle sue figlie. Sei…» deglutisce «Sei l’amore della sua vita. Tu sei la sua vita.»

Gli accarezza la barba rada. «Fratellino, la vita di Oberyn è solo di Oberyn. Come la tua vita è solo tua e la mia vita è solo mia. Possiamo solo farci illuminare a vicenda prima dell’inevitabile tramonto. Tu sei ancora così giovane. Il tempo è troppo breve per passarlo arrabbiati o gelosi.» Daemon si ritrae dalla sua mano. «Non sono tua nemica. Se tu e Oberyn potete donarvi dei giorni felici, fatelo. Non sai mai cosa può succedere. Rhaenys si dev’essere sentita invincibile su quel drago. Non avrà mai immaginato che sarebbe stato il giorno della sua morte.»

Daemon guarda di nuovo i pezzi di vetro, contorti e deformi. Gli sembra che gli si siano conficcati tutti in mezzo al petto. Un’improvvisa ansia lo colpisce, l’urgenza di baciare Oberyn appena smonterà da cavallo, ma quel privilegio spetterà a Ellaria.

«Io non sono niente per Oberyn» mormora sconsolato «Niente rispetto a ciò che tu sei per lui.»

«Questo non è vero.»

«Lo hai detto tu stessa che quando lo hai incontrato aveva perso la sua luce. Ora la sua luce sei tu. Io sono…» ride amareggiato «Un po’ di carne giovane con cui scaldarsi nel deserto. Lui è un Principe io un bastardello.»

«Come lo sono io. Fratello non dire queste cose. Oberyn ti ama come non gli ho visto amare qualcuno da tanto tempo. Daemon, chi dice che l’amore deve essere solo tra due persone? Abbiamo così tanta brama di essere amati e così poco tempo.» Il suo viso e quello del giovane quasi si toccano. «Perché limitarsi?»

Gli occhi scuri si specchiano in quegli azzurri del giovane. Le loro labbra si incontrano. Daemon non capisce, non vuole capire. Le su braccia avvolgono il corpo della donna e vuole solo continuare a stringerlo. Vuole sentire il suo respiro nella sua bocca e il suo respiro nella sua. Oberyn scompare e improvvisamente sono solo lui e Ellaria avvinghiati, vivi. Sente l’amore della donna, il suo affetto e il desiderio e cerca di restituirli. Il dito ferito lascia una scia di sangue sulla spalla di Ellaria. La sua pelle è calda e liscia.

 

Quando riprende fiato accanto a lei non riesce a credere cosa sia successo. Non pensava che la loro conversazione avrebbe portato a… Ellaria si copre le nudità con le lenzuola. «Capisco perché Oberyn ha scritto quella poesia» ansima, anche lei affannata.

La porta della stanza si spalanca. Il Principe di Dorne si dirige verso il letto a ampie falcate. Gli stivali sono ancora sporchi di sabbia.

«Mia dolce Ellaria, sei davvero insaziabile e incontentabile. Non appena trovo un nuovo giocattolo devi subito rubarmelo.»

«Giocattolo» dice alzandosi di scatto «Non parlare di Daemon in questo modo, serpente velenoso. E con che coraggio mi accusi?» Il Principe osserva il corpo di Ellaria a centimetri dal suo «Sei tu che hai lasciato questo povero ragazzo senza alcuna attenzione dopo averlo sedotto impunemente.»  Daemon rivuole quel tipo di sguardo sul suo corpo.

«Amore mio ero tornato da te dopo tanto tempo. E a Daemon ho scritto la lettera.» Lei gli afferra il volto riportando il suo sguardo in alto. «Se ritieni che un pezzo di pergamena plachi il sangue che ribolle d’amore allora tieni.» Afferra un pezzo di pergamena accanto al letto e glielo infila tra le labbra. «Soddisfa i baci e i tocchi che desideri con questa, come volevi costringere il mio povero fratellino. Nel frattempo, dovrò essere io a intrattenerlo.» Si rinfila nel letto accanto a me. Oberyn sorride e sputa via la pergamena. «È vero, perdonami mia adorata. E perdonami tu ser.» Si inginocchia ai piedi del letto. «Sono colpevole e chiedo la vostra clemenza.» Spalanca le braccia in una finta posa da supplice.

Il Principe di Daemon è tornato e lui non vorrebbe altro che saltargli addosso. Subito apre la bocca per perdonarlo, ma Ellaria lo ferma. «Aspetta fratello. Fallo sudare un po’ al principino. Ci penserà due volte a rigiocare con te.»

«Ma sorella, non sei stata tu a dirmi che abbiamo troppo poco tempo su questa terra per restare arrabbiati e gelosi tra noi?»

Ellaria e Oberyn sorridono e il Principe prende il viso di Daemon. Può sentire l’odore della cavalcata che gli stagna addosso ma non importa.

 

«Voi due mi ucciderete» borbotta Oberyn con gli occhi chiusi. Ellaria ha la testa poggiata su una sua spalla e Daemon sull’altra.

«Come Principe? Credevo che fossi esperto nel cavalcare tra le sabbie?» stuzzica Daemon. Oberyn gli da un pizzicotto sul fianco. «Ringrazia che ora sono troppo stanco per insegnarti il rispetto, giovane scudiero.»

Daemon si solleva sui gomiti a guardarlo.

«È mai esistito un principe come te?»

«Come me? No. Migliore di me, peggiore di me» gli afferra una natica «più arrapato di me? Sì. Ora che mi viene in mente c’era il principe Daemon Targaryen, il Principe Dannato. Daemon proprio come te? Daemon è un nome nobile». È vero, ma sua madre non glielo diede pensando al principe Daemon Targaryen. «È un nome bastardo, mio Principe» lo corregge Daemon.

«Il nome del bastardo più famoso dei Sette Regni» conferma Ellaria.

«Oh già, Daemon Blackfire: il bastardo che per poco non divenne re.»

Daemon Blackfire, figlio naturale di re Aegon il Mediocre. Quando suo padre aveva legittimato tutti i suoi bastardi sul letto di morte, Daemon aveva invertito i colori dello stemma Targaryen e aveva cercato di prendere il trono di suo fratello. La fazione del Drago Nero era stata a un passo dal conquistare la capitale, ma infine tutto si era concluso in disfatta e sconfitta.

«Anche il nostro piccolo Daemon vuole forse ribellarsi e prendere Godsgrace?» domanda Oberyn. Daemon non odia i suoi fratellastri. Non li ama neanche, non li ha conosciuti. Ma non farebbe mai una cosa del genere.

«Credo di essere più bravo a servire che a governare.» Intreccia le dita con quelle di Oberyn. «A servire te.» Si formano rughe ai lati della sua bocca mentre sorride.

Dopo un bacio d’arrivederci Daemon esce di soppiatto dalle stanze di Oberyn e Ellaria. Vorrebbe spendere la notte col suo principe, ma è meglio lasciare le cose discrete. Almeno adesso pensando a Oberyn e Ellaria insieme sente desiderio e non tristezza. La luna splende sulle mura di Hellholt: maniero infernale, acque mefitiche, sabbie aride. Lo stemma degli Uller sono delle fiamme che divampano. «Io brucio per te nelle fiamme dell’inferno» mormora Daemon come in una preghiera.

 

 

Note d’autore

 

Questa storia è dedicata a Abby da Edoras che era stata una lettrice fedelissima della raccolta Writober 2021 e aveva gradito particolarmente Oberyn e Daemon.

 

 

*Oberyn sarà un poeta ma io no. Questi versi sono tratti da “Le mille e una notte”, mi sembrava catturassero l’atmosfera.

 

 

   
 
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