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Autore: AlfoPec95    23/03/2021    3 recensioni
Dialogo esistenziale con il Gran Sacerdote Sage
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer Manigoldo, Cancer Sage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serata piovosa, fuori. La noia del coprifuoco che ormai, da mesi immemori, risulta essere l'unica certezza della nostra esistenza fa comunella con il freddo e la pioggia che si stanno abbattendo durante quest'ondata di maltempo.

Dicono sia l'ultima, ma non mi è chiaro se stiano parlando del meteo o della pandemia.

Qui, al chiuso del soggiorno di casa mia, vicino nel corpo ma lontano nella mente dalla mia famiglia lascio che il mio cervello annoiato si addentri nei cunicoli dei miei pensieri ma, nelle tappe tra un lobo e l'altro, ciò che si scorge dentro il labirinto delle circonvoluzioni cerebrali è null'altro che un'apatia che si propaga come la radiazione cosmica di fondo.

Già, questo riferimento astronomico mi risveglia parzialmente da questo topore emotivo nel quale mi ero assopito e mi ricorda che, a minuti, dovrebbe iniziare l'episodio dei Cavalieri dello Zodiaco – Lost Canvas; mi ha sempre appassionato l'astronomia, così come mi ha sempre incuriosito la mitologia greca.

Cosa c'è di meglio, allora, di un'opera che accorpa questi miei interessi?

La pesantezza d'animo che mi sto portando dentro nell'ultimo periodo è però tale da sopraffare il mio entusiasmo, ma questa sera voglio cancellare tutti i pensieri bui: l'ora tarda e l'insonnia la fanno da padrone, quindi tanto vale adeguarsi.

Qui sul tavolo ci sono i resti di due legioni da tre di birra, ma l'unico effetto che hanno sortito è un eurotour di tre tappe al bagno in meno di trenta minuti: per cancellare ogni residua traccia di malinconia, di rimpianti e di frustrazione devo sfoderare la soluzione finale, nota commercialmente come Unicum.

Gli shot sono in fila, non mi resta che scegliere quale gioco sobillerà la mia bevuta.

L'episodio trasmesso è il diciassettesimo e si intitola ''Spazzatura'': trovato, manderò giù uno shot ogni volta che sento questa parola.

Uno, due, cinque, otto volte: il mio fegato ha chiesto l'armistizio, ma l'ennesima ripetizione di questa parole spinge il mio ''orgoglio'' a mandare giù anche il nono.

Ma, questa volta, accade l'impensabile: il guerriero alcolico dei migliori tempi di gioventù fatta di rincasate alle 8 del mattino, capace di andare ad una festa di laurea ritirandosi alle 4.20 e in grado di svegliarsi due ore dopo per andare a lavoro non può più reggere questi ritmi e dichiara la resa con il crollo repentino delle palpebre; cosa più inquietante, però, è la testardaggine nel restare appeso a quel limbo in cui il sogno e la realtà decidono di scoparsi a vicenda dando alla luce uno dei miei peggiori rivali: la paralisi del sonno.

Con una differenza, stavolta: pur immobile, ciò che vedo non è la manifestazione di ciò che sto sognando ma l'estendersi di un paesaggio stellato del tutto simile a quello che si apriva in una scena dell'episodio che stavo vedendo pochi istanti prima.

Senza neppure accorgermene, mi ritrovavo sulla Star Hill senza sapere come diavolo ci fossi arrivato fin lassù: dopo tutto, l'unico a potervi accedere era il Gran Sacerdote.

Ciò che mi appariva di fronte però, se possibile, era ancora più terrificante in senso buono: dinanzi a me si diramava un cielo notturno così limpido che, se vi ci fosse specchiato Narciso, avrebbe spiccato il volo per raggiungere il suo riflesso; l'assenza di inquinamento notturno regalava la vista di un firmamento che a parole non si poteva spiegare: ogni stella illuminava romanticamente una parte del Sanctuary, Atene o il villaggio di Rodorio ma ciò che sbalordiva più di tutto era il modo in cui la luce siderale baciava i petali delle rose velenose poste sulla scalinata che collega la Star Hill alla Dodicesima Casa, quella di Pisches.

Io, che faccio fatica anche solo per distinguere il Grande Carro e le Pleiadi nel cielo carico di inquinamento atmosferico a cui siamo abituati, riuscivo magicamente ad individuare tutte le 88 costellazioni.

Antares, Deneb, Spica, Aldebaran, Regulus, Mizar-Arcor, l'Ammasso del Presepe e molteplici altre: potevo ammirare tutte le stelle che avevo sempre desiderato osservare.

''Dimmi ragazzo, è questa la libertà che ti piace sognare?''

D'improvviso una voce così profonda e autoritaria da gelare istantaneamente ogni afflusso di sangue e ogni input motorio e, al contempo, così rasserenante da far pesare l'anima meno della piuma di Maat.

Non era possibile, quell'uomo: era davvero lui? Era davvero il Gran Sacerdote di quell'epoca, Sage di Cancer?

-''S-s-si, signore!''- dinanzi a tale entità il mio timore reverenziale è pari solo alla goffaggine del tentativo con cui provo ad essere il più formale possibile.

-''AHAHAHAHAH dai, lascia stare le formalità e dimmi cosa ti affligge, ragazzino''- la sua domanda, tanto semplice e disinteressata quanto a doppio taglio; quel ''ragazzino'' mi sa tanto di dispregiativo ma, probabilmente, per un uomo di 263 anni è il solo modo per mostrarsi paterno; e diciamoci pure la verità: il fatto che abbia già toccato uno dei miei nervi scoperti mi ha predisposto a cavillare ogni sua parola.

''Non so come tu possa avermi letto dentro, ma è così. Negli astri ho sempre visto una via di fuga per sognare ma, allo stesso tempo, anche la conferma che l'essere umano non sia poi così libero come si illude di essere.

Come possiamo pensare di essere liberi se non abbiamo i mezzi per raggiungere e toccare con mano i corpi celesti ogni volta che vogliamo? A quale scopo nasciamo, se poi dobbiamo fare i conti con la sofferenza che scaturisce dall'impotenza verso il destino biologico, verso le ingiustizie etiche e verso la mancata libertà?''

Trattengo a stento le lacrime urlando tutto il mio malessere carico di rassegnazione e di debolezza, ma il tentativo non durerà a lungo; lo sguardo è basso, pronto a ricevere un aspro rimprovero e le risposte a cui ormai mi sono abituato.

''Sai ragazzo, mi ricordi il mio allievo Manigoldo; se ti ho capito è perchè anche tu, come lui, hai dentro di te l'Universo e per uno come me non è diverso dal leggere un buon libro.

Anche tu, come lui, hai sempre cercato un senso alla più piccola delle cose sperando di arrivare a comprendere realtà sempre più grandi ma la verità, figliolo, è che i limiti sono ciò che fa la differenza tra gli dei e gli uomini.''

La fermezza e la dolcezza di quelle parole aprono in me uno spiraglio di confidenza e di voglia di ascoltare fino a perdermi nei meandri di quel discorso.

''Per Manigoldo, che ha visto una quantità infinita di morte sin da bambino, la vita non era altro che spazzatura; anche in te, che pur non hai vissuto un centesimo della desolazione vissuta da lui, leggo un'ideologia simile che ti ha fatto anche pensare come sia meglio non venire al mondo... Eppure, mio giovane uomo, il desiderio di diventare un bravo fisioterapista e di avere un giorno una famiglia tua contraddicono questa corazza che hai scelto di indossare.

Come lui, anche tu indossi sempre un volto sorridente celando tutto il dolore che ti porti dentro... Non sono nessuno per giudicare il dolore che prova ogni individuo e i motivi che lo spingono a tanto, ma il voler camuffare a tutti i costi squarcia il proprio ego riducendolo a brandelli, brandelli che se anche ricuciti non avranno più la stessa integrità e compattezza''.

-''Ma allora,...?''- la domanda che avevo sfiata come un palloncino bucato al punto da doverla ingoiare assieme al magone per non crollare.

''Lo stai facendo ancora, figliolo... Stai trattenendo te stesso! Come pensi di definirti davvero libero, come pensi di poter toccare le stelle se non ti prendi nemmeno la libertà di piangere?

Figliolo, anche se non potrai mai davvero toccare con mano gli astri che desideri ricordati che ogni vita, dal batterio all'uomo, fanno parte di un preciso disegno cosmico che si chiama Universo: che tu sia galassia o insetto, questo meccanismo non sarebbe lo stesso senza di te.

Se tu potessi davvero toccarle, saresti in fondo così libero o saresti schiavo di un appagamento che non ti porterebbe a nutrire più alcuna curiosità?

La libertà, in fondo, è quella di poter sognare, è quella di poter osare sfidare l'impossibile e le ingiustizie, è quella che fa sperare molte persone in un aldilà, è quella che ti ha portato qui a parlare con il tuo incoscio sotto forma di me... Sii libero figliolo, e sii libero di crollare quando necessario!''

Un istante di silenzio seguito da un singhiozzo che rompe le acque per un pianto tanto amaro quanto liberatorio.

''Guarda lì, ragazzo: nella costellazione del Cancro l'Ammasso del Presepe rappresenta la porta che collega il mondo dei vivi a quello dei morti; il tuo spirito lo ha attraversato perchè a pezzi, ma ora è pronto a fare il percorso inverso per tornare a nuova vita più temprato che mai... Però, godiamoci questo panorama ancora per qualche secondo, perchè non avrai più modo di farlo''.

Un battito di ciglia e... Assurdo! Dove sono?

-''Lo spazio aperto, che domande!''- la voce di Sage, che fa le veci di Virgilio spiegandomi tutto con pazienza e sapienza.

-''Dovrai passare attraverso Presepe, ma nel mentre tocca pure tutti i corpi siderali che vuoi!''-

In questo stile libero interstellare mi lascio andare ad un'acchiapparella cosmica in cui i pianeti e le lune del sistema solare, lo Zodiaco, le stelle più luminose, il Grande Carro, le supernove, i buchi neri e tutto quello che potete immaginare sono solo piccoli oggetti da maneggiare con cura, e che rendono le parole di Sage più pesanti di una stella il cui nucleo è arrivato alla fase finale trasformandosi in ferro.

Ed eccolo lì, l'Ammasso del Presepe: chi lo avrebbe mai detto che, un giorno, un trip alcolico me lo avrebbe fatto attraversare andata e ritorno?

-''Addio figliolo''- la voce paterna di Sage, a cui posso rispondere con un sorriso e un ''Addio maestro'' urlato dal profondo del cuore.

 

Si avanza scendendo verso il ritorno alla coscienza, sancito dal mio risveglio intontito davanti alla TV accesa: ecco, mi sono addormentato così a lungo da ritrovarmi dinanzi l'ennesima replica di 'Due uomini e mezzo''.

La testa fa ancora un po' male, ma il prezzo per questa rinascita è più che accettabile.

Grazie Sage, grazie ancora!

LC
   
 
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