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Autore: elerim    24/03/2021    7 recensioni
Si era abituata a tante novità ma non sopportava il caldo artificiale: le causava un sonno profondo ma agitato e di sonni profondi ed agitati ne aveva abbastanza.
Inoltre, perché privarsi dei brividi notturni.
Di quel brivido notturno.
Post prima stagiona di YashaHime. Non contiene spoiler.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ohibò, salve salve, mi spiace ma vi accolgo con un opportuno DISCLAIMER:

 

Questa one-shot è stata scritta tra il 21 e il 24 marzo 2021, quindi appena terminata la prima stagione di Yashahime, spin-off e proseguimento di Inuyasha. È ambientata in un ipotetico 'dopo Yashahime' – che però, come ho detto, ancora non è finito.

A mio avviso non contiene spoiler. Contiene le informazioni sui personaggi che potete trovare nelle prime quattro righe della pagina dedicata di Wikipedia (le quali contengono in pratica la presentazione ufficiale del prodotto) e che ormai conoscono anche i tostapane. Se avete dubbi leggetele e sappiate che non troverete nulla di più. Tutto il resto (ambientazione, avvenimenti, oggetti utilizzati) è mia pura invenzione. Ah, con 'non contiene spoiler' naturalmente intendo che non contiene spoiler della prima stagione. Se per congiunzione astrale qualche particolare andasse a coincidere con avvenimenti della/e stagione/i futura/e – dubito fortemente ma non si sa mai – non me ne vogliate.

TUTTAVIA, PUR NON CONTENENDO SPOILER, specifico che sono presenti i personaggi di Sesshomaru, Rin, Towa e Setsuna: se non avete idea di chi siano le ultime due, la storiella potrebbe risultarvi inutile e noiosa (ciò non toglie che possa esserlo a prescindere).

E con questo ritengo di essermi parata le chiappe a sufficienza e vi lascio alla storia :)

elerim

 

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Ed un pensiero le passa per la testa
Forse la vita non è stata tutta persa
Forse qualcosa s'è salvato
Forse non è stato poi tutto sbagliato
Forse era giusto così

Forse, ma forse,
ma sì.

(Sally, Vasco Rossi)

 

 

Equinozio di primavera

 

Aprì la finestra e si infilò sotto la coperta.
Towa non concepiva che, con la comodità dei riscaldamenti, volesse dormire così anche in pieno inverno.
«Lui può bussare, no?»
Ma non era – solo – questo il motivo: si era abituata a tante novità ma non sopportava il caldo artificiale, le causava un sonno profondo ma agitato, e di sonni profondi ed agitati ne aveva avuto abbastanza.

Inoltre, perché privarsi dei brividi notturni.

Di quel brivido notturno.

Quello generato da un risveglio improvviso e dalla vivida sensazione di una presenza nella stanza. Una presenza che ti osserva da lungo tempo e che, nonostante tu rimanga immobile e finga di riprendere sonno moderando il respiro, con un sospiro scocciato senti privarsi delle vesti e raggiungerti sotto le coperte.

«Smettila» sussurrò.
Rin per risposta si raggomitolò tirandosi la coperta sulla testa. «Sto dormendo».
Non ebbe risposta e si rassegnò, lui non si sarebbe avvicinato senza un suo cenno di resa.
Si voltò con un sorriso traditore che già le affiorava fra le labbra e l'intravedere nel mai-buio della metropoli la sua sagoma distesa spazzò via i tre mesi di attesa. Gli gettò le braccia al collo e lui la trascinò sopra di sé.
Si baciarono affamati e scomposti, come chi non ha mai conosciuto l'armonia ma solo l'urgenza; si strofinò contro il suo corpo come una bestiolina inquieta finché lui non le afferrò i fianchi manifestando così di aver esaurito l'interesse ai convenevoli.
Rin si lasciò scivolare di lato per sfilarsi le mutandine e poi si issò nuovamente sopra di lui, che tenendo il suo membro fermo con una mano la aiutò a far giungere tutto esattamente al proprio dannato posto. Dove avrebbe dovuto stare tutte le dannate notti dell'anno, pensò Rin, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano.
«Fa male?» le chiese, rompendo l'abituale silenzio che accompagnava i loro rapporti.
«Ma figurati» rispose sbrigativa, nel timore che si interrompesse. Lo aveva aspettato così tanto!
Salì e scese su di lui qualche volta, beandosi e disperandosi delle sensazioni travolgenti che accompagnavano quella rovente intrusione – dentro di sé, dentro la vita lontana dai conflitti che aveva scelto per le sue figlie, dentro un'epoca che non apparteneva a nessuno dei due – e preparandosi al gran ballo di primavera.
Lui si rizzò a sedere – ecco, cominciava – la sollevò afferrandola da sotto le cosce e se la sistemò in grembo. Oh. La registrò come una piacevole novità, ma ben presto non fu più in grado di elaborare pensieri di alcun genere.
Si lasciò colmare, si aggrappò alle sue spalle e rovesciò la testa lasciandogli campo aperto, e le sue zanne si fiondarono a violare la pelle del collo, si spinsero sotto l'orecchio mentre lui ansimava, respirando quanto più poteva di lei.
Le mani risalirono impazienti i suoi fianchi trascinandosi dietro la camicia da notte e le sue fauci si avventarono sui seni. Rin trattenne a stento un gemito e lui reagì sollevandola dai glutei e spingendola contro di sé più, più e più volte. Volle accompagnare i suoi affondi issandosi sulle ginocchia ma il tentativo presto divenne un cavalcare scomposto, un aderire disperato al suo petto, un ansimare trattenuto e infine liberato in un piacere esplosivo e in un piccolo gemito incontrollato.
Sesshomaru grugnì disappunto e fulmineo li ricoprì con il lenzuolo, mentre la porta si spalancava e due figure si lanciavano nella stanza.
«Ma cos-?» esplose Towa, mentre la sorella già la trascinava indietro sbuffando.
«Sparite» le salutò il demone con il consueto calore, mentre Rin si faceva sempre più piccola e colpevole fra le sue braccia.
«Mi dispiace» sussurrò nascosta fra i suoi capelli.
«Di cosa? Han fatto il loro dovere» rispose con cauta soddisfazione.
«Mi spiace che le nostre figlie si siano spaventate!» ribattè irritata ma lui non rispose, vigliaccamente intenzionato a concludere il siparietto in ben altro modo, dato che era ancora comodamente assestato dentro di lei.
Lanciò via il lenzuolo e la rovesciò sul materasso, le sollevò le gambe ancorandosele ai fianchi e la guardò negli occhi, aspettando l'ovvio.
«Di questo passo non si addormenteranno più» ridacchiò lei già rischiarata e fremente nell'attesa della danza successiva.
«Domani si saranno abituate».
Rovesciò gli occhi al cielo con rassegnazione e si godette il ballo, e quello dopo, e quello dopo ancora.

 

Rin si svegliò con le membra piacevolmente martoriate.
Il sole era già alto e da sotto la porta filtrava un gradevole odore di cibo. Setsuna si era alzata presto e aveva cucinato cibo tradizionale per loro. Per lui.
Li trovò in cucina, intenti in una discussione – ma tu guarda! – poco amichevole.
«Ha la prova per il saggio e la festa di compleanno della sua amica!» stava sbraitando e gesticolando Towa davanti ad una statua di marmo con i vestiti di Sesshomaru.
La figlia si accorse di lei e la aggiornò concitata «Vuole portare via Setsuna dopodomani!»
Rin aggrottò le sopracciglia e fissò la statua negli occhi. «Non me l'hai detto ieri sera»
La statua ebbe un lieve tentennamento che Rin si fece bastare come ammissione di colpevolezza.
«Perché avete fatto altro!» li aggredì Towa, ancora scossa dalla visione notturna, facendo saettare lo sguardo dall'uno all'altra.
«Mmh» assentì lui; Rin arrossì e tuffò la testa nel frigorifero, alla palese ricerca del niente.
«Tutta la notte!» rincarò Towa, mentre Rin fingeva intenso interesse per la serpentina.
«Towa» la appellò il padre, manifestando in tal modo di voler chiudere la questione.
Towa stava per ribattere ma intervenne l'unica voce in grado di dare una svolta alla discussione.
«Basta Towa. A me sta bene» disse Setsuna appoggiando sul tavolo le ciotole che aveva in mano.
Towa lasciò la stanza come una furia, Setsuna guardò la madre confermandole con lo sguardo la sua sincerità e raggiunse la sorella.
Rin respirò, chiuse il frigo e si voltò a guardare il demone e si scoprì a rallegrarsi in segreto che questi complicati inizi di giornata fossero rari.
Lui si sedette scostando la sedia dal tavolo, lei si servì di riso, avvicinò le ciotole e gli si accomodò in grembo.
Le verdure erano perfette, le salse della giusta densità, gli spiedini croccanti.
«Assaggiali, li ha fatte per te» lo invitò Rin.
«Ho già onorato il pasto» le rispose e il suo manierismo la indispettì.
«Allora onora me della condivisione dei tuoi piani sulle mie figlie» lo affrontò.
«Ieri sera erano le nostre figlie» ribattè lui.
«Forse ero davvero troppo distratta» sbottò. Calò il silenzio e per un po' nella cucina non si sentì che il rumore delle bacchette.
«Hanno una vita qui, non puoi irrompere e imporre loro di seguirti» gli disse infine, rinunciando a girarci attorno.
«Non ho imposto, gliel'ho chiesto» le rispose calmo. «Ho bisogno di lei.»
Rin si stupì, poi un pensiero cupo le si affacciò alla mente.
«Eravamo d'accordo di tenerle lontane da altre battaglie» sussurrò.
«Rin» disse, con un tono quasi di rimprovero. «Non è per una battaglia.»
E per cos'altro? Inorridì. «Vorrai mica farla sposare?»
Lo vide spalancare gli occhi e tanto le bastò per tranquillizzarsi e rimandare l'indagine ad un altro momento, anche perché Towa era rientrata nella stanza. Sembrava più serena e afferrò con entusiasmo il bentō che quel giorno Setsuna aveva preparato, infilandolo in una tasca dello zaino già straripante di snack.
Rin non riuscì a trattenere un'occhiata di rimprovero ma lei la salutò con un allegro «Ciao ma'» e uscì senza degnare il padre di uno sguardo.
«Quando va in palestra Towa?» si informò Sesshomaru, mentre anche Setsuna entrava in cucina a prendere il suo pranzo.
Rin ristette un attimo prima di capire il risvolto della domanda. «Mmh, dopo la scuola, verso le quattro».
Setsuna completò l'informazione levando il braccio e indicando la posizione del sole.
«Oh già, scusa» sorrise Rin mentre Sesshomaru ringraziava la figlia con uno sguardo muto, «mi sto proprio modernizzando
Nel giro di pochi minuti la casa si svuotò e nella cucina tornò a regnare il rumore delle bacchette.
Fino a che Sesshomaru non gliele sfilò di mano e la voltò verso di sé.
«Allora? Ti stai cosa
«Un'altra volta» rispose Rin infilandogli le mani sotto la tunica e posando un bacio vorace al centro del suo petto.

 

Quando Towa arrivò Sesshomaru era già in palestra e la attendeva con il bō in mano a bordo del tatami.
Suo padre si era reso più umano possibile – capelli corti, occhi castano chiaro, niente segni sul volto, niente coda - ma anche così non passava inosservato. Aveva dovuto arrivare a ridosso della porta per percepire la sua aura ma per intuirne la presenza sarebbe stati sufficienti i capannelli di ragazze dal volto arrossato che si erano formati nel corridoio e nello spogliatoio e lanciavano occhiate furtive verso di lei.
Tutto questo contribuì a farla giungere davanti a suo padre carica come un giocattolino a molla.
Sostituirono l'inchino rituale con un breve del cenno del capo – nessuno dei due si sarebbe sognato di distogliere lo sguardo dall'altro – e il combattimento ebbe inizio.
Le regole – dosare l'intensità e la velocità dei colpi, non rompere gli attrezzi... – erano state tacitamente definite da tempo ma quel giorno Towa comprese che entrambi avrebbero fatto fatica a rispettarle. In un momento di tregua non riuscì a trattenersi e sbottò.
«Perché la porti via?»
«Non ti riguarda.»
«Allora sei qui solo per farti dare una lezione?» lo provocò, guadagnandosi una serie incalzante di colpi che li portò pericolosamente vicini. L'aria fra loro sfrigolava e Towa – con non poca soddisfazione – potè intravedere il balenìo della mezzaluna sulla fronte del genitore.
Sesshomaru riconquistò immediatamente distanza e controllo e le lasciò il tempo di riorganizzare la propria difesa. «Totosai ha finito la sua arma» spiegò. 
«E perché non puoi portargliela qui?»
Un accenno di sorriso increspò le labbra del demone mentre eseguiva due finte laterali e poi affondava diretto costringendola ad un balzo indietro.
«Non potrebbe provarla» si degnò di risponderle e Towa dovette convenire che avesse ragione. Ma non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta.
«Se torna con un solo capello fuori posto te la dovrai vedere con me» lo apostrofò caricando sulla sinistra.
«Tu farai bene a badare che non accada niente a tua madre» ribattè lui a denti stretti, evitandola all'ultimo e con il minimo movimento. A Towa salì il sangue alla testa e sentì i canini pungerle il labbro.
«Così la trovi pronta per te la prossima volta?» le sfuggì, e immediatamente si pentì di averlo detto. Perché amava sua madre e lei non meritava la sua offesa... e anche perché suo padre reagì caricando un colpo di punta che la centrò in pieno sterno e la scaraventò contro la parete alle sue spalle.
«Porc... che botta» bisbigliò massaggiandosi il petto e la nuca.
Le ragazze che sbirciavano dietro la porta emisero grida spaventate ma non osarono muovere un passo all'interno. Sesshomaru si mosse verso di lei e si fermò a pochi passi; Towa non si arrischiò ad alzare lo sguardo ma potè vedere l'avambraccio, sul quale i tratti demoniaci erano più che evidenti.
«Non osare, Towa».

Quando uscì, con sorpresa lo trovò ad aspettarla, lo sguardo rivolto oltre la linea di un orizzonte di certo troppo ristretto per lui.
«Scusa» sussurrò quando gli fu accanto.
Ora fu lui a sorprendersi.
«Sono solo preoccupata» si giustificò, «per Setsuna e per mamma.»
«Tu devi stare qui per proteggerla. A Setsuna penso io» le rispose tornando a guardare lontano.
«Lo so, non intendevo quello» si umettò le labbra e spiegò: «Intendo che a mamma manchi.»
Sesshomaru tacque a lungo, tanto che Towa stava per riprendere il cammino quando lo sentì riprendere a parlare.
«Io e tua madre siamo d'accordo che sia meglio così.»
«Ma le manchi ugualmente» insistette.
Stavolta non le rispose veramente ma la guardò fissa negli occhi e a Towa fu chiaro che per lui era lo stesso.
Non era poi così difficile comprendersi – ma faceva un po' male, pensò stirando il capo.

 

«Andate già?» chiese Rin affacciandosi alla camera delle ragazze.
Si era assopita sulla sua coda, dopo che lui l'aveva viziata in tutti i modi possibili. Nonostante lei sapesse che questo era sempre il preludio alla sua partenza, lui riusciva sempre a lambirla, baciarla ed accarezzarla finché non le vedeva chiudere gli occhi, perché non sopportava che lo guardasse partire.
Probabilmente le ragazze erano state più rumorose di lui oppure la preoccupazione inconscia era maggiore, fatto sta che si era svegliata ed ora avrebbe dovuto gestire il suo fastidio e quello di Setsuna, che era tale e quale al padre per quanto riguardava i commiati. Ma non se ne curò affatto e anzi andò a rubarle un abbraccio.
«Abbi cura di te» le bisbigliò e ne ebbe in cambio una mano cautamente stretta sulle scapole.
Da Sesshomaru si tenne a distanza invece, gli mimò solo un 'a presto' con le labbra e lui rispose con uno sguardo che le fece venire le gambe molli come quando – solo poco prima – indugiava fra di esse. Un cenno di sorriso le confermò che avesse ottenuto esattamente l'effetto sperato e i suoi indisciplinati feromoni sollevarono un brontolio fra le ragazze. Setsuna scavalcò per prima la finestra e padre e figlia scomparvero nella notte in un batter di ciglia.
Rin emise un breve sospiro e sorrise rivolta a Towa.
«Vuoi dormire con me?» le chiese.
«Bleah» emise Towa con faccia schifata. «In quel letto?!?»
Rin rise di gusto. «Allora dormirò io vicino a te» stabilì e sapeva che Towa ne sarebbe stata felice.
Andò a prendere una trapunta in più dal proprio letto – Setsuna utilizzava solo un lenzuolo a qualsiasi temperatura – e nel corridoio, di nascosto, ci affondò dentro le narici.
Sarebbero tornati presto, glielo aveva promesso.

Si raggomitolò nella coperta e già confusa dal sonno pensò che po' più di inquietudine valesse ben una promessa di Sesshomaru, un abbraccio di Setsuna e la mano di Towa intrecciata alla sua.

 

Forse, ma forse
ma sì.

 

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Non so un accidenti di giapponese ma i termini che ho inserito sono in uso anche in Italia, quindi mi sento sicura a sufficienza da poterli utilizzare.
'Bentō' è il nome di quei graziosi contenitori per il pranzo con gli scomparti che si vedono spesso negli anime (ho visto che stanno arrivando anche qui Italia);
'Bō' e 'Tatami' sono rispettivamente il bastone e il tappeto da combattimento.

Non ho messo il rating rosso perché per i miei standard è solo un 'arancione rafforzato', ma se ritenete che debba cambiare ditemelo pure.

Altro non so che dire: è una storiella leggera e forse troppo familiare ma è ciò che riesco a scrivere in questo lungo e monotono periodo.

Vi abbraccio e vi ringrazio per essere passati, alla prossima,

elerim

   
 
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