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Autore: Helmwige    25/03/2021    0 recensioni
"La prima volta che l'aveva vista, su Orto Plutonia, il Cavaliere Jedi si era domandato come due occhi così chiari e limpidi potessero appartenere all'ex apprendista del Conte Dooku. Come poteva essere un'assassina, con quei cristalli azzurri incastonati sopra gli zigomi?"
Attenzione: contiene SPOILER del libro "Star Wars - L'Apprendista del Lato Oscuro" di Christie Golden. Chi ha intenzione di leggerlo, ma non ne ha avuto ancora la possibilità, si fermi qui :)
Breve one-shot sui ricordi (e sui rimorsi) del Cavaliere Jedi Quinlan Vos dopo la morte di Asajj Ventress.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Asajj Ventress
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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And summer will not come again.
S. Plath
 
 

Non se lo ricordava così, Coruscant. Non se lo ricordava così luccicante e luminoso, così simile – troppo - al suo pianeta natale.
Su Kiffu era sempre estate. Il sole bruciava costantemente la pelle dei suoi abitanti, desertificando le aspettative, qualche volta inaridendo sogni e speranze. Quinlan Vos lo amava, nonostante tutto, così come si ama il calore insopportabile delle fiamme quando fuori si gela.
Era stato proprio il caldo soffocante del deserto a mancargli, quando era atterrato su Coruscant: il centro nevralgico di tutta la Galassia, una sfera di metallo rilucente di aspettative e illusioni.
Su quell’enorme città a forma di pianeta, Quinlan aveva sentito la morsa del freddo per la prima volta. Aveva messo piede al Tempio con i vestiti fradici di pioggia e di aspettative, chiedendosi se avrebbe passato il resto della sua vita con i capelli gocciolanti e l’epidermide appiccicosa per l’umidità.
Ma poi... poi era arrivata l’estate ed era stato come tornare a casa. Aveva sentito di nuovo la pelle sfrigolare sotto il sole, il sudore imperlargli la fronte, l’aria afosa gonfiargli i polmoni. Kiffu aveva smesso di mancargli per anni, rimpiazzato dall’estate artificiale del Centro Galattico.
Ora, però, era diverso.
Ora guardava Coruscant nella sua stagione più calda e si sentiva morire dentro. Non osava immaginare quanto sarebbe stato devastante tornare sul suo pianeta natale. Forse non ci sarebbe tornato mai più.
Il cielo si fece di un blu intenso, e a guardarlo il cuore gli si svuotò. Il suo corpo diventò un involucro vuoto; sentì le ossa sparire, i muscoli ritirarsi con lentezza disumana. Gli organi si dispersero, vagando sotto la pelle, per poi ridursi a un ammasso di gelatina… e alla fine Quinlan si afflosciò, accartocciandosi su se stesso.
Tutto a causa di quel cielo terso e splendido, come gli occhi di lei.
La prima volta che l’aveva vista, su Orto Plutonia, il Cavaliere Jedi si era domandato come due occhi così chiari e limpidi potessero appartenere all’ex apprendista del Conte Dooku. Come poteva essere un’assassina, con quei cristalli azzurri incastonati sopra gli zigomi?
Gli occhi di Asajj Ventress erano diventati fari luminosi sull’oceano in tempesta, l’unico punto fermo a cui aggrapparsi in quell’interminabile caccia all’uomo. Di giorno lo sfidavano, maliziosi e impertinenti, e di notte gli sondavano l’anima con dedizione.
Un gioco pericoloso e infido. Quinlan se n’era reso conto immediatamente.
Eppure, aveva continuato a giocare.
 
 

“Appena prenderemo Dooku, lascerò l’Ordine dei Jedi. Ce ne andremo su un pianeta lontano, io e te.”
Asajj lo guarda con un sorriso furbo sulle labbra sottili. Sembra divertita, ma sotto le ciglia vi è anche un bagliore di speranza.
“E dove andremo?” sussurra. Le sue parole gli solleticano la spalla, facendolo rabbrividire.
“Non lo so ancora. Lontano.”
Lei continua a sorridere. Gli incisivi, bianchi come la sua pelle, si stagliano contro le labbra scure.
“Kiffu?”
Un brivido attraversa la schiena di Quinlan quando sente il nome del suo pianeta. È un suono che trasporta ricordi e antiche promesse.
“Kiffu non è lontano,” ribatte.
“È abbastanza lontano dalla guerra,” risponde lei, disegnando ghirigori aggrovigliati sulla gola del compagno. “È forse troppo vicino al tuo cuore, Maestro Vos?”
La voce di Asajj si sofferma sul suo rango, calcandolo fino a trasformarlo in un nomignolo. Ha un vero e proprio talento nel ridurre pilastri morali in ridicoli sbuffi di fumo.
“Sei un’impertinente,” mormora Quinlan, cercando di mettere a tacere la risata che gli vibra nel petto. “Impertinente e dispettosa.”
Asajj non risponde, non serve. Si limita ad osservarlo da sotto le ciglia. Le iridi chiare scintillano sotto la luce delle quattro lune di Dathomir.
Quinlan vede la malizia sul suo volto, ma sente anche il cuore di lei battergli contro le costole; non sa più cosa credere, a che verità appellarsi. Gli occhi di Asajj promettono pace e caos al tempo stesso, e lui si sente galleggiare nel vuoto.
Coassio instabile, ecco cos’è. Ghiaccio e polvere di kyber. Una rarità, un miracolo dell’universo. E, proprio come tutti i miracoli, la sua natura è stata celata per anni, nel disperato tentativo di proteggerla. Ma non è più necessario, ormai.
“Non voglio più nascondermi.”
Le parole scivolano via dalle sue labbra, incuranti del significato che portano.
Asajj inclina la testa, i capelli chiari sfiorano la pelle scura di lui. “Hai appena detto che vuoi andartene lontano…”
“Sono stanco di far finta di essere ciò che non sono. Non voglio più essere una pedina, né preoccuparmi di nascondere… questo,” conclude, tendendo l’indice prima verso se stesso e poi verso di lei.
Le labbra di Asajj si arricciano nel sentire ancora quanto sia arduo per Quinlan analizzare la loro relazione. Ma almeno ora riesce a considerarla.
“Niente più bugie, dunque.”
Quinlan copre la mano di lei con la propria. Asajj sente il cuore del kiffar pulsare violentemente contro il palmo.
La voce di lui è stranamente roca quando le risponde: “Mai più, lo prometto.”
“Ah, prometti…” lo canzona lei.
Il respiro le rimane incastrato in gola, impedendole di terminare la frase. Le dita di Quinlan le stringono il polso pallido, spingendola contro il terreno. Decine di sassolini appuntiti premono contro la schiena di Asajj quando lui la sovrasta con il proprio corpo. “Dispettosa,” sussurra, prima di sfiorarle le labbra con le proprie. 
 

 
Brividi d’angoscia percorsero la pelle accaldata del Cavaliere Jedi, lasciandolo tremante come un cucciolo di Ewok in inverno.
Aveva tentato di rimuoverla dalla mente; bruciare ogni ricordo era l’unico mezzo che possedeva per cauterizzare la ferita che gli sfregiava l’anima.
Ma non era quella la via dei Jedi.
Con il passare del tempo, Quinlan si era abituato alla morte, alla distruzione, alla rabbia e al dolore. Ma ai sensi di colpa… ai sensi di colpa non si sarebbe abituato mai. Per quanto lontano potesse scappare, loro l’avrebbero trovato sempre. Non c’era rifugio che potesse difenderlo dalla tempesta rabbiosa e implacabile del rimorso. Quell’errore, quella rovinosa caduta verso il Lato Oscuro, gli aveva portato via tutto.
Poco dopo la morte di Asajj, aveva riportato il suo corpo freddo e pallido a casa, su Dathomir. L’aveva trasportato nella caverna del Dormiente e l’aveva adagiato sulla superficie nera dello stagno. Così com’era avvenuto per tutte le Sorelle della Notte, anche Asajj avrebbe trovato la pace in quella tomba d’acqua. Onde delicate le avevano cinto le dita affusolate, le braccia nude, il corpo esile e muscoloso. L’avevano trascinata via, verso il fondo. E, insieme a lei, era scivolato sott’acqua  anche lo spirito di Quinlan.
La vita presenta sempre il conto, d’altronde.
Quinlan lo sapeva bene. A lui, il conto, sarebbe stato presentato ogni anno, ogni volta che su Coruscant sarebbe arrivata l’estate.
E lui l’avrebbe accettato in silenzio, a capo chino, come se non aspettasse altro.
Così avrebbe fatto, finché la Forza non l’avrebbe richiamato a sé.
Finché non si sarebbe unito a lei, di nuovo. E, questa volta, per sempre.
 
 
 
 
 
Note:
  1. Per chi se lo stesse chiedendo, il clima di Coruscant è artificiale, controllato dalla MeteoRete o Rete Meteorologica di Coruscant; tale controllo consente il susseguirsi delle stagioni (se solo avessi studiato con tale devozione per gli esami universitari, che media invidiabile avrei avuto...).
  2. Quinlan Vos è un Kiffar, nato a Kiffu (pianeta arido/desertico). È stato cresciuto e addestrato lì, poi è stato trasferito a Coruscant, un pianeta che presenta un meteo molto più vario rispetto a quello di Kiffu. Dalla differenza climatica dei due pianeti è partita l’ispirazione **
 
Angolino oscuro dell’autrice:
Ciao e grazie di essere giunti fino a qui!
Che dire, avevo da tempo intenzione di scrivere qualcosa di breve e malinconico su Asajj e Quinlan, una delle coppie che più amo di Star Wars (come tutte le coppie belle della saga, guardate che fine infame hanno fatto…).
E niente, questa breve one-shot non aveva chissà che pretese, quindi non mi dilungo oltre :’) Ringrazio in anticipo chi leggerà e/o commenterà… siete splendidi ♥
Che la Forza sia con voi,
Helmwige
  
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