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Autore: Merry brandybuck    29/03/2021    0 recensioni
Non è certo semplice sopravvivere nella società moderna e le storie che state per sentire ne sono la prova: i meravigliosi personaggi del professor J.R.R. Tolkien raccontano la loro vita quotidiana tra le difficoltose vicende che li rendono diversi dagli altri...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pochi istanti cambiano una vita

Finalmente glielo avrebbe confessato. Questo era quello che si stava dicendo Kili mentre tornava a casa in macchina: aveva compiuto da qualche mese i vent’anni e era uno splendido ragazzo moro che frequentava il primo anno di biologia all’università “ La terra di mezzo”. Lui e il fratello venticinquenne Fili, vivevano con la madre Dis e lo zio Thorin in una villetta nella periferia di una grande metropoli; loro padre era morto di ictus, quando Kili aveva due anni e da allora i due fratelli erano vissuti con il fratello della madre che li aveva accuditi e tirati su come fossero figli suoi. L’uomo era stato molto severo con i due bambini anche se li amava molto, e aveva continuato a ribadire una sola regola: non avere alcun tipo di contatto con la famiglia Greenleaf. C’era una faida tra le due famiglie che durava da decine di anni e il motivo della disputa era sconosciuto al giovane Durin, che continuava a seguire incondizionatamente le regole dello zio. O, almeno, ci provava.

 

Mentre continuava a ripassarsi mentalmente il discorso che avrebbe dovuto tenere, vide il cartello che indicava lo sbocco di Via dei Monti Azzurri; rallentò, ingranò la prima marcia ed entrò nella via. Quando raggiunse il cancello della casa, scese dalla macchina e armeggiò qualche minuto con le chiavi prima di trovare quella giusta; portò la macchina nel garage ed entrò in casa dalla porta sul retro: stava mettendo il mazzo di chiavi e il telefono nello svuota tasche quando la casa fremette per un assolo di chitarra. Kili si tappò le orecchie e quando la casa smise di tremare, gridò “Fili, per l’amor del cielo ! Abbassa il volume”. Un ragazzo biondo scese le scale con un sorriso che passava da un’orecchia all’altra “ Stavo solo provando le nuove casse arrivate stamattina” rispose il fratello maggiore,con tono fintamente dispiaciuto; “ Ma stamattina non dovevi essere in università per la lezione di chimica ?” chiese il moro, con aria di chi la sa lunga “ E va bene, non ti si può nascondere niente” sbuffò l’altro “ Non sono andato a lezione per ritirare le casse, fare delle prove sul nostro ultimo pezzo e andare a casa di Gimli per accordarci sui bassi.” Kili sorrise: lui, suo fratello e i suoi cugini avevano creato un gruppo di musicisti al quale entrambi dedicavano molto del loro tempo e che gli procurava anche un sacco di guai  “ Ok. Io non dico nulla alla mamma se tu mi prepari la merenda” propose il moro “ Ma certo, Penènn ! Cosa vuoi ?” chiese il più grande, premurosamente: questa situazione gli ricordava quando da bambini, Kili tornava da scuola o dal parco giochi e gli chiedeva sempre del pane e cioccolato prima che il maggiore lo aiutasse con i compiti e il bagno. “ Pane con la Nutella !” urlò il minore con la voce più infantile che riusciva a fare “ E te pareva” rispose l’altro, dirigendosi verso la cucina. Dopo pochi minuti la merenda era pronta ed entrambi stavano mangiando seduti al tavolo “ Certo che pane e cioccolata alle sei di sera è leggero come un mattone, Kili” scherzò il maggiore “ Cosa ci posso fare se mi piace ?” chiese il moro. Entrambi scoppiarono a ridere fino a rotolare giù dalle sedie; poi risalirono al piano superiore per studiare fino all’ora di cena; passarono tre ore a ripassare gli argomenti dell’università e a suonare. Erano arrivate le nove e i due fratelli avvertivano un leggero languorino ; Fili iniziò a preparare la cena mentre Kili apparecchiava e nel giro di mezz’ora uno stufato era sul fuoco. “ Allora, fratellino, come mai sei arrivato così tardi ? C’era traffico ?” Kili rabbrividì: non aveva cuore di mentire al fratello ma decise che era necessario “ Sono stato in biblioteca con degli amici” disse il moro grattandosi la nuca. “ Potevi almeno avvisarmi. La prossima volta chiamami, ok ?” “ Certo mamma” Fili si voltò e ridendo, urlò: “ Vai a farti benedire Kili !” ma il fratellino era già schizzato al piano di sopra.

 

 Il moro si chiuse in bagno: prese un respiro profondo “ Glielo dirò dopo cena. Perché rovinare un così bel momento tra fratelli ?” si chiese mordendosi le unghie per l’agitazione. Quando si calmò, decise di ridiscendere e passare una bella serata col fratello prima di dare la grande notizia: tornò al piano inferiore e si sedette al tavolo della cucina “ Quindi cosa avete fatto a lezione questa mattina ?” “ Nulla di particolare” rispose Kili, giocherellando con la forchetta. Il fratello maggiore tolse gli occhi dallo stufato posandoli su di lui  e, con aria cospiratoria, disse “ Ma tu che mi nascondi ?” “ Nulla nulla” balbettò il minore spaventato. Il fischio della pentola a pressione distolse la loro attenzione dalla conversazione e nessuno tornò più sull’argomento; Fili aprì il coperchio e versò lo stufato nel piatto suo e del fratello, con incredibile maestria. Mise giù la pentola e si sedette di fronte a Kili “ Com’era la strada ?” chiese il venticinquenne, mettendosi un cucchiaio di brodaglia calda in gola “ Non c’era molto traffico per essere il giorno delle consegne e contando anche che ci fosse la nebbia” rispose il minore sorridendo; i due continuarono a chiacchierare per tutto il resto della cena prima di spostarsi in salotto.

 

Fili si lanciò sul divano di pancia e Kili lo seguì a ruota, tuffandosi sul fratello; i due lottarono fino a che non finirono entrambi sul tappeto, ridendo felici come quando erano bambini. Rimasero lì sdraiati ad ansimare per vario tempo, godendosi il loro momento speciale; il minore fu il primo ad alzarsi per mettersi a sedere e a guardare l’orologio: tra una balla e l’altra si erano fatte le undici. Prese un respiro profondo “ Ora o mai più” pensò.

“ Fili… devo dirti una cosa” 

Il maggiore si tirò su e, con sguardo stupito chiese: “ Cosa, Kili ?”

“ È difficile da spiegare” 

“ Sono tuo fratello maggiore, puoi dirmi tutto lo sai” Il biondo prese la mano del moro tra le sue 

Quel contatto rassicurò il minore, che iniziò a parlare: “ Allora … Ho conosciuto una ragazza. È una studentessa di medicina al secondo anno, si chiama Tauriel ed è bellissima: è alta, snella, con una chioma rossa lunghissima e dei magnifici occhi verdi. L’ho incontrata un giorno in biblioteca e da lì abbiamo iniziato a frequentarci: stravedo per il suo sorriso gentile e per i suoi modi dolci e premurosi, così simili ai tuoi”. Sul viso del maggiore si schiuse un sorriso ma rimase in silenzio: “ Sono stato un paio di volte a casa sua e la sua famiglia è fantastica: il fratello è di una gentilezza squisita mentre il padre si tiene sempre staccato”

“ Ma qual è il problema ? Anzi dovremmo festeggiare ! Ora chiamò la mamma e le comunico la bella notizia” disse Fili ,giulivo.

“ NON OSARE TOCCARE IL TELEFONO” si affrettò a dire Kili. Il fratello rimase inebetito da quella reazione; il moro si fece piccolo piccolo e rivelò: “ Il problema è che… è una Greenleaf” 

La faccia di Fili divenne cinerea, molto simile ad una maschera di cemento : “ Kili, luce dei miei occhi, cosa hai detto ?” “ Ho detto che la mia fidanzata appartiene alla famiglia dei Greenleaf” rispose il moro con calma.

“PERCHÉ CAZZO HAI FATTO UNA COSA SIMILE ?!?” ruggì il maggiore, alzandosi di scatto “ HAI TRADITO LA FAMIGLIA ! NOSTRO ZIO, NOSTRA MADRE, PURE ME !” iniziò ad attraversare la stanza a grandi falcate, borbottando. Il ventenne si rimise in piedi, con uno sguardo severo stampato sul volto “ Quale sarebbe il problema, scusami ?” chiese “QUALE SAREBBE IL PROBLEMA ?! LUI MI CHIEDE QUALE È IL PROBLEMA: QUESTO È NATO SCEMO O LO È DIVENTATO ?” sbraitò il biondo; la determinazione del fratello minore svanì e subentrò la tristezza. Il moro si morse il labbro per evitare di rispondere alla cascata di insulti che il fratello gli stava vomitando addosso: era assorto nei suoi pensieri, cercando un modo per salvare la situazione ma una frase dell’altro lo ridestò: “ Lo sanno tutti che le donne di quella famiglia sono tutte baldracche e che gli uomini sono tutti culattoni !” 

Lì Kili non ci vide più: alzò la testa, mostrando gli occhi lucidi e con tutta la rabbia che aveva in corpo urlò “ Fili … POTRAI ANCHE INSULTARMI, DERIDERMI O DISCONOSCERMI MA NON OSAR PARLAR MALE DELLA MIA RAGAZZA !” Il ragazzo sentì le cinque dita del fratello abbattersi con violenza sulla propria faccia e il bruciore del colpo che gli prendeva tutta la guancia sinistra e poi un altro schiaffo sulla guancia destra. Il biondo si azzittì mentre il moro, ancora traballante per i ceffoni, prendeva il giubbotto, il telefono e le chiavi “ Che fai ? Vai da quella puttana ?” chiese il fratello maggiore, sprezzante “ VAI A FARTI FOTTERE” urlò il minore, sbattendo la porta con forza. Andò in garage, prese la macchina e uscì a tutta velocità dall’abitazione.

Appena fu abbastanza lontano da casa, si fermò a lato strada e chiamò Tauriel al telefono: la ragazza rispose quasi subito e la sua voce si sentì chiara dall’altro capo del telefono “Pronto amore. Come stai ?”; Kili fece di tutto per evitare di piangere “ Bene, posso chiederti di rimanere a casa tua per un po’ ?  Sempre se non disturbo” “ Ma tu non disturbi mai: anzi adesso chiedo a Legolas di preparati il letto” il ragazzo sorrise: “ Allora mi fermo a comprarmi un pigiama e poi mi metto in viaggio per essere da te per mezzanotte” la rossa rise: “ Potrai usare un pigiama di mio fratello; anche se lui è alto due metri e cinque mentre tu sei alto un metro e quaranta” “ Ok. Sarò da te fra un’ora” concluse il moro e poi riattaccò. 

 

Kili era in sulla tangenziale da un pezzo e mancava ancora parecchio all’uscita “Fiume” che portava a casa dei Greenleaf; aveva le guance rigate dalle lacrime e gli occhi arrossati per il pianto ma continuava a guidare a 150 km/h, cambiando nervosamente le marce mentre il dolore degli schiaffi continuava a irradiarsi sul suo volto. Decise che era meglio spostarsi sull’altra corsia di destra quando vide qualcosa luccicare nella nebbia: rallentò un poco ma la luce aumentava all’orizzonte; dopo quasi un minuto la luce divenne accecante e Kili capì che qualcosa di grosso era in contromano sulla sua strada. Non fece in tempo a spostarsi che la cosa era davanti a lui. Poi un colpo. Dolore. E infine silenzio.

Il telefono squillò. Fili scese dal letto, mugolando: erano le due e mezza di notte e il ragazzo era andato a letto da due ore dopo aver provato, invano, a chiamare il fratellino per scusarsi del comportamento avuto quella sera. Il giovane si grattò la nuca,sbadigliando, e poi sollevò la cornetta “ Pronto; è questa la casa della famiglia Durin ?” chiese una voce di donna dall’altro capo del telefono “ Si, ma lei chi è ?” “ È per caso in casa un familiare di Kili Durin ?” domandò la donna ignorando il giovine “ Si, sono il fratello maggiore. Lei chi è ?” chiese Fili con apprensione crescente. La risposta lo lasciò di sasso: “ Sono un’infermiera dell’ospedale Santissimo Redentore; suo fratello è stato portato qui un’ora fa in gravi condizioni, dopo un incidente d’auto. Tra i numeri di emergenza comparivano il suo, quelli della madre e dello zio e uno di una certa Tauriel: stiamo chiamando tutti. Le consiglio di venire il prima possibile” e poi mise giù. Il biondo si vestì in fretta e furia, capitombolò giù dalle scale e uscì correndo verso il garage; prese la macchina e lasciò il vialetto di casa velocemente, per dire un eufemismo.

Arrivò in ospedale dopo mezz’ora: mollò l’auto nel parcheggio e corse verso l'area d’accettazione. C’erano solo due persone davanti a lui e quindi non dovette attendere molto per parlare con la ragazza al banco “ Sono Fili Durin, il fratello del ragazzo che è stato portato qui dopo l’incidente. Dove si trova ?” la giovane guardò alle sue spalle e vedendo che non c’era nessuno, lo prese per mano “ Vi ci porto io se desidera” rispose con un sorriso rincuorante. Il ragazzo annuì e insieme si avviarono: attraversarono tre lunghi corridoi prima di giungere davanti a una porticina bianca che dava su un ultimo corridoio; la donna si fermò e guardò Fili negli occhi “ Sii forte, ragazzo, sii forte” gli disse prima di condurlo nella stanza. Il giovane si chiuse la porta alle spalle e guardò la sala; era bianca, spoglia e su ogni lato vi erano delle sedie delle quali solo una era occupata: due ragazzi stavano guardando il pavimento. Una ragazza rossa era seduta su una sedia: indossava una felpa della MirkWood, la famosa confraternita universitaria, dei pantaloncini e delle infradito; il viso era segnato dalla preoccupazione e dalle lacrime mentre i capelli erano arruffati, da qui Fili dedusse essere uscita di fretta, senza nemmeno cambiarsi il pigiama. Appoggiato alla parete c’era un ragazzo biondo con la stessa felpa e gli stessi pantaloni anche se a differenza della ragazza indossava delle scarpe chiuse; quando lo videro, i due si alzarono e gli vennero incontro. La donna si fermò a qualche passo dal biondo e si inchinò “ Sono Tauriel, la ragazza di Kili; tu dovresti essere Fili, giusto ?” chiese con voce rotta “ Si sono io” rispose l’interpellato con voce sprezzante: quel “ ragazza” gli aveva fatto rivoltare lo stomaco, soprattutto attribuito a quella Greenleaf che suo fratello aveva scelto come compagna. “Chi sarebbe lui ?” domandò dopo una lunga pausa di silenzio: la ragazza arrossì “ Lui è mio fratello maggiore Legolas: mi ha portato lui visto che io non guido” spiegò imbarazzata “Ma se volete lui può anche tornare a casa, vero Legolas ?” si affrettò ad aggiungere “No può restare” rispose Fili sempre con tono duro. Si risedettero e aspettarono sino a che non arrivarono la madre e lo zio: passarono un paio d’ore in silenzio, ad attendere qualche notizia di Kili. 

Ad un tratto la porta si aprì ed entrò un medico sudato e trafelato “ Voi siete la famiglia Durin ?” chiese; Thorin e Dis annuirono mentre Legolas fece un cenno affermativo con le dita: “ Il ragazzo è vivo ma per il momento non possiamo controllare l’entità totale del danno; aveva una costola rotta, entrambe le braccia fratturate in più punti e la spalla era lussata. Invece per quanto riguarda il sangue ne ha perso molto tra ferite superficiali e interne; per il momento è stabile ma non sappiamo se si riprenderà. Forse sì ma non si ricorderà niente, neanche voi, oppure sarà tutto a posto. Noi faremo il possibile ma solo il tempo potrà decidere la sua sorte”

 

Dìs era distrutta: era al lavoro in fabbrica quando l’avevano chiamata ed era subito corsa in ospedale, senza farsi troppe domande ma ora che si trovava in quel luogo da quasi tre ore si chiedeva cosa ci facesse il suo bambino in autostrada alle due di notte. E sapeva benissimo che solo una persona conosceva la risposta esatta: “ Fili, amore di mamma, perché tuo fratello non era a casa con te ?” Il ragazzo non rispose e si limitò a guardare il pavimento; la donna sospirò “ Figliolo è successo qualcosa mentre io e tuo zio Thorin eravamo fuori ? Intendo qualcosa di importante” il biondo iniziò a balbettare delle frasi sconnesse e ad arrossire fino alla punta delle orecchie mentre Thorin si avvicinava con aria minacciosa: “ FILI cosa è successo mentre eravamo fuori ?” chiese lo zio,incombendo su di lui: il giovane venne salvato per il rotto della cuffia da un’infermiera, che aprì la porta e diede l’annuncio che tutti attendevano: “ Potete vedere il ragazzo attraverso il vetro della prognosi riservata. Seguitemi prego”. Tutti si alzarono e seguirono in fila la donna, con Dis ad aprire la coda e Legolas a chiuderla; dopo aver attraversato una moltitudine di corridoi bianchi e spogli, la ragazza si fermò davanti a una porta spezza fumo e la aprì con mano leggera; Fili si fece avanti mentre sua madre entrava e riuscì a passare sotto l’arco della porta per secondo: non rifece in tempo a girare la testa in direzione del vetro che vide la donna bruna portarsi le mani alla bocca e cadere all’indietro. La prese tra le braccia e voltò il capo; lo spettacolo che gli si presentò davanti lo lasciò sgomento.

Dall’altra parte del vetro c’era suo fratello: era ingessato, intubato e con la maschera dell’ossigeno. Aveva le braccia e le gambe in una posizione innaturale, tutte graffiate e malmesse mentre il busto era tutto coperto di elettrodi e aghi per controllare il battito cardiaco ma fu il volto quello che colpì il biondo: era tumefatto,lacerato e sulle guance c’erano due lividi a forma di cinque dita. Mentre Dis rinveniva e Legolas abbracciava Tauriel piangente, Thorin si era avvicinato al vetro; la vista di suo nipote ridotto in quel modo lo faceva star male e questo non gli era mai capitato : non era neanche il loro padre biologico ma si era occupato sempre di quei bambini da diciott’anni a questa parte curandoli, accudendoli e consolandoli quando c’era bisogno. Ma cosa poteva fare lui per salvarlo ? Niente, si rispose: era un semplice operaio, così come la sorella, e avevano dovuto lavorare una vita per mandare a scuola quei due giovanotti. Si accorse di avere le guance rigate di lacrime solo quando guardò negli occhi la sorella e lei gli passò le dita sulle gote, singhiozzando violentemente; Tauriel era scossa dai tremiti e Legolas l’accompagnò a sedersi appena in tempo prima che la ragazza gli si accasciasse tra le braccia, disperata. Fili si schiacciò contro il vetro, fissando la faccia del moro: era solo colpa sua. Era solo colpa sua se il suo amato fratellino era ridotto in quello stato; se solo lui non fosse stato così cieco… Ora non poteva fare altro che piangere; voleva urlare al cielo, quanto si sentiva colpevole, voleva liberarsi di quel peso che lo opprimeva, voleva svegliarsi da quell’incubo.

 

Tre mesi dopo…

Buio. Era questo che Kili vedeva; non sapeva da quanto si era addormentato, ma i sogni non arrivavano mai: continuava a vagare in cerca di una luce, di una via di fuga. Ogni tanto sentiva delle voci “ Sii forte, campione. Riprenditi per noi” “ Guarisci presto, piccolo” “ Bimbo mio, non lasciarmi !” “ Io ti amo ! Non azzardarti a morire che se no avresti sulla coscienza anche la mia, di morte” a volte sentiva dei canti dolci o solenni,ma un sussurro continuava ad arrivare nel suo limbo “ Kili, lo so che non me lo merito, che ti ho maltrattato e picchiato, ti ho insultato e deriso ma ho un solo desiderio che ti chiedo di realizzare...” 

“... torna da me”

 

La vita della famiglia Durin era drasticamente cambiata da quella fatidica notte: Thorin e Dis si alzavano presto e andavano a lavorare in fabbrica fino a tardi, quindi Fili non li vedeva per tutto il giorno anche se rimaneva a casa. Il ragazzo aveva ripreso ad andare in università tutti i giorni e a studiare con regolarità; non se la sentiva più di andare alle prove della band a cui sia lui che il fratello avevano dato tanto, oppure gli era diventato odioso leggere o frequentare la biblioteca pubblica. Se gli capitava sotto gli occhi un qualche libro che non parlasse di molecole, atomi o sistemi di fissione subatomica gli venivano meno le parole e scoppiava a piangere come un idiota, raggomitolandosi nel proprio dolore; naturalmente i segni sul volto del ventenne erano stati visti sia dalla madre del giovane che dallo zio ed entrambi i due adulti avevano provato a chiarire la faccenda con il maggiore, ottenendo pessimi risultati.  Lo studio matto e disperato aiutava Fili ad alleggerire il peso che si sentiva gravare sulle spalle, ma quando finiva i capitoli inerenti all’argomento dell’esame si fiondava in ospedale per rimanere il più possibile a fianco del fratellino: l’ambulatorio era diventato la sua seconda casa, anche perché ormai le infermiere lo chiamavano per nome e gli avevano fatto un regalo per il suo compleanno. Il giovine stava nella sala d’aspetto fino a che non aprivano le porte delle stanze e lui poteva andare da Kili, uscito dopo un mese di ricovero dalla terapia intensiva; gli rimaneva accanto per degli interi pomeriggi leggendogli le favole di quando erano piccoli oppure parlandogli di quello che accadeva nel mondo, in particolare all’università. Passava il tempo così, fino a quando non faceva buio e arrivavano tutti i familiari per un saluto veloce; la mamma e lo zio si chinavano sul volto di Kili, gli davano un bacio e rimanevano a vegliarlo per un’oretta poi se ne ritornavano a lavorare alle acciaierie. Invece Tauriel rimaneva anche per parecchio e riusciva ad aprirsi completamente al dormiente: lo aggiornava su tutto quello che le accadeva, lo riempiva di baci e di carezze che sfioravano a malapena la pelle, gli leggeva il programma delle lezioni del corso di chimica, pregava per lui, piangeva come un’ossessa, gli spiegava il sermone della domenica, lo teneva semplicemente per mano, gli pettinava i capelli bruni e gli cantava una canzone diversa ogni sera. Legolas entrava per pochi minuti, salutava il malato e poi usciva subito a fare commissioni o a fumarsi una sigaretta: proprio una sera Fili si era deciso a lasciare la giovane ragazza e il fratello minore soli ed aveva imboccato i lunghi corridoi fino ad arrivare al portone principale e andare a rivedere la luce stellare. L’aria era gelida, segnando il pieno inverno con delle virgole innevate e sferzava sulla pelle indurita del giovane Durin provocandogli dei brividi lungo la spina dorsale: un odore gli penetrò forte e violento nelle narici mentre del fumo risaliva da dietro un lampione , che proiettava delle ombre sinistre su tutto il marciapiede. Il ragazzo avanzò verso la luce mentre una figura scarna iniziava a delinearsi nel buio: man mano che si avvicinava l’ombra diventava sempre più nitida, sino a che… Legolas si girò per salutarlo “ Vedo che nemmeno a te piace l’odore dell’alcol” rise il Greenleaf prendendo un’altra boccata dalla sigaretta che teneva tra due dita. L’altro giovane iniziò a grattarsi la nuca ridacchiando per evitare di cadere in un silenzio imbarazzato, ma non riuscì nel suo intento: quando il biondo ebbe finito di fumare ed ebbe schiacciato la cicca sotto una sneaker, iniziò a guardare il cielo “ Ti piace la luce delle stelle ?” chiese al suo compagno “ L’ho sempre trovata una luce fredda, remota e molto lontana” sospirò Fili “ Essa è memoria, preziosa e pura. Come la tua promessa”* “ Quale promessa ?” alla domanda susseguì un’altra risata “ Quella che feci a tuo zio tempo fa: non avresti avuto alcun contatto con uno della mia famiglia, ricordi ?” Il venticinquenne ricordava perfettamente ed emise un rantolio “ Tutta colpa di mio fratello…” “ In verità è colpa di mia sorella” lo smentì Legolas: in risposta allo sguardo  interrogativo del suo compagno di sventure, il giovine tirò fuori un huawei p8 lite dal taschino dei pantaloni e mentre scorreva nella galleria iniziò a spiegare: “ Io e i miei cugini siamo un gruppo di musicisti: io suono il sax, mio cugino Haldir suona la chitarra e canta, per le percussioni ed eventualmente la tastiera o il basso ci pensano i gemelli mentre mia sorella e la sorella di questi ultimi, mia cugina Arwen, cantano e ballano. In estate suoniamo tutte le sere in un locale anni ‘80-‘90 invece in inverno suoniamo nel weekend; ebbene una sera di Aprile, se non ricordo male, stavamo suonando e Tauriel è scesa dal palco per invitare uno del pubblico a fare una canzone insieme a noi: avevo notato che prima dello spettacolo mia sorella era andata a ordinarci delle birre e si era fermata a chiacchierare per una mezz’ora con un ragazzo bassino al bancone, ma non ci ho dato peso fino a che non ha invitato lo stesso tizio a cantare con noi. Comunque ecco qui il video che ha girato un mio amico della confraternita “ Gondor” Fili afferrò il telefono che il ragazzo gli stava porgendo e premette play sullo schermo: si vedevano dei ragazzi con la felpa della “Mirkwood” che suonavano su un palco improvvisato e una figurina rossa che scendeva in mezzo al pubblico, prendeva per mano un maschio in mezzo alla calca e lo aiutava a salire . Sulle ultime note di “ Boom, Boom, Boom Boom !” dei Vengaboys, la ragazza prendeva il giovanotto per le spalle e lo guidava da un tipo che gli dava le indicazioni; quando il brano finì, i musicisti ripresero il fiato e una giovine mora dagli occhi celesti si fece avanti, prendendo il microfono tra le mani, inspirò profondamente e poi lanciò una specie di urlo “ Give it to me” e la canzone partì in quarta : “met a boy last week tryna run that game.Made it sound so sweet when he say my name. I said boy, stop, run it back.You can talk that talk but can you play that sax?. I met a boss last night buyin' out the bar. Said I can ride top-down in his Jaguar.I'm like boy, stop, run that back. You can drive all night but can you play that sax?. Baby baby I've been waitin' for the one to blow my mind (aw, hey, give it to me).Baby maybe you can get it if you got that thang I like (hey, oh). I need to stick around the way you chase round south. The type of red hot love that got me freezin' 'cause.Say you can go all night the way you lay that track.But if you wanna hear me sing you better play that sax.Give it to me. You better play that sax, uh.Okay. Play it. You better play that sax

I met a dude last week honey he's so vain. Yeah he be lovin' himself more than Kim and Ye...”*1 Fili guardava, rapito, le immagini dei ragazzi madidi di sudore che ballavano e suonavano: doveva essere difficile fare un’esibizione vestiti in quello stile anni ‘90, muovendosi a tempo e svuotandosi i polmoni per intrattenere gli altri in una sera estiva. Il suo fratellino era sorridente, appostato vicino al ragazzone biondo che gli diceva cosa fare e continuava a osservare la ragazza rossa, imitandola nelle movenze; Legolas era al centro del palco e suonava il sassofono durante i ritornelli, conquistando la scena con i suoi capelli lunghi e intrecciati che lo seguivano ad ogni passo. Infine arrivò il punto in cui i due maschi si sarebbero uniti alle donne nel canto; i giovani si fecero avanti al centro della struttura mentre le giovini si posizionavano dal lato opposto e lanciavano sguardi di sfida agli “avversari”: gli uomini iniziarono “Get loose, get right. Get a grip and rock me all night” e le ragazze risposero “Hold tight, lean back. Play one on one with that sax…” Kili rideva e cantava, sorridente, mescolandosi con quei nuovi amici che si era fatto mentre Tauriel gli tormentava i capelli mori; quando riapparve il tasto play il giovane Durin era esterrefatto: quella ragazza era ovvio che lo volesse ! Suo fratello era ingenuo e troppo candido per cedere a quei messaggi, così si disse Fili, ma dovette ricredersi poco dopo. Il suo compagno di sventure riprese il proprio telefono dalle mani del biondo imbambolato, e iniziò a scorrere tra le fotografie alla ricerca di un altro video: “ Questo invece l’ho registrato io perché stavo pedinando mia sorella nel tentativo di capire cosa facesse con quel tizio” disse soddisfatto, porgendo il cellulare al tipo che gli stava affianco;entrambi i giovani videro che il video recava la data del ventotto Agosto, tre settimane prima dell’incidente di Kili. I ragazzi premettero il tasto per l’accensione e subito si vide un tavolino di un baretto anonimo: tutto era luminoso e perciò doveva essere giorno mentre Tauriel si sedeva su una seggiola sgangherata, incrociando le braccia  e battendo un piede per terra. Passò un minuto o due prima che il bel moretto si facesse vivo, con il passo affrettato mentre borbottava scuse “ Mi spiace del ritardo, sono stato trattenuto da mio zio e mio fratello…” La giovine lo bloccò e, alzandosi, iniziò a palparlo con mani forti e veloci; il ragazzo era visibilmente sorpreso ma intanto che cercava di allontanarla, la sua espressione cambiava da stranita a maliziosa: “ Non mi perquisisci ? Potrei avere di tutto nei pantaloni” chiese quando la rossa arrivò all’altezza della vita, ma questa si fermò e, alzando la testa,  rispose per le rime alla provocazione “ O niente !”*2. Fili mise in pausa il filmato mentre arrossiva violentemente; suo fratello non era così angelico come si aspettava e sperava che il biondo comprendesse la sua situazione. L’altro ridacchiò divertito “ Vai tranquillo, conosco bene tuo fratello. Ma intanto sto a gelà, possiamo andare in quel locale al di là della strada ?” Il giovane Durin acconsentì e ci volle veramente poco prima di ritrovarsi seduti in una saletta calda, con un caffè corretto con la sambuca tra le mani, a chiacchierare sugli studi e altre cose di poca importanza: “ Secondo te torneremo come prima ?” chiese ad un tratto il venticinquenne, leggermente brillo dopo la decima tazzina di liquore “ Forse; mi ero affezionato a quel ragazzo e non riesco a sopportare la vista di mia sorella in questo stato” rispose Legolas, giocherellando con un laccio della felpa. L’altro aspettò un attimo prima di tornare alla carica “ Quindi mi stai dicendo che tu sei d’accordo con loro ?” “ Non sto dicendo questo. Io non approvo il fatto che Tauriel abbia scelto un Durin come compagno, ma Kili è una brava persona e credo che in un futuro potrà essere un buon marito e un ottimo padre per i loro figli” lo corresse con calma, il saxista: Fili non sembrava ancora del tutto convinto e, tutto guardingo, pose un’altra domanda “ Non per offendere, ma è vero che… nella vostra famiglia siete tutti culattoni ?” L’altro sgranò gli occhi e serrò le labbra: chiuse i pugni con forza sul tavolo, arcuò le sopracciglia mentre le vene sul collo e sulla fronte iniziavano a pulsare visibilmente e iniziò a fare dei lunghi respiri, prima uno, poi due, tre, quattro, cinque… con la voce carica di rabbia repressa, voltò il capo e guardò il volto del compagno “ Io pondero tutte le cose che dico e mi trovo d’accordo con il novanta per cento delle persone che conosco su questo metodo di pensiero, quindi ora ti chiedo questo… COME DIAVOLO TI È VENUTA IN MENTE UNA COSA SIMILE ?” La sua faccia era contratta in una smorfia di disprezzo e stava arrossendo a vista d’occhio; il giovane Durin balbettò delle scuse e si sentiva veramente un cretino ma l’altro lo interruppe “ Per prima cosa non sai un cazzo di biologia: spiegami come sarei dovuto nascere se mio padre non avesse avuto una compagna, e questo lo so io che studio lettere antiche. Seconda cosa: non dire che non vuoi offendere se sai già che la domanda potrebbe darmi fastidio, ok ?” Legolas si era calmato molto rispetto a prima ma Fili poteva vedere benissimo quanto era amareggiato mentre si reggeva quel suo setto nasale perfetto tra due dita “ Mi… mi spiace: scusami non volevo dire quello che ho detto, non reggo bene gli alcolici e divento stupido. Non ero nemmeno ubriaco quando l’ho detto a Kili…” mentre si scusava iniziava a scorgere un bagliore di soddisfazione in quegli occhi cerulei che lo guatavano . Il Greenleaf tirò un sospiro e agitò una mano in aria “ Stai tranquillo; avrei dovuto capire che ti hanno educato così. Anche se ogni tanto sei fine come una palata di concio su un muro bianco, senza offesa” Entrambi rimasero in silenzio per molto tempo prima di ricominciare la conversazione: “ Mi sto ancora chiedendo perché tua sorella stesse palpando mio fratello” ridacchiò il giovane Durin “ Tauriel credeva che qualcuno li potesse sentire e voleva essere certa che il piccolo Kili non avesse microfono nascosto” rispose sorridendo Legolas, ma l’amico sospirò “ I soldi per un microfono così avanzato manco li abbiamo: siamo figli di operai, mia madre e mio zio lavorano nelle acciaierie come anche mio padre un tempo. Quando sono nato, vivevamo tutti insieme in un quartiere vicino alla fabbrica di famiglia: ma quando avevo cinque anni, un gruppetto di teppisti chiamati Smaug incendiarono lo stabilimento e prese fuoco l’intero agglomerato di edifici. Non venimmo rimborsati neanche di un centesimo e dovemmo trasferirci: mio fratello nacque un mese dopo, nel salotto di casa, con solo l’aiuto di mio zio e mio padre: ed abbiamo continuato a vivere modestamente bene per tutto il resto della nostra vita” Il Greenleaf era sorpreso “ Quindi tu vieni dalla Montagna” constatò ancora sbalordito; i due ragazzi rimasero a fissarsi, rimescolando nervosamente il liquore nei bicchieri. Passarono circa due ore e poi il bar stava chiudendo; i due giovini si ritrovarono sul marciapiede gelato, alle tre di notte, a fumare delle sigarette “ Erba Pipa” del pacchetto di Legolas; a un certo punto una figurina rossa uscì dalla porta dell’ospedale “ Devo andare a casa. è stato un piacere parlare con te” disse quest’ultimo “ Aspetta !” “ Cosa c’è Fili ?” chiese stancamente “ Un’ultima domanda… Perché ti fai mettere i piedi in testa da tua sorella ?”L'altro si voltò e tirò un respiro che si condensò in una nuvoletta di vapore “ Ragazzo, tu devi capire una cosa: per far felice qualcuno devi rinunciare a qualcosa. Io per la felicità di Tauriel ho lasciato andare i miei amici, il mio tempo libero, la mia dignità, il mio onore, i rapporti con mio padre, i miei progetti, i miei guadagni, il mio sonno, tutta la mia vita sociale e tante altre cose a cui tenevo; persino la mia ragazza e tutta la comunità in cui vivevo mi ha voltato le spalle perché l’appoggio nelle sue scelte sconsiderate. E ora una domanda sorge quasi spontanea: perché lo faccio ? Ebbene io voglio che lei sia serena e ho capito anni fa, che se voglio che questo accada devo mettermi da parte: perché la sua felicità è più importante della mia” Rimase fermo qualche istante a fissare il suo interlocutore  e poi si sbracciò verso la ragazza che usciva dalla hall; Fili si ritrovò a guatare il vuoto, come un pirla, mentre la frase del suo amico continuava a rimbombargli nella mente, una frase ridondandante nel cranio: la sua è più importante della mia,la sua è più importante della mia,la sua è più importante della mia, la sua è più importante della mia…”

 

“...la sua è più importante della mia !” 

 

Erano passati solo due giorni dalla loro chiaccherata quando il ragazzo si ritrovò di nuovo in ospedale: l’infermiera dolcissima che lo aveva chiamato la prima volta, lo aveva richiamato alle due del mattino con una notizia sensazionale: il suo amato fratello era entrato in uno stato di coma vigile e si sarebbe svegliato a breve ! Il giovane Durin si era esaltato tantissimo: il tasto dell’acceleratore della sua auto stava praticamente andando a fuoco da quanto ci pigiava sopra, ma riuscì ad arrivare in tempo per l’apertura delle porte: entrò correndo e si fiondò su per i corridoi fino alla stanza del fratello. C’erano già Legolas e Tauriel, che saltellava come una bambinetta per la gioia, e sua madre con lo zio sarebbero arrivati a breve; un medico presidiava l’area e sorrideva rassicurante “ Il ragazzo sembra stare bene: aspettiamo le analisi ma dovrebbe essere tutto a posto” continuava a ripetere mentre si aggirava intorno alle macchine standard, controllando il funzionamento del cardias e le pulsazioni. I ragazzi si abbracciarono, dimenticandosi persino delle faide che intercorrevano tra le famiglie, da quanto erano contenti, fiondandosi nella camera spoglia e fredda dove giaceva un Kili semi-incoscente; il malato aveva preso un po’ del suo colore naturale rispetto al suo pallore cadaverico e scavato che lo aveva accompagnato nei tre mesi precedenti, e i capelli lavati e acconciati dalla ragazza sembravano essere molto più saturi di colore, molto più vivi. I giovani sapevano che poteva volerci molto tempo, anche due ore e quindi si sedettero a chiaccherare sottovoce per evitare di destare il dormiente

 

Kili sentiva un brusio uniforme tutt’intorno a lui: sentiva che il bozzolo senza tempo che si era intessuto intorno alle membra si stava dissolvendo, ma non riusciva ancora a sfondare la crisalide. Percepiva il corpo intorpidito mentre le voci erano calde e unanimi, finalmente, dopo molto tempo le udiva conversare amabilmente; ad un tratto si dimenò e sentì il tessuto che lo avviluppava lacerarsi e un leggero schiocco lo riportò in uno stato di trance. Era ancora in un ambiente grigio mentre una flebile luce filtrava dall’alto; il suo corpo era senza peso, libero dalle oppressioni e saliva, saliva sempre più verso la luce, verso l’ignoto, intanto che il ragazzo non vi si opponeva “ Ma cosa c’è Oltre ?” si chiese, irrigidendosi quel tanto che occorreva per frenare la lenta ascesa: si fermò davanti al forte bagliore per contemplarlo, per attingervi la forza, con la costante paura che lo assaliva di mollare tutto e non poter tornare alla normalità. Ancora tremante e incerto, si sporse e mise un braccio avanti, sino a toccare la grande luce…

 

I ragazzi stavano parlottando, quando la rossa scorse qualcosa nel suo campo visivo: il malato stava avendo dei piccoli spasmi sotto il lenzuolo ospedaliero anallergico: si lanciarono al fianco del giovane, nel tentativo di controllarlo o di aiutarlo in caso di una crisi. Il medico entrò nella stanza, con uno sguardo a metà tra il terrorizzato e il confortato; era molto probabilmente una reazione normale per un paziente rimasto in coma a lungo, si disse Fili “ C’è un problema nella riattivazione muscolare” esclamò il medico “ Le gambe non si muovono !” notò con orrore Tauriel: la sua voce era abbastanza calma anche se una leggera vibrazione tradiva il suo nervosismo. Un secondo medico varcò la soglia, dirigendosi direttamente dall’infermo e per evitare domande inutili si presentò in corsa “ Buonasera, sono il traumatologo Elrond Forraspaccata: non c’è motivo di essere preoccupati, state tranquilli ragazzi, c’è solamente un ritardo ma Kili sta bene: è stato fermo per tre mesi ed è comprensibile che sia intorpidito” Mentre parlava, muoveva le gambe del giovane cercando di ottenere una risposta: la caviglia sinistra diede un lievissimo segno, seguita subito dopo da quella destra e il dottore estrasse un martelletto da una tasca del camice, iniziando a batterlo sulle ginocchia del malato. Non essendoci una reazione muscolare, voltò la testa verso l’altro uomo “ Infermiere Lindir, sono stati fatti gli esami per l’entità del danno ?” “ Sì, signore” “ Esiti ?” “ Dovrebbero uscire entro poco” “ Ah ah. Pulsazioni, pressione, temperatura ?” “ Nessuna anomalia, signore” “ Perfetto: ora, per piacere, mi vada prendere i risultati dei test in reparto” L’uomo uscì dalla stanza, in tutta fretta, e l’altro medico si spostò per far posto ai ragazzi

 

Kili toccò la luce e sentì un miscuglio di sensazioni, che lo rinfrancavano come acqua sulla terra riarsa: una luce accecante gli bruciò la retina, costringendolo a richiudere gli occhi; delle macchie di colore componevano delle figure su uno sfondo bianco. Sbatté le palpebre mentre le ombre diventavano abbastanza nitide

 

Il giovane Durin prese la testa del fratello tra le braccia mentre Tauriel lo affiancava e Legolas rimaneva ai piedi del letto: il malato continuava a tentare di metterlo a fuoco “ Kili, Kili, sono qui, sono io” lo incitò il maggiore. Il ragazzo riuscì a vederlo e una lacrima gli rotolò sulla guancia “ Fili…” “ Sì sono io, tranquillo” l’altro si ritrasse “ Non puoi essere lui: lui mi odia, mi ha picchiato, non mi vuole in casa, né nella sua vita” il biondo lo interruppe, traendolo teneramente in seno, “ Possibile che un incidente ti abbia fatto dimenticare quanto ti amo ?” Rimasero abbracciati per lungo tempo prima che Legolas si facesse avanti per stringere la mano al ragazzo: il Greenleaf si inginocchiò per restare alla sua altezza “ Ho sempre sostenuto che tu fossi forte come una roccia, anzi, come una roccia lavica” ridacchiò sentendo il calore delle mani del giovane. Tauriel lo fissò tutto il tempo, prima di avvicinarsi: gli occhi verdi della giovine si incrociarono con gli occhi del ragazzo, creando un legame forte e indissolubile “ Mi sei mancato” esordì “ Anche tu. Ma ti sei ammattita a venirmi a trovare ? Lo sapevi che ci sarebbero stati i miei genitori” Lei sorrise “ Se sono matta, non c’è cura per questa pazzia” si avvicinò al letto e lui l’abbracciò di slancio “ Ti amo mia Azyungel” Ecco, se Kili poteva fare un errore era quello: sua madre e suo zio varcarono la soglia in quel momento ed ebbero delle reazioni diverse. “ Gioia Bedda de mamma stai bene ! Com’è bello vederti parlare con noi !” Dis era troppo contenta per badare a quello che aveva appena sentito ma Thorin divenne una statua di cera anche se partecipò all'incontro con entusiasmo. L’infermiere Lindir rientrò con un fascicolo tra le mani ma era pallido come uno spettro: confabulò con il traumatologo per qualche minuto, mentre il viso dell’ultimo si contraeva in una smorfia severa; prese le distanze dalla comitiva, sbuffò massaggiandosi le tempie e si riavvicinò, schiarendosi la gola “ Signori, devo darvi una notizia non proprio piacevole: sarà difficile da accettare per i primi tempi ma poi spero riuscirete a farvene una ragione…” continuò a tentennare mentre tutti lo guardavano preoccupati “ Kili, ascolta, alcune delle tue vertebre sono state schiacciate: questo non ti consentirà di camminare” Il ragazzo era esterrefatto quanto tutta la famiglia e scoppiò a piangere, col medico che tentava di consolarlo con un braccio intorno alle spalle “ Ma…” continuò “ Come ha fatto notare prima la studentessa del mio corso universitario, c’è una risposta muscolare e quindi con una dovuta terapia riabilitativa potrai ritornare alla normalità; l’unico problema è che questa terapia è abbastanza dispendiosa, sia in termini economici che anche energetici per l’infortunato, e va iniziata entro un anno, prima che inizi il fissaggio delle ossa”. I medici lasciarono la stanza, mentre Dis pensava a come procurarsi i soldi per le cure “ Come possiamo fare ?” continuava a chiedersi e fu allora che tutta la collera di Thorin uscì fuori “ SMETTILA DI CHIEDERTELO ! SIAMO DEI FOTTUTI OPERAI ! GUADAGNAMO UNA MISERIA, NON POTREMO CERTO BADARE A UNA SPESA DEL GENERE, ALMENO NON ORA !” la donna all’inizio era intimorita ma poi si impose “ Thorin, non davanti ai ragazzi” e detto questo lasciarono la camera; a Fili girava la testa e decise di stendersi alla bell’e meglio su una seggiola per riprendersi. Intanto Tauriel stringeva Kili a sé, confortandolo con il proprio calore mentre questo piangeva; dopo un quarto d’ora di burrascose discussioni da dietro la paratia, i due adulti richiamarono fuori i Greenleaf che vennero seguiti dall’altro giovane: quando furono soli, l’operaio guardò negli occhi la rossa e la spinse contro il muro, con un dito indice premuto sul petto “ È in parte colpa tua, stupida sgualdrina: con le tue spire ammaliatrici ai sedotto mio nipote, che ora si trova in queste condizioni. Fa che in futuro nessun membro della vostra fecciosa famiglia si parli con la mia e andrà tutto bene” disse con fare intimidatorio prima di prendere la porta per tornare in tempo in acciaieria. La giovine abbassò il capo e mormorò al fratello che lo avrebbe aspettato in auto: Legolas vide una lacrima salata scorrere sulla gote arrossata della sorella, ma non fece niente;  la ragazza era già lontana quando il biondo tirò fuori il cellulare e compose un numero mentre si incamminava: Fili riuscì a udire poche frasi “ Ehi, Ciao” “ Sì io sto bene” “So che sei in Australia ma volevo chiederti di tornare a casa che qui sta succedendo un bordello” “ Ma certo che vengo a prenderti io in aeroporto” e poi la voce si perse con l’aurora di Gennaio; l’ultimo ragazzo dovette prendere una boccata d’aria, l’odore di ospedale gli stava dando il voltastomaco: prese un paio di respiri profondi, nel tentativo di non collassare in mezzo alla strada e calmarsi. Lo sconforto lo stava prendendo tra le braccia e con gli occhi lucidi decise di sfogarsi da quei tre mesi di tensione “ DIO, PERCHÉ ? PERCHÉ A ME ?”quando ebbe finito, si ridiede un contegno e rientrando, prese la mano del fratello dormiente e si appisolò accasciato sulla seggiola.

 

Un mese dopo...

“ Ma porca la miseria…” Fili aveva sentito un rumore dal piano di sopra, si era fiondato su per le scale e aveva spalancato la porta della camera da letto: suo fratello era riverso al suolo e tentava di rimettersi sul letto: “ Kee !” il fratellone si lanciò al fianco del minore “ Tranquillo Fee, sono solamente caduto cercando di passare dal letto alla carrozzella” Il biondo stava per fargli una sfuriata ma si fermò: Kili era molto depresso da quando era tornato a casa, continuava a piangere, a lamentarsi, non si curava molto, si sentiva oltremodo frustrato e impotente di fronte alla propria situazione, in particolare quando lui lo aiutava, cioè sempre. “ So di essere rompente Kee, ma ricordati di chiamarmi quando hai bisogno o quando devi spostarti, intesi ?” La sua voce era premurosa, dolce, quasi materna: sollevò l’altro tra le braccia e lo depose delicatamente sulla sedia a rotelle, per portarlo a prepararsi. Ci misero un po’ di tempo, ma il ragazzo fu vestito anche se con non poca fatica: quando riuscirono a scendere al piano inferiore, Thorin stava preparando le frittelle per la colazione “N’giorno” mugugnò lo zio quando li vide; il maggiore bloccò la carrozzina del minore e con lo zio si sedettero al tavolo per consumare il solito sfizio domenicale, in un silenzio glaciale, come fossero perfetti estranei. A rompere la monotonia del momento arrivò Dìs: era trafelata ma contenta, varcò la soglia di corsa e si fermò solo davanti al tavolo “ Vestitevi, svelti che usciamo !” ordinò, dirigendo la sedia del figlio “ Mà, che hai visto ? La Madonna ?” “ Fili, gioia de mamma, non fare domande e muoviti !” E fu così che la donna, l’operaio brontolante e i due ragazzi si affrettarono ignari per le vie della periferia per arrivare al quartiere residenziale.

 

Avevano corso per una mezz’ora buona, ma adesso Dìs stava rallentando: erano vicino allo sbocco di una via, che dava su una piazzetta lastricata coi sampietrini, con al centro una fontana di marmo bianco, contornata da alti alberi di tiglio; una dolce musica cullava lo spiazzo, in netto contrasto con il ciacolio di una torma di gente, raggruppata a guardare qualcosa. La donna si portò nel perimetro della piazza, stando attaccata alle facciate delle case e quando fu abbastanza vicina alle persone, rapite da una scena occultata alla vista, prese la mano del figlio maggiore “ Fili, fammi un piacere: porta tuo fratello a vedere cosa c’è là in mezzo, io e lo zio arriviamo subito” il biondo lo sapeva che la madre non li aveva portati casualmente in quella piazzetta, ma decise di non fare domande: prese la sedia a rotelle, con Kili ancora confuso sopra, e iniziò a spingerla verso la marmaglia di persone: riuscì a farsi spazio e ad arrivare in un punto abbastanza nascosto ma dal quale sia lui che il minore avrebbero visto bene quel che succedeva. Quello che videro fu strano: una ragazza castana, sui diciassette anni suonava una splendida melodia, a tratti veloce e allegra e a tratti malinconica, con un violino, aspettando che qualcuno le mettesse dei soldi in un cilindro poggiato a terra. La donna terminò la sonata e si inchinò, raccogliendo il denaro dal capello e poi lanciò un fischio: ai due fratelli prese un colpo quando da dietro l’angolo di una via, uscirono sei ragazzi dalla pelle diafana e in loro riconobbero i componenti della band dei Greenleaf. I giovani si misero in posizione con gli strumenti musicali pronti mentre la ragazza si incamminava verso un’altra casa: ne uscì aiutando una giovane rossa a camminare. Kili ebbe un infarto: la giovine supportata era Tauriel, pallida, emaciata, evidentemente depressa ma una scintilla di determinazione le illuminava gli occhi; si mise vicina agli altri e un’altra donna mora chiese alla sua accompagnatrice “ Scusami mi puoi ricordare per chi lo facciamo ?” “Lo facciamo per Kili” le rispose austera, quella. Con Legolas e gli altri, si prepararono e iniziarono a suonare “Baby” di Justin Bieber: Tauriel cantava per intrattenere quelle persone che si dimenavano a ritmo di musica, ma si vedeva che mirava a qualcos’altro; più la guardava più si commuoveva per la somiglianza al loro primo incontro. Fili si era accorto di quanto fosse accorato il fratellino e non gli dava tutti i torti: il fratello sapeva che c’erano dei dissapori tra le famiglie ma non era al corrente delle minacce non proprio velate dello zio e la ragazza non voleva deteriorare ancora di più i rapporti perciò aveva interrotto qualsiasi tipo di dialogo. Intanto la banda aveva cambiato canzone e ora cantava “ Wake me up when September ends” e il ragazzo moro si sentiva morire: aveva subito un incidente, era stato costretto dalle ristrettezze economiche a passare il resto della vita in sedia a rotelle, aveva perso l’affetto dello zio e della donna che amava, ma lei continuava a non volerlo abbandonare, arrivando perfino a mettersi in ridicolo e a sacrificare l’onore della famiglia; infatti Kili si rammentava che la giovine gli aveva parlato della sorellina Aralis, andata a intraprendere la carriera dei suoi sogni come traduttrice in Australia, dei cugini Elladan, Elrohir, Haldir e Arwen che invece andavano nella loro stessa università. I passanti lasciavano i soldi nel cilindro e ad ogni cambio di canzone, la piccola violinista conteggiava il denaro per poi segnarsi la cifra su un braccio: le musiche si susseguivano veloci, passando dal rock al pop, dalla disco alla classica, dalla anni ‘80 alla malinconica e fruttavano un buon guadagno a dire dallo sguardo della giovane. Passò molto tempo, circa sette ore sicché dalle dieci divennero le cinque e i musicisti si apprestarono a suonare l’ultima canzone: la ragazzina si fece avanti e fece l’unica presentazione dell’intero spettacolo “ Signori e signore, noi vi ringraziamo per tutte le vostre generose offerte e vogliamo dirvi che state rendendo possibile un sogno: il fidanzato di mia sorella ha subito un incidente che gli ha tolto la possibilità di camminare e per via dei problemi finanziari della sua famiglia non può intraprendere una terapia; da un mese per quasi dieci ore al giorno, noi ci stiamo impegnando per guadagnare i soldi che serviranno ad aiutarlo e vi ringraziamo perché la vostra bontà d’animo ci sta facendo avvicinare al nostro traguardo” e infine Tauriel ed Arwen si unirono a lei in un canto melodioso e triste “Why can't I hold you in the street ? Why can't I kiss you on the dance floor ? We keep behind closed doors. Every time I see you, I die a little more; Stolen moments that we steal as the curtain falls. It'll never be enough…”*3 la rossa cantava con le palpebre chiuse, lasciandosi andare alla travolgente musica: a Fili venne in mente un’idea geniale per aiutare il fratello a trovare la gioia perpetua. Si voltò indietro e vide lo zio che guardava in modo truce le ragazze; era ancora esitante, ma un déjà vu lo persuase “E ho capito anni fa, che se voglio che questo accada devo mettermi da parte: perché la sua felicità è più importante della mia” incrociò lo sguardo di Thorin e socchiudendo gli occhi azzurri, sorrise e iniziò a spingere la carrozzella del minore verso la prima fila. Kili andò nel panico, tentando di frenare il biondo ma presto si trovò davanti ai musicisti: Legolas li vide e mostrò la chiostra di denti bianchi e diede un colpetto sulla spalla agli altri compari per evitare di disturbare l’esecuzione del brano; in pochi secondi quasi tutta la band lo stava osservando e Aralis ridestò l’attenzione di Tauriel su di lui. La giovine aprì le palpebre e lo sguardo le cadde sulla prima fila: i loro occhi crearono una fusione celestiale che suggellò il loro amore davanti a tutta una piazza e aprì uno spiraglio di pace tra le due famiglie. La canzone stava finendo e sulle sue ultime note, tutti i presenti assistettero all’abbraccio dei due ragazzi piangenti dalla gioia; con il suono dei baci e delle promesse dei due innamorati in sottofondo, Fili si avvicinò a Legolas “ Ce l’abbiamo fatta, vero ?” chiese all’altro, appoggiandosi alla sua spalla. Quello gli sorrise sornione “Yes. Batti il cinque, socio”; i due biondi si guardarono e risero contenti.

 

La tana della scrittrice

Ma buonasera ! Come state ? Tutto bene ? Per prima cosa, mi scuso per eventuali errori nel testo e se per caso il racconto non è stato di vostro gradimento; poi vi spiego gli asterischi: il numero uno è un pezzo della canzone “ Sax” di Fleur East, il numero due è una riadattazione del dialogo tra Kili e Tauriel nelle segrete di Sire Thranduil e infine il numero tre è un frammento della canzone “Secret love song” delle Little Mix. Allora, io sono stata molto interdetta prima di iniziare a scrivere questo capitolo perché non ero sicura di rendere giustizia a tutte quelle persone che sono realmente paraplegiche a causa di un incidente, ma mia sorella Fili mi ha spronato a continuare ( secondo nostro padre, nei comportamenti siamo metà hobbit e metà nani ( Fili e Pipino- Merry e Kili)); infatti questa fan fiction è dedicata a lei, che mi vuole sempre supportare, mi ama e mi batte nelle risse. Detto ciò ringrazio l’internet per avermi fornito le immagini e vi chiedo gentilmente di commentare cosa ne pensate; grazie per aver letto, buonanotte, e saluti e baci hobbit

Sempre vostro

 

Merry

   
 
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