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Autore: Chiccardj    29/03/2021    2 recensioni
(Hermione/Bellatrix)
Semplicemente era stato il dolore.
Nessuna delle due avrebbe mai raccontato all’altra cosa provava, che forma di dolore aveva subito e vissuto.
In fondo, si facevano del male ogni volta che si vedevano.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Credo di dover fare delle piccole premesse, prima di farvi leggere questa storia. Questa è la prima volta in assoluto che scrivo di Bellatrix, ma soprattutto di lei ed Hermione. L'ispirazione mi è venuta dopo aver letto varie storie su loro due. Sono consapevole di non essere bravissima nello scrivere, spero di non aver rovinato i personaggi e non aver offeso nessuno.
Se volete farmi sapere cosa ne pensate, mi fa solo piacere.
C.




La stanza era ancora immersa nell’oscurità.
Le ci volle qualche secondo per capire dove si trovasse, non sentiva nessun rumore.
O meglio, un rumore c’era. Un respiro basso e rilassato, di qualcuno che stava dormendo.
In quel preciso istante realizzò, in quel momento si ricordò esattamente di chi dormiva lì affianco.
Allungò la mano lentamente, molto lentamente. La cicatrice non faceva piú male.
Non aveva piú fatto male dopo che le era stata inferta, aveva ripreso solo qualche giorno prima.
Sapeva perchè. Lo aveva capito la sera prima, da sola.
Chi c’era con lei non si era preso la briga di spiegarglielo.
Le sue dita si scontrarono con quelli che riconobbe essere capelli, ricci, lunghi, morbidi.
Si rese conto di star trattenendo il respiro, mentre muoveva la mano con lentezza, sfiorando un profilo.
Il mento, la guancia, poi scese sulle labbra fermandosi un momento.
C’era stato un lieve movimento vicino a lei, tipico di chi stava venendo disturbato durante il sonno.
La sua immobilità durò una manciata di secondi, le dita ripresero il loro percorso come sotto effetto di qualche incantesimo.
Il collo morbido e non teso come la sera prima, poi si mosse ancora tracciando il profilo dei fianchi.
Il lenzuolo sembrava essersi dileguato e lei, non aveva il coraggio di muoversi di piú per cercarlo.
Si accorse di avere freddo, ma fu un pensiero che subito svanì.
Il suo movimento divenne ancora piú lento, quando la punta delle dita si fermò sulla prima cicatrice.
Le aveva intraviste la sera prima, non c’era abbastanza luce per poterle vedere veramente.
Non era riuscita a sentirle però, l’altra non voleva venissero toccate. Non almeno quando i suoi sensi erano allerta.
Per questo Hermione in quel preciso istante si stava prendendo tutto il tempo che le veniva concesso.
Chiuse gli occhi mentre si lasciava guidare solo dal proprio tatto. 
Ogni volta che una cicatrice finiva, sperava, fosse l’ultima.
Invece subito dopo poteva sentirne una nuova. 
Una su tutte prese la sua totale attenzione. Era spessa, lunga. 
Iniziava sotto il seno, proseguiva verso la schiena per poi fermarsi sull’altro lato del bacino.
Non aveva idea di cosa avesse potuto procurare una ferita del genere, ma doveva essere stata profonda e dolorosa.
Molto dolorosa.
Le altre era sicura fossero opera di alcune maledizioni Cruciatus, o di altri incantesimi oscuri.
Quel pensiero le fece venire la nausea, la sua mano si fermò.
Era ancora convinta che nessuno, veramente nessuno, dovesse subire certi tipi di angherie o torture.
La sua cicatrice era un neo, in confronto a quelle che aveva appena sentito.
Eppure aveva fatto male e non solo fisicamente.
Il dolore che l’era entrato addosso non era piú andato via.
Non sarebbe piú andato via.
Perdonava Bellatrix? No.
Odiava Bellatrix? No.
Erano legate? Purtroppo, sì.
Non era un legame convenzionale, rimanevano due persone che pur vivendo nello stesso mondo, dello stesso mondo non erano affatto.
Semplicemente era stato il dolore.
Nessuna delle due avrebbe mai raccontato all’altra cosa provava, che forma di dolore aveva subito e vissuto.
In fondo, si facevano del male ogni volta che si vedevano.
Ma nessuna delle due smetteva, perchè era come uscire dall’abisso in cui vivevano separate, per poi ributtacisi insieme. 
Lontane ma vicine.
Per sempre.
  
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