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Autore: kishal    17/05/2005    2 recensioni
Siamo tutti umani, in fondo, sia i babbani sia i maghi... perché allora il nostro mondo è scisso in due parti? Perché si parla di 'mondo magico' e 'mondo babbano'? Non viviamo tutti sulla stessa Terra? La Storia ci ha divisi, è vero... ma la Storia è pur sempre fatta da uomini come noi. Dunque, chi avrà il coraggio di porre rimedio a questo terribile errore? Oh, forse è meglio chiedersi... a chi il destino affiderà questo arduo compito? Scusatemi per il casino che ho fatto, sono stata costretta a ripubbliccarla perché l'avevo erroneamente eliminata... solo io posso fare cose del genere!!! Va beh, Buona lettura!!!! E... Recensite!!!!!!!!!!!!!!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora il suo passato la tormentava

Ancora il suo passato la tormentava. Ancora quando dormiva quell’incubo tremendo l’attanagliava.

Ed erano passati oramai sei anni.

Sei lunghi anni, in cui la sua vita era totalmente cambiata.

Ora era felice.

Povera, ma felice.

Avrebbe voluto possedere qualcosa in più per dare alla sua bambina una vita migliore, ma non poteva, non ce la faceva anche se ce la metteva tutta. Sì, è vero, il suo piccolo tesoro si accontentava di ciò che aveva (e spesso di ciò che non aveva) senza fiatare; sorrideva sempre nel guardarla, era sempre pronta ad aiutarla, non si lamentava nemmeno nelle situazioni più tragiche.

Questo la faceva sentire ancora più fiera ed orgogliosa di lei… della sua piccola dea. Ma sapeva che in fondo non era giusto: lei era una bambina, doveva potersi godere la libertà, prettamente infantile, di fare, dire, pensare tutto ciò che voleva. Perché tanto le scuse, per lei, erano sempre pronte.

 

O, almeno, doveva essere così. Per tutti i bambini era così, perché per la sua Venus no?

E’ vero, non lo era stato nemmeno per lei… ma lei non era nata fra la gente comune.

Nel luogo ove era venuta alla luce, i bambini non esistevano. Si era adulti fin da piccoli. E fin da piccoli si era giudicati come degli adulti.

E gli errori… venivano fatti pagare molto cari.

 

Basta.

Il suo passato… non esisteva più. Era stato sepolto sotto metri e metri di terra. Era morto, ucciso dalla gioia delle risate di sua figlia, dai suoi occhi splendenti, dal suo cuore sempre pronto ad amare tutto e tutti.

 

Amava la sua bambina.

Ma non era amore il modo in cui era stata concepita.

Erano state lacrime di dolore, di spavento, di rabbia, di odio immenso a consacrare quel momento.

 

Ma poi era fuggita.

Aveva quindici anni, eppure era riuscita a scappare da tutti loro e nascondersi fra la gente comune, fra quelli che venivano chiamati dispregiativamente ‘babbani’.

 

La vita era rincominciata ben presto, in una casa d’assistenza per ragazze madri lì, a Londra, città così diversa e così lontana dalla sua buia Glasgow.

 

All’inizio, avrebbe voluto morire.

Perché doveva dare la vita ad un essere tanto orripilante?! Ad un essere che era il tramite per quel mondo orribile?!

 

La risposta la ebbe quando tenne sua figlia, per la prima volta, fra le mani, due settimane dopo averla data alla luce. Prima non ce l’aveva fatta a guardarla… temeva che non avrebbe resistito ad ucciderla, e così facendo avrebbe perso anche l’opportunità di libertà assoluta che quel nuovo mondo in cui era appena entrata già le garantiva.

 

Era andata da lei, una mattina, sul fare dell’alba.

Le rose nero – rosse sbucavano dalla finestra, riempiendo l’ambiente di dolce profumo.

 

E lei era lì, tranquilla nella sua culla, che la guardava con quegli splendidi occhioni del colore della miosotide, quel fiore che molti chiamano ‘occhi della Madonna’… e che altri invece nominano nontiscordardimé…

… ed era proprio questa la tenera, dolce, commovente, e allo stesso tempo imperiosa preghiera che essi le porgevano…

 

 

 

…Non ti scordar di Me…

   
 
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