Fa male. È meraviglioso, e fa un male
inimmaginabile.
Non credevi si potesse amare così
incondizionatamente un'altra creatura. È un amore ancestrale,
traboccante, incontenibile.
Più di un sentimento; è assoluta,
incommensurabile abnegazione, adorazione sconfinata. È l'anima che
ha cambiato sede. È il baricentro della tua esistenza che è mutato.
È la certezza che nulla sarà mai più come prima.
Dare la tua vita per lui ti sembra così
naturale, così giusto. Non hai avuto la minima esitazione a decidere
di sacrificare te stessa per proteggerlo dall'Enneacoda. Perché,
anche se hai dato alla luce il tuo bambino solo poco fa, il tuo cuore
ha già compreso l'essenza ultima di quella forma d'amore primigenio.
Esiste una parola per indicare un
figlio che ha perso i genitori, ma non altrettanto per definire la
condizione inversa. Ora capisci il perché: è un'esperienza che
esula dalle leggi basilari della natura, impossibile da codificare.
Non ti penti del tuo gesto, come
potresti? Ciò che ti rende triste è sapere quanto ti perderai: le
gioie, i dolori, le lacrime, i sorrisi, le piccole conquiste di ogni
nuovo giorno...
Il suo cammino sarà tortuoso e
vorresti potergli rimanere accanto per dargli forza, aiutarlo a
rialzarsi quando cadrà, indicargli la via quando si sentirà
perduto, abbracciarlo forte quando gli sembrerà di essere solo al
mondo.
Ma è un privilegio che non ti sarà
concesso: la vita ti sta lasciando. Ogni respiro è più faticoso del
precedente e la realtà comincia a dissolversi, trascinandoti oltre
il velo. Lontano da tuo figlio.
È questione di pochi attimi che
voleranno via come piume al vento; granelli di sabbia che ti
scivolano inesorabilmente tra le dita, depositandosi sul fondo della
clessidra troppo in fretta, incuranti della tua pena.
Cerchi di trattenerli, invano. Vorresti
dilatare quei fuggevoli istanti, congelarli per poter restare con il
bimbo che hai portato in grembo per nove mesi ma ti sembra di
conoscere da sempre. Lo vedi davanti a te, in braccio all'Hokage, e
quasi non riesci ancora a capacitarti della sua esistenza. Hai atteso
impaziente di stupirti riconoscendo nei suoi tratti qualcosa di te o
di Minato. Hai giocato ad immaginartelo così spesso! Avrebbe
ereditato i tuoi capelli rossi, così cari a Minato? Speravi di no e,
almeno in questo, sei stata esaudita. Ma, comunque fosse andata,
l'avresti amato con tutta te stessa.
Gli hai parlato a lungo durante i mesi
in cui siete stati un unico corpo. Hai cantato per lui, gli hai
raccontato storie, aspettando che il miracolo si compisse per poterlo
stringere al tuo seno.
Ma ora che finalmente siete insieme,
devi già separartene. Non hai neppure l'energia per protenderti
verso di lui e donargli un'ultima carezza.
Invece fai appello alle poche forze che
ti rimangono per rivolgere una flebile preghiera all'Hokage: - La
prego, abbia cura del nostro bambino. Il suo nome è Naruto. -
L'uomo ti dà la sua parola. Ti riempi
gli occhi umidi dell'immagine di tuo figlio e accogli la fine con
l'ombra di un sorriso.
Ti voglio bene, piccolo mio.
[500 parole]