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Autore: Ste_exLagu    06/04/2021    4 recensioni
Il tempo si dipana e si intreccia alla vita di Koshino, e poi anche a quella di Sendo.
Koshino cresce e si innamora, e poi perde l'amore
Le strade dei due si incrociano al liceo, si perdono e poi?
Dedicata a Ghostclimber
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo Strano Percorso

Lo Strano Percorso


Un bambino, un tipico bambino giapponese si dirige a scuola è il primo giorno di scuola, il primo della scuola elementare in un primo marzo assolato. Uno zainetto sulle spalle che ne ricopre tutta la schiena e parte del sedere. Entra in classe qualche minuto dopo la maggior parte dei suoi compagni, e trova già dei gruppetti, le bimbe da una parte e i maschi dall’altra già divisi in sottogruppi. C’è un bambino, il più grosso di tutti che si è contornato da altri sei che sembrano i suoi scagnozzi. Il nuovo entrato viene preso in giro per le guance paffute e per il sorriso che ne increspa le labbra.

Le prese in giro continuano per tutto l’anno e a quelle per l’aspetto fisico si aggiungono quelle per il semplice fatto che lui sia il più bravo della classe, e forse il più bravo tra tutti quelli della prima di tutto l’istituto. Non è riuscito a farsi degli amici, ma non sembra curarsene va sempre avanti a testa alta, nonostante i sorrisi diventino sempre più radi.


Le medie sono una svolta in parte negativa e in parte positiva per quel bambino dallo zaino troppo grande. Lo zaino adesso non è troppo grande, in compenso è più pesante. Durante la presentazione dei vari club viene attratto da quello di basket, forse per la passione con cui il capitano descrive le attività, forse per la possibilità di smettere di essere preso in giro ogni due secondi. Nella nuova scuola il club di basket è tra i più vincenti e i giocatori sono osannati da tutti. Un mercoledì mattina riempe la richiesta per entrare nel club, ma lui è solo un ragazzino sovrappeso con gli occhiali, perché la pubertà gli ha regalato un abbassamento di vista e una tempesta di acne sul viso. Mantiene alta la sua media, tutti i vari esami vengono superati con il massimo dei voti, mentre nel club fatica, si impegna come fa in tutto, al massimo. Non è uno di quei ragazzi abbandonati a se stessi, costretti a crescere senza l’aiuto dei genitori, anzi i genitori sono fin troppo presenti, lo spronano ad essere sempre il migliore, e gli fanno studiare canto e pianoforte tutti i giorni per un’ora ad attività, dopo la scuola ed il club. La mamma ha una sola missione rendere pulito il viso del figlio, togliere quell’acne maledetta, che sembra non voler reagire a niente. Il primo anno delle medie è nel club di basket, ma è la riserva della riserva, ma la sua abnegazione e il suo duro lavoro lo portano a migliorare di giorno in giorno. Nonostante gli occhiali riesce ad essere sempre più preciso nel tiro, all’inizio, a causa della sua scarsa resistenza si trova a tirare sempre da tre punti, con una media che si alza di giorno in giorno, fino ad un precisissimo otto su dieci, e a questo, con il miglioramento delle sue condizioni fisiche, aggiunge un ottimo tiro in area.

Dal secondo anno entra a far parte dei titolari, ma ancora quelle prese in giro, ora che non possono più attaccarlo per il fisico, lo fanno per gli occhiali, lo fanno per l’acne e per il fatto che sia il migliore studente. Adesso però non è più passivo spettatore, il suo carattere è diventato spigoloso, e le buone maniere rimangono nella scarpiera con le ciabatte da casa, quando arriva a scuola è il più scorbutico di tutti, addirittura più scorbutico del professore di matematica un ottuagenario pelato, reduce dalla grande guerra, vedovo burbero e stanco di quei ragazzini urlanti, così stupidi da non capire nulla della sua materia così poetica e creativa.


Prima superiore, si è iscritto al Ryonan, è stato invitato a farlo dal coach Taoka ed ha acconsentito, ed eccolo a varcare quel cancello. La sua pelle è migliorata, ma ancora indossa quegli occhiali spessi, nessuno però lo prende in giro, sarà forse per quell’atteggiamento rude, per quell’attitudine allo scontro verbale, nessuno osa dire nulla nemmeno sulla sua bravura. I ragazzi del club di basket sono veramente idolatrati. Seduto nel suo banco si tocca gli occhiali dalla spessa montatura nera mentre la professoressa di Giapponese antico sta mettendo alla gogna con un test di recupero un suo compagno di squadra, il ragazzo che fa sospirare mezza popolazione scolastica. Il primo giorno di scuola si è trovato seduto ad un banco di distanza da lui, quella creatura strana, un ragazzo alto, con grandi occhi neri ed un incrollabile sorriso e ha sentito il cuore partire a battere come se stesse correndo in salita da un’ora. Qualche ora più tardi si è trovato accanto a lui, in fila per presentarsi alla squadra, nonostante l’altezza si è presentato come play, dicendo però di essere capace di giocare anche nel ruolo di ala piccola, solo durante la presentazione si è accorto di un accento diverso dal suo, e l’ha trovato adorabile, e questo l’ha fatto innervosire di più e reso più burbero del solito. Per accettare di esserne innamorato ci ha messo mesi, e adesso lo sta guardando con la speranza di trasmettergli mentalmente la risposta. Akira sta mordicchiando la penna e lo sguardo di Hiroaki è ormai catalizzato da quelle labbra, e spera di non essere scoperto, ma si sa la fortuna non bacia quelli che si sentono brutti ed ecco Sendo che si gira sorridendo e gli fa l’occhiolino, per poi abbassare di nuovo lo sguardo sul proprio compito. La sua mente registra il gesto del compagno di squadra, ma lo cataloga come una delle sue stranezze, non si aspetta nulla di normale da qualcuno che passa quaranta minuti per fare in modo che i capelli rimangano antigravitazionali per tutto il giorno.

Quel giorno si allenano duramente, ed anche i giorni successivi, riescono a qualificarsi per i campionati nazionali insieme al Kainan, la testa di serie della prefettura. Durante un inizio di luglio cocente si ritrovano in un piccolo ryokan che è stato prenotato interamente per la squadra. Le stanze per i ragazzi sono due, quella per le riserve e quella per i titolari. Akira e Hiroaki sono in mezzo ai compagni di squadra più grandi, titolari al loro primo campionato nazionale delle superiori. Sendo è un trascinatore naturale, anche i più grandi si lasciano guidare dal suo entusiasmo, il morale è alto, e cominciano a vincere le prime partite, arrivano ai quarti di finale e si scontrano con una delle teste di serie, e lo scontro è serrato, se la giocano punto su punto, una giostra sul filo dei ventiquattro secondi*1, sul filo degli otto dalla rimessa sotto canestro, run and go contro un pressing a tutto campo che tiene il pubblico incollato a quei ragazzini che sembrano voler imitare i loro beniamini che giocano in NBA, Fukuda addirittura insacca uno slam dunk di prepotenza, Akira passa in regia, un play di quasi un metro e novanta che gioca la palla come se fosse un’estensione di se. Nonostante il talento dei giocatori del Ryonan il risultato non è loro favorevole, vengono eliminati ai quarti di finale, sono tra le migliori otto scuole del Giappone, ma i ragazzi sono delusi. Koshino impreca a mezza voce, e fa ridere tutti nonostante la tristezza, e la stanchezza. Taoka dopo averli sgridati tutti li manda a fare un bagno termale, ci sono delle fonti a poca distanza dal ryokan, hanno la serata libera, l’appuntamento è la mattina successiva. Ci sono diverse pozze, quasi tutti i ragazzi si ammassano in quelle più vicine tra loro, mentre Koshino sceglie di starsene in disparte, soprattutto perché appena dopo la fine della partita ha avuto un forte diverbio con Fukuda che ha visto la squadra evitare di schierarsi, ma lui si sente fuori posto, si sente come se fosse ancora quel bambino cicciotto con gli occhiali. Ha riposto i propri vestiti e gli occhiali in un angolo e si immerge con un sospiro, riesce a sentire i muscoli distendersi e con quelli della schiena anche quelli del volto sembrano rilassarsi, le labbra si distendono, perde quel broncio arrabbiato che lo caratterizza, chiude gli occhi e butta la testa all’indietro, fino a quando sente l’acqua della pozza spostarsi, lentamente torna in posizione seduta e guarda Sendo entrare e avvicinarsi. -Allora, Kochan, sei stato bravissimo oggi- il più basso arrossisce, il volto prende una sfumatura rosacea, le labbra si muovono come se volesse dire qualcosa ma non esce nessun suono.

- Ti da fastidio se ti chiamo Kochan? Siamo compagni di squadra e di classe, e mi sei simpatico.- Adesso è Akira ad arrossire, nonostante l’atteggiamento che lo fa apparire quasi sempre come un uomo navigato e abituato agli approcci sentimentali sembra essersi dissolto. -No- la voce è bassa, e il tono porta traccia dell’atteggiamento burbero della guardia. -Sul serio, non mi da fastidio.- Tiene gli occhi chiusi e si sta lasciando cullare dalla voce dell’altro e dall’acqua termale, scivolando di nuovo in posizione semi sdraiata.

-Sono contento, è così difficile avvicinarti.- Il tono sicuro, mentre Sendo comincia a rilassarsi a sua volta. Scivola in acqua fino al collo. -Mi ci è voluto un sacco a venire qua, avevo paura...- viene interrotto dal suo interlocutore che si mette di scatto nuovamente a sedere.

-...Paura? Di cosa? Sei così sicuro, e poi che ci fai con uno come me?- tutto d’un fiato, di nuovo la voce colorata di quel tono burbero che tutti conoscono, sulla difensiva, pronto per l’attacca o scappa, come un animale impaurito.

Il più alto sospira e guarda l’altro negli occhi prima di parlare, sorride, ma è un sorriso diverso dal solito, un sorriso un po’ più caldo, e un po’ più insicuro, e stranamente le due cose sembrano riuscire a convivere nella sua espressione.

-Hiroaki- dice il nome dell’altro, e spalanca gli occhi scuri come la notte di luna nuova e senza stelle. Sospira prima di ricominciare a parlare. -Kochan- si corregge, si avvicina all’altro mettendosi al suo fianco -siamo rimasti soli- sorride ancora e si avvicina ancora all’altro. Koshino sembra una statua, immobile con gli occhi scuri che si perdono in quelli dell’altro. Nessuno dei due sa chi per primo si è mosso verso l’altro, chi ha cominciato un bacio timido a stampo, i nasi si sono scontrati un paio di volte prima che riuscissero a far combaciare le labbra. Chiudono gli occhi e si perdono in questo nuovo gioco. Passano parte della sera a baciarsi lentamente in una pozza termale.

-Le mie mani sono rugose- la voce di Akira è più calda del solito, le guance arrossate e le labbra gonfie di baci.

-Forse conviene uscire- conviene Hiroaki -altri due minuti e ci trasformiamo in tartarughe- serio, anche se ha gli occhi brillanti e il volto arrossato a sua volta.

Sendo comincia a ridere di gusto ed esce dalla pozza, e così fa il compagno di squadra, che ridacchia sotto i baffi, sono rilassati, ed eccitati dalla situazione ma entrambi sono insicuri sul da farsi.

-Hai degli occhi bellissimi Hiro- le labbra di Akira sono a poca distanza dal suo orecchio e rabbrividisce -è un crimine coprirli con quegli occhiali- aggiunge abbracciandolo, per poi andare a recuperare il proprio asciugamano, vestendosi poi alla svelta.

Hiroaki dal canto suo si veste velocemente cercando di nascondere all’altro l’ingombrante erezione che gli ha procurato. Quando entrambi sono pronti, Sendo prende per mano Koshino con naturalezza, e comincia a passeggiare con lui, parlano, parlano fino a quando la luce del sole li coglie impreparati. Un nuovo bacio, adesso sembrano essere diventati bravi, e sincronizzati nello scambiarsi effusioni.

-Buongiorno, ora forse conviene andare a prepararsi, e chissà che film si sono fatti gli altri- si lasciano la mano, ma camminano affiancati, non sembrano recare segno di stanchezza, o di imbarazzo, quello sembra sfumato.


Una storia d’amore che li ha accompagnati per tutta l’adolescenza, si sono scoperti e si sono amati l’un l’altro, e ognuno ha amato anche se stesso. Hanno cominciato a condividere un piccolo appartamento a Tokyo per l’università, ma durante il secondo anno il loro rapporto ha subito qualche scossone, colpa dello stress, colpa della stanchezza, e dell’intercedere delle loro vite a velocità diverse. Quasi un anno dopo Akira viene chiamato a giocare in un college americano, mentre Hiroaki sta studiando e studiando, vuole diventare un ricercatore, il suo campo di studi è la biologia, sembra essere il più preparato e portato. I loro orari sfasano, divisi da diversi fusi orari. Ma già prima della partenza di Sendo hanno smesso di parlarsi come facevano prima, non si chiedono come stai, come va, parlano ma non delle cose importanti. La chiamata al college sembra arrivare come un felice diversivo. Si lasciano all’aeroporto, con un bacio, un bacio molto simile al primo, un bacio fuori sincro.


Akira gioca al college per un paio di mesi, e poi viene chiamato da una squadra di NBA, senza dover nemmeno passare dalla Draft. La sua fortuna è stata insperata, era ad un campetto vicino al mare a giocare contro un suo connazionale, che per coincidenza è un giocatore nella lega professionistica e che il proprio manager stava proprio cercando, lo ha conosciuto al college, era passato a parlare della lega alla squadra di basket e poter parlare giapponese è sembrato ad entrambi divertente, ne è nata un’amicizia strana, perché Sawakita non è proprio tra i più amichevoli, anche se si è lasciato incantare dal bel sorriso di Sendo.

Passano i mesi e i due giocano in squadre opposte, alla fine Sawakita milita in una franchigia della West Coast, mentre Sendo è finito a giocare a Boston, si allena duramente tutti i giorni e riesce ad entrare in campo, riesce a ritagliarsi sempre più tempo di gioco, adesso entra per almeno un tempo 12 minuti di passione e di botte da orbi, gli arbitri sono molto più permissivi, e c’è qualcuno che ha il braccio grosso quanto la coscia di Akira.


Ricercatore in una delle università più rinomate al mondo, ha perso di vista, e non sente più Sendo da qualche anno, ormai sono passati cinque anni da quel bacio in aeroporto. Non gioca più a basket da quando ha finito le superiori, ma è un tipo allenato, quindi si sposta dal MIT al museo delle scienze, dove tiene un corso per bambini ogni mercoledì, a corsa, a volte parte molto prima e allunga il giro, c’è un gran parco poco lontano dal museo. Durante una di quelle corse qualcuno cozza contro di lui, uno schiena contro schiena

-Nani…- nonostante tutto gli esce in giapponese e non inglese. Da chi l’ha colpito riceve in risposta nella medesima lingua.

-Sumimasen- Akira si gira e così anche Hiroaki, mentre il primo sorride come sempre l’altro ha un’espressione accigliata che lo fa sembrare un tipo losco.

Si guardano negli occhi senza parlare e le labbra del ricercatore si incurvano in un sorriso, si porta una mano al petto con gli occhi sgranati. -Hirochan- la voce è incerta mentre lo chiama.

-Akichan, mi sei mancato- sempre in giapponese, e poi si porta una mano per coprire la bocca.

La mano viene intercettata, e le dita lunghe del giocatore di basket si intrecciano a quelle lisce dell’ex compagno di squadra. Non c’è tempo di parlare, il più altro tira Koshino verso il proprio petto.

-Casa- si abbassa e raggiunge le labbra nuovamente imbronciate dell’altro poggiandovi le proprie, un bacio a stampo, niente di che, ma che riapre vecchie ferite, riportando però a galla i sentimenti di entrambi che si erano momentaneamente nascosti, come quando arrivano gli ospiti all’ultimo momento e si cerca di nascondere il disordine nei vari armadi della propria casa, non vedi gli oggetti fino a quando non ti cozzano sulla testa quando distrattamente apri un’anta dell’armadio, come uno scolapasta dall’armadietto dei medicinali.


Lo scontro mentre ognuno dei due si reca a lavoro è solo il primo incontro casuale, si incrociano ogni mercoledì al parco e si baciano sotto un albero, come quando erano al primo anno di superiori, come è successo per gli anni successivi.

I colleghi di Koshino sembrano stupiti di trovarlo sempre più spesso con un sorrisetto dolce ad increspargli le labbra e lo sguardo perso delle persone innamorate. Svetlana una ricercatrice di origine russa con un fisico massiccio e che supera i due metri, e con quell’accento duro tipico di chi parla molto in russo gli chiede:

-Hiroaki, innamorato? Quando conosciamo fidanzata?- il ricercatore giapponese arrossisce dalla punta delle orecchie alla punta delle dita, diventa di un bel rosso brillante facendo ridere tutti i colleghi.

-Ecco, non sono fidanzato, cioè… ecco… non ne abbiamo parlato con Akira- scrolla le spalle leggermente e porta le bacchette senza cibo alla bocca, facendo ridere ancora i colleghi di gusto, viene interrotto dalla vibrazione del cellulare.

-Moshi Moshi?- chiede al proprio interlocutore, e attende un po’ di tempo mentre il colorito rosso non sembra voler lasciare le sue guance. -Ok, ci vediamo stasera alle 21 fuori dal campus, finisco alle 20.30- parla sempre in giapponese creando aspettative nei colleghi che invece non parlano la sua lingua natale.

Riesce a rimanere sfuggente alle domande dei colleghi e soprattutto di Svetlana con cui ha stretto una buona amicizia. Tutto il pomeriggio però sembra essere maldestro, come se non riuscisse a trattenersi, come se attendesse qualcosa con ansia.

Finalmente arrivano le ventuno e lui si lancia nello spogliatoio da cui esce pettinato e profumato per le ventuno e trenta. Esce dal campus, e non si accorge dei colleghi che lo pedinano, sembrano incuriositi da quel cambiamento repentino nel giapponese. Poco dopo arriva Akira che viene accolto da una risata di cuore di Hiroaki.

-Ti ho detto che avrei finito una mezz’ora prima dell’orario reale perché ti conosco come le mie tasche- lo accoglie parlando in inglese. -Uffa Hirochan, mi sono impegnato per arrivare in orario- fa labbrino per circa due secondi perché quel labbro esposto viene intrappolato a tradimento tra le labbra del più basso. Si baciano come se non fossero davanti al campus, come se non fossero in strada. Alle loro spalle i colleghi di Koshino stanno parlando a mezza voce, spettegolando come non ci fosse un domani.

Il domani però arriva con tanto di titoloni su tutta la stampa scandalistica degli Stati Uniti, l’astro nascente del basket, il play giapponese dall’eterno sorriso fotografato con un ragazzo a baciarsi davanti al prestigiosissimo Massachusetts Institute of Technology con un ragazzo di chiare origini asiatiche a sua volta.

Un polverone senza precedenti nelle loro vite, ma questo circo mediatico li ha uniti ancora di più. Si sono ritrovati e l’amore è maturato al punto giusto, e i discorsi che fanno sono quelli che servono.


Nel giorno del trentatreesimo compleanno di Akira Sendo, giocatore di prima categoria in NBA che da filo da torcere ai ventenni ruspanti appena approdati nella lega, si trova in una stanza insieme al suo ex capitano del liceo con cui è rimasto in contatto, adesso è uno chef affermato in Giappone e ha lasciato la terra del sol levante solo per quel giorno.

-Cazzo Akira vuoi sbrigarti, non puoi arrivare in ritardo anche oggi. Hiro ci uccide-

Hiroaki aspetta impettito l’arrivo del suo primo amore lo sguardo accigliato e al suo fianco la sua testimone Svetlana, che lo fa sembrare un cucciolo di Chihuahua, sono ancora colleghi, insegnano entrambi in una università di rilievo, e continuano le loro ricerche nel campo della biologia.

-Eccolo- il vocione della ragazza russa fa girare il moretto verso la porta e un sorriso dolce gli increspa le labbra mentre allunga la mano verso l’uomo che lo sta raggiungendo, all’altare che ufficializzerà la loro storia.

La giornata si conclude tra i sorrisi, i baci e i brindisi.

-Kampai-

Risuona in un locale americano preso in ostaggio per quello che i media hanno rinominato il matrimonio dell’anno.



Parole Sparse
*1Ho portato in avanti l’ambientazione del manga, perché mi tornava meglio così. Mi pare sia entrata in vigore nel 2001 ma non sono sicurissimo
Dedicato a GhostClimber che ha indovinato la citazione in Sharp Edges e mi ha chiesto questo paring.
Spero vi piaccia.
Non mi convince [un coretto dalla regia: “ma quando mai...”]
  
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