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Autore: Luce 5    11/04/2021    2 recensioni
Come ogni mattina, per prima cosa il comandante Hydargos leggeva la posta a lui destinata.
Ancora abbastanza sobrio in quell’ora, si sedeva alla scrivania, accendeva il computer per entrare nella sua casella di posta elettronica: hyddi@mezzacalzetta.gmail, poi digitava la password: lacantinasemprepiena.
Quel giorno si avvide che la prima email, segnata come importante tra l’altro, era del suo sovrano:
revega@sterminatoredituttelegalassie.it
Rabbrividì in tutto il corpo avvertendo sentore di seri guai in arrivo.
Infatti…
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CORRISPONDENZA

Come ogni mattina, per prima cosa il comandante Hydargos leggeva la posta a lui destinata. Ancora abbastanza sobrio in quell’ora, si sedeva alla scrivania, accendeva il computer per entrare nella sua casella di posta elettronica: hyddi@mezzacalzetta.gmail, poi digitava la password: lacantinasemprepiena.
Quel giorno si avvide che la prima email, segnata come importante tra l’altro, era del suo sovrano: revega@sterminatoredituttelegalassie.it
Rabbrividì in tutto il corpo avvertendo sentore di seri guai in arrivo. Infatti…


Il guerriero Gorman, guardia imperiale con stemma a forma di stella sul disco, verrà al tuo posto per distruggere Goldrake. Sarà alla base lunare prima di mezzogiorno…

“Non è possibile!” gridò battendo un pugno sul tavolo. “Quella è un’arma imbattibile, io finirò nell’ultima fila dell’esercito, sono rovinato!” gridò tenendosi il capo tra le mani in preda alla disperazione più nera. In quel mentre entrò Gandal. Ecco, ci mancava pure l’altro guastafeste pensò Hydargos accarezzando l’idea di tracannare una bottiglia di cognac e finirla in frantumi sul quel cranio turchino.
Una volta aperto, la sua dolce metà sarebbe uscita sputando ordini e sentenze con voce stridula trapanatimpani. “No, no… non resisto più in questo incubo senza fine” mormorò mentre dava fondo ad un calice colmo di liquido ambrato. “Tutta colpa di quel dannato Goldrake, maledizione!” gridò spaccando il vetro in preda ad una rabbia feroce.
“Ben alzato Hydargos” lo apostrofò il Comandante ostentando superiorità, mentre il suo sguardo restava vacuo e privo di intelligenza. Almeno così sembrava a Hydargos, godendo perfidamente dell’ottusità vera o presunta di Gandal. Troppo intelligente non è se re Vega ha deciso di inviare un comandante che non fa parte del nostro esercito concluse il pensiero, sentendosi un filo più sollevato.
“Sono pronti i moduli?” gli chiese il suo superiore. “Di cosa parli?”
“Sta parlando delle dispense con l’elenco in ordine alfabetico dei soldati” sottolineò la cattiveria fatta donna: Lady Gandal, di rosso vestita, uscita dal cranio del coniuge in meno di un battito di ciglio, molto sveglia già di primo mattino e perfida come mai. Nello sguardo, nella voce, nei modi, in tutto il suo essere.
Hydargos provò l’istinto irrefrenabile di allungare la sua grande mano, afferrarla prima che lei avesse tempo di rientrare. Strangolarla, buttarla giù per il lavandino, vederla sparire nelle fogne. Bello, meraviglioso sarebbe pensò, mentre un sorriso inconsapevole gli allargava il viso. Odiava quella donna con tutto il suo essere.
“Dai fogli che vedo sul tavolo, deduco non hai fatto nulla e nemmeno te lo sei ricordato” sottolineò Gandal.
“E dall’odore di alcol si evince che già ti sei scolato una bottiglia”, aggiunse la cattiveria fatta donna riuscendosi a farsi sentire senza uscire. Tra un rimprovero e un’imprecazione le ore passarono veloci, era ormai prossimo mezzogiorno, quando un uomo alto e ben piantato dalla carnagione turchese entrò senza farsi annunciare nella sala principale della base lunare. Aveva un sorriso perennemente stampato sul viso: arrogante, altero e superbo, totalmente sicuro di sè. In una parola: era semplicemente odioso.
Gandal e Hydargos lo avevano fatto accomodare indicandogli la poltrona più comoda, chiesto se aveva fatto buon viaggio e se aveva sete o bisogno di altro. “Sono a posto così, grazie. Pronto per la mia missione vincente! Sconfiggerò Goldrake e il merito sarà tutto mio!” gridò battendosi il petto con orgoglio.

Su Rubi, la principessa Rubina da sempre seguiva la corrispondenza della base Skarmoon. Controllava che fosse stata letta, si assicurava che tutto filasse in perfetto ordine, dava sue notizie.
Quel mattino, un Hydargos non perfettamente lucido, aveva per errore inviato anche a lei la lettera di re Vega, quella che parlava di Gorman. Strabuzzando i grandi occhi celesti, aveva visto che volevano uccidere il suo ex fidanzato. “Goldrake… ma allora è vivo, qui dice che verrà distrutto, quindi anche il suo pilota. Ohhhh” si portò la mano sulla bocca per soffocare un grido, poi decise che doveva salvarlo. Ma come? “Non conosco il suo indirizzo di casa, ma se anche l’avessi la mia lettera arriverebbe troppo tardi. Non ho il suo numero di telefono, accidenti! Quale sarà la sua email? Vediamo… un principe… voglio cercare su internet, forse la trovo” pensò la giovane in preda allo sconforto. “Allora… qui vedo: principecadutodallestelle@terra.it. Sarà certamente questa. Devo avvertirlo del pericolo e in fretta.”
La ragazza entrò nella sua casella di posta elettronica: fiorerosso@difleed.com e rapida digitò la password che da tempo remoto era rimasta sempre uguale: sempreinnamoratadite.

Sono la principessa Rubina e da poco ho saputo che mio padre sta per inviare sulla Terra un mostro potentissimo, ti prego di stare attento, è molto forte. Desidero incontrarti, così a combattere saremo in due. E intanto che siamo in argomento, ti chiedo una cosa: se ci rimane del tempo, facciamo un’altra gita in barca su un lago terrestre come avvenne molti anni fa sul tuo pianeta? Ciao, Duke. A presto. Il tuo fiore rosso.

“Dottor Procton, dal mio computer vedo che è stata inviata una email per Actarus” disse Hayashi preoccupato.
“Strano” mormorò il dottore. “E’ difficile che qualcuno gli scriva, chi è il mittente? Ora lo avverto via radio.”
Al ranch il lavoro era raddoppiato. Rigel non faceva nulla, tranne l’osservatore avvista UFO. “Sì padre, che c’è?” chiese il ragazzo all’orologio che teneva al polso. “Una email per te… vieni a vedere?”
Actarus osservò i covoni di fieno che andavano riposti nelle stalle prima di sera, toccava tutto a lui perché Venusia era uscita a fare compere, quindi disse che la poteva leggere il dottore.
“Va bene, se non hai niente in contrario. La tua password?”
“sonostufodicombattere!!!!!”
Il dottore aprì la lettera, decise che non c’era tempo da perdere, quindi mandò a chiamare Actarus.
“Leggi qui. Strana email davvero; questa Rubina manda un avvertimento, ma potrebbe essere una trappola. Chi la conosce? Quello che non si capisce, è la frase sul lago, la barca…” osservò Procton perplesso lisciandosi i baffi.
“Ehm… si tratta di cose vecchie e decrepite. Le rispondo subito.”

Cara Rubina, grazie dell’avvertimento. Non occorre assolutamente che tu scenda sulla Terra per aiutarmi, ho armi potenti in quantità. Per la gita sul lago niente; siamo in autunno e fiori rossi non ce ne sono. Stai a casa tua che è meglio.

“Ora dobbiamo raddoppiare la sorveglianza. Questo nuovo disco mostro potrebbe arrivare da un momento all’altro.”
“Col mio TFO tutti i nemici voleranno lontano, li farò pentire io di essere venuti fin qui!” tuonò Alcor fremente e vendicativo.
Il dottore si schiarì un attimo la voce, mentre cercava le parole giuste per non offendere il ragazzo e allo stesso tempo metterlo in guardia. Conosceva la sua irruenza e generosità, ma il coraggio andava usato al modo giusto, non come faceva lui.
“Alcor, il nemico va affrontato con metodo e sangue freddo. Ognuno deve scendere in campo quando lo dirò io. Ok? Niente colpi di testa, siamo intesi?” “Quando lo vedrò in faccia lo ridurrò in polpette!” esclamò il ragazzo sempre più euforico.
Procton scosse il capo con lo sguardo fisso a terra; Alcor era proprio di coccio, non c’era niente da fare.

Su Skarmoon intanto, il comandante Gorman era salito sul suo disco mostro e puntava come una freccia verso il pianeta Terra. Hydargos era furibondo. Quel pallone gonfiato di certo sarebbe riuscito nella sua impresa, mentre di lui cosa ne sarebbe stato? Finirai come recluta nell’ultima fila dell’esercito, oppure in clinica per alcolizzati cronici. Sentì questa frase molesta all’orecchio e aveva pure lo stesso timbro di voce di Lady Gandal, accidenti a lei! “Devo trovare il sistema per bloccare quel dannato Gorman! Ma come?” Febbrilmente si mise a cercare nel computer. Annaspava alla cieca, si soffermò a guardare vecchi mostri ormai ridotti a inutili rottami, formule, minidischi. Entrò nella sua casella di posta elettronica per cercare un’idea, qualcosa che potesse fermare quel prepotente.
Nella rubrica vide l’indirizzo della principessa: era quello che tutti potevano usare se lei non era reperibile. Serviva per coordinare i viaggi, gli spostamenti e acquistare beni di prima necessità. La firma della figlia di Vega intimoriva molto di più della loro. Restava inteso che, una volta spedita l’email, era d’obbligo mandarne una copia anche a lei.
“Allora, eccola qui: rubina@principessadivega.it. Password… dunque, com’è già? Ah, ci sono: sonobellaemenevanto.”

Hydargos era in preda ad una rabbia folle e la sua mente annebbiata dall’odio, dalla frustrazione e dall’alcol, gli fece venire un’idea malefica.
“Ora scrivo a Gorman e lo sistemo per le feste, così impara” gongolò tra sé: comandantegorman@gmail.com

Egregio Comandante, in qualità di Principessa di Vega, Le ordino di venire subito su Rubi per una questione della massima urgenza. Non posso mettere per iscritto nient’altro, ma Le assicuro che è in relazione con la Sua spedizione terrestre. Il nemico è potente, non possiamo permetterci errori di sorta.
Sua Altezza Rubina


Gorman volava nel cielo azzurro, quando il segnale lampeggiante lo distrasse dai suoi pensieri di gloria e l’obbligò a leggere la posta. Rimase un attimo perplesso, poi cambiò decisamente rotta e puntò dritto verso Rubi. Gli ordini sono ordini, che diamine!

Rubina intanto aveva letto l’email del suo principe ed era molto triste. “Non vuole il mio aiuto, e nemmeno fare la gita in barca. Me infelice!” mormorò, mentre due grosse lacrime le scendevano dagli occhi.
Era nella vasta sala del soggiorno e sconsolata guardava fuori. Vide all’improvviso un grande disco con sopra uno stemma a forma di stella colore dell’oro parcheggiare nel piazzale del suo palazzo. Uscì un uomo alto e imponente, dalla carnagione turchina. Le parve avesse un sorriso aperto e sincero. Scostò un attimo la tenda per guardare meglio. Sentì bussare alla porta e lei stessa andò ad aprire. Era lui!
“Buongiorno, Altezza” disse con un inchino e perfetto baciamano. “Sono venuto qui per…”
Lei lo fissò in viso e lo trovò bello. Si sentì rimescolare tutta dentro, gli strinse la mano con forza e lo fece entrare.
“Lo so per cosa sei venuto, ti stavo aspettando” gli sussurrò con voce roca e sensuale. La delusione per il recente rifiuto di Duke Fleed la rendeva audace.
“Scusate principessa, ma… per quella questione, dove andiamo?”
“Nella mia stanza da letto, naturalmente”, gli rispose facendogli strada.
“Ah…” sussurrò basito. La osservò attentamente, trovandola semplicemente divina. Quella lieve espressione di dolore sul viso e gli occhi lucidi, gli provocarono uno strano rimescolio interno.
Lei aprì la porta e la prima cosa che vide fu un enorme letto a baldacchino che pareva fatto apposta per ospitare loro.

Scese la notte su Rubi, su Skarmoon e sulla Terra. Nessun avvistamento di dischi nemici al Centro Ricerche di Procton. Hydargos stappò una delle migliori bottiglie che teneva sotto chiave e la gustò tutta a piccoli sorsi. Sobbalzò sulla poltrona alla vista del segnale lampeggiante che indicava le chiamate del suo sovrano.
“Buona sera maestà.”
“Notizie di Gorman?” chiese senza preamboli.
“Non so nulla. E’ partito in missione nel primo pomeriggio e non ha più dato notizie di sé.”
“Dannazione! Ma non risponde alle chiamate? Hai provato a contattarlo?”
“Sicuro! E’ probabile sia stato battuto dai terrestri.”
“Impossibile! Comunque dammi sue notizie appena sai qualcosa.”
“Ma certo. Buonanotte.”
Hydargos chiuse la comunicazione e si abbandonò alle più audaci fantasie. Gorman non sarebbe mai uscito vivo da Rubi, questo era certo. Non sapeva con esattezza in quale modo, ma di una cosa era più che sicuro: nessuno gli avrebbe mai tolto il suo posto.


Fine
   
 
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