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Autore: just_silvia    28/08/2009    5 recensioni
Questa fan fiction è l'epilogo romantico di “La rivincita di Gemma - The Sweet Far Thing”.
I personaggi sono di proprietà della scrittrice Libba Bray. Scritta per consolare me e tutti i fan della coppia...
Protagonisti ovviamente: Gemma&Kartik
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo. 
 
CAPITOLO SETTANTASEI 
 
Non sogno più Kartik, sono varie settimane ormai. Mi rifiuto di contarle, perché farlo potrebbe annientare le ultime speranze che ho. 
Non so cosa possa essergli accaduto e trovarmi qui a New York non mi permette di andare nei regni direttamente a verificare L'Albero di Tutte Le Anime. Non sognarlo non è di certo un buon segno. 
Sono veramente a terra e questo non mi aiuta con le bambine a cui do lezione d'arte tre volte a settimana. Oltre a studiare, come avevo promesso a mio padre, mi sono trovata un lavoro pomeridiano non retribuito però. 
Gli Alley sono una famiglia ricca di New York, sono di origine irlandese ma in America da tanti anni. Mr Alley è un medico e mi ospita grazie alla sua amicizia con il dottor Hamilton, medico di papà e membro del Club di mio fratello Tom. Sono stati subito disponibili con me, so benissimo che le lezioni d'arte private non sono altro che un capriccio per le due bambine, Maddy e Julia. Miss Roberts basta e avanza per la loro istruzione. Tuttavia mi danno un alloggio e le mie spese qui sono davvero minime. 
‹‹Miss Doyle non sta per niente bene›› esclama Maddy alla sua governante. 
‹‹E' vero, Miss. Oggi è più pallida del solito.›› Miss Roberts mi guarda attentamente. 
‹‹Sarà meglio che vada in camera sua, se ha l'influenza non vorrà mica contagiare le bambine.›› 
‹‹No, andrò a prendere una boccata d'aria...›› in tre mosse mi ha già messa capotto e cappello e spedita fuori. 
Faccio due passi e come ogni giorno mi ritrovo davanti alla Cappella di Saint Patrick. Nonostante fuori sembri abbandonata dentro è in ottime condizioni. 
 
Ricordo ancora la prima volta che ci entrai, per pura curiosità ed anche per trovare un minuto di raccoglimento, in una Cappella abbandonata nessuno mi avrebbe disturbata. 
Entrando, quel giorno, invece con stupore notai che dentro era praticamente nuova. 
‹‹Mi scusi, credevo fosse...abbandonata›› dissi all'uomo che mi guardava. Me ne vergognai subito, che scusa era mai quella? 
La persona che mi si avvicinava era vestito di nero, era alto, aveva bianchi capelli sulle spalle e la barba un pochino troppo folta come le sue sopracciglia. 
‹‹Non si preoccupi, Miss. Venga, venga pure se ha bisogno di pregare...›› 
Mi accomodai nell'ultimo banchetto ma non pregai, contemplai il vuoto e quello mi fece sentire meglio. 

 
Fu il secondo giorno che, sempre cercando di fuggire dalle inquiete bambine degli Alley, andai di nuovo, attirata dalla sua pace. 
‹‹Miss...›› mi accolse, corse a stringermi le mani. 
‹‹Io sono il Reverendo Godman. Mi occupo di questa Cappella ma nessuno mi viene mai a trovare...a parte lei...›› mi disse e fui colta di sorpresa. 
‹‹Mi chiamo Gemma Doyle, Sir. Per dir la verità, io cerco solo tranquillità, non sono mai stata una grande sostenitrice delle preghiere›› ammisi. 
‹‹Be', se ha qualche problema, potrei ascoltarla. Ho tanto di quel tempo...›› allargò gli occhi e notai che erano di un azzurro intenso. Quasi rapita, annuii e mi accomodai di fianco a lui. 
‹‹Cosa ti tormenta?›› mi chiese. Come faceva a saperlo? Avevo la faccia di una tormentata. Evviva! 
‹‹Come...?›› 
‹‹Chi cerca tranquillità di solito ha qualcosa a cui pensare›› sorrise dandomi un buffetto sulla spalla. 

 
E così iniziò la nostra amicizia, in realtà non so se posso definirla tale visto che parlo sempre io, dei miei problemi. Del Reverendo non conosco assolutamente nulla ma lui dice che quello è il suo compito. Gli argomenti principali comunque sono sempre gli stessi: mio padre e Kartik. 
 
‹‹Il suo innamorato dunque è morto?›› mi domandò la prima volta che gliene parlai. 
‹‹No!›› mi affrettai a rispondere, non è morto ma che differenza fa? E' comunque imprigionato in un albero...si può definire vita? ‹‹E' in mare, fa il marinaio... non so se lo rivedrò più›› scoppiai in lacrime, esse sgorgarono senza freni. Il Reverendo mi prese per mano e mi sussurrò. ‹‹Mai dire mai›› non era una grande consolazione visto che lui non conosceva la verità, ma parlarne mi faceva bene. 

 
E poi a quei tempi, Kartik veniva ogni notte a trovarmi. Adesso non più. 
Mi sono sempre chiesta se le sue visite avessero fermato la mia vita, io lo avrei amato per sempre e non sarei riuscita ad innamorarmi di nessun altro. I miei piani sono saltati troppo presto. Lui ha smesso di venire nei miei sogni. 
Entro nella Cappella e corro incontro al Reverendo Godman. 
‹‹Niente ancora›› esclamo riferendomi ai sogni di Kartik, lui mi guarda sorpreso forse lo è perché non è il mio solito orario di visita. 
‹‹Miss Roberts, mi ha mandata a fare un giro perchè dice che ho una cera terribile›› a quel punto sorride. 
‹‹Ti stai facendo condizionare dai sogni...sono solo illusioni, non vogliono dir nulla.›› 
‹‹Sono tutto quello che mi rimane›› dico ricacciando indietro le lacrime. 
‹‹Allora questa volta preghiamo perché possano ritornare›› mi prende per mano e ci sediamo nel banchetto. Accanto a lui, come ogni giorno, ritrovo la pace. 
 
Quando mi sembra che sia troppo tardi lo saluto. 
‹‹Ricordati: mai perdere le speranze. Mai!›› mi si avvicina e mi bacia le guance come se fossi sua figlia, lo abbraccio forte e lo ringrazio. Non sono sola, grazie al Reverendo Godman. 
 
Rientro a casa pensando alla mia orribile esistenza all'università, vorrei avere voglia di fare amicizia, ma avevo già avuto difficoltà alla Spence prima che succedesse “tutto quello”. So che c'è un ragazzo della mia facoltà che cerca ogni volta di rivolgermi la parola, un certo Brandon McKall, me l'ha spifferato la pettegola della mia vicina di posto: Sandy Cooper. Per ora comunque non ho tanto voglia di socializzare. 
 
Nemmeno stasera mangio, tanto non morirò per questo. Saluto gli abitanti della casa e mi chiudo in camera accompagnata da una camomilla. Mi metto in camicia da notte e mi auguro di dormire. Ma non lo faccio, ho gli occhi spalancati e mi bruciano … credo di non battere le palpebre da ore. 
Improvvisamente sento dei rumori alla finestra della mia camera, mi affaccio e non vedo nulla dato il buio. 
‹‹Gemma!›› una voce sussurra, la riconosco, mi sono addormentata e sto sognando. 
‹‹Kartik...›› dico con un lieve urlo, nei sogni non l'avevo mai sentito così vicino.
‹‹Stttt!›› mi ammonisce. ‹‹Non vorrai svegliare tutti.›› 
‹‹Aspetta!›› non ci credo ancora, un sogno così reale non l'avevo mai vissuto, è come una delle mie visioni. Scendo velocemente le scale, la mia stanza è al primo piano, non ho nemmeno messo le ciabatte per non far rumore. La casa è buia ma vado a memoria e riesco a trovare la porta d'ingresso. Se qualcuno della servitù mi vedesse, mi ucciderebbe. Poi ricordo che è un sogno e rido tra me. 
Apro la porta ed è li che mi aspetta, bello come non mai, solo i capelli sono corti e non mi spiego il perché, lui fa per parlare ma io lo bacio, accarezzandogli le possenti spalle. 
‹‹Mi sei mancato...perché non sei più venuto?›› lui cerca di rispondere ma in realtà non m'interessa, tutto mi sembra così reale ed ho paura di svegliarmi. Lo bacio ancora ed ancora, decido di portarlo in camera mia e lui non cerca più di dire nulla, sorride e basta. 
Passiamo la notte a baciarci ed a coccolarci, non lascio il suo corpo nemmeno per un secondo. Non parliamo, agiamo soltanto. 
‹‹Ti amo›› è l'unica cosa che gli permetto di dire prima di baciarlo ancora. 
 
Mi risveglio la mattina con un groppo alla gola, non lo rivedrò più, me lo sento. 
Voltandomi invece trovo il suo corpo di schiena nudo e rilassato dall'altra parte del letto. Sobbalzo facendolo svegliare, è lui? O è uno che assomiglia a lui e che mi sono portata in camera presa dallo sconforto e la tristezza? 
‹‹Gemma!›› mi allunga la mano ed io gli tendo la mia estasiata. 
‹‹Sei tu›› mi rendo conto di essere nuda, ma non m'importa, mi accorgo di star piangendo perché avvicinando il mio viso al suo gli bagno le guance. 
‹‹Ma come...?›› riesco solo a singhiozzare. 
‹‹Non lo so, so che un uomo mi ha liberato›› mi bacia e poi si siede. 
‹‹Non era una creatura dei regni, l' ho capito subito. Era alto ed aveva grosse ali bianche. Lo ha distrutto, l'Albero di Tutte Le Anime...›› trattengo il respiro. ‹‹In che modo?›› mi avevano detto che non poteva essere distrutto ma solo cambiato. 
‹‹Mi è girato intorno, si è leccato le dita e le ha passate sulla corteccia, solo sulla parte anteriore, ne ho viste tante lì dentro, ma quel gesto mi ha così impressionato che ho capito che stava per succedere qualcosa...›› si ferma come se volesse ricordare meglio. 
‹‹Ha detto più o meno così: " Albero di Tutte le Anime, per volere del tuo creatore...ordino la tua distruzione." Ha alzato le mani al cielo, che si era incupito e un lampo ha spaccato le nuvole. L'Albero è stato diviso in due...credevo di morire invece ne sono venuto fuori integro...›› rimango sconcertata, chi può essere così potente? 
‹‹C'è di nuovo caos nei regni?›› chiedo preoccupata, dovrò tornare in Inghilterra? 
‹‹No, la magia è tornata alla terra, come hai fatto tu›› sorride accarezzandomi i capelli. 
‹‹E resterai?›› non m'importa di nient'altro. 
‹‹L'uomo mi ha detto: ”il tuo posto non è qui!”...quindi credo che intendesse che è al tuo fianco...›› lo bacio, sono la donna più felice della terra. 
‹‹Dovrei andare a lezione, ma oggi salto...vorrei portarti da una persona che mi ha detto di non perdere mai la speranza›› voglio portarlo dal Reverendo Godman, l'unica persona che mi ha consolata quando non avevo più fiducia in nulla. 
Ci vestiamo e lui scende dalla finestra -cercando di non morire- mentre io prendo le scale salutando tutti con un sorriso smagliante. 
All'ingresso Kartik mi aspetta, mi avvicino e lo bacio sotto lo sguardo sbigottito dei passanti. Non m'importa, sono a New York e sono con il mio amore. 
‹‹Stai aspettando da molto?›› chiedo per far sentire agli altri. 
‹‹No, sono appena arrivato›› ammicca leggermente. Camminiamo mano per mano ed a volte abbracciati, solo poche persone ci guardano perplessi e sono quelli a cui sembra strano che una ragazza pallida come me, stia con uno “abbronzato” come lui. Ma abbiamo perso tanto in passato, gli sguardi altrui non ci scalfiscono nemmeno. 
‹‹Si abitueranno a noi...›› ride. 
‹‹Credo anche io, visto che non rinuncio a te per niente al mondo. E mai più...›› mi stringe la mano più forte. 
‹‹Allora cosa è successo? Come sei uscito dai regni?›› 
‹‹In realtà dopo che l'anziano uomo mi ha salvato, distruggendo l'albero, mi sono ritrovato sul prato della Spence. Ero come in trance, la pioggia e le risatine di alcune ragazze mi hanno riportato alla realtà. Non potevo crederci Gemma, il mio destino era cambiato di nuovo. Mrs Nightwing mi ha aiutato, mi ha dato dei vestiti e il tuo indirizzo...›› accarezza con un dito il mio viso rosso dall'emozione. 
‹‹Mi sono messo a lavorare sulla nave che veniva qui, come marinaio...per questo vedi...›› si indica i capelli ed io m'imbroncio, quei ricci erano adorabili. 
‹‹Ricresceranno›› sbuffa in una risata. 
 
Arriviamo alla Cappella e chiamo da fuori il Reverendo che non risponde. 
‹‹Vieni!›› esorto Kartik a seguirmi ma quando entro resto sbigottita, la Cappella è spoglia non ci sono più nemmeno i banchi. Non c'è stato un trasloco da poco, ci sono venuta ieri, il locale sembra abbandonato da anni. 
‹‹Non capisco...›› dico sentendomi smarrita. 
‹‹Cosa c'era qui, Gemma?›› Kartik capisce subito. 
‹‹Una Cappella, di nuova costruzione e l'uomo che mi ha aiutata in tutto questo tempo...›› 
‹‹Un uomo...›› 
‹‹Un uomo anziano, molto alto, con i capelli bianchi, la barba, folte sopracciglia e occhi di un azzurro intenso...›› Kartik termina la frase con me. 
‹‹L'uomo che mi ha salvato corrisponde a questa descrizione,a parte le grosse ali bianche...›› è scosso. 
‹‹Credi che sia stato...Lui?›› chiedo ma la risposta la conosco già. Mi ritornano in mente le parole che ha usato "Albero di Tutte le Anime, per volere del tuo creatore...ordino la tua distruzione". Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. 
‹‹Credo sia stato Qualcuno di molto potente....›› non rivedrò più il Reverendo Godman però potrò pregare per sentirmi più vicina a lui. Kartik mi asciuga le lacrime con un dito e poi se lo bacia. 
‹‹Ricostruirò questo posto›› afferma prendendomi per le spalle, a nessuno dei due interessa sapere come Egli ha fatto e perché. 
‹‹Ed io ti aiuterò...›› mi volto per ricambiare l'abbraccio senza chiedermi altro, da oggi tutto quello che verrà lo prenderò per buono perchè sono consapevole che il mio destino è appena cambiato e che la benedizione per entrambi viene da qualcosa di più forte di qualsiasi magia. 
 

FINE

 
   
 
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