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Autore: Lady_Whytwornian    19/04/2021    0 recensioni
Un nemico astuto e che dovrebbe essere morto torna a torturare John e Guide (Todd)
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guide salì sulla sua navetta e rapidamente si diresse verso la nave in orbita. John salì di corsa sul jumper e dopo averlo occultato decise di seguire il wraith.
- Sì. Confermo. Devi essere impazzito John – disse tra sé mentre affiancava il dardo ed entrava nella baia di attracco non visto.
Il dardo atterrò dolcemente con l’eleganza che lo contraddistingueva dovuta anche all’eccezionale abilità del pilota.
Lo scudo organico si aprì; Guide rimase un momento a riflettere prima di alzarsi ed uscire dal posto di pilotaggio.
Una strana sensazione però lo disturbava. Rimase fermo come ad ascoltare qualcosa che aveva percepito. Qualcosa di diverso che non apparteneva alla sua nave. Ne conosceva ogni angolo. Riusciva a sentirla. Sapeva benissimo da dove venisse ogni rumore, ogni sussurro. E questo era nuovo. E inaspettato. Si voltò verso il jumper. Anche se era occultato sentiva la sua presenza e soprattutto sentiva la mente di Sheppard.
- Sheppard! – ringhiò – devi essere impazzito!
John uscì dal portellone posteriore che aveva già aperto e dal quale osservava la scena per scegliere il momento migliore per scendere
Uscì muovendosi con circospezione dato che non poteva sapere se ci fossero guardie con l’ordine di sparare a chiunque non fosse della nave. E nemmeno poteva sapere se Guide avrebbe accolto bene la sua presenza.
- Sì. È effettivamente quello che mi sono detto anch’io – rispose guardandosi attorno.
- Perché?
- Non lo so nemmeno io. Ma mi è parsa a cosa giusta da fare.
Guide fece un profondo respiro: - Inaspettato davvero. Dunque, benvenuto sul mio alveare. Ci aspetta un viaggio il quale riserberà molte più sorprese di quante immaginate. Sei sicuro di quello che fai?
- Sì. Abbastanza – rispose John
- Molto bene allora - il tono della sua voce esprimeva tutta la perplessità e scetticismo che aveva al riguardo - Come preferisci. Seguimi
Non era insolito avere umani a bordo, quindi la presenza di John era ignorata cosa che lo disturbava non poco dato che in questo modo non riusciva a capire se fosse o meno in pericolo.
Camminava affiancato al wraith che incedeva con passo rapido e deciso. Ogni volta che incrociavano un ufficiale, questi chinava il capo in segno di rispetto. John iniziava a capire quanto realmente fosse importante Todd.
Si concentrò maggiormente ad osservare il wraith che tante altre volte aveva già visto: la prima volta nella prigione dei Genii, ad Atlantide, sulla Terra, su vari alveari.
Gli pareva molto diverso da come lo ricordava in quei frangenti: più deciso, intimidatorio, autoritario. Meno compiacente. In pratica più “Wraith”. Il suo portamento era fiero ed altero. Nulla a che vedere con quello tenuto ad Atlantide o sulla Terra e attraverso i suoi occhi poteva percepire la mente determinata e scaltra che controllava ogni sua azione e pensiero. Il lato che Todd gli aveva sempre nascosto: altero, insolente, impassibile. Un freddo comandante wraith.
Prima raggiunsero la sala comandi dove Guide ordinò al suo secondo di tracciare la rotta e di prepararsi per il salto nell’iperspazio. Avrebbe solo dovuto attendere il suo comando.
Il primo ufficiale chinò il capo: - come ordini.
Adesso veniva la parte più difficile. Doveva contattare Elbereth, ma voleva farlo in privato.
- Colonnello Sheppard, ti devo chiedere di lasciarmi solo. Quei due guerrieri ti scorteranno ad un alloggio che puoi occupare fintanto che sarai mio ospite. Stiamo per lasciare questo mondo; non abbiamo più nulla da fare qui. Ti consiglio di cogliere l’occasione per riposare.
John si limitò ad annuire. Immaginava che dovesse chiamare la regina e di certo non sarebbe stata una conversazione piacevole.
Guardò Sheppard uscire dalla sala comandi e poi si diresse verso un’altra stanza. Un greve ringhio si spense in gola e poi aprì un canale di comunicazione. Non ci volle molto per avere risposta dall’altra parte. Un viso a lui sconosciuto gli disse di rimanere in attesa: avrebbe passato la comunicazione nella sala del trono se la regina avesse acconsentito.
Poco dopo il volto famigliare di Elbereth si materializzò sullo schermo. Immediatamente chinò il capo in un profondo inchino portandosi una mano al petto.
- Mia signora…
- Guide. Mi devi molte spiegazioni. E devono essere tutte convincenti.
- Sì. Certo – non aveva il coraggio di alzare lo sguardo – Mi consegno e mi rimetto alla tua mercé. Devo solo dare l’ordine di saltare nell’iperspazio. Poi lascerò il comando al mio secondo e mi ritirerò nel mio alloggio.
- Sai cosa ti aspetta?
- Sì. Ti chiedo solo pietà per il mio equipaggio
- Questo sarà da vedere
- Capisco
La comunicazione venne interrotta bruscamente: evidentemente non c’era altro da dire.
John intanto rifletteva nel suo nuovo alloggio. L’ospitalità di Todd nei suoi confronti in fondo non era cambiata. Si guardò attorno: chiaramente qualcuno aveva ricevuto l’ordine di fargli trovare il necessario per rendere il suo viaggio confortevole almeno per gli standard umani. Un vassoio riempito con frutti era stato messo sul tavolo. Erano state portate anche delle coperte dato che l’ambiente dell’alveare risultava freddo e umido. Gli umani abitualmente erano tenuti nelle celle di stasi mantenute ad una temperatura adatta.
C’erano anche molte candele accese dato che non serviva una grande illuminazione ai wraith e quindi gli ambienti dell’alveare si trovavano in una costante penombra.
Si sedette sul letto che trovò stranamente accogliente e, in un certo qual senso, avvolgente. Rimase a pensare mentre mangiava quella che assomigliava ad una mela: cosa sarebbe successo adesso? Si ripeté per l’ennesima volta che doveva essere diventato matto. Cosa pensava di fare? Cosa pensava Todd di fare?
- Devo concordare cosa dire con lui – disse ad alta voce – le nostre versioni devono essere uguali.
Poi scosse la testa – ma che stai dicendo? La mente di una regina non può essere facilmente presa in giro.
Si sedette nuovamente e poi si rialzò in piedi: - però forse dovrei sapere come vorrà gestire la cosa. Devo parlare con lui.
Uscì dal suo alloggio guardando a destra e sinistra. Nessuna guardia, nessuno a controllare i suoi movimenti.
Iniziò a vagare per i corridoi ancora una volta ignorato.
Era così assorto che non si accorse del wraith che si era fermato e che lo stava fissando. Sentendosi osservato si voltò e si trovò davanti gli occhi inquisitori dell’ufficiale.
- Vorrei vedere Todd…
L’ufficiale wraith rimase in silenzio.
- Ehm, giusto. – si rese immediatamente conto che sicuramente non era conosciuto con il nome che lui stesso gli aveva dato tempo prima - Il vostro comandante
- Adesso? Ha chiesto di non essere disturbato
- Portami da lui – poi aggiunse – per favore.
L’ufficiale annuì. Dopotutto il comandante pareva avere una certa considerazione per questo umano.
Percorsero vari corridoi fino a fermarsi davanti ad una porta. Bussò e attese.
- Avevo chiesto di non essere disturbato – disse una voce dal suo interno poco dopo.
- Sì comandante. L’umano di Atlantide ha insistito.
Silenzio. Poi si percepirono dei passi all’interno che si dirigevano verso di loro. Un lieve bip e la porta si aprì.
- Va bene. Entra Sheppard
L’ufficiale che lo aveva accompagnato si spostò di lato dopo aver fatto un inchino e poi sparì.
John si guardò attorno. Anche nell’alloggio di Guide c’erano delle candele accese.
- Mi piace osservare la loro fiamma – disse inaspettatamente il wraith dopo essersi seduto – mi aiuta a riflettere.
John notò che si era tolto la pesante e lunga giacca di pelle. Non aveva mai avuto occasione di vederlo senza, a parte durante la prigionia sulla Terra quando gli fecero indossare l’uniforme da carcerato. Non pensava che in condizioni “ordinarie” i wraith potessero togliersela.
Invece Guide aveva tolto anche gli stivali e disteso le lunghe gambe sul tavolino davanti ad una poltrona dall’aspetto comodo.
Le dita affusolate e artigliate delle mani erano rivolte verso l’alto e i polpastrelli tamburellavano ritmicamente uno contro l’altro. Lo sguardo fisso sulle luci tremolati davanti a lui.
John rimase in silenzio e visto che il wraith non pareva aver intenzione di proseguire alcun discorso, prese l’iniziativa: - cosa farai una volta arrivati?
La domanda venne accolta con un basso ringhio di disappunto: - Dimmi, John Sheppard, perché dovrei condividere questo con te? 
Gli occhi inquisitori del wraith fissavano il volto di Sheppard. Guide sapeva che in qualche modo i suoi pensieri trasparivano attraverso il suo volto. Sentiva che, sebbene fosse in grado di mantenere un forte controllo sulla sua mente, doveva essere molto cauto nell’abbassare il livello di accesso. Portare in superficie ricordi che erano stati rinchiusi nei recessi più remoti della sua mente poteva renderli accessibili a chiunque avesse interesse ad approfittare di un momento di debolezza. Era sempre molto cauto nell’aprire questo tipo di porte. E soprattutto nel condividere cose che anche se non considerava emozioni erano comunque in grado di generare in lui un certo turbamento.
John si sedette, sebbene non gli fosse stata offerta alcuna sedia. In un’altra occasione Guide avrebbe trovato il gesto estremamente irritante, ma adesso si trovava in una condizione di estrema benevolenza e accettazione.
- Non è qualcosa di cui parlerò ora.
John non avrebbe demorso così facilmente e quando questo fu chiaro anche al wraith finalmente gli rispose: - John Sheppard, ti confesso che non avrei permesso un simile comportamento nemmeno al mio più caro fratello, men che meno ad un umano. Tuttavia, le circostanze sono tali da farmi essere più…accomodante.
Il cambio di stato dell’alveare venne percepito da entrambi: - Siamo usciti dall’iperspazio. Ora l’attenzione di tutti sarà concentrata sulla rigenerazione dello scafo e sulla manutenzione ordinaria.
John non riusciva a comprendere il senso di quell’affermazione.
Guide chiuse gli occhi: stava valutando cosa raccontare di più a Sheppard. Soprattutto come. Aprire la sua mente poteva esporlo a rischi. I tradimenti subiti lo avevano profondamente segnato e condividere con quell’umano le sue preoccupazioni poteva essere molto rischioso. In una situazione di guerra civile come quella in cui la società wraith era coinvolta non era facile sapere di chi ci si potesse fidare
- Ora posso parlare con un certo livello di confidenza. Il mio equipaggio è interamente impegnato e difficilmente qualcuno potrà raggiungermi.
Ancora John non riusciva a capire ma questo fatto venne completamente ignorato da Guide.
- Non posso nascondere quanto è successo alla mia regina. La sua mente ha un potere che va ben oltre la mia capacità di controllo. Ho già risposto alla tua domanda: chiederò la grazia per il mio equipaggio. Poi farà ciò che vorrà della mia vita. Cosa vuoi ancora?
John volle osare; sentiva che tutto sommato il vecchio wraith che aveva difronte era disponibile ad ulteriori confidenze.
- Elbereth. Perché non mi racconti di più di lei? Questo mi permetterebbe di interagire con lui in maniera più efficace. Ho già incontrato altre regine e non è mai andata molto bene. Magari questa volta sarà diverso…
Guide sospirò: - Un alveare raggiunge la sua completezza, la sua massima potenza con una regina. Pure l’equipaggio riceve maggiore forza. Noi siamo un tutt’uno con esso ed esso è parte di noi. Siamo indissolubilmente legati con l’alveare. L’ambiente stesso è fonte di nutrimento per noi, per la nostra coscienza e i nostri pensieri sono di sostentamento per l’alveare.
Un alveare è debole da solo. Per questo ho cercato di formare forti alleanze: per compensare la mancanza di una regina.
John avrebbe voluto obbiettare che senza una regina lui era il comandante indiscusso del suo alveare e che in questo modo non doveva rispondere a nessuno del suo operato, ma si tenne l’osservazione per sé. Non gli pareva questo il momento di contraddire il wraith.
- Ed Elbereth?
- Prima di essere una regina è stata ed è tutt’ora un comandante. E prima che tu dica altro i Wraith non costruiscono legami personali – irruppe prepotentemente Guide - non sono preda delle emozioni che invece guidano le azioni degli umani. Anche se… talvolta… si sviluppano dei rapporti profondi tra alcuni di noi.
Todd fissò la luce della candela che aveva difronte. Era molto sorpreso con sé stesso di aver ammesso questo fatto.
- Ti lascio con i tuoi pensieri
John tornò nel suo alloggio. C'era molto su cui riflettere soprattutto su quello che il wraith no aveva voluto dire.
Si addormentò cullato dal sommesso mormorio dei motori al minimo dell’alveare che garantivano il mantenimento della posizione mentre lo scafo organico lentamente si rigenerava riparando i danni causati dall’esposizione alle radiazioni dell’iperspazio.
Il cambio improvviso di stato lo risvegliò Erano tornati nell'iperspazio e la prossima fermata era anche l'ultima.
Il tempo passava senza che nessuno venisse ad interessarsi di lui. Dalla piccola finestra poteva vedere le luci bianche e blu che brillavano e che scorrevano regolari. Poi finalmente di nuovo le stele. Erano arrivati a destinazione.
Sheppard questa volta uscì dall’alloggio e si diresse verso la sala comando dove Guide era già arrivato. Voleva dare un ultimo sguardo allo spettacolo che già conosceva: - Casa - si limitò a dire.
Rimase ad ammirare tutte le navi alveare in orbita a quel pianeta. John era ammutolito davanti ad un tale spiegamento di forze.
- Ti è chiaro ora John Sheppard? Quello che tu stai vedendo è ciò che definisce la nostra esistenza. Un esilio sarebbe peggio della morte. Il nostro essere, la nostra vita è nel collettivo dell’alveare ed esso trae l’intera sua essenza dalla regina.
John cominciava a farsi un’idea più precisa della società wraith e delle regole alla base di essa. Elbereth doveva essere veramente una grande regina se riusciva a tenere sotto il suo comando così tante navi.
- Sì – gli disse Guide – è una grande regina. Come sai un alveare una regina. Eppure lei ha più di trenta navi sotto il suo controllo. Più di trenta comandanti che hanno chiesto e ottenuto la sua guida e protezione.
- Perché?
- Perché lei è in grado di farlo

 
  
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