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Autore: Tobias Kelley    21/04/2021    0 recensioni
[Bad Ending Route]
Il mio occhio sinistro si aprì dopo molto tempo. Uno scenario tetro si mescolava in mille sfumature di grigio e nero tra le quali, di tanto in tanto, brillava una luce cupa, ma che pareva naturale. Non ebbi bisogno di abituarmi ad essa, tanto fioca quale era, ma mi volle un po' per capire che mi trovavo disteso sulla schiena a fissare un cumulo di pericolanti macerie che mi pendevano sulla testa.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson, Kara/AX400, Markus/RK200
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Connor
 
 
Inizializzazione...
Sistemi operativi al 48%
Modello RK800 - #313 248 317 - 52
Iride destra colore #6e4318 danneggiata
Gamba sinistra danneggiata
Pompa Thirium danneggiata – Probabilità di sopravvivenza 81%
Livello di stress 37%
Recupero memoria in corso...
Memoria recuperata al 90%

 
M! C#!4M0 C0%%0R

 
Il mio occhio sinistro si aprì dopo molto tempo. Uno scenario tetro si mescolava in mille sfumature di grigio e nero tra le quali, di tanto in tanto, brillava una luce cupa, ma che pareva naturale. Non ebbi bisogno di abituarmi ad essa, tanto fioca quale era, ma mi volle un po' per capire che mi trovavo disteso sulla schiena a fissare un cumulo di pericolanti macerie che mi pendevano sulla testa.
Poi venne il dolore. Non me n'ero mai accorto. Prima le pallottole parevano passarmi attraverso, i vari colpi che avevo ricevuto erano solo carezze. Ora tutto era diverso. Era tutto così reale... Così umano.
Provai a mettermi in piedi: piegai il busto in avanti solo per trovarmi davanti la mia gamba sinistra completamente schiacciata da una trave di acciaio che aveva deciso di graziarmi solo per qualche centimetro.

 
Livello di stress 45%
 
Mi spinsi in avanti e posizionai entrambe le mani sotto la pesante maceria. Con un po' di fatica, forse, sarei riuscito a spostarla e a trarre in salvo quello che rimaneva dei miei arti inferiori. Stringendo i denti, fui in grado di sollevarla di qualche millimetro, quanto bastava per far scivolare via la gamba e rifugiarmi un po' più indietro, prima che pezzi di metallo e muratura crollassero dove poco prima riposava il mio corpo. Mi trascinai carponi oltre uno stretto passaggio, facendo attenzione a non far crollare altre macerie. Una porta metallica con una parte in vetro mi si parò davanti poco più in là, portandomi alla mente alcuni vaghi ricordi di quanto era appena successo: un'esplosione; la terra che tremava. Ero caduto assieme all'ascensore.
 
Recupero memoria in corso...
Memoria recuperata al 95%

 
Hank! Fui assalito da una sensazione nuova: il terrore. Sfondai con un gomito la parte di vetro della porta dell'ascensore e mi trascinai in avanti. Quello che vidi andava oltre l'agghiacciante.
L'enorme spiazzo del piano -49 della torre Cyberlife era ricoperto di frammenti di vetro e metallo, il tutto punteggiato qua e là dai corpi disattivati di migliaia di androidi tra loro identici. Mani e gambe svettavano tra le macerie, teste abbandonate, busti distrutti, maciullati e ricoperti di thirium...
 
Livello di stress 57%
 
Il braccio destro su cui mi sorreggevo cedette e caddi a terra. Provai un fastidio terribile all'occhio destro e, portandomi la mano al viso, mi accorsi con orrore che una grossa scheggia di vetro vi si era conficcata all'interno. Vidi la luce gialla del led lampeggiare contro la mia mano e diventare rossa, poi afferrai con determinazione quel pezzo di vetro e lo sfilai con un grido soffocato, lanciandolo lontano. L'eco dell'oggetto che cadeva e rotolava nel buio rimbombò per tutta l'area.
Ora veniva la parte peggiore. Con due dita estrassi il bulbo oculare dalla sua cavità e lo fissai con disgusto: l'iride era completamente distrutta e sangue dalle tinte cerulee mi colava su tutta la mano.
 
Livello di stress 64%
 
La gamba sinistra non era in condizioni migliori: l'articolazione del ginocchio era frantumata, potevo vedere il bianco della mia vera pelle sotto i pantaloni strappati. Non avevo scelta. Strisciai mugugnando fino al primo cadavere di AP700 e tentai una fallimentare scansione:
 
G4mb4 S!n!str4 c0mp4t!b!le
Ir!de destr4 colore #1E90FF non c0mp4tib!le
Pomp4 Th!rium non c0mpat!bile

 
Aggrottai la fronte: a lui non sarebbe servita... Gli staccai con fatica la gamba sinistra e la sostituii al rottame che pendeva dal mio fianco. Sapevo bene che, per noi androidi, alla fine una gamba valeva l'altra. Il problema era costituito dalle mie altre biocomponenti danneggiate. Non avrei disdegnato uno di quei begli occhi azzurri che mi guardavano, freddi e vuoti, dal cadavere dell'androide domestico, ma era chiaro che, una volta rimpiazzato il mio, avrei visto all'incirca quello che vedevo in quel momento: nulla.
Mi alzai per saggiare la mia nuova gamba e guardai il bianco venire divorato in fretta dal liquido sintetico che costituiva la falsa pelle che ci dava un aspetto umano. Non volevo nemmeno sapere come poteva essere ridotto il mio viso ora che l'occhio destro era andato e, ogni volta che mi sfioravo la fronte per allontanare i capelli appiccicati, sentivo il thirium colarmi sulle dita e sui polsi.
Ora che il mio corpo pareva quasi stabile, cercai di capire meglio la situazione: mi trovavo ancora all'interno della torre Cyberlife, ma tutti gli androidi che ero venuto a liberare giacevano morti attorno a me, sotto il peso di un crollo devastante. Mi chiesi se gli umani che occupavano la torre ne fossero già usciti o se fossero lì, accanto a me, a morire in silenzio. L'unica cosa che mi sollevava un po' il morale era sapere che Hank era scappato molto prima che il disastro accadesse.
 
Livello di stress 56%
 
Disastro? Non farmi ridere... In effetti, non avevo la minima idea di cosa diavolo fosse successo. Non che in quel momento fosse così importante saperlo. Ero l'unico miracolato in mezzo a quella discarica di cadaveri. Certo era che, senza un occhio e con una pompa thirium in quello stato, non sarei mai riuscito a riguadagnare la superficie.
 
Livello di stress 62%
 
Mi venne un'idea stupida. Scansionai l'ambiente circostante, ultimo tentativo di un disperato: corpi su corpi risultavano alla stessa maniera nella mia interfaccia. Guardandomi lentamente attorno, non facevo altro che vedere dei modelli AP700 impossibili da riattivare, o quasi. Di tanto in tanto venivo avvertito della presenza di un cadavere umano, qualche agente della Cyberlife, ovviamente, ma non me ne curai. Infine, il miracolo:
 
Androide Connor
Modello RK800 - #313 248 317 - 60
Iride destra colore #6e4318 compatibile
Pompa a thirium compatibile
 
Recupero memoria in corso...
Memoria recuperata al 98%
MI CHIAMO CONNOR

 
Ecco. Mi venne da sorridere: mi ero dimenticato del mio nome, ma non quello di quel bastardo del mio collega. Pregai ancora una volta che fosse salvo.
L'androide appena scansionato giaceva più avanti. Faticai a trovarlo a causa di una spranga di metallo che gli si era conficcata nella spalla sinistra, fungendo da sostegno per un'immensa trave di metallo che aveva evitato di schiacciarlo completamente, fugando le mie ultime possibilità di sopravvivenza.
Lo trascinai piano fuori da quel rifugio, staccandogli il braccio per evitare di far crollare tutto. Mi ritrovai a fissare la mia immagine riflessa, due occhi castani senza vita che mi diedero quello che gli umani potrebbero definire voltastomaco. Ero io. Ero io quel corpo morto a terra. Quella fronte al cui centro si apriva un fiore di sangue blu era la mia.
 
Livello di stress 70%
 
Hank era stato bravo: gli aveva sparato dritto in fronte senza nemmeno poter immaginare che il suo cuore mi sarebbe servito.
«Hai sbagliato fazione, amico...» Tra tutte le cose che potevo fare, sfotterlo pareva quella migliore. Avevo passato solo qualche giorno ad indagare con Hank e mi aveva già trasformato in uno stronzo.
In uno stronzo deviante. Rimbrottò un angolo recondito tra i miei circuiti.
Nonostante tutto, mi venne da sorridere: erano cambiate così tante cose in così poco tempo...
 
Livello di stress 65%
 
Mi sedetti accanto al cadavere del mio sosia e mi sbottonai con calma la camicia: attorno a me c'era la pace di un cimitero, non c'era fretta. Notai una grossa chiazza di sangue blu all'altezza della quarta costola e la ripulii con un pezzo della giacca del cadavere davanti a me. Gli sfilai il cuore e rimpiazzai rapidamente il mio, prim'ancora che il conto alla rovescia colorasse di rosso il triste scenario davanti ai miei occhi. A sostituzione avvenuta, mi parve di tornare a respirare. Risalire in superficie sarebbe stato meno faticoso.
 
Livello di stress 63%
 
Con poca grazia strappai l'iride destra dell'androide: quel nuovo componente mi faceva sbattere le ciglia infastidito e mi volle un po' per abituarmi. Finalmente, però, potevo vederci chiaro: le macerie erano crollate verticalmente, lasciando sopra di me un cratere abbastanza largo da permettermi di vedere il cielo. Non nevicava più. Era buio e la luce della luna faceva di tanto in tanto capolino tra stracci di nuvole biancastre. Il cielo pareva malato. Il mondo pareva malato. Mi chiesi ancora che diavolo fosse successo.
Calciai di lato il cadavere dell'altro Connor e cominciai a precostruire un percorso che mi portasse sano e salvo in cima alle macerie. Mi vidi cadere e morire così tante volte che, alla fine, non mi dispiaceva nemmeno più per quella massa poligonale che scivolava e rotolava tra pezzi di vetro e lastre di metallo. Infine, dopo circa quindici minuti di calcoli, ebbi la mia soluzione. Ma non era ancora ora.
«Aiuto...» Dovevo avere anche qualche componente uditiva danneggiata. Poi la voce si fece sentire, più nitida. Sto impazzendo...
«Aiutami, ti prego.» Il rumore di vetri infranti e di muratura che si sgretolava attirò la mia attenzione verso una figura riversa su se stessa, alla mia destra. Le corsi incontro per rendermi conto che, effettivamente, non stavo sognando: uno degli AP700 era sopravvissuto al crollo e ora si stava trascinando verso di me. Gli mancava un braccio e aveva il viso tagliato in più punti. Quando mi fu abbastanza vicino, lo vidi lasciarsi andare e mi crollò addosso. La gamba nuova scricchiolò e finii per cadere anch'io, sbattendo la testa contro il bacino dell'androide. Brontolai qualcosa e mi rimisi prontamente in piedi, cercando di afferrare l'unica mano del ragazzo per aiutarlo ad alzarsi.
«Aiutami», ripeté con un filo di voce.
«Va tutto bene.» Non avevo alcuna intenzione di portarmelo dietro. Dovevo fuggire. Dovevo capire cosa fosse successo. Dovevo sapere se Hank era salvo.
«Cos'è successo?»
«Non credo di saperlo. Sono sempre stato qui.»
«Voglio uscire da qui, ti prego.»
Ora che fa? Si mette a piangere? Sbuffai. E questo cos'è? Ti fa pena? Sei un idiota, Connor.
«Le tue componenti sono danneggiate. Ti serve un braccio destro.» Mi guardai attorno e, con noncuranza, staccai un arto a uno dei tanti androidi sfracellati al suolo. L'AP700 parve inorridire. Subito voleva rifiutarlo, ma il mio sguardo seccato lo costrinse a rimpiazzare il braccio perduto.
«Hai un nome?» Connor, piantala con le domande idiote. È identico ad un altro milione di androidi delle pulizie, avrà mai un nome questo... coso?
Infatti, lui mi guardò senza capire. «S... sono un modello domestico AP700...»
Ma non mi dire.
«Senti, io ci tengo ad uscire vivo da qui. Tu vuoi uscire da qui? Bene, allora ascoltami. Dobbiamo scalare quarantanove piani di macerie e non sappiamo che cosa ci aspetti, lassù. Se vuoi stare un altro po' qui a frignare, beh, non c'è problema, ma, se vuoi venire con me, pensa a come diavolo vuoi che ti chiami e dammi la tua mano.»
«Luke.»
«Ok, Luke.» Gli strinsi la mano, guardandola diventare bianca al mio contatto, e condivisi con lui la precostruzione del percorso sicuro che avevo individuato. La mia memoria defluì nella sua, immacolata, dipingendo la tela dei suoi ricordi con momenti e impressioni della mia breve vita. Mi morsi un labbro: avrei voluto condividere solo una parte di tutto quello, ma il trauma aveva destabilizzato molte delle mie capacità.
Alla fine, il ragazzo mi rivolse uno sguardo malinconico e annuì brevemente. «Quindi... È un certo Hank che stiamo cercando?»



 
Angolino dell'autore
Pubblicare questo primo capitolo (di una storia di 5 + epilogo) mi riporta indietro di un paio di anni, ai tempi in cui ero bello e giovane e facevo il cosplay di Connor e le fiere del fumetto erano ancora una cosa. Al tempo in cui avrei dovuto pubblicare questo racconto, ormai abbastanza vecchio che del mio stile attuale, probabilmente, è rimasto ben poco. Non so se qualcuno giochi ancora a Detroit: Become Human, ma credo sia stata una delle più belle esperienze di gioco mai fatte - ho ancora nel cuore la mia seconda run, tutta d'un fiato, dalle 21 alle 6 del mattino, io che controllavo Markus e Kara, il mio ragazzo con Connor, impegnati a far quadrare tutto e arrivati alla fine con il cuore in gola.
Spero di aver interessato qualcuno con questo capitolo e voglio ringraziare di cuore chi leggerà soltanto, chi lascerà un parere e anche chi seguirà in silenzio questa breve storia fino alla fine.
Tobias K.
   
 
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