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Autore: Europa91    22/04/2021    0 recensioni
“Oda Sakunosuke era stato inserito nel programma di protezione testimoni del Governo. Si era trasferito a Tokyo dove aveva trovato un lavoro e iniziato una nuova vita.
Nakahara Chuuya aveva decisamente bisogno di prendersi una vacanza dopo aver trascorso del tempo intrappolato nel libro di Poe. Erano stati giorni caotici. Prima la costante e crescente preoccupazione per le condizioni di salute del Boss e poi quella trappola, in cui era caduto come un novellino. Per questo aveva accolto con gioia la proposta di recarsi a Tokyo per presenziare ad un incontro diplomatico.”

Oda è in qualche modo sopravvissuto ai fatti della Mimic, ma cosa accadrebbe se per puro caso la sua strada si incrociasse con quella di Chuuya?
[Spoiler ultimo arco post Cannibalismo e qualcosa della Novel Stormbringer]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Al mio neurone Holie
Buon compleanno
<3







Oda Sakunosuke è vivo. 

Quando Ango aveva pronunciato quelle poche parole sussurrandole direttamente al suo orecchio, Dazai in un primo momento era scoppiato a ridere, scuotendo la testa deciso. Per tutto il resto del viaggio aveva evitato di incrociare il suo sguardo. Quel breve scambio di battute fra loro, era avvenuto durante il trasferimento del detective verso il carcere di massima sicurezza di Meursault. Giusto qualche istante prima, Dazai era riuscito ad illustrare al vecchio amico in che modo sarebbe riuscito a comunicare con l’esterno. Ango aveva approfittato di un momento di distrazione delle guardie. Si era avvicinato al moro, picchiettandogli la spalla con una mano, mentre con l’altra si aggiustava gli occhiali. Era nervoso, ma sapeva che in qualche modo stava facendo la cosa giusta. Dazai doveva sapere.

Erano bastate poche parole ma erano state sufficenti per rivelargli quel segreto, una verità che da quattro anni l’impiegato governativo gli aveva tenuto nascosta. 

L’ex Dirigente della Port Mafia era cambiato in quel lasso di tempo. Più di una volta, Dazai aveva dimostrato di non essere più il ragazzo cinico e spietato che Ango aveva conosciuto. Meritava di conoscere la verità, glielo doveva. Forse in futuro, il quattrocchi sarebbe arrivato a chiedere il suo perdono, ma non voleva essere troppo ottimista.

In quel fatidico giorno di metà gennaio, dopo che Dazai se n’era andato, abbandonando luogo che era stato teatro della resa dei conti tra Odasaku e il leader della Mimic, erano intervenuti gli uomini del Governo. Dovevano ripulire la scena, celare al mondo quanto era appena avvenuto. Quando l’avevano trovato, Oda Sakunosuke respirava ancora. Aveva perso molto sangue e i suoi battiti erano debolissimi, eppure era ancora vivo. Il caso aveva voluto che tra quegli uomini vi fosse un dotato dall’Abilità simile a quella della dottoressa Yosano. Erano così riusciti a stabilizzare le condizioni del ex tuttofare, fino a completare il suo trasferimento in ospedale, dove aveva subito varie operazioni.

Oda aveva ripreso conoscenza circa un mese dopo. Fisicamente stava bene, era forte e il suo corpo si sarebbe in qualche modo ripreso. Era altro che aveva destato la preoccupazione dei medici e degli agenti governativi. Odasaku sembrava aver perso completamente la memoria. Non ricordava nulla. Tabula rasa. Nemmeno quando si era trovato faccia a faccia con Ango lo aveva riconosciuto. 

Alla fine, anche sotto consiglio del Direttore Taneda, Sakaguchi Ango era stato ridotto al silenzio. La Port Mafia, ma soprattutto Osamu Dazai dovevano continuare a credere nella morte di Oda.

“Quel ragazzo sembrava davvero intenzionato a migliorare la sua vita. Se dovesse scoprire che il suo amico è vivo potrebbe tornare ad essere nostro nemico”

Erano state queste le parole del Direttore, ed Ango non aveva potuto fare altro che piegare il capo ed accettarlo. Nella sua mente, i ricordi delle loro serate al Lupin riaffioravano, come anche la consapevolezza che ormai quei tempi erano finiti. In cuor suo non credeva che Dazai sarebbe mai stato in grado di cambiare, con il senno del poi, Ango fu contento di essersi sbagliato.

Oda Sakunosuke era stato inserito nel programma di protezione testimoni del Governo. Si era trasferito a Tokyo dove aveva trovato un lavoro e iniziato una nuova vita.

***

Nakahara Chuuya aveva decisamente bisogno di prendersi una vacanza dopo aver trascorso del tempo intrappolato nel libro di Poe. Erano stati giorni caotici. Prima la costante e crescente preoccupazione per le condizioni di salute del Boss e poi quella trappola, in cui era caduto come un novellino. Per questo aveva accolto con gioia la proposta di recarsi a Tokyo per presenziare ad un incontro diplomatico. Non avrebbe dovuto fare nulla di troppo complicato, bastava la sua sola presenza come garante perché l’accordo venisse stipulato. Di solito questi incarichi erano affidati a Kouyou ma questa volta, la donna aveva proposto Chuuya, conscia del suo bisogno di allontanarsi per un po' dall’azione. Mori non aveva posto obiezioni e così il Dirigente si preparava a godersi quei giorni di libertà nella capitale.

Era da poco uscito dal albergo di lusso in cui soggiornava e si stava dirigendo verso il luogo dell’incontro, quando finì con lo scontrarsi con un individuo alto quasi il doppio di lui (o almeno così gli era parso in quel momento). Quel giorno, Chuuya aveva preferito fare due passi invece che utilizzare la solita automobile blindata che urlava Port Mafia da ogni angolazione. Non voleva dare troppo nell’occhio e certo non si aspettava di andare a sbattere con un perfetto sconosciuto. Attivò il suo potere per evitare di rovinare al suolo non ponendosi minimamente il problema di essere in qualche modo scoperto. Fu però il Dirigente a restare a bocca aperta dopo aver visto l’espressione che era appena comparsa sul viso dell’uomo in piedi davanti a lui.

***

Oda Sakunosuke non aveva memoria del suo passato. I suoi ricordi iniziavano con una fredda mattina di quattro anni prima. Quando aveva riaperto gli occhi, aveva trovato davanti a sé, solo i volti di vari impiegati governativi che lo avevano brevemente aggiornato sulla situazione in cui si trovava. La Port Mafia, l’Organizzazione che controllava l’oscurità della città di Yokohama lo credeva morto ed era importante che continuasse a farlo. Oda non conosceva i dettagli dell’incidente in cui era stato coinvolto, preferiva non sapere dei suoi trascorsi con la Mafia. Sin da subito gli era però stata chiara una cosa: da quel momento in poi la sua vita sarebbe cambiata. Era arrivato ad un punto di svolta. Non aveva fatto ulteriori domande. Aveva deciso di prendere quell'amnesia come una sorta di benedizione; senza ricordi della sua vita passata, sarebbe stato più facile ricominciarne un’altra da zero. 

Il Governo gli aveva donato una nuova identità.

Quando gli avevano chiesto se per caso avesse pensato a un nuovo nome, solo uno era comparso nella sua mente e Oda non era riuscito a scacciarlo. Quando aveva lasciato l’ospedale e si era trasferito a Tokyo lo aveva fatto come Asagiri Osamu. 

Oda Sakunosuke era morto. Aveva chiuso con quel passato. Aveva trovato un modesto impiego come cameriere part time, mentre nei pochi momenti liberi si dilettava come scrittore free lance per un quotidiano locale. Aveva da sempre avuto un debole per la scrittura. Sakaguchi Ango, l’impiegato che si era occupato del suo caso, gli aveva più volte consigliato di mantenere un profilo basso, doveva evitare di attirare troppo l’attenzione e tenersi lontano da qualsiasi situazione illecita o pericolosa.

C’era un altro piccolo particolare che inizialmente aveva destato lo stupore in Oda; l’esistenza delle Abilità Speciali, come il fatto di possederne una lui stesso. All’inizio aveva faticato a controllare il suo potere, anche per via dei farmaci che durante la convalescenza gli avevano somministrato, ma con il tempo, era tornato a padroneggiarlo. Poteva vedere qualche secondo nel futuro. Era un’Abilità utile che gli aveva evitato cadute o piccoli incidenti domestici. Più di una volta si era chiesto come fosse finito in ospedale, forse la Port Mafia o qualche suo nemico aveva trovato il modo per aggirare il suo potere.  Esattamente come era accaduto in quel momento. Si era scontrato con qualcuno e Flawless non si era attivato. Con sua immensa sorpresa però il ragazzino non era finito a terra anzi, per un secondo gli era sembrato quasi che fluttuasse per aria. Aveva forse trovato un altro individuo dotato di un’Abilità Speciale? Non ci poteva credere.

Era la prima volta in quattro anni, se si escludevano gli agenti governativi che erano soliti controllarlo, che aveva a che fare con un altro dotato. Non poté fare a meno di sorridere emozionato mentre gli porgeva una mano in segno d’aiuto. Le buste che aveva con sé si erano rovesciate a terra, e il contenuto si trovava sparso ai suoi piedi, ma in quel momento non gli importava. Quando il ragazzino dai capelli rossi alzò finalmente lo sguardo, Oda scoprì che non era così giovane, dovevano avere più o meno la stessa età. Era stato fuorviato dalla sua bassa statura.

“Se hai finito di fissarmi come un idiota potresti anche iniziare con delle scuse” furono le prime parole  che gli rivolse, mentre si aggiustava meglio il cappello che aveva in testa. Oda si accorse solo in quel momento di essere rimasto a bocca aperta. Aveva fatto davvero una figuraccia.

“Scusa hai ragione. Ero sovrappensiero non ti ho proprio visto arrivare” poi notò lo sguardo assassino che il più piccolo gli stava rivolgendo; “non ti sei fatto male vero?”

Chuuya sorrise, anche se il suo fu più che altro un ghigno; utilizzò il suo potere per recuperare un paio di pacchetti e consegnarli in fretta a Oda. 

“Va tutto bene. Non preoccuparti” l’uomo si era nuovamente zittito. 

“Certo che sei veramente un tipo strano” sbuffò Chuuya facendo per andarsene. Solo allora Oda sembrò tornare alla realtà;

“Come scusa?”

“Mi hai visto utilizzare il mio potere e non hai fatto domande, né sei corso via spaventato” 

“Sono solo sorpreso ecco. Fino ad oggi non avevo mai incontrato nessun altro che possedesse un’Abilità” Chuuya sgranò gli occhi sorpreso;

“Mi vuoi forse far credere di avere un potere pure tu?”

“La mia Abilità non è molto utile, posso solo vedere qualche secondo nel futuro” ammise grattandosi nervosamente la testa. Come prevedibile il rosso scoppiò a ridere;

“Puoi vedere il futuro e non mi hai visto arrivare? Mi stai forse prendendo in giro?!”

“No, ho pensato la stessa cosa. A quanto pare il mio potere si attiva quando la mia vita è in pericolo”

“Quindi non sarei una minaccia per te?”

“Lo sei?” scoppiarono entrambi a ridere.

“Ora scusa ma avrei un impegno” disse dopo qualche secondo Chuuya facendo per allontanarsi;

“Posso invitarti a pranzo? È il minimo che possa fare per scusarmi per poco fa” il rosso fece per soppesare la proposta, in fondo la riunione a cui doveva presenziare sarebbe stata breve, avrebbe mangiato fuori in ogni caso, tanto valeva approfittarne.

“ok” 

“Ecco ti lascio l’indirizzo, è il posto dove lavoro”

“Sei un cameriere?” Chuuya non se lo aspettava. Era un uomo alto e abbastanza atletico, non avrebbe mai pensato che potesse svolgere un lavoro simile. Fece una piccola smorfia. Non era decisamente tagliato per fare il detective.

“Si lo sono, ma ti confesso che ho un’identità segreta” fece una pausa “Sono uno scrittore” 

Era nuovamente rimasto senza parole, quel uomo era una continua sorpresa. Risero entrambi. Poi Chuuya parve improvvisamente ricordarsi della riunione. 

“Ora devo proprio andare. Mi offrirai davvero il pranzo signor scrittore?” 

“Solo se mi dici il tuo nome” 

“Chuuya. Mi chiamo Nakahara Chuuya”

“Io sono Asagiri Osamu molto piacere” il rosso non poté evitare di storcere il naso nell’udire quel nome. Evidentemente il destino aveva uno strano senso dell’umorismo. Cercò di non pensare a Dazai. In quel momento non si accorse di una bicicletta che si stava dirigendo a gran velocità nella loro direzione. Oda lo afferrò per un braccio e lo tirò verso di sé salvandolo dall’ennesimo scontro.

“Scusa” si limitò a dire mentre lo teneva ancora stretto. 

“Hai un’Abilità utile te lo concedo. Ora scusami ma devo assolutamente recarmi a un’importante riunione”

“Certo, a dopo”.

***

Per tutto il resto della mattinata Chuuya non aveva fatto altro che pensare al misterioso e affascinante cameriere/scrittore. Non aveva ascoltato una parola dell’incontro. La sua mente era semplicemente altrove. Continuava a pensare a quel Asagiri Osamu e al suo dannatissimo sorriso. Il paragone con Dazai fu inevitabile. Già il fatto che quei due condividessero lo stesso nome non poteva essere un buon segno. Chuuya non aveva mai creduto nelle coincidenze e non avrebbe certo iniziato ora. Per quello che ne sapeva, quell’idiota del suo ex partner si trovava rinchiuso in una prigione di massima sicurezza. Ovviamente doveva essere tutto parte di un piano per combattere quel folle russo che aveva osato attentare alla vita del Boss. Con Dazai non si poteva mai essere certi di nulla. Ricordava come non si fosse fatto alcuno scrupolo a lasciare la Port Mafia e lui. Non aveva detto una parola. Nessuna spiegazione.

Era difficile definire il rapporto che intercorreva tra lui e Dazai. Un tempo, erano stati partner. Si odiavano, era innegabile. Lo avevano fatto praticamente dal primo momento in cui si erano visti, eppure, l’intesa tra loro era perfetta. Non servivano parole, si capivano con un’occhiata. 

Per un po' erano stati amanti. 

Chuuya non si pentiva di nulla. Quando la tensione tra loro diventava troppa da sopportare finivano con l’andare a letto insieme. C’era poco fa fare. Come sul lavoro, anche la loro intesa tra le lenzuola era perfetta. Continuavano ad odiarsi eppure si cercavano e respingevano con la stessa intensità. Chuuya sapeva che era una relazione tossica, un legame malsano ma per un po' lo aveva accettato. Andava bene ad entrambi. Lui non amava Dazai come era certo che nemmeno il moro provasse qualcosa per lui. C’erano pochi baci nei loro amplessi, nessun sentimento. Il sesso era solo una valvola di sfogo. O forse era stato più facile per il rosso convincersi di questo.

Quando credeva di essersi finalmente sbarazzato della presenza di Dazai, era ricomparso nella sua vita. Era cambiato eppure sotto certi aspetti era rimasto lo stesso. Anche il rapporto tra loro non era mutato. Ne aveva avuto la conferma la notte in cui avevano collaborato per recuperare Q. Quando Chuuya era tornato nei suoi appartamenti, Dazai era lì e lo stava aspettando. Da un certo punto di vista era stato come se quei quattro anni non fossero mai trascorsi. Nonostante ora appartenessero a due organizzazioni rivali spesso si incontravano a casa di uno o dell’altro e consumavano qualche ora di passione. Nessuna parola dolce, frase smielata o inutili promesse. Anche la sera prima della sua partenza per Tokyo, Chuuya aveva incontrato Dazai. Sapeva che quel idiota aveva qualcosa in mente, dopotutto lo conosceva meglio delle proprie tasche, anche se non pensava che sarebbe arrivato a tanto pur di mettere in pratica il suo piano. Quando il Boss lo aveva informato dell’arresto era appena arrivato in città. Poi aveva incontrato Asagiri e Dazai era passato di poco in secondo piano.

Aveva avuto altri partner durante quegli anni, eppure Chuuya sapeva che nessuno avrebbe mai potuto competere con quell’idiota. Una parte di lui, sebbene avesse cercato di fare tutto il possibile per evitarlo, aveva finito con l’innamorarsi irrimediabilmente di quel idiota maniaco dei suicidi. Cercò di concentrarsi su Asagiri. Era un uomo parecchio attraente e lo aveva invitato a pranzo, sicuramente avrebbe reso il suo soggiorno a Tokyo più divertente. Il Dirigente della Port Mafia aveva bisogno di una pausa, soprattutto dai suoi stessi pensieri.

Il locale dove lavorava si trovava di poco distante dal luogo dell’incontro. Chuuya aveva dato il resto della giornata libero al resto della sua scorta e si era diretto verso il ristorante indicatogli da Asagiri. Fu facile da raggiungere. Non appena lo vide varcare la soglia, Oda gli venne incontro, accogliendolo con un caloroso sorriso. 

“Sei venuto” Chuuya era certo di essere arrossito come una scolaretta di fronte alla sua prima cotta;

“Certo” aveva borbottato prima di prendere posto ad uno dei tavoli.

“Ordina pure tutto quello che vuoi offre la casa” il rosso si mise a sfogliare distrattamente il menù cercando di non sembrare troppo imbarazzato. Si sentiva il viso in fiamme e non capiva il perché.

“Cosa mi consigli?” domandò cercando di mostrare disinteresse e allo stesso tempo di darsi un contegno.

“Bé il curry è sicuramente uno dei miei piatti preferiti e il nostro chef ne cucina uno veramente strepitoso”

“Allora vada per il curry”.

Avevano parlato poco. Dopotutto Asagiri stava lavorando. Chuuya non lo aveva perso di vista per un secondo, mentre si destreggiava abile tra i tavoli e soddisfaceva le varie ordinazioni. Per non palare del fatto che vestito da cameriere fosse sexy. Quando finalmente staccò il turno poté sedersi al tavolo con il rosso.

“Avevi ragione il curry era molto buono”

“Ne sono lieto” fece una piccola pausa. “Non mi hai ancora detto cosa ti porta a Tokyo”

“Lavoro. Niente di particolare, dovevo presenziare ad una riunione”

“Da dove vieni?”

“Yokohama” Oda aveva trattenuto il fiato. Era solo una coincidenza, eppure non aveva potuto evitare di avvertire un brivido percorrergli la schiena nel sentire il nome di quella città.

“Cosa c’è?” ovviamente il rosso aveva notato quel repentino cambio d’atteggiamento. Così non aveva potuto fare altro che ammettere;

“Ho vissuto per qualche tempo a Yokohama, anche se sono originario di Osaka” Chuuya ne era rimasto sorpreso;

“Facevi il cameriere pure la?”

Per qualche secondo Oda non seppe cosa rispondere. Non ricordava nulla dei suoi anni trascorsi a Yokohama, solo che in qualche modo era legato alla Port Mafia o a qualche affare illegale.

“No, ecco mi occupavo di altro” non voleva essere evasivo e neppure maleducato ma non sapeva davvero come uscire da quella scomoda conversazione. Chuuya era un completo estraneo e lui viveva sotto copertura. In quattro anni per la prima volta si trovò in difficoltà.

“Hai da fare domani? È il mio giorno libero e se vuoi possiamo visitare la città” il rosso lo guardò sorpreso. Oda aveva totalmente cambiato argomento ed era tornato a sorridergli. In effetti non aveva programmi per la giornata, non sarebbe stata una cattiva idea quella di trascorrerla insieme. Nonostante gli stesse palesemente nascondendo qualcosa Osamu Asagiri gli piaceva. Era totalmente diverso da ciò che provava per Dazai. Scacciò di nuovo quel pensiero molesto dalla mente e tornò a concentrarsi sul cameriere.

***

Asagiri era perfetto. Chuuya non riusciva a trovare altri aggettivi per descriverlo. Era tranquillo, calmo e fin troppo educato. Il giovane Dirigente era sempre molto cauto quando si trattava di giudicare le persone. Più di una volta era rimasto deluso e tradito da coloro che gli erano stati più vicini. Era successo prima con i ragazzi delle pecore, poi Rimbaud, Verlaine e in un certo senso pure Dazai. Forse per questo stentava a fidarsi del suo prossimo e cercava di allontanare tutti da lui. Se avesse cercato di essere più sincero con se stesso, Chuuya avrebbe ammesso che allo stato attuale solo Dazai poteva vantarsi di conoscerlo per davvero. Il suo ex partner era al corrente di ogni cosa, conosceva il suo passato, fatto di luci e ombre. Non lo aveva mai giudicato, né si era mai tirato indietro. Lo aveva sempre difeso e definito essere umano anche quando tutti sembravano voler pensare il contrario. Eppure ad un certo punto della sua vita, anche Dazai lo aveva abbandonato, come un giocattolo vecchio. 

Un suo amico era morto, e quell’idiota aveva lasciato ogni cosa. Aveva cambiato vita. Tutto per colpa della scomparsa di un insulso tuttofare di cui Chuuya conosceva solo il nome. 

Il rosso non aveva mai incontrato Oda Sakunosuke, non direttamente almeno. Avevano collaborato durante il conflitto testa di drago ma aveva potuto udire la sua voce solo attraverso l’auricolare che condivideva con Dazai. Era stato sempre il suo partner ad annoiarlo con storie e aneddoti su quel famoso Odasaku. Una parte di Chuuya per qualche tempo era stata gelosa di tutto quell’interesse di Dazai verso quello che aveva sempre definito solo un amico. Poi Oda era morto, il Boss aveva ottenuto la licenza per l’utilizzo delle Abilità Speciali e Dazai aveva lasciato la Mafia. Per anni aveva cercato di superare quella sorta di abbandono ma era conscio di aver fallito su tutta la linea. Erano bastati un paio di incontri perché tra di loro le cose tornassero esattamente come prima. 

Se poteva prevedere ed analizzare le strategie di Dazai, non riusciva a fare altrettanto con i sentimenti del suo ex partner. Per molto tempo Chuuya era stato convinto che quell’idiota non ne possedesse. Dazai era un demone cinico e spietato, alla continua ricerca della morte. Non aveva mai visto nessuno con una tale oscurità dentro di sé. Eppure, allo stesso tempo, non ne aveva mai avuto paura. Una parte di Chuuya aveva sempre saputo anzi sperato che Dazai potesse in qualche modo essere migliore di così. Il fatto che fosse servita la morte di un altro uomo per ottenere tale risultato era stato un duro colpo per il suo orgoglio o in generale, una dura verità da affrontare. 

In quei quattro anni senza Dazai aveva avuto diversi partner, tutte storie occasionali, scopate di una notte e via. Uomini e donne, non aveva particolari preferenze, tanto nessuno avrebbe mai preso il posto di quell’idiota. Lo odiava e odiava ancora di più se stesso per non essere stato in grado di dimenticarlo. Incontrare Asagiri si era rivelata essere una boccata d’aria fresca. 

Avevano vagato tutto il pomeriggio per la città, visitandone i luoghi più caratteristici. Chuuya non si era mai concesso prima di allora il lusso di comportarsi come un turista. Stava fingendo di essere una persona diversa. Era come vivere all’interno di un bellissimo sogno dal quale sapeva che prima o poi avrebbe dovuto svegliarsi. Tuttavia, quando al termine della giornata Oda aveva timidamente allungato la sua mano per stringere la sua, non si era sottratto. Avevano continuato a passeggiare fino ad arrivare davanti all’albergo dove alloggiava il rosso.

“Ti va di salire?” normalmente non sarebbe stato così audace, ma presto sarebbe stato richiamato a Yokohama, non aveva senso perdere tempo con inutili dubbi. Asagiri gli piaceva, molto più di quello che avrebbe immaginato. Era reduce da un periodo davvero stressante, prima il cannibalismo e la sua reclusione in quel cavolo di libro. Poi la situazione ancora non del tutto chiara con Dazai. Asagiri poteva essere un balsamo per curare tutti quei mali. Quando l’uomo sorrise e fece un cenno di assenso col capo Chuuya si trovò al settimo cielo.

***

Fare l’amore con Asagiri era diverso da come se l’era immaginato. Quell’uomo era un amante attento e premuroso, fin troppo generoso. Era così diverso dal sesso con Dazai. Eppure non meno soddisfacente. Asagiri gli stava facendo provare emozioni nuove che in quel momento il rosso non sapeva come catalogare. Era tutto perfetto. Era questo il solo aggettivo che gli passava per la mente. L’avevano fatto più volte e non sembravano essere ancora sazi. Si era appisolato per un breve momento Chuuya, e quando si era svegliato, completamente stretto ed avvolto dalle possenti braccia dell’altro, aveva sorriso. Un sorriso sincero e spontaneo, era da molto che non si concedeva un tale lusso. La sua mente finalmente sembrava essersi liberata da ogni pensiero o preoccupazione. Avrebbe voluto che un momento simile non avesse mai fine. Come sempre però la realtà venne letteralmente a bussare alla sua porta, finendo con lo svegliare anche il suo amante.

“Nakahara-san” Chuuya provò ad ignorare quelle voci. I colpi però si facevano di minuto in minuto sempre più insistenti;

“Ho dato espressamente ordine di non essere disturbato” urlò prima di alzarsi controvoglia e dirigersi alla porta, spalancandola con decisione;

“Spero abbiate un valido motivo” ruggì.

“Nakahara-san è un ordine diretto del Boss, richiede la vostra presenza con urgenza a Yokohama, si tratta dell’Agenzia” Chuuya non restò per ascoltare il resto. Utilizzò il suo potere per richiudere con forza la porta alle sue spalle. Solo allora si accorse di Oda, che lo fissava ancora steso a letto con occhi sgranati dalla sorpresa. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, il cellulare del rosso prese a suonare con insistenza. Con riluttanza si ritrovò a rispondere, dopo aver letto il nome comparso sul display;

“Boss. Si, sono appena stato informato. Si può sapere che cazzo sta combinando quel idiota di Dazai?! Ok partirò tra un ora” e chiuse la conversazione.

Oda lo fissava ancora senza parole “Chuuya” si trovò a dire, non sapeva nemmeno lui cosa pensare, era piuttosto confuso.

“Devo tornare con una certa urgenza a Yokohama, non posso spiegarti i dettagli ma devo andare”

“Per chi lavori?” Fino a quel momento Oda si era trattenuto dal porre quella domanda.
In fondo si conoscevano da poco, lui stesso non era stato sincero al cento percento nei confronti del rosso ma d’altronde chi lo era verso qualcuno che aveva appena incontrato. Nella stanza era calato un opprimente silenzio. Dovettero passare parecchi minuti prima che Chuuya riuscisse a dargli una risposta;

“La Port Mafia. Sono un Dirigente” 

Per qualche istante Oda fa certo di aver smesso di respirare. Era appena stato a letto con un Dirigente della Port Mafia. Gli tornarono alla mente le parole di Ango che lo implorava quasi di mantenere un basso profilo e di non cacciarsi nei guai. Se lo avesse visto in quel momento. Si diede mentalmente dello stupido ma Chuuya era così, così.. non sapeva nemmeno lui come definire il ragazzo che ora lo fissava dall’altro capo della stanza. Non aveva assolutamente l’aria da pericoloso assassino. Avevano trascorso poco tempo insieme eppure ne aveva la certezza. 

In quel momento Chuuya poteva osservare la delusione comparire sul volto di Asagiri ed eliminare qualsiasi altra emozione. Era normale, in fondo gli aveva mentito. Forse da un lato era meglio così. Era più facile troncare sul nascere qualsiasi cosa tra loro. Non si dissero altro. Un’ora dopo Chuuya era su un treno diretto a Yokohama. Osservava distratto il paesaggio fuori dal finestrino. Aveva fatto la scelta giusta, non doveva pensare ad Asagiri ormai era andata così. Se ne sarebbe fatto una ragione, come aveva imparato a fare con tutto il resto.

***

Alla fine il Boss aveva richiesto il suo intervento per salvare gli odiati membri dell’Agenzia. Chuuya non aveva dovuto fare chissà cosa. Era bastata una grande entrata in scena, qualche assaggio del suo potere ed aveva recuperato quel branco di idioti ingrati salvandoli dai cani del governo che stavano dando loro la caccia. Un gioco da ragazzi. Era stato quasi fin troppo semplice e una parte di lui, era scocciata dal fatto di essere stato richiamato di gran fretta in città solo per quello. 

L’idea di essere nuovamente entrato a far parte delle pedine sulla scacchiera di Dazai non voleva abbandonarlo, anche se più che altro si trattava di una spiacevole e familiare sensazione. Nei giorni successivi i pensieri del Dirigente si erano alternati in egual misura tra Asagiri e Dazai. Erano due uomini così diversi eppure stranamente sentiva che potevano avere qualche tratto in comune. Forse era solo la sua immaginazione o l’ennesimo tentativo di convincersi che quei due non rappresentassero nulla per lui, quando l’evidenza dei fatti mostrava solo il contrario.

Qualche tempo dopo, il rosso iniziò a non sentirsi bene. Non era assolutamente preparato ad un’eventualità del genere. In fondo lui era una sorta di esperimento. Durante il corso della sua esistenza non gli era mai capitato di ammalarsi, non aveva preso nemmeno un raffreddore. Le uniche volte che aveva avuto bisogno dell’intervento di un medico era stato per colpa di qualche taglio o ferita d’arma da fuoco. Per questo iniziò a preoccuparsi, forse era stato contagiato da un virus o attaccato da un dotato con un’Abilità simile a quella che aveva colpito il Boss. In fondo erano ancora in piena guerra contro quel pazzo di Dostoevskij e i suoi alleati, poteva trattarsi di tutto. Chuuya sapeva quanto la Port Mafia come Organizzazione fosse fondamentale per la pace della città di Yokohama, anzi per la sua stabilità. Già una volta quei folli avevano provato a farli cadere. Non gli avrebbe reso le cose facili. Decise di prendersi qualche giorno per valutare meglio la situazione. Non voleva mettere in allarme nessuno. Erano altre le priorità della Mafia. La salute di uno dei Dirigenti poteva passare per un fatto trascurabile, o almeno fino a quando Chuuya non avrebbe escluso un coinvolgimento da parte del nemico. In fondo, per quanto improbabile, poteva sempre trattarsi di un banale raffreddore e un po' di debolezza.

Pensò che Dazai sicuramente lo avrebbe preso in giro per questi suoi pensieri ma si trovò a chiedersi cosa ne avrebbe pensato Asagiri. Probabilmente avrebbe avuto la reazione opposta e si sarebbe preoccupato per lui, lo avrebbe avvolto tra le sue braccia… Un improvviso conato di vomito lo costrinse a correre fino in bagno.

Dopo una settimana quello strano malessere non ne voleva sapere di abbandonarlo, così, con riluttanza fu costretto ad avvisare il Boss del suo stato di salute. Si era già dovuto subire la ramanzina di Kouyou e si preparava a riceverne un’altra. Non voleva allarmare nessuno. Chuuya era semplicemente conscio della situazione nella quale si trovavano in quel momento. La sua malattia si era manifestata con un pessimo tempismo e non avrebbe mai permesso che le sue condizioni di salute potessero essere di qualche ostacolo all’Organizzazione. 

Una parte di Chuuya era profondamente arrabbiata con se stesso. Sapeva che quella situazione era solo l’ennesimo piano di quell’idiota di Dazai, come sapeva, che in quel momento, Jinko e Akutagawa stavano combattendo in prima linea. Non sopportava di starsene da parte, aveva un paio di conti in sospeso da regolare con quel ratto schifoso e la sua banda di criminali, non poteva starsene in panchina mentre intorno a lui la situazione si faceva via via sempre più intricata e pericolosa. Odiava le schifose capacità di previsione di Dazai, come il fatto che i suoi piani si avverassero sempre. Quel bastardo era troppo intelligente, quel russo però non era da meno, entrambi avevano trovato del pane per i loro denti.

Quando il Boss rientrò nei suoi appartamenti aveva un’espressione indecifrabile sul volto. Non era un buon segno. Come non lo era il fatto che si fosse presentato solo, senza Elise che era solita accompagnare ogni suo passo, dentro e fuori dall’Organizzazione. La faccenda doveva in qualche modo essere più seria del previsto.

“Boss, se sto per morire gradirei saperlo subito senza molti giri di parole” fu tutto quello che riuscì a dire. Finse un atteggiamento arrogante anche se dentro di lui era in preda all’angoscia.

Mori alzò di poco il capo fino ad incrociare lo sguardo del giovane Dirigente.

“Chuuya-kun” iniziò lentamente, come se stesse cercando le parole con le quali iniziare un discorso che con ogni probabilità non avrebbe mai voluto sostenere; “devo sapere una cosa. Quando hai visto l’ultima volta Dazai-kun?”

Il rosso restò per qualche secondo in silenzio. Non capiva cosa c’entrasse quell’inutile spreco di bende con il suo stato di salute, lo aveva forse avvelenato? L’espressione comparsa sul viso del Boss però lo indusse a confessare la verità;

“La sera prima di partire per Tokyo, prima che lui stesso finisse con il farsi catturare come un idiota” ammise cercando di evitare l’imbarazzo che lo stava assalendo in quel momento. Chuuya non poteva dire quanto Mori sapesse della sua relazione con Dazai. Di certo aveva intuito qualcosa. Non ne avevano mai parlato apertamente, o almeno, non lo avevano fatto prima di quel giorno.

“Non capisco però che correlazione ci possa essere con il mio stato di salute” sbuffò. Stava perdendo la pazienza, non gli erano mai piaciuti gli indovinelli.

“Chuuya-kun aspetti un bambino”

“Ah?! Se è uno scherzo è di pessimo gusto Boss”

“Non sto affatto scherzando. Ricordati che prima di essere il Leader della Port Mafia sono stato un medico. So di che sto parlando. Ho letto personalmente i risultati delle tue analisi del sangue. Per quanto possa essere incredibile la realtà dei fatti è questa e penso che prima arriverai ad accettarla meglio sarà per tutti” concluse lapidario.

“Come è possibile?” era la sola cosa a cui riusciva a pensare. Mori gli lanciò uno sguardo carico di compassione prima di rispondere brevemente;

“Chuuya-kun, entrambi sappiamo la verità sulle tue origini” per un attimo fu come se i tasselli nella testa del rosso fossero magicamente tornati al loro posto. Lui era un fottuto esperimento genetico. Quando lo avevano creato dovevano avergli fornito anche quella capacità. Non potevano esserci altre spiegazioni. Sentì la rabbia crescere dentro di sé anche se ben presto venne nuovamente sostituita da un senso di nausea. Aspettava un bambino, per quanto quella prospettiva gli sembrasse ancora totalmente assurda era possibile. Non era un essere umano, non lo era mai stato, nonostante avesse sempre cercato di dimostrare il contrario. Gli tornarono alla mente le parole di Dazai. Il suo partner era stato il primo a considerarlo come una persona, non un’arma, non un qualcosa da sfruttare. Lo aveva trattato come un pari ed era stato il primo a chiamarlo umano. A quel pensiero una lacrima silenziosa sfuggì al suo controllo. 

Il Boss aveva lasciato la stanza e Chuuya lo aveva ringraziato per quel gesto di discrezione. In quel momento aveva solo bisogno di stare solo e mettere ordine tra i suoi pensieri. Aspettava un bambino, una creatura nata dall’unione di lui e Dazai. Nel formulare quel pensiero un dubbio gli attraversò la mente; non era andato a letto solo con il suo ex partner, ma anche con Asagiri. Il ricordo della notte di passione trascorsa con il cameriere a Tokyo era ancora così vivido nella sua mente. Scoppiò a ridere nervosamente. Aspettava un bambino e non era neppure certo dell’identità del padre. Si passò una mano sul volto. Non aveva la più pallida idea di come si sarebbe evoluta tutta quell’assurda situazione.



  
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