Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: damnslyth    28/04/2021    2 recensioni
One shot sui pensieri di Eren legati ai capitoli del manga 123 (I demoni dell'isola) e 131 (La marcia dei colossali).
[Eremika missing moments].
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Sì, forse… se potessi tornare indietro e rivivere un istante, sarebbe questo. L’ultimo che ho avuto nei panni di Eren, il ragazzo che cercava la libertà, e non Eren il demone dell’isola.
E forse tu, se avessi potuto modificare il passato, avresti scelto di cambiare la tua risposta.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonasera a tutti! :)
Pensavo che con "Dark Paradise" -l'ultima storia che ho pubblicato dal punto di vista di Mikasa- mi sarei acquietata l'animo per la fine di AOT, e invece no, eccomi qui con una nuova one shot. Stavolta, dedicata a Eren.
Ho ripercorso i capitoli 123 e 131 del manga (se li avete chiari in mente, ottimo) e deciso di provare ad approfondire i pensieri di Eren lungo le tavole, aggiungendo un missing moment su come, secondo me, è iniziata la realtà alternativa/sogno in cui Eren e Mikasa decidono di fuggire insieme.
Spero vi piaccia e mi raccomando, lasciate una recensioncina che servono sempre a gratificare il lavoro di uno scrittrice per passione come me.

PS: come mio solito, il titolo della storia è preso da una canzone, Me and the Devil, di Soap&Skin. Credo non sia necessario spiegare il motivo della scelta, semplicemente esprime la perfetta natura duale del nostro ragazzo. Io, Eren, e il demone.

See you later,
Jessica.





 

Me and the Devil





   
  


And I said, "Hello Satan,
 
I believe it is time to go".
 
Me and the devil, walking side by side.   





 


(Immagine presa da @machirustudio)



 
Se potessi tornare indietro e rivivere un istante, quale sarebbe?
Se potessi modificare il passato, cosa avrei cambiato?
Niente.
Non avrei potuto cambiare niente. Tutto è andato come doveva, ogni cosa è al suo posto, io agisco liberamente. Inesorabile avanzo verso il mio destino. Questo, questo è il mio destino. L’ho scelto io. Ma avrei potuto avere un’altra opzione?
Cos’altro potevo fare?
Davvero io… devo trasformarmi in ciò che ho sempre schifato?
Che cosa sono? Un uomo, un gigante? Un genocida, un santo? Un eroe, un villano? Un amico o un traditore? Posso essere entrambe le cose?
Come… come faccio a schiacciare tutte quelle vite umane. Come posso togliere il diritto di esistere a quel ragazzo, a suo fratello, a quei bambini. Come posso avanzare con questa consapevolezza. Come faccio a non impazzire.
Come sei riuscito, Reiner, a scindere la personalità? Merda, per me è impossibile. Sono cosciente di entrambe le mie parti.
Come faccio a tornare dagli altri. Non posso più stare in mezzo a loro.
Sono il demone dell’isola. Il nemico dell’umanità. Sono il ragazzo che bramava la libertà più di ogni altra cosa al mondo. Un bambino a cui è stata sottratta la famiglia troppo velocemente. Sono il processo di innesco di tutto questo. L’uomo che si è sacrificato per dare un nuovo mondo ai suoi amici. Ad Armin, a Mikasa.
Guardo di fronte a me questa distesa di oceano. Visualizzo già i colossali avanzare per radere tutto al suolo.
Non posso diventare questo. Cosa diamine ho creato. Di quale potere sono venuto in possesso… lo volevo così tanto per poter cambiare le sorti della storia, ma adesso me ne pento.
Cosa sto dicendo.
Se non lo faccio io, chi lo farà?
Se non lo fai tu, stupido idiota, come faranno i tuoi amici a sopravvivere?
Vorresti davvero mollare tutto ciò a qualcun altro, condannarlo in questo modo?
No, cazzo, no!
Sono l’unico a poterlo fare. L’unico. Il solo. Non posso coinvolgere nessun altro.
Di nuovo la nausea. Non vedo l’ora di morire e vedere la fine di tutto questo. Mikasa… non attendo altro che il tuo gesto a me sconosciuto, ma che porterà Ymir a eliminare il potere dei giganti e dare riposo alla mia testa e al mio animo.
Mikasa. Perché ti ostini a starmi dietro, a osservarmi. Lo vedo che lo fai. Smettila, ti prego. Come puoi guardarmi con quell’espressione accogliente, se solo sapessi quello che ho fatto. Quello che farò.
 
<< Mangialo anche tu, Eren >>.
 
Riesci a darmi tratti di normalità in questo flusso ininterrotto di pensieri asfissianti. Così ignara di tutto. Hai l’espressione pura di chi assaggia per la prima volta qualcosa di squisito. Ti invidio.
Mi ricordi quando eri bambina e mangiasti i biscotti alla cannella della mamma. Era solo da una settimana che stavi con noi ma quei semplici dolci appena sfornati ti fecero sorridere nella stessa maniera di adesso. Incornici così raramente il tuo volto di gioia che è un vero peccato non vedere più spesso il tuo sorriso. Il mondo è stato così crudele con te, con noi. Io sono stato crudele nei tuoi confronti. Tu, invece, mi hai salvato più volte, consolato, appoggiato. Se non sorridi è anche per colpa mia: non riesci a darti pace, ti preoccupi, cerchi di aiutarmi, ma io te lo impedisco. Devo allontanarti per sempre da me. Devi dimenticarmi e devo trovare il modo di fartelo fare.
 
<< E’ un gelato? >>.
<< Lo conoscevi già? >>. Sembri sorpresa.
<< Ho già avuto modo di provarlo nei ricordi di mio padre. E’ un privilegio che gli Eldiani potevano concedersi solo di rado >>.
Ora rifletto, guardandomi attorno: << Il mondo esterno… è davvero sconfinato >>.
Talmente sconfinato che dopo il mio passaggio non rimarrà nulla.
Ma voi ricostruirete tutto, lo so. Riuscirete a ridare vita a un mondo di pace e prosperità.
Senza di me.
Senza di me…
 
Quanta gente per le strade.
Non so fra quando accadrà… ma io sterminerò tutte queste persone.
Presto moriranno tutti, anzi, sarò io a ucciderli.
Non c’è altra soluzione.
Sicuramente avverrà tra non molto.
Non troverò il modo di salvare Paradis.
Tutto scomparirà.
Le case,
le persone,
le vite umane,
gli animali,
i sogni.
C’è una donna incinta. Chissà cosa ne penserebbe… mia madre.
E’ un dato di fatto che se gli Eldiani si estinguessero, il problema dei Giganti verrebbe risolto.
Però… non posso accettare… una simile conclusione.
 
<< Un furto! >>.
C’è il bambino. Quel bambino. Gli vogliono fare del male. Lo salverò.
Ma cosa sto dicendo…
Il futuro non cambierà.
Sono come te, Reiner, un superficiale pezzo di merda.
Anzi, sono anche peggio.
Salvatelo. Salvalo, Levi, intanto ci penserò io a dargli il colpo di grazia.
Sono un mostro, né un umano, né un gigante. Solo un fottuto mostro.
Scappa, ragazzino. Nascondi le monete. Sarai presto schiacciato da un piede grande quanto la lunga vita che avresti avuto davanti a te. Prenderò i tuoi sogni colmi di speranza e li squarcerò sotto i tuoi occhi. Tutto quello che ti ha sempre definito non esisterà più. Le tue ossa si spezzeranno e il tuo sangue dipingerà per lunghi tratti le strade dove correvi libero. Il terrore sarà l’ultima cosa che vedrai. Scappa, bambino. Scappa, perché presto il diavolo verrà a farti visita. Quello stesso diavolo che ora sta piangendo e ti sta prendendo per le spalle.
 
<< SCUSAMI! PERDONAMI! >>.
Urlo e lo strattono con disperazione.
Come posso diventare ciò che mi hanno fatto. Come faccio a trasformarmi in un mostro se fino a poco tempo fa sognavo di portare giustizia. Come faccio a chiederti scusa se sarò io la causa della tua fine!!!
 
<< Perché… piangi? >>.
Hai uno sguardo così vivo e una voce così dolce.
Il mondo fuori dalle mura… è diverso da quello che credevo. Da quello che ho visto nei libri di Armin.
 
<< Io… l’ho desiderato. Ho voluto far sparire tutto. Mi dispiace… perdonami >>.
Mi dispiace…
Da quando sono nato, ci sono sempre state davanti ai miei occhi quelle opprimenti mura.
Voglio credere ci sia ancora un angolo che noi non conosciamo, Armin.
Vedrai il mondo per me, le distese di sabbia, la lava, il ghiaccio. I continenti.
Me li godrò attraverso i tuoi occhi.
Ho sempre desiderato nient’altro che la libertà di poter vedere cosa ci fosse oltre.
Non potrò esaudire il mio sogno, ma lo concederò a voi.
Ed è per questo che io continuerò ad avanzare.
 
Mi asciugo le lacrime con la manica della giacca. Sento qualcuno alle mie spalle.
<< E’ il ragazzino del mercato? E’ successo qualcosa? >>.
E’ Mikasa.
<< Non ancora… >>.
<< Che intendi? Cos’è questo posto? >>.
<< Qui vivono le persone che hanno perso le loro case a causa della guerra. Per noi fu lo stesso. Quel giorno, improvvisamente la nostra vita cambiò. Ci portarono via tutto. Fummo privati… della nostra libertà >>.
 
Sei di nuovo qui, Mikasa. Perché mi insegui e rendi le cose difficili. Non riesco più a guardarti in faccia. Mi odio così tanto... la tua presenza mi turba. Mi ricorda ciò che sono stato, che ancora in parte sono, in qualche modo riporti a galla la mia umanità, mi fai vacillare, mi fai sperare ci sia un’altra via di uscita, mi induci a voler egoisticamente scappare aspettando il giorno in cui tra quattro anni morirò passando il mio potere al primo Eldiano nato istanti dopo il mio ultimo respiro.
Non ho mai avuto occasione di chiedermi cosa tu fossi per me, di provare a capirlo, sempre impegnato a pensare ad altro. Ma è chiaro io non ti veda come una sorella, quello per me non lo sei mai stata. E tu, invece? Mi vedi come un fratello? Come il tuo salvatore ed eroe? Come un amico? Come uno stupido incapace che ha deciso di assumere un ruolo più grande di se stesso per rendersi utile? Per darti un futuro? A te e Armin, le persone a cui tengo di più al mondo?
 
Ora te lo chiedo. Che cos’ho da perdere, in fondo? Presto morirò e ti dimenticherai di me. Vivrai la tua vita pienamente e io sarò solo un tuo lontano ricordo conservato nel cuore. Chissà che io non possa essere stato amato da qualcuno nel mio breve e intenso tragitto su questa terra. Qualcuno come te che possa testimoniare che io non sono stato solo un mostro.
<< Mikasa, per quale motivo tieni così tanto a me? >>.
 
E’ una notte così luminosa. Si sente il caldo tiepido delle sere di bella stagione. La sabbia rilascia gentile il calore che ha accumulato durante la giornata di sole. Mi volto a guardarti, le tue gote sono arrossate. Insisto oltre. Voglio sentirmelo dire, Mikasa. Dimmelo! Dimmelo che sei innamorata di me! Che è valsa la pena amarmi! Che sono l’unico uomo tra tutti quelli che ti ammirano che ti ha conquistata!
 
<< E’ forse perché ti ho salvata quando eravamo bambini, oppure perché faccio parte della tua famiglia? >>.
 
Sei così sorpresa e imbarazzata. Ti scongiuro, Mikasa. Dimmi qualcosa che posso ricordare per sempre, qualcosa che non posso prevedere. Fammi provare un sentimento che non sia odio, rabbia, frustrazione e tristezza… Fammi dimenticare tutto quello che mi aspetta.
Mi avvicino a te, sento il cuore battere. Anche il tuo sembra andare allo stesso ritmo, lo noto dal collo che ti palpita agitato.
 
<< Io… cosa sono per te? >>.
 
Ci guardiamo a lungo. Hai degli occhi così particolari. Mi ricordano il colore del mare quando sopra imperversa il grigio delle nuvole gonfie di pioggia, pronte a cadere e bagnare il terreno fertile. Sono così i tuoi occhi, meravigliosi, rasserenanti e plumbei al contempo. Non sono stato capace di notarli e apprezzarli prima di adesso.
 
<< Tu… >> sei così nervosa << sei… la mia famiglia >>.
 
Arriva un signore che parla in una lingua strana, pare voglia offrirci da bere. Arrivano gli altri. Sospiro affranto e arreso.
Giusto in tempo. Non cambierà niente, solo io posso modificare gli eventi.
E adesso inizierò ad avanzare fino alla fine.
 
 
 
                                                                                                                   *   *   *
 
Ti porti una mano sulla fronte, leggermente stordita. Un altro dei tuoi mal di testa… Ti osservo in silenzio, triste. Alzi gli occhi verso di me, poi ti guardi alle spalle:
<< Dove… dove sono gli altri? >>.
Forse ricordi che ci hanno interrotto e il signore ci ha offerto da bere.
<< Sono già entrati nella tenda. Ci aspettano >> rispondo, mentre torno ad ammirare il firmamento sopra le nostre teste.
Sì, forse… se potessi tornare indietro e rivivere un istante, sarebbe questo. L’ultimo che ho avuto nei panni di Eren, il ragazzo che cercava la libertà, e non Eren il demone dell’isola.
E forse tu, se avessi potuto modificare il passato, avresti scelto di cambiare la tua risposta.
Torni a fissarmi, confusa. Poi, lentamente, ti ritrovi a piangere: << Non… so se sia davvero giusto io sia qui >>.
 
Non lo so nemmeno io. Ma di certo questa non è l’unica realtà possibile.
Non posso perdere l’occasione. Torno a guardarti con la stessa disperazione di prima. Ho così dannatamente bisogno di pace…
<< Mikasa, se potessi vedere la tua vita dall’inizio alla fine, cambieresti qualcosa? >>*.
 
I tuoi zigomi avvampano. I tuoi occhi iniziano a brillare. Quasi mi sembra di vedere il Sentiero in essi. Mi fissi e riesco a percepire il tuo battito accelerato. Sei agitata ed emani intensità da tutti i pori. Esiti ancora un istante, con il fiato corto, poi abbassi lo sguardo: << Esprimerei più spesso quello che sento, forse >>*.
 
Penso a quello che mi dici. Sì, hai ragione. Io… non sono mai stato capace a farlo. Ho dato per scontato ogni momento insieme a te e ad Armin, come se avessi l’eternità di fronte a me. Ma mi sbagliavo. Presto mi allontanerò da voi e questo sarà l’ultimo momento insieme. Nemmeno ciò sono riuscito a prevedere del tutto, l’ultima volta che ti avrei vista di persona. Torno a guardarti:
<< Mikasa, io cosa sono per te? >>.
 
Hai gli occhi lucidi, ma fai un piccolo e timido sorriso. Guardi l’erba sabbiosa sotto i nostri piedi, poi alzi gli occhi verso i miei, decisa e impetuosa, ma con la voce tremante.
<< Se… se io sapessi che questa è l’ultima volta che posso vederti, Eren, ti direi che tu sei la persona a me più cara e quella che amo >>.
 
Deglutisco.
Io… non me l’aspettavo. Non mi aspettavo di sentire un calore inspiegabile irradiarsi dal centro del mio petto verso le estremità del corpo. Non mi aspettavo di sentire il cuore esplodere dalla cassa toracica, né di provare imbarazzo e sollievo al contempo, come se non avessi atteso altro che udire queste tue parole. Non mi aspettavo tu potessi davvero amarmi. Non mi aspettavo di dimenticare all’improvviso tutto, la mia missione, i miei amici, il mio coraggio. E’ un sollievo così surreale.
Qui io, noi… possiamo essere egoisti, fottutamente egoisti, e non dover sacrificare i nostri sentimenti per il bene dell’umanità. Anche solo per qualche mese.
Anche solo per una notte.
E tu questo l’hai capito.
Ti avvicini e mi prendi le mani: << Scappiamo, Eren, scappiamo insieme e viviamoci gli ultimi quattro anni che ti restano, solo io e te >>.
Annuisco come se fosse la cosa più giusta e naturale del mondo, come se non esistesse altro al di fuori di noi due e questa occasione. << Andiamo a nord, tra le montagne >>.
 
La prendo per mano e corro con lei.
Corro libero, sotto la notte stellata.
Libero di scegliere un’alternativa,
libero di fare quello che voglio,
di essere chi sono davvero,
libero di amare e sentirmi amato,
libero di rimanere un semplice ragazzo di diciannove anni e non diventare un mostro, un eroe, un martire, un genocida.
Corriamo lontano per interminabili metri, prima di fermarmi in mezzo al nulla e voltarmi a guardare oltre le spalle. Mikasa mi stringe la mano, ancora con il viso rosso, e mi guarda con calore.
Sospiro: << Mi chiedo se sia giusto lasciare tutti così. Cosa penserà Armin… >>.
<< E’ solo un lungo sogno, Eren >> sussurri.
 
Mi volto a fissarla. Sì, hai ragione. Chissà come si è formato…
E’ un lungo sogno, condiviso, ma tu sembri così reale.
Sicuramente sto impazzendo per vedere e vivere tutto ciò.
Ma non ci voglio pensare adesso.
<< Eren, io… non sono stata capace di esprimere quello che provo >> mi dici all’improvviso, affannata, come se volessi toglierti un peso dal cuore.
Abbozzo un mezzo sorriso, guardandoti: << E io non sono stato in grado di amarti, lasciandomi soffocare dalla rabbia e dall’odio >>.
Siamo pari, Mikasa.
Fare ciò che stiamo facendo, scappare e dircelo, non era cosa da noi. Abbandonare Armin e i nostri compagni non era cosa da noi. Non era il nostro destino. Non era la nostra storia.
Stare con te non è ciò che ho scelto… perché ho deciso di avanzare e darti un futuro.
Darlo a te e ad Armin.
Senza di me.
Senza di me…
 
Ti prendo il viso tra le mani, mi avvicino e ti bacio.
Esiti un attimo, non te l’aspettavi. Mi sembra di sentirti sciogliere sotto le mie dita ed è una sensazione che mi piace e soddisfa.
Non avrei mai pensato di piacerti così tanto.
E non avrei mai immaginato mi piacessero così dannatamente le tue labbra.
Se avessi ceduto a tutto ciò nella nostra realtà non sarei stato in grado di avanzare e regalarti un nuovo mondo in cui vivere senza di me.
Poco dopo schiudi la bocca e approfondisci il bacio. Mi sorprende l’impeto e la velocità con cui lo fai. Reagisco di impulso, svegliato da nuove sensazioni, e non ti lascio più respirare. Mi perdo completamente nella tua bocca, irruente, mentre faccio scendere lentamente le mani sui tuoi fianchi e ti faccio indietreggiare verso una tenda che sembra abbandonata.
Non so cosa sto facendo, ma seguo un istinto che non immaginavo di avere.
Mi stringi il collo con le braccia e mi baci con la stessa passione.
Merda, è un contatto così bello e irresistibile.
Ti porto dentro, entrambi guardiamo non ci sia nessuno. E’ deserta, ha l’essenziale, è calda e accogliente.
Inizio a sbottonarti la camicia. Emetti un leggero sospiro e mi sfili la giacca, lo fai con così precisione e fermezza che mi sento geloso. Hai già avuto qualcun altro?
E’ questo che farai con Jean o chicchessia quando io non ci sarò più?
Non è giusto.
Quasi ti strappo malamente le ultime asole e lascio cadere la tua camicia a terra. Ti concedo il tempo di fare lo stesso con la mia mentre non smetto di baciarti.
Sento le tue dita calde percorrermi il busto e mi sento esplodere.
Dannazione, per così poco. Devo controllarmi.
Mi stacco per saggiarti la pelle con una scia di baci sul collo. E’ così morbida e… invitante. Mi sento inebriato. Porto le dita tra le tue vertebre e ti sento fremere mentre slaccio il reggiseno. Ricerchi le mie labbra e ti bacio di nuovo.
Non posso credere stia accadendo tutto ciò.
Sussulti un attimo quando te lo tolgo. Mi sporgo indietro a guardarti il viso, sei rossa, imbarazzata ma anche in preda al mio stesso piacere. La sicurezza dei tuoi gesti che prima notavo gelosamente in te ora sembra vacillare.
Ti abbasso la gonna per poterti ammirare interamente nuda.
Sei così… bella, Mikasa. Da togliere il fiato.
E me lo togli letteralmente, mentre rimango estasiato a guardare ogni lineamento del tuo corpo.
Fai un piccolo sorriso, sempre imbarazzata, prima di slacciarmi i pantaloni e lasciarli cadere, spogliando anche me.
Ci studiamo da una nuova prospettiva, ci esploriamo, ci esponiamo con fiducia l’uno all’altro.
Non sappiamo quasi come continuare, ma io mi avvicino e ritorno a baciarti, sempre con la stessa foga ma anche con dolcezza. Mi siedo su una cassapanca e tu sali spontaneamente a cavalcioni su di me. Siamo entrambi così innocentemente e adorabilmente inesperti.
Mi stringi forte al tuo corpo e penso che potrei morire ora, in pace.
Ti mordo il mento e lascio segni sul collo, voglio possano vedere tutti che tu sei solo mia e lo sarai per sempre, Mikasa.
Sospiri e fai aderire i nostri bacini, prima di toccarmi e farmi entrare in te, lenta e impacciata.
Merda, è… una sensazione così celestiale. Vorrei passare la vita così, unito a te.
 
<< Eren >> sospiri il mio nome contro il mio orecchio, in un connubio di quello che sembra esserti piacere e fastidio.
<< Mh? >> mormoro stordito, premendo il naso contro la tua guancia. Ti stringo piano i fianchi e poi ti tocco lungo le gambe, i seni, la schiena, fino ad arrivare alla nuca per afferrare i tuoi capelli corvini tra le dita. Rispondi come se ti lasciassi una scia di fuoco. Alla tua rilassatezza sento che mi accogli sotto con più calore e qualche spasmo.
Appoggi la fronte alla mia: << Ti amo >>.
 
Al sentire quelle parole rimango un attimo immobile a ripetermi in eco la tua voce che mi sussurra ansante quella piccola frase. Mi godo il tuo respiro caldo contro il mio e ti sfioro il viso. Infine, ti mordo un labbro e in risposta ti bacio con ancora più brama di prima, stringendoti a me come a non volerti lasciare più andare.
Ci muoviamo in una danza che mi sembra durare fin troppo poco e al tempo stesso in eterno, spingendoci l’uno contro l’altro nel desiderio di unirci ancora di più. Ansimiamo entrambi; unico spettatore silenzioso del nostro amore consumato la notte con i suoi luminosi corpi celesti.
Trova qualcuno da amare dentro le mura mi sembra ora così chiaro. Papà che abbandona momentaneamente il suo compito per me e la mamma mi sembra così chiaro. Ma io non posso farlo…
Raggiungiamo il culmine quasi in sintonia. Io per primo, Mikasa poco dopo.
Mi sento in un’altra dimensione, mi sento in pace. Mi sento a casa. Mi sento pieno e… felice.
La stringo a me lasciando che affondi il viso contro l’incavo del mio collo, poi la prendo in braccio e mi sdraio a terra con lei, in mezzo ai cuscini color vinaccio. Mentre tento di riprendermi mi sfiori il viso come a seguirne i lineamenti.
Ti guardo senza timore di esprimerti con gli occhi quello che provo.
Come posso lasciarti andare ora, Mikasa.
Sospiro pensieroso, accarezzandoti le labbra che tanto mi piacciono: << Mikasa, un giorno non troppo lontano dovrai fermarmi e lasciarmi andare >>.
<< Lo so >> rispondi in un sussurro, posando la fronte contro la mia << ma adesso voglio solo pensare a raggiungere la casa in montagna e godermi i momenti con te. Promettimi che non ne parleremo fino a quando non sarà necessario >>.
<< Ci proverò >> rispondo poco convinto, facendo un piccolo sorriso.
Guardo ora l’apice della grande tenda sopra di noi, con occhi spenti e la voce tormentata: << Se solo tu sapessi cosa ho fatto, non… >>.
Sembri intuire cosa voglio dire e mi interrompi, concludendo << Ti amerei comunque, perché non posso controllarlo e perché per me rimarrai sempre il ragazzo che mi ha salvata e mi ha insegnato a vivere >>.
 
Mi abbracci con forza, intrecciando le gambe tra le mie, e io ti stringo con la stessa enfasi, inebriandomi del tuo profumo e del tuo corpo contro il mio.
Sento il cuore più leggero. Allora, alla fine, sono stato degno dell’amore di qualcuno. Del tuo.
Come ho fatto, Mikasa, a mettere il bene dell’umanità sopra di te?
Cosa dico, è così evidente. Io morirei comunque anche in questa realtà, ma così facendo almeno posso regalare una vita lunga a te.
Una vita lunga, e la libertà.
La libertà che io non ho avuto, ma che tu avrai.
Abbine cura per entrambi.
Io, in cambio, ti avvolgerò nella sciarpa per sempre.
Ci vediamo dopo, Mikasa.



*Citazioni prese dal film "Arrival" (2016) che vi consiglio caldamente di vedere :)
  
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