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Autore: EmilyG66    02/05/2021    0 recensioni
Maria Merryweather e Robin De Noir. Siete davvero convinti di conoscere questi personaggi così bene come credete? E se vi dicessi che in realtà non li conoscete affatto e vi siete persi lungo un sentiero traverso per la vera valle di Moonacre?
Avete letto il libro “Il cavallino bianco” vero? Beh se così non fosse e anche voi amate Robin e il bel rapporto che ha con Maria mettetevi comodi, permettetemi di deliziare voi e appagare la vostra curiosità con degli estratti del libro che Elizabeth Goudge ha scritto per noi e che poi io ho trascritto per voi.
I personaggi dell’opera originale non appartengono a me e questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro né a dispetto di copyright.
Avvertenza: Spoiler
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Ho detto solo di aver visto…-
-Tu vedi cose molto strane- la interruppe la signorina. -È capitato spesso anche a me di allarmarmi per le cose che tu avevi visto e io no. Come quella volta che dicesti che l’uccellino dell’orologio a cucù era uscito e si era appollaiato in cima, e si nettava le penne, e poi quel bizzarro amico immaginario che avevi inventato quando eri piccola, il ragazzo con la piuma nel cappello che giocava con te in giardino.-
-Ma non era immaginario.- ribatté Maria accalorandosi. -Era un ragazzo vero. È un ragazzo vero. So che è vivo da qualche parte, anche se non viene più a giocare con me. Si chiama Robin, e somiglia a un pettirosso, con gli occhi neri e brillanti e le guance rosse e…-
-Mia cara- la interruppe Miss Heliotrope, quasi severa. -Mi hai detto mille volte com’è fatto, o come immaginavi che fosse fatto, e ti ripeto che non esisteva allora e non esiste adesso.-
 

E quella fantasia si trasformò in sogno, e lei si ritrovò nel parco, circondata dal profumo dei fiori e dal sussurro degli alberi sopra la sua testa. Non era sola: c’era Robin, che correva e rideva al suo fianco. Ed era lo stesso della sua infanzia, quando veniva mandata a giocare in giardino e si sentiva sola, e lui arrivava di corsa tra gli alberi per alleviare la sua solitudine. Avevano la stessa età, o forse era lui un po’ più grande, perché era più alto di lei di tutta la testa, e più robusto.
Non c’era niente di etereo in Robin, anzi, piuttosto il contrario; il che dimostrava che era un ragazzo vero e non un prodotto della sua fantasia.
Era solido e forte e dalle guance rosse, con la pelle abbronzata dal sole. I suoi occhi neri brillavano divertiti e gentili, orlati dalle spesse ciglia nere, sotto le sopracciglia marcate. Aveva il naso all’insù, un po’ sfacciato sopra la bocca ampia, ridente e generosa, e il mento forte con la fossetta. I folti capelli castani cadevano lunghi sulla fronte, si arricciavano come lana di pecora e sulla nuca un ricciolo si torceva in modo buffo, come la coda di un’anatra.
Era vestito di marrone, con un giustacuore del colore delle foglie di faggio cadute, brache e calze marroni e un vecchio cappello con una lunga piuma di pavone…
Questo era Robin quando giunse nel giardino a giocare con lei; questo era il compagno dei suoi sogni durante la prima notte a Moonacre Manor, forte, gentile e allegro, caldo e splendente come il sole, il miglior amico al mondo…
Nella cameretta in cima alla torre, chiaro di luna e fuoco del camino mescolarono l’oro e l’argento, e Maria sorrise nel sonno.

 
 

Da bambina era stata rimproverata ogni volta che aveva calpestato le aiuole immacolate del giardino della sua casa, giocando con Robin, ma qui nessuno vi avrebbe badato.
“Oh, se solo Robin tornasse a giocare con me!” sussurrò a se stessa. Ma Robin era scomparso dalla sua vita un paio d’anni prima, appena lei aveva cominciato ad appuntarsi i capelli sulla testa e a darsi arie da adulta.
 
 

L’uomo rise e alzò il bastone; la lepre sarebbe morta, e forse Maria con lei se non fosse stata per l’improvvisa apparizione di Qualcun Altro. Sconvolta dalla paura, dalla rabbia e dalla passione, Maria si accorse di una snella figura scura che spiccò un salto verso di lei, di una testa ricciuta abbassata come quella di una capra alla carica, e poi l’uomo in nero cadde sulla schiena, senza fiato, mentre intorno risuonava una risata allegra e sfacciata come il verso di un cuculo, una risata di ragazzo, limpida come il suono di una campana, una risata di folletto, piena di allegria.
-Presto! Presto!- esclamò una voce allegra che le suonò familiare quanto il battito del proprio cuore.
-Tieni la lepre mentre allento la trappola! Poi corri! Ce ne saranno altri qui attorno, gli Uomini dei Boschi Neri non cacciano mai da soli. Presto!-
Corsero alla trappola, e Maria, stringendo le mani sottili attorno al corpo affannato del povero animale, si accorse meravigliata di non vedere altro del suo compagno che le forti dita scure, che ora allentavano la morsa d’acciaio attorno alla zampa posteriore della lepre. Anche quelle dita le erano familiari, quanto le proprie.
-Scappa!- esclamò il ragazzo, e corsero; lui davanti, arrampicandosi agile lungo il pendio con la lepre tra le braccia, e lei dietro, ansimando e incespicando nello sforzo di non perderlo di vista.
[...]
Maria riprese fiato e ritrovò il controllo, e contemplò piena di gioia e meraviglia il ragazzo al suo fianco; lui ricambiò il suo sguardo, ridendo.
Era rimasto lo stesso, lo stesso del sogno, né era cambiato dai giorni in cui giocavano insieme nel giardino di Londra; era solo cresciuto, come anche lei, e continuava a superarla di tutta testa. Gli occhi scuri brillavano di allegria mentre la guardava. La testa era sempre ricoperta di fitti ricci castani, con quel buffo ricciolo sulla nuca. La sua giacca era sempre del colore delle foglie di faggio cadute, e sul vecchio cappello sciupato che dondolava dalla mano faceva ancora bella mostra di sé la lunga piuma verde.
-Robin!- esclamò lei in tono di rimprovero. -Perché non sei più venuto nel mio giardino?-
-Stavamo diventando troppo grandi per quei giochi- rispose lui. -Presto te ne saresti stancata, e allora non avresti più creduto in me. La gente crede solo in ciò che trova interessate: meglio andarsene prima che ti annoiassi. Sapevo che saresti venuta a Moonacre, sapevo che ti avrei rivista. E non ti annoierai di quello che dovremo fare insieme, parola mia, per niente! Ne sarai spaventata, piuttosto.-
-Ma cosa dobbiamo fare insieme?- chiese Maria.
-Presto lo saprai- rispose Robin.
Maria soffocò la curiosità, perché Robin odiava le domande: se gliene faceva troppe sarebbe scomparso, e questo lei non lo voleva.
 

- Robin è nella cappella- disse il Vecchio Parroco. -Ci penserà Robin a mostrargliela. È suo diritto. Voi rimarrete fuori.-
Allora Robin era lì! Per la gioia Maria dimenticò tutte le sue paure, e fu felice che il Parroco e i bambini parlassero di lui come un ragazzo in carne e ossa. Lei lo aveva sempre saputo, anche quando a Londra sembrava che nessuno tranne lei potesse vederlo. Ma qui lo vedevano tutti.
[...]
Stava giusto decifrando le lettere mezzo cancellate quando Robin spuntò da dietro, brandendo una spazzola. Le sorrise, e lei ricambiò, e le parve che il sole fosse sorto all’improvviso.
[...]
-Robin, sei tu a preparare i vestiti per me tutte le mattine con su un mazzolino di fiori?-
-Sono io a raccogliere i fiori-- rispose Robin.
[...]
Si alzò, lisciò l’abito blu e salutò sorridendo i bambini che tornavano a casa, e Robin con loro.
Le dispiacque vederlo andar via; aveva sperato che anche lui avrebbe fatto colazione con loro in canonica. Ma non era così. Le sorrise, le lanciò il mazzolino di primule che portava sul giustacuore e si allontanò con gli altri.
 
  

-[...] I vecchi del paese sono pronti a giurare e dichiarare che un giorno arriverà una principessa della Luna abbastanza coraggiosa da salvare la vallata dalla malvagità degli Uomini dei Boschi Neri. Ma come le principesse delle favole più belle, dovrà mortificare il suo orgoglio amando non un principe, ma un povero, un pastore o un bracciante o un qualsiasi ragazzo di campagna per completare la missione con il suo aiuto, e questa è una cosa che nessuna Principessa della Luna ha mai fatto, tanto erano orgogliose e riluttanti ad accettare aiuto dal prossimo.-
[...]
“Esprimerò anch’io i miei desideri” si disse, e appoggiando la mano sul tronco nodoso ne formulò tre: di riuscire a liberare la valle dalla malvagità degli Uomini dei Boschi Neri; d’incontrare il povero pastore e di innamorarsi di lui; di poter essere la prima Principessa della Luna a vivere a Moonacre per sempre.
[...]
Da qualche parte proveniva una musica. Lassù, tra gli alberi, qualcuno stava suonando un flauto di Pan, e la melodia gioiosa galleggiava nell’aria fino a Maria, quasi come un richiamo. Le tornò subito in mente il desiderio che aveva espresso sotto il pruno: era il suo giovane pastore!
[...]
-Ci sei?- chiamò ad alta voce. -Giovane pastore, sei lì?- Ma non ci fu risposta, e ora anche la musica era cessata, si sentiva soltanto un gorgoglio d’acqua proveniente da chissà dove. Maria rimase immobile e in ascolto, guardandosi intorno, ma non udì più nulla. “Doveva essere la mia immaginazione” si disse. “Di certo era solo il rumore dell’acqua.” E per un attimo le venne voglia di piangere per la delusione.
[...]
“Dev’esserci una cantina là sotto” si disse. E sarebbe scesa immediatamente a esplorarla se la sua attenzione non fosse stata catturata da qualcos’altro: un flauto di Pan abbandonato su una pietra piatta accanto all’arcata. Allora aveva davvero sentito qualcuno che suonava… Col cuore in tumulto s’inginocchiò accanto allo strumento e stava per raccoglierlo quando d’improvviso accaddero due cose estremamente allarmanti.
[...]
Sulla destra, attraverso la cortina di pioggia, intravvide una figura snella e vestita di scuro, armata di un bastone da pastore, che si precipitava verso di lei, mentre sulla sinistra anche Wrolf accorreva in suo soccorso seguito da Serena…
[...]
Poi la figura bruna raggiunse Maria e la prese per mano…ed era Robin.
[...] 
Quando Maria alzò la testa Robin era al suo fianco, e con lui c’era Wrolf che si scrollava vigorosamente la pioggia dal mantello. -Qui siamo al sicuro- le disse il giovane pastore. -Questo è un luogo sacro e gli Uomini dei Boschi Neri, che sono malvagi, non vi mettono mai piede: ne hanno troppa paura-.
Maria lo fissò: aveva un’aria insolitamente seria ed era fradicio. Gocce di pioggia colavano giù dalla piuma che adornava il suo cappello.
-Allora sei tu il giovane pastore- mormorò.
-Sono il pastore di Sir Benjamin, il suo giardiniere e in generale il suo tuttofare- confermò lui. -Non lo sapevi? Ero qui a suonare il flauto quando mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava: sono uscito dagli alberi e ho visto gli uomini che risalivano il crinale della collina. Ma non sarei mai riuscito a cacciarli senza il tuo aiuto e quello di Wrolf.-
[...]
-Sei davvero bagnato, Robin.-
-Anche tu.-
[...] -Ti prenderai un raffreddore se non ti togli quei vestiti fradici.-- Le tese la mano e l’aiutò ad alzarsi. -Vieni a casa con me: mia madre ti darà abiti asciutti. [...]-
 

Robin seduto di fronte a Maria al tavolo coperto dalla tovaglia candida, la osservava con occhi colmi d’apprezzamento, ma sulle prime fu troppo impegnato a mangiare per proferire parola. Diede voce alla sua approvazione solo dopo aver divorato mezzo filone di pane e un buon numero di focacce.
-Quello sì che è un bel vestito- disse con la bocca piena. -Non l’avevo mai visto prima. Sembra un abito da sposa.-
-È un abito da sposa- rispose Maria con la bocca altrettanto occupata, giacché anche lei aveva una fame da lupi e stava divorando pane e miele al ritmo di una fetta in due morsi. -Il mio abito da sposa. L’ho provato per vedere se mi andava bene.-
-Stai per sposarti?- domandò secco il ragazzo, smettendo subito di masticare.
-Certamente- replicò lei servendosi di panna.
-Non penserai che io voglia diventare una vecchia zitella.-
-Ti sposi oggi?-
Ma stavolta la ragazza aveva la bocca troppo piena per rispondere, e Loveday, che non aveva una fame stimolata dall’aria aperta, dallo scampato pericolo e dalla corsa, e che sbocconcellava con grazia una fetta sottile di pane e burro, lo fece per lei.
-Certo che no, Robin. È ancora troppo giovane per sposarsi. Ma quando lo farà, sarà con quest’abito.-
-E allora- insistette lui rivolto a Maria, -quando sarà il momento, con chi ti sposerai?-
Lei finì d’inghiottire il pane, inclinò la testa di lato e prese a rimescolare pensosa il suo tè. -Non ho ancora deciso- disse infine, dandosi un certo contegno, -ma penso che sposerò un ragazzo che ho conosciuto a Londra.-
-Cosa?- esclamò Robin. -Qualche smanceroso citrullo londinese con le calze di seta e i capelli impomatati e la faccia come un formaggio del Cheshire?-
Poi la focaccia gli andò di traverso e lo fece tossire così forte che Loveday dovette prenderlo a pacche sulla schiena e versargli un’altra tazza di tè.
Quando ritrovò la voce, Robin aveva il volto scarlatto, e il merito, non era solo della mancanza d’aria ma anche d’un misto di rabbia, gelosia ed esasperazione. -Non oserai fare una cosa del genere! Tu… Maria… Se tu… Se sposerai un uomo di Londra io gli tirerò il collo!-
-Robin!- lo rimbeccò sua madre, turbata. -Non ti ho mai visto perdere le staffe a questo modo. Non sapevo nemmeno che ne fossi capace.-
-Be’, ora lo sai- replicò lui, furibondo. -E se Maria sposerà davvero quel giovane di Londra non tirerò il collo soltanto a lui: tirerò il collo a tutti quanti, poi me ne andrò via dalla valle, andrò a stare al villaggio oltre le colline da dove è venuto mio padre e qui non ci tornerò mai più. Mi avete sentito?-
Maria non replicò in nessun modo: continuò a sorbire il suo tè con aria più contegnosa che mai, e più lo faceva più cresceva la furia di Robin, tanto che i suoi occhi mandavano lampi e i riccioli scuri parevano drizzarglisi da soli sulla testa per la rabbia. A Maria venne in mente che se fosse stata alle sue spalle avrebbe visto il ciuffo sulla nuca frustare l’aria da una parte all’altra come la coda di un gatto.
Finì apposta la sua tazza con lentezza esasperante e solo a quel punto aprì la bocca. -Per quale motivo non ti va a genio che io sposi quel ragazzo di Londra?-
Robin sferrò al tavolo un pugno così forte da far tremare le tazze. -Perché tu devi sposare me- sbraitò. -Mi hai sentito? È me che devi sposare.-
-Robin- intervenne sua madre, -non è davvero questo il modo appropriato per fare una proposta: dovresti inginocchiarti e chiederlo con voce gentile.-
-Come faccio a inginocchiarmi se sono impegnato col mio tè? E dove la trovo la voce gentile se in questo momento mi pare di avere un leone che mi ruggisce nel petto? Ho idea che esploderò se non ruggisco!-
-Puoi anche smettere di farlo- replicò Maria. -Perché ho appena deciso che, per amor di pace e quieto vivere, sposerò te.-
I riccioli sulla testa del ragazzo si afflosciarono subito e il rossore defluì dal suo volto come un’onda di marea.
-Bene.- Alla sua voce si mescolò un lungo sospiro di sollievo. -Allora la cosa è stabilita. Per favore, vorrei qualche altra focaccia, mamma.-
[...]
Eppure Robin pareva ancora un po’ turbato da qualcosa, tanto che alla fine sbottò: -Ma chi è questo londinese che intendevi sposare?-
-Non ho mai avuto la minima intenzione di sposare un giovane di Londra- ammise Maria.
-Ma hai detto…-
-Ho detto un ragazzo che ho conosciuto a Londra. Ovvero tu.-
Gli ultimi residui di gelosia irosa evaporarono dal tutto dal cuore di Robin: il giovane gettò indietro la testa e rise a lungo, ruggendo non più di rabbia ma di gioia, e in quella risata tonante c’era qualcosa che a Maria ricordò d’improvviso Sir Benjamin.
-Ora ascoltatemi, ragazzi.- Loveday si era alzata e li stava fissando con improvvisa serietà.
-Adesso state ridendo, ma poco fa tu Robin, eri furioso e tu, Maria, facevi del tuo meglio per farlo arrabbiare ancora di più. Avrebbe potuto trasformarsi in un tremendo litigio, e voi non dovreste mai litigare: se lo farete, spezzerete non soltanto la vostra felicità, ma quella dell’intera valle.-
[...]
Tacque, osservando Robin che nutriva il micino e ricordando come tutte le Principesse della Luna fossero destinate a litigare con l’uomo che amavano e ad andarsene da Moonacre; e intanto pensava che non avrebbe mai voluto andarsene di sua volontà, ma che poco prima lei e Robin erano davvero arrivati vicini a una seria rottura; e che lei stessa aveva detto al Vecchio Parroco che forse, se Colle Paradiso fosse stata restituita a Dio, quei litigi sarebbero finiti per sempre.
[...]
-Ottimo- disse lui, allegro. -La prossima volta che indosserai quel vestito- le gridò dietro mentre saliva le scale verso la stanza di Loveday, -sarà per sposare me.-
-Così sarà- rispose lei, e rise. Sì, sarebbe stato divertente sposare Robin.

 

La ragazza non lo incontrò mai sulla collina: sentiva la sua mancanza, ma era certa che fosse impegnato in qualcosa di necessario altrove, e che se avesse avuto pazienza lo avrebbe rivisto presto.
[...]
Un allegro venticello di primavera che faceva fremere i boccioli del melo portò a Maria un refolo di musica proveniente dall’altro capo del frutteto: lo seguì e trovò Robin che sedeva con la schiena appoggiata al più grande e più bello tra gli alberi in fiore, intento a suonare il flauto.
[...]
-Robin, tu sei un incantatore, come Orfeo- dichiarò Maria. -Gli animali seguirebbero la tua musica ovunque.-
-Sì, lo farebbero.- La guardò dal basso e le sorrise. [...]
 
 
 
-Grazie, Robin- disse Maria. -Non sei offeso perché ho concluso la faccenda senza di te?-
-Nemmeno per sogno- fu l’allegra risposta. -Ma dovrai raccontarmi ogni cosa.-
-Lo farò mentre ci prepariamo per il tè. Ti racconterò sempre ogni cosa, Robin, per il resto della mia vita.-
-E io farò lo stesso con te, anche perché se non lo facessi tu te ne usciresti con talmente tante domande che non varrebbe più nemmeno la pena di vivere.-
[...]
-E ora, Miss Heliotrope- annunciò spalancando la porta a rivelare Robin in mezzo alla stanza, che s’inchinò col cappello in mano, -questo è Robin. Lo conosco da quasi tutta la vita e in futuro lo sposerò, così non ci sarà davvero un momento in cui non lo avrò conosciuto. Gli voglio molto bene, così come ne voglio a voi, perciò voi due dovete volervi bene a vicenda.-
-Oh santo cielo!- Miss Heliotrope fissò attonita il ragazzo al di sopra degli occhiali. -Santo cielo, che ragazzo strano e colorato!-
-Non è forse come ve l’ho sempre descritto quando eravamo a Londra?- chiese Maria.
-Sì, lo è. Solo più grande.-
-Mia signora, sono cresciuto da allora- rispose lui inchinandosi nuovamente con grande cortesia, col cappello piumato nella mano destra e la sinistra premuta sul cuore nel gesto galante che era di moda quando Miss Heliotrope era giovane. E fu subito chiaro che, non appena ripresasi dalla meraviglia, la signorina aveva già iniziato a provare simpatia per lui.
-Oh santo cielo! - ripeté di nuovo, ma stavolta in tono molto cordiale.
Robin le si avvicinò e le baciò la mano. -Servo vostro, signora, fino al termine della mia vita.-
Al che il cuore di Miss Heliotrope si sciolse del tutto e lei si chinò a baciarlo. -Sei un caro ragazzo. Se tu sia o no la persona che Maria aveva immaginato a Londra… be’, non saprei dirlo. Ma sei un caro ragazzo, e se sarai buono con Maria non avrai amica più fedele di Jane Heliotrope.-
[...]
Ed erano davvero un grazioso spettacolo da guardare*: venivano avanti attraverso il roseto mano nella mano, coi loro abiti fioriti, il sole che accendeva d’oro e d’argento i loro capelli dorati e una nube di uccellini che li accompagnava col frullio delle ali variopinte e una cascata di cinguettii nel cielo azzurro, tanto che l’uomo e il ragazzo** in piedi alla finestra smisero di parlare di pecore e rimasero a guardarle senza fiato.
*Maria e Loveday
** Sir Benjamin e Robin
[...]
-Tutto come previsto! - gridò a Robin, che arrivava a sua volta di corsa nel salotto. -Il primo lavoro è fatto. Ti dispiace se Sir Benjamin sposa tua madre?-
-Faccia pure! Che vuoi che m’importi di chi sposa chi, se tu sposi me?-
Scoppiò in una risata improvvisa e tonante così simile a quella di Sir Benjamin, e gettò le braccia al collo della ragazza e la strinse in un abbraccio da orso che le tolse il fiato, [...].
[...]
Così Maria e Robin si fecero sulla soglia mano nella mano, come un principe e una principessa, e gridarono: -Benvenuti!-

 
 

Maria e Robin si sposarono soltanto la primavera successiva, perché i rispettivi tutori giudicarono che avessero bisogno di un altro anno per imparare a controllare meglio il loro focoso carattere Merryweather, prima di poter vivere felicemente insieme.
Ma quella primavera, in una gloriosa tiepida mattina d’aprile, il matrimonio ebbe luogo e non fu affatto discreto, bensì fu la cerimonia più chiassosa, felice e bella che si fosse mai tenuta nella vecchia chiesa di Silverydew. Maria indossò l’abito di Loveday, con una ghirlanda di primule sul capo e un grande bouquet di primule legate da un nastro d’oro e argento; Robin indossò una giacca nuova di zecca, d’un brillante verde smeraldo, con primule all’occhiello, e aveva in mano un cappello verde ornato da una coccarda di nastri d’oro, d’argento e da piume di gallo [...].
 
[…]
Fecero il tragitto dalla tenuta alla chiesa non in calesse ma in groppa a Wrolf e Pervinca, [...].
[…]
La chiesa era meravigliosamente ornata di fiori: primule, giunchiglie, rami fioriti di melo, violette, bucaneve e crochi che quell’anno avevano deciso di sbocciare tutti nello stesso momento, quasi volessero essere presenti alle nozze di Maria.
[…]
Terminata la cerimonia i due ragazzi tornarono a casa in groppa a Wrolf e Pervinca nella vivida luce del giorno, sullo sfondo del verde primaverile del parco, con tutti gli ospiti che cantavano al loro seguito: alla dimora li spettava il rinfresco nuziale preparato da Marmaduke.
Fu una festa così straordinaria, così meravigliosa che lo stesso Marmaduke si sentì incline a considerarla il coronamento della sua insigne carriera di cuoco.
 
 

[…] Moonacre passò in eredità a Maria, che la governò con il marito: lui era l’anima coraggiosa e lei lo spirito puro che figuravano nel motto della casata, e uniti da un unico cuore gioioso e amorevole ereditarono insieme il regno. Non litigarono mai, come avevano fatto in passato le altre coppie di Merryweather, perciò Wrolf non fu mai costretto a lasciarli e rimase con loro per sempre. Ebbero dieci bambini, ed era bellissimo vederli inginocchiati in chiesa assieme ai genitori sui dodici cuscini della panca dei Merryweather, tanto che guardandoli Maria sentiva di non aver più alcun desiderio che non fosse stato soddisfatto… […].
 
Fine.
  
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