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Autore: sakuraenn    05/05/2021    0 recensioni
Questa è la mia prima Fan Fiction e gli ci sono molto affezzionata ^^. Sono lentissima nella sua scrittura perchè voglio che gli eventi siano ben bilanciati anche se non sempre mi riesce. Ho scritto all'inizio capitolo una breve introduzione che ritengo necessaria. La storia sarà un seguito ipotetico del manga , sarà una storia con molte sorprese in cui ci sarà da stupirsi o almeno così è stato per le amiche che l'hanno letta. La storia di questa Fan Fiction intreccia molti eventi e ricama una storia complicata in cui un passato remoto si intreccia con eventi presenti e con il carattere dei vari personaggi.
Vi auguro Buona Lettura
Nota importante : Questa fan fiction l'ho pubblicata in diversi forum nell'edizione meno curata (Per questa pubblicazione la sto un po rivedendo e arricchendo di particolari) quindi se la vedete sotto i nick Sakurakid e Sakura sono sempre io che la posto ^^ scusate se mi sono dimenticata di specificarlo da subito.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 9 UN ASSASSINA E LA SUA VITTIMA
 
Quella mattina si svegliò sentendosi diversa. Si alzò carezzando il volto di Tart che dormiva coi capelli sciolti totalmente arruffati.
Lo osservò aprire gli occhi e lo baciò sulla fronte alzandosi, sentendo il suo sguardo addosso.
Si preparò e si diresse a scuola come ogni mattina; Tart rimase a letto invece a occhi sgranati rimuginando su quanto successo quella notte.
Capiva di essersi comportato da completo stupido ma gli sembrava irreale che i sentimenti che per tanto tempo aveva accresciuto dentro di se fossero corrisposti. Pudding era una persona incredibile, dopo quella notte la stimava ancora di più, lui invece era solo uno smidollato!
Provò un amarezza infinita, ma non riuscì a piangere sentiva il petto gonfio e il desiderio di cambiare migliorare per essere all’altezza di lei.
<<  Da oggi in poi ti proteggerò io. Non mi lascerò andare mai più. >>
Il pensiero gli salì alla mente irruente, assieme a un lieve senso di disprezzo verso se stesso, chiuse gli occhi ricacciandolo indietro e concentrandosi solo sul pensiero del “come posso migliorare?”
Altrove Tasuku si svegliò urlando malido di sudore. Si portò una mano al volto ansimando, odiava sognare i suoi ultimi attimi della precedente vita perché si rendeva conto di quanto fossero stati cruenti. A volte gli parevano solo un film horror ma sapeva fin troppo bene quanto erano stati reali.
Gli ci vollero alcuni minuti poi sospirò teletrasportandosi in camera di Berry. Dormiva ancora; i lineamenti del viso distesi la rendevano più carina di quanto già non fosse.
<< Io proteggerò il tuo sorriso per sempre…..Meridia.. >>
Si teletrasportò di nuovo nella sua stanza  alzando gli occhi al soffitto e lasciando che i raggi di luce che filtravano dalla finestra lo illuminassero.
In camera sua Berry aprì lentamente gli occhi, le era parso di sentire una voce.. Meridia… dove aveva sentito quella parola? La ricordava distintamente ma non ricordava dove l’aveva già sentita.
Si grattò il capo sbadigliando, magari era stato solo un sogno eppure.. qualcosa le diceva che non era così; che era qualcosa di cui doveva ricordarsi per un motivo importante.
Accantonò il pensiero con uno sbuffo e la troppa immaginazione, si lavò, vesti e attese.
Questa volta sarebbe riuscita a  sfuggirgli e batterlo sul tempo! Se lo disse convinta facendosi un gesto di coraggio ma una presa ferrea alla vita e un buongiorno sussurrato alle orecchie la fecero sussultare.
<<  Dalla porta non valeee!! Oh insomma Tasuku non cambierai mai!  >>
<< Eh eh abbracciata anche oggi!  >>
Scoppiarono a ridere insieme e scesero di sotto; Berry andò avanti e Tasuku la seguì a ruota fissandola con serietà ma appena la vide voltarsi riprese il suo solito sorriso allegro.
Si salutarono per strada e ognuno si recò alla propria scuola come ogni mattina, Tasuku si voltò a guardarla per un ultima volta poi gettò una mezza occhiata alla figura che li spiava  dall’alto e continuò a camminare facendo finta di nulla.
Masaya fissava Berry incerto se ridere o meno, tutto si era aspettato cercando i suoi vecchi servitori ma non quello, rappresentava un problema a pensarci bene ma forse poteva anche rivelarsi un vantaggio, doveva risvegliarla e farla prendere coscienza di se, soggiogarla come in passato prima che si creassero grosse complicazioni.
Il ragazzino al limite poteva eliminarlo  Tasuku pareva essere un normale umano anche se il suo volto gli ricordava terribilmente quell’uomo…  Non aveva mai fatto caso alla sua somiglianza con quell’odiato avversario prima del suo completo risveglio ma non poteva essere lui. Aldenath Ardesill era definitivamente scomparso, il suo spirito doveva essere stato annientato assieme al suo corpo; se i suoi ordini erano stati eseguiti alla lettera nel passato ovviamente ed era sicuro che fosse stato così; la somiglianza doveva essere casuale.
Se quell’uomo fosse esistito ancora e si fosse messo dalla parte di Rago allora i suoi programmi avrebbero subito seri intoppi e lui non poteva permetterselo.
Quella constatazione gli rovinò il buon umore, imprecò e seguì la ragazza fino alla sua scuola, non si rese minimamente conto della presenza che da più in basso osservava ogni suo movimento.
 Aspettò che la mattina passasse osservando il suo comportamento, le chiacchierate con le amiche e i suoi modi di fare convincendosi sempre di più che Berry non era altro che la reincarnazione della sua “serva” Meridia.
Scoppiò in una risata ilare, la nuova leader delle  sue nemiche non era altro che la sua assassina più fidata.
Doveva giocarsi bene le sue carte. Riportare Meridia dalla sua parte era basilare per spezzare definitivamente la resistenza di Rago e riprendersi Aijissa.
Si teletrasportò nelle vicinanze dell’edifico a riflettere sul da farsi e preparare una strategia, continuò ad osservarla e al momento della fine delle lezioni  mentre salutava le amiche con fare sereno, notò che si guardava attorno come attendendo qualcuno, probabilmente Tasuku.
Rimase parecchi minuti ad attendere  al cancello d’ingresso osservando le altre allieve della scuola uscire.
Masaya sbuffò augurandosi che non arrivasse; poi notò che le arrivava una chiamata e la sua espressione si fece triste, prese a camminare sola per la strada; sgranò gli occhi per la sorpresa , la sua fortuna era proverbiale, era l’occasione giusta!
Le mandò un richiamo mentale mostrandole l’immagine di un campo da calcio poco distante , stuzzicandola con qualche minaccia velata alle sue amiche, al suo ragazzo e alla sua famiglia.
La osservò sbiancare in volto girarsi attorno smarrita e poi correre come furia verso il luogo dell’appuntamento; ci si teletrasportò scendendo a terra mentre lei arrivava correndo e alzando la sabbia del campo. 
Si fissarono alcuni secondi poi lei assunse un espressione adirata.
<<  Masaya Aoyama!   Come hai osato tentare di uccidere Ichigo!  >>
<<  Io non ho tentato di ucciderla marionetta, mi sono esclusivamente divertito con lei qualche  minuto. >>
<<  Marionetta? >>
Alla sua espressione stupita si trasformò assumendo l’aspetto di Deep Blue.
<<  Mi riconosci ora  Marionetta? >>
Il volto affilato, i lunghi capelli castani, quegli occhi color del ghiaccio..  Un brivido freddo le percorse tutto il corpo vedendo quella figura, un terrore inimmaginabile si impossessò di lei dandole la certezza di averla già incontrata quella persona ; la conosceva ne era sicura!
Berry indietreggiò tentando di scappare ma un fulmine la scaraventò a terra, deglutì rialzandosi e tentando di trasformarsi ma una seconda scarica elettrica la  appiattì a terra facendole provare un dolore fortissimo.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, cercò di rialzarsi ma non ce la fece, un sassolino volò in aria colpendo Blue in volto.
<<  Ho fatto bene a non fidarmi  e seguirti a quanto pare.  >>
Si voltarono entrambi ad osservare, Tasuku si avvicinava tranquillamente a loro; la sua espressione era seria e gli occhi solitamente  gioviali avevano un espressione fredda e decisa.
Berry sentì una paura folle attanagliarla <<  Scappa! Non avvicinarti! >>
Lo urlò a squarcia gola mentre  Blue un attimo prima sorpreso dalla vista del nuovo venuto scoppiò a ridere divertito, scosse il capo e si rivolse di nuovo  verso di lei le si avventò contro con nuove scariche; in preda alla paura Berry si rannicchiò su se stessa tentando di resistere ma si accorse che il colpo non arrivava.
<<  Ho detto Basta. Blue!  >>
Berry lo fissò esterefatta. I capelli di Tasuku erano Blu e davanti a lui si ergeva uno scudo di energia; volse lo sguardo verso Deep Blue notando che la sua espressione si trasformava in una maschera d’ira.
<<  Aldenath Ardesill!!!! Cosa ci fai tu in vita?? Quella stupida marionetta ha fallito a quanto pare. >>
La guardò con odio e Berry provò un terrore che la paralizzò completamente, guardò Tasuku che invece sciolse lo scudo emettendo un versaccio.
<<  Ti sbagli; la tua assassina ha svolto ottimamente il suo lavoro..  >>
<<  Allora com’è possibile che tu sia ancora qui dopo che le  ho ordinato di annientare anche la tua anima? >>
<<  Credi che sia facile scorgere un anima? Ammetto che aveva il potere di vedere  gli spiriti ma essendo quella che era le era praticamente impossibile distinguere. Hai fallito e questo è quanto.  >>
<<  Non venire a farmi la predica Schiavo!  >>
<< Puoi insultarmi quanto ti pare la cosa non mi tocca minimamente. >>
<< Sta zitto! >>
Il fulmine volò rapido e altrettanto rapidamente si erse lo scudo; Blue lanciava fulmini con una foga pazzesca e  Tasuku teso per lo sforzo teneva alto lo scudo per difendesi e difenderla.
Cadde in ginocchio quando Blue fermò l’attacco ansante, altrettanto ansante Tasuku lo fissava cupo.
<<  Che tu sia  dannato Ardesill si può sapere perché la stai difendendo?  >>
<<  Semplicemente perché ho un debito con questa donna e una promessa.  >>
<<  Debito? Promessa? Cosa vuoi dire Tasuku? Quei capelli perché.. >>
Tasuku si voltò verso di lei dando la schiena a Blue, le chiuse la bocca con un dito sorridendole..  << Non preoccuparti di niente ..io proteggerò il tuo sorriso. Tu pensa solo a vivere appieno la tua vita.>>
Il colpo arrivò con una forza inaudita e lo scudo venne eretto all’ultimo secondo; si susseguirono altri colpi e altri ancora, Tasuku resisteva senza riuscire a muoversi, sussultava ad ogni colpo;  Berry leggeva la tensione sul suo volto e l’evidente sofferenza sotto al suo sorriso  e alle sue rassicurazioni.
<< Tasuku smettila va via da qui.. >>
<<  Non ti lascio sola. Andrà tutto bene vedrai. Si stancherà presto  >>
<<  Non è solo quello il problema, i tuoi capelli questo potere cosa significano? Devo riuscire a trasformarmi e aiutarti ma qualcosa mi blocca. >>
<<  Va bene così. Tu devi pensare a sorridere Berry sempre, a questo bastardo penso io. Io veglierò sul tuo sorriso sempre. >>
Si alzò a fatica voltandosi verso Blue e scagliandogli contro lo scudo; la figura sparì urlando maledetto.
<<  Mai quanto te Blue. >>
Alzò gli occhi al cielo e si voltò sorridendo, i suoi capelli tornarono neri in un attimo sospirò inginocchiandosi a terra e carezzandole il volto, abbracciandola e dicendole che era tutto finito, mentre parlava si accasciò al suolo privo di conoscenza.
Berry lanciò un urlo richiamandolo, scuotendolo ma senza ottenere risposta, con le lacrime che le salivano agli occhi prese il cellulare componendo il numero di Ryo, raccontandogli brevemente dell’attacco e di avere bisogno di aiuto.
I ragazzi arrivarono in auto, scesero di corsa e Pie controllò lo stato di salute di Tasuku con una prontezza degna di un medico.
<<  E sovraffaticato ha bisogno di riposo  >>
<<  Guarirà vero? >>
<<  Tranquilla Berry un buon sonno e si rimetterà, smettila di  piangere  >>
<< Grazie Pie! Io non capisco come ha questo potere, da quanto? Perché non mi ha detto nulla? Per quale motivo Masaya mi ha attaccata.. Devo dire anche a Ichigo quello che mi ha detto..  >>
<< Chiediglielo quando si sveglia, per Ichigo forse è meglio non mominarlo Masaya ma se pensi sia importante allora diglielo, andiamo a casa ora. Arrivati mi farai un rapporto su questa storia. >>
<< Va bene Ryo >>
Presero Tasuku e salirono tutti in macchina portandolo al caffè; ci fu un po’ di trambusto ma lo sistemarono  in una delle stanze, Berry raccontò nuovamente gli eventi, tutti l’ascoltarono in religioso silenzio ma mentre narrava il volto di Ryo si fece scuro, la congedò uscendo poi dal locale.
Keichiro lo seguì preoccupato notando che dava un pugno al muro imprecando e arruffandosi i capelli.
Nel frattempo Berry era salita nella stanza in cui Tasuku era stato portato, l’ambiente era quasi spoglio se si escludeva il letto, il ragazzo sudava copiosamente agitandosi nel sonno;
si sedette ad una sedia stringendogli la mano; la confusione che aveva in testa non le dava tregua, Tasuku era un ragazzo normale come poteva cambiare colore di capelli in quel modo? E quel potere spaventoso? E perché Masaya l’aveva attaccata chiamandola marionetta e poi assassina mentre si batteva con Tasuku? Ma soprattutto cos’era quel suo aspetto alternativo? Era la prima volta che lo vedeva ma l’aveva terrorizzata, non aveva  mai provato una paura simile in vita sua e quel nome? E infine  Perché l’aveva chiamato con un nome differente dal suo? Che nome aveva usato? <<. ... Aldenath Ardesill… >>
Pronunciò il nome a mezze parole sentendo di conoscerlo ma senza sapersi spiegare il motivo.
Iniziò a singhiozzare tanta era la confusione che aveva in testa, strinse maggiormente la mano del ragazzo poggiandola sulla fronte, chiudendo gli occhi e pregando che si rimettesse…. Sentì un grande calore avvolgerla e trascinarla in basso, per un momento le mancò l’aria ma si sentiva tranquilla; riaprì gli occhi e si trovò a fissare un ragazzo dai capelli blu  e dalle orecchie appuntite come quelle di Quiche e compagni, le sorrideva fissandola con interesse.
<<  Quindi sarebbe questo il cucciolo trovato  a bussare alla nostra porta? >>
<< Si sommo lord. >>
“Cucciolo? Non sono un cucciolo” Alzò le mani trovandosi delle catene ai polsi.. “che significa? Perché sono qui?”
I pensieri l’avvolsero e si guardò attorno smarrita, era in un ampia stanza, ben arredata ma un po’ disordinata, osservò la finestra notando che dava su un parco,aveva una strana sensazione, sapeva perché era li ma  al momento le sfuggiva..
<<  Come ti chiami? >>
Il ragazzo si avvicinò a pochi cm da lei e la osservò ancora con i suoi occhi scuri e profondi…
<< Allora? >>
<<. Meridia.. >>
“Perché ho detto Meridia..io non mi chiamo meridia o forse si? Non ci capisco più niente ero con tasuku un attimo fa che sia il suo sogno questo.. ma chi è tasuku? io sono qui per un motivo, un motivo preciso.”
I pensieri la invasero assieme ad una grande confusione, chiuse la mente a tutte quelle congetture e improvvisamente si sentì lucida e capì dove si trovava.
 Era  nel tempio della casta dei pensatori e quello che le  aveva chiesto il nome era il loro  sommo sacerdote. Lui le aveva detto che avevano più o meno la stessa età ma aveva trovato difficile crederci fino ad ora.
“La missione! Doveva eseguire gli ordini altrimenti… Le aveva detto distruggilo cancella anche la sua anima, non voglio che riappaia mai più davanti  alla mia vista!
Ma come si trovava un anima? E come si distruggeva?Il padrone non glielo aveva spiegato…. Doveva scoprirlo!”
Lo guardò a lungo pensando a come muoversi notò di  essere ricambiata poi lui si allontanò con un espressione meditabonda.
<<  Taban toglile quelle catene, falla lavare e vestila in maniera decente poi riconducila qui. Ho intenzione di  prendere questa “bestiolina” come cameriera. >>
<<  Ma signore potrebbe essere una spia! E anche gli altri…Deep Blue sta conquistando ormai l’intero pianeta. Non possiamo permetterci potenziali nemici all’interno delle mura. >>
<< Non ha importanza! Se sono nemici lo vedremo a tempo debito. Questo tempio non ha mai negato soccorso ai bisognosi e io non sarò il primo a violare questo sacro precetto.
Fate sentire i nostri ospiti a casa loro. A quell’uomo penseremo in seguito quando attaccherà questo luogo. >>
La guardò distrattamente, dirigendosi verso la finestra; mentre veniva condotta via si voltò ad osservarlo nuovamente, il suo sguardo sembrava vacuo..
Fu condotta in una fucina e le catene furono tagliate, sentì un emozione  fortissima quando riuscì a muoversi liberamente, girò su se stessa e mosse le mani godendo di quella sensazione di leggerezza, Taban poi la condusse ad un immensa vasca le diede delle erbe saponifere e  una tunica pulita ordinandole in maniera brusca di lavarsi.
Chiuse la porta con violenza lasciandola sola; si guardò attorno l’ambiente era grande e davanti a lei si ergeva un enorme vasca da cui si levala del delicato vapore.
Si avvicinò al bordo constatando il suo aspetto, poi si insaponò con le erbe godendo del loro profumo, tentennante si avvicinò all’acqua e vi si immerse sentendo un benessere  mai provato nella sua vita; fissò i segni rossi lasciati dalle catene ai suoi polsi, padron Blue gliele toglieva solo quando doveva svolgere una missione e questa volta per dare credibilità alla messa in scena non lo aveva fatto; invece quel ragazzo si era fidato  e semplicemente senza un motivo valido gliele aveva fatte togliere… era strano!
Scosse la testa cancellando i pensieri e fissando la sua esile immagine nell’acqua, aveva i capelli arruffati ed era pure smagrita dall’ultima volta, il padrone non era stato tenero in quei periodi, era irritato e indaffarato e i suoi servigi non gli erano sembrati adeguati.       Questa volta però sarebbe stato soddisfatto e l’avrebbe premiata magari con del pane fresco, all’idea le venne l’acquolina in bocca e sentì lo stomaco brontolare.
Chiuse la mente anche a questo pensiero dando la precedenza alla missione e allo studio del perimetro.
Uscì dall’acqua vestendosi con la tunica che le era stata data; era pulita e profumava di fiori di lillà, l’annusò con piacere sentendo la tensione e guardandosi attorno; sentiva di infrangere le regole comportandosi così ma quell’aroma l’attraeva.
Uscì dalla stanza trovando Taban ad attenderla, lui la guardò sbuffando << Muoviti!>>
Lo seguì ripercorrendo il lungo corridoio fino a fermarsi di nuovo davanti alla stanza dove aveva visto  quel ragazzo.
Fu fatta entrare e lo trovò in piedi a torso nudo intento a bere del vino, fissava a tratti l’esterno mentre annuiva ad un uomo evidentemente più anziano di lui che gli esponeva alcuni fatti. Ascoltava silenzioso con espressione cupa poi notandola gli fece un gesto con la mano invitando l’anziano ad andarsene, bevve il restante vino della coppa tutto d’un fiato sbattendo poi il calice sul davanzale; si avvicinò a loro afferrandole il volto e guardandola negli occhi infine fece un ampio sorriso:
<<  Eh si pulita sei molto più carina! Siediti a tavola tra un po’ serviranno la cena >>
Obbedì continuando ad osservalo; notò che metteva la mano sulla spalla di Taban sussurrandogli all’orecchio << Metti  guardie ai cancelli, chiudete  e sprangate le porte. Anche l’ultima città libera è caduta.>>
Abbassò lo sguardo “saper leggere le labbra a volte tornava comodo” il pensiero le diede una certa soddisfazione, il padrone sarebbe stato contento di quella capacità, così smetteva di essere inutile.
Osservò Taban andare via  d’urgenza e il ragazzo che tornava e le si sedeva di fronte.
<<  Allora.. non ci siamo presentati. Io sono Aldenath Ardesill  e qui diciamo che sono il gran capo.
Hai detto di chiamarti Meridia vero? Ti piace lo stufato? Oggi  per pranzo c’è quello ma credo che sarà l’ultimo con la carne dentro. La guerra si sta facendo seria. >>
Sgranò gli occhi sorpresa..” Stufato? Carne? Pane? “… Rimase alcuni attimi imbambolata al pensiero di quelle leccornie, soffocò un rigurgito dello stomaco e annuì.
Lui fece un espressione scontenta
<<  Non sai parlare? >>
<< Io non sono abituata ..signore..Posso veramente? >>
<< Signore? Non farlo mai più! Non darmi del signore! Io sono Aldenath e basta! Certo che puoi pranzare che razza di discorsi sono. Il tuo precedente proprietario non ti dava da mangiare? >>
<< Non sempre…..>>
Abbassò lo sguardo imbarazzata, Padron Blue le dava avanzi in genere tranne quando la premiava e doveva essergli grata per la sua generosità, visto che le aveva risparmiato la vita.
Quando notò di essere osservata deglutì, quello sguardo le dava una strana sensazione, riabbassò gli occhi intimidita, lui sospirò scuotendo il capo.
<< Pessima persona il tuo ex padrone… capisco che a te possa far strano sentire queste parole ma, un uomo che schiavizza un altro uomo è solo un barbaro. >>
<< Che ne sai tu? Sei ricco.  >>
Si stupì di aver alzato al voce in quel modo senza contenersi e tremò al pensiero della punizione ma lui rimase tranquillo distogliendo lo sguardo come sovrappensiero.
<<  Lo so.. Perché anche io sono stato uno schiavo. >>
Lo guardò allibita ma lui nemmeno ci fece caso continuò come parlando tra se e se.
<< Se non fosse stato per il mio potere a quest’ora sarei ancora in catene proprio come lo sei stata tu fino a qualche attimo fa; ma qui non devi temere, sei libera. >>
Tornò a guardarla con un sorriso amaro e si riavvicinò toccandole una ciocca di capelli.
<< Detto questo principessa non aspettarti una bella vita, le mie torture possono essere tremende. >>
<<  Che intendete? >>
Sentì un brivido di paura ma lui si allontanò non un sorriso furbo
<<  Chissà! Potresti ritrovarti a mangiare torte fino a scoppiare oppure potrei costringerti a ballare in piena notte invece di dormire.. Tutto è possibile! >>
<<  Dite cose insensate! >>
<<  Hai ragione! Intanto sappi che dovrai dormire sul letto! Tanto è inutilizzato. Io dormo sul divano, quello è troppo morbido per me. >>
Indicò il letto con fare annoiato e osservò con maggior interesse l’adepto entrato nella stanza in quel momento intento nella riverenza, portava le vivande per la tavola.
In breve fu apparecchiato per due e le cibarie furono adagiate sulla tovaglia, l’uomo si inchinò di nuovo  allontanandosi e chiudendosi la porta alle spalle.
 Aldenath osservò Meridia e la sua espressione stupita, non sapeva dove dirigere lo sguardo; si sedette tremante continuando a guardare i piatti e gettare occhiate di soppiatto alla porta.
Per un attimo sorrise pensando che sembrava proprio un cucciolo smarrito poi però si fece cupo riflettendo su quel che aveva letto nella sua mente al loro incontro avvenuto pochi attimi prima..Ma forse sarebbe riuscito a cambiare le carte in tavola e dare scacco matto a  quell’arrogante borioso distruttore.
Chiuse per un attimo gli occhi distogliendo la mente dai pensieri e sorrise alla sua invitata.
<<  Che dici cominciamo? >>
Lei lo guardò speranzosa <<  Posso veramente si.. Aldenath? >>
<<  Naturalmente! Mangia a sazietà finchè vuoi. >>
Fu una cena serena; vederla mangiare era uno spettacolo che dava soddisfazione a volte non riusciva nemmeno a rispondere alle sue domande, talmente era impegnata a masticare e gustarsi le pietanze; appena ebbe terminato si stiracchiò guardando il soffitto poi lo osservò
<<  Tu sei strano. Togli catene ad una schiava e le dai un pasto. >>
Scoppiò a ridere sentendola, si alzò da tavola voltandole le spalle e dirigendosi alla libreria, prese un volume sedendosi sul divano e la guardò   di nuovo.
<<  Forse hai ragione, ma la prima legge di questo tempio è l’ospitalità e l’aiuto ai bisognosi, questo precetto mi ha salvato quindi intendo onorarlo e rispettarlo. >>
Poggiò il libro sul tavolo alzandosi
<<  Seguimi Meridia >>
La condusse per i corridoi e rampe di scale fino alla terrazza della torre nord; qui le indicò il paesaggio.
<<  Non lo trovi meraviglioso? Da qui si gode il panorama di tutta la città.
Osserva i canali circolari che forniscono acqua a tutto l’abitato e i canali interni che permettono all’acqua dolce di raggiungere i pozzi e le strutture adibite ai bagni. La nostra città Atlantia è autosufficiente ed ha una struttura organizzata per  ogni evenienza o condizione, tuttavia anche in questa città esistono persone che necessitano di consulto, sostegno e aiuto, chi è membro della casta dei pensatori ha il dovere di portare consulto e stabilità. Proprio per questo fino ad ora abbiamo dato consulto al nostro defunto imperatore.. per il bene della gente.
Ora che l’imperatore  e la sua discendenza sono morti, il nostro compito primario è sostenere le persone, quindi anche gli schiavi.
Ora tu ti trovi qui e stai vedendo tutto questo senza catene ai polsi appunto perché il nostro compito  ci impone di aiutare per quanto possibile gli altri, non classificarlo più come una stranezza ma come qualcosa che va fatto per giustizia e conoscenza. >>
La osservò a lungo con sguardo serio, senza dire una parola, poi si allontanò riscendendo la rampa di scale.
Meridia lo guardò, poi guardò per un ultima volta il panorama, padron Blue non le aveva mai rivolto parole simili, si sentiva perplessa ma ragionandoci trovò che le parole di Aldenath erano davvero belle.
Si affrettò a seguirlo, tornarono di nuovo nell’ampia stanza e come se niente fosse lui si mise a leggere addormentandosi poco dopo sul divano, l’aria di fece improvvisamente strana,  lo osservò indecisa su come comportarsi, era presto per decidere come agire, non poteva nemmeno comunicare col padrone…
Si sedette sul letto osservandolo, aveva un viso gentile  ma a momenti aveva espressioni che la lasciavano disorientata.. non sapeva nemmeno dove risiedeva la sua anima.. era veramente presto per compiere la missione inoltre si sentiva curiosa non aveva mai conosciuto persone  che si comportavano come lui, il padrone e gli invitati del padrone discutevano di cose come potere, dominazione, facevano guerre ed erano potenti, questo ragazzo invece diceva cose diverse.
Si rannicchiò su se stessa continuando a guardarlo, quel letto era davvero molto più morbido della stuoia dove dormiva di solito, senza rendersene conto sprofondò nel mondo dei sogni svegliandosi alle prime luci dell’alba.
Si guardò attorno disorientata, poi notò che Aldenath era seduto alla scrivania e controllava numerosi documenti, parlando con una decina di uomini, molti dei quali armati.
Il suo sguardo era freddo quasi glaciale batteva il pugno sul tavolo mantenendo un tono fermo e autoritario.
Rimase immobile ad osservare, l’istinto le diceva che era meglio fare finta di dormire.. una mezz’ora dopo gli uomini uscirono brontolando, lui si alzò dal tavolo fissando l’esterno con un espressione terribile poi sospirò  tornando alla sua normale espressione, si voltò sorridendo.
<<  Lo so che sei sveglia cucciolo, non hai bisogno di fingere , ti ho notato prima.  >>
Si mise seduta fissandolo ad occhi sgranati notando che sorrideva  ancora più accentuatamente,”come l’aveva capito? Non si era mossa, aveva esclusivamente aperto gli  occhi.
Che fosse il potere pericoloso di cui il padrone le aveva accennato?
Quindi capiva se gli altri erano svegli e fingevano?”
I pensieri si susseguivano lasciandola smarrita, notò a mala pena il suo avvicinarsi.
Si ritrovò a fissare il suo sorriso sornione
<<  Mi senti? Cucciolo? >>
<< Io. Non volevo… >>
<< Buongiorno! >>
<< Non siete arrabbiato? >>
<< E per cosa? Perché hai udito i brontolii di quattro vecchietti? >>
Le diede un buffetto sulla fronte allontanandosi ridendo, afferrò un libro si tolse la casacca e si mise  comodamente sul divano a leggere.
Lo osservò a lungo, sembrava totalmente preso..  si osservò intorno poi sospirò
<<  Senti ma è divertente? >>
<< Cosa leggere? >>
Annuì, vedendolo riflettere un momento e sorriderle
<<  Per me si! Vuoi provare? >>
<<  Non so farlo.. >>
<< E dov’è il problema? Ti insegno io!  >>
Lo fissò allibita,  si guardò attorno deglutendo e abbassò lo sguardo.  Il padrone aveva detto eliminalo il prima possibile, ma non le aveva mai insegnato a leggere, si sarebbe arrabbiato se imparava?
Però poteva anche evitare di dirglielo, l’avrebbe tenuto segreto.
Rialzò gli occhi con un largo sorriso annuendo. Aldenath sorrise a sua volta invitandola ad avvicinarsi.
Da quel momento i giorni trascorsero veloci e sereni. Una settimana parve volare e anche una seconda.
All’esterno tuttavia la situazione si era fatta critica, sempre più spesso le lezioni venivano interrotte da questioni urgenti di cui discutere.
Quella mattina le voci sembravano piuttosto agitate, confabulavano , gesticolavano si agitavano.
<<  Silenzio!! >>
La voce di Aldenath si stagliò sulle loro, li osservò serio concedendosi alcuni secondi di riflessione.
<< Come ben sappiano al situazione è seria. Viviamo barricati da ormai un mese, la gente bussa alla nostra porta ma non possiamo fare entrare nessuno, la nostra sicurezza è in pericolo ma anche la gente lo è. Tra poco si avvicinerà l’inverno il clima si sta facendo più rigido, le nostre scorte ormai sono al limite e siamo costretti a razionarle, tuttavia le coperte non ci mancano e nemmeno legna e medicinali.
Se non possiamo aprire le porte daremo loro coperte e medicinali dalle mura! E se sono nemici ammazzateli e basta. >>
Fece un ampio gesto con la mano a sancire che la discussione era chiusa. Gli uomini se ne andarono pensierosi; li osservò cupo quando la porta si chiuse si voltò notando che Meridia l’osservava.
<<  Perché dai oggetti all’esterno? Potresti tenerli per te.. >>
<<  Perché ho un anima! >>
Si indicò il cuore sorridendo, notando che lei lo fissava s’incupì, nella mente avvertì un pensiero..
“Li c’è il cuore.. L’anima quindi risiede nel cuore? Devo togliergli il cuore per distruggere l’anima? “
Un amarezza profonda lo invase, si voltò evitando di guardarla, ancora pensava agli ordini ricevuti?
Osservò l’esterno con il panorama di alberi e orti interni cercando di vincere la malinconia.
Aveva sperato di averle fatto capire l’importanza della libertà e che gli ordini ricevuti non erano giusti ma per ora a quanto sembra parevano non esserci progressi.
Tuttavia voleva continuare a tentare, lo doveva a lei se riusciva ancora a essere lucido era il minimo che poteva fare.
Si voltò deciso sforzandosi di sorridere<<  Riprendiamo le lezioni?  >>
Lei annuì con trasporto; deciso le si  avvicinò riprendendo il suo ruolo di maestro.
Passarono altre settimane, più imparava a leggere e scrivere più meridia divenne allegra e attenta.
Aldenath smise di pensare alle percezioni avute e si concentrò soltanto sui bei momenti passati con lei, si divertiva a insegnarle a vedere i suoi errori e come pensava e rimuginava quando non capiva un concetto.
Lentamente quella ragazzina dai capelli color lilla si accorse che le era sempre più cara, se ne rese conto un pomeriggio quando non potè fare a meno di sentire un emozione profonda guardando il suo sorriso.
La vita si era fatta più dura e il gelo intenso si faceva sentire soprattutto alla notte, quella sera i due ragazzi cenarono con un po’ di minestra calda; non conteneva molto ma aiutava a riempirsi e scaldarsi, mentre mangiavano notarono la prima neve che cadeva; la commentarono allegri poi si coricarono presto per non consumare legna.
La mattina  alle prime luci dell’alba, si udì un bussare intenso alla porta e un urlo “Attacco nemico! Attacco nemico!!!!”
Aldenath balzò in piedi come una molla, vestendosi di corsa e uscendo dalla stanza; meridia si affrettò a seguirlo senza curarsi del  proprio abbigliamento.
Il freddo la travolse quando uscirono sui torrioni, guardò in basso vedendo un numeroso esercito di soldati dalle scintillanti armature color bronzo attaccare e venire respinti.
Il cuore le fece un sobbalzo rammentandole perché era lì. Aldenath fissava lo scontro cupo e sul suo volto si intravvedeva una maschera d’ira.
La guardò alcuni secondi, togliendosi la mantella e mettendogliela sulle spalle.
<<  Torna in stanza >>
Si allontanò dopo averle detto quelle parole, si diresse verso i monaci e iniziò a dare ordini con  una freddezza matematica.
Lo osservò per un po’ poi rientrò in camera sentendo la paura attraversarle tutto  il corpo.
Il padrone stava arrivando e lei non aveva svolto la misisone! Doveva provvedere! Prendergli il cuore, cancellare l’anima!
Ma Aldenath era gentile, le piaceva vederlo sorridere…
Incrociò le mani  senza sapere che fare; passò un tempo infinito e un monaco venne a portarle da mangiare annunciandole che il  sommo Lord non sarebbe stato a farle compagnia quel giorno.
Mangiò da sola non sentendo nemmeno il gusto del pasto tanta era la paura, smise a metà incerta se piangere o meno.. fissò il coltello da  cucina che le avevano portato tremante.
Non poteva disubbidire al padrone.. se disubbidiva lui l’avrebbe punita.. non voleva una punizione ma non voleva nemmeno che Aldenath soffrisse..
Però il padrone l’aveva salvata, le aveva messo le catene dicendole che il suo popolo era stato indegno e cattivo ma che lui aveva visto del buono in lei e che sapeva che avrebbe scelto di seguire la giustizia e che lui era la giustizia.
No! Non poteva disubbidire al padrone poteva solo obbedirgli, lui era la giustizia.
Afferrò il coltello nascondendolo sotto alle coperte del letto, doveva eliminare il nemico del padrone, obbedire agli ordini.
Finì il pasto con la sensazione che fosse disgustoso, poi si sedette immobile; notò a mala pena il monaco che tornava a sparecchiare.
Sentiva un malessere profondo ma non ne capiva il motivo; le veniva da piangere e aveva paura.
 Non si rese conto del passare del tempo fino a che non lo vide ritornare. Aveva un espressione cupa e abbattuta, la guardò a mala pena sforzandosi di sorridere.
<< Ci vanno giù pesanti ma sta tranquilla non entreranno in questo luogo almeno fino a che ci sarò io a difenderlo.
 Puoi dormire sonni tranquilli Meridia >>
Lo osservò togliersi la tonaca e rimanere a torso nudo stiracchiandosi, non riuscì a muovere un dito ne a pensare… Lui non le badò molto per il resto della sera mettendosi alla scrivania  a ragionare con gli altri  sacerdoti sulla strategia di battaglia; si accasciò sul divano a tarda ora, stremato da quella giornata impegnativa.
Si svegliò la mattina seguente pronto a riprendere la lotta; anche per quel giorno non lo vide, quella sera si svegliò a tarda notte vedendolo rientrare aveva una faccia stravolta.
“Perché si ostina così? Se si arrendesse al padrone magari non soffrirebbe si terrebbe anche la sua anima..”
Il pensiero le salì alla mente vivido lo osservò distendersi sul divano e crollare in un sonno profondo.
Lo guardò a lungo poi prese il coltello in mano ma lo ripose quasi subito.
Da quel momento la vita al monastero della casta dei pensatori non fu più gradevole per lei, nei giorni seguenti arrivarono numerose notizie di morti, il primo perimetro venne sfondato ma il secondo distrusse quasi un quarto delle milizie nemiche.
Aldenath  si comportava come un imperioso generale pronto a controbattere ogni offensiva, a rendere pan per focaccia a chi osava minare la conoscenza e il sapere rinchiusi in quel luogo.
La sera tornava stremato ma si sforzava di passare un po’ di tempo insieme ma sembrava non vederla nemmeno.
Sentendo la presenza del padrone avvicinarsi Meridia avvertiva la paura insinuargli in ogni angolo del corpo, si era sforzata di pensare alle alternative ma non c’erano, doveva togliergli il cuore obbedire al padrone.
Decise che era il momento di agire, quella sera aspettò che tornasse e si togliesse la tonaca come sempre, afferrò una statuetta della dea e lo tramortì legandolo in modo che rimasse in ginocchio.
Aldenath si svegliò con un dolore alla tempia, capì al volo si essere legato e fissò meridia che lo guardava con occhi vacui e un coltello in mano.
“ no maledizione”
Fu il suo primo pensiero mentre una tristezza profonda lo invadeva.  Cercò di guardare fuori dalla finestra per capire l’orario ma non riuscì a girarsi con la coda dell’occhio notò un leggero chiarore “ che sia mattina?”
Deglutì focalizzando quel pensiero e  si sforzò di guardarla in faccia
<<  Che intenzioni hai?  >>
<<  Il padrone vuole  che  distrugga la tua anima quindi ti prenderò il cuore.  E li che risiede la tua anima.  >>
<<  Sei davvero sicura di volerlo fare? Non hai ancora capito che qui sei libera! >>
La osservò tentennare; abbassare lo sguardo e il coltello, poi girarsi attorno e rialzarlo.
<<  Io.. debbo obbedire al padrone. >>
<<  Arriveranno altri monaci fra poco, non essere sciocca meridia.  >>
<<  Ho bloccato  la porta. Io devo obbedire, prenderti il cuore. >>
<<  Ma non hai capito che non servirà a niente. Blue non ti darà mai una ricompensa. La sua conquista è pura follia non otterrà quel che vuole veramente >>
<< Tu come fai a conoscere i piani del padrone? Come fai a conoscere il padrone? >>
<<  E il mio potere. Quello di leggere la mente e l’animo. Sapevo le tue intenzioni appena sei arrivata qui >>
<<  Ma allora se sapevi..perché mi hai accolta? >>
<<  Volevo farti capire che non sei sua schiava sei libera! Hai una vita tua e devi viverla. >>
<< Io non posso.. Devo obbedire, il padrone si arrabbia >>
<<  Se mi ucciderai  allora sappi che io ti perseguiterò, tornerò in ogni tua vita e ti costringerò a sorridere  sempre e in qualsiasi momento.  >>
<< Sorridere? Perché vuoi vedermi  sorridere? >>
<<  Perché quelle lacrime non mi piacciono sul tuo viso. >>
<<  La..crime? >>
Si portò una mano agli occhi guardandosi le lacrime, per un momento le tremò la mano, tornò a guardarlo.
<<  Mi spiace  io devo obbedire. Prenderò il tuo cuore. >>
Vide il pugnale arrivare e sentì un dolore  intenso unito a una sensazione di calore che si diffondeva per tutto il suo corpo, per un attimo non riuscì a crederci, la mente gli diceva “non è vero”; non sta accadendo, poi il coltello venne estratto e rimase solo il dolore.
La guardò di nuovo ansimando cercando di focalizzare il pensiero.
<< N..on lo fare Meridia.. tu non sei un assass.i.. >>
Non riuscì a finire la frase, una seconda ondata di dolore lo travolse poi una terza , una quarta, fino a che non ci fu altro che dolore nella sua testa, ad un tratto sentì un crack e fu come se  una scarica di fulmini lo colpisse, non capì più nulla e il buio calò.
Meridia sentì le ossa, le ci volle tutta la sua forza, vide il cuore  e lo tagliò, lo prese notando solo in quel momento quel pezzo di carne pulsante sulle sue mani, il colore rosso, il sangue che la imbrattava e che imbrattava tutto quello che la circondava e poi lui a terra con un espressione paurosa.
I rumori le giunsero indistinti mentre la testa le urlava , si sentiva male , disperata  e non capiva chi era, sapeva solo che aveva distrutto una bella persona..le lacrime iniziarono a sgorgarle  sempre più irruente; guardò il cuore, quel bel cuore che aveva tolto dalla sua sede e un pensiero prese forma nella sua testa “Forse se gli restituisco il cuore tutto torna come prima. La sua anima ritorna.”
Sentì a mala pena le urla, poi un colpo al ventre uno alla schiena, dolorosi.. osservò distrattamente la lancia conficcata nel suo ventre, guardò il corpo martoriato di  Aldenath tendendo la mano col cuore e il pensiero “ te lo restituisco”; poi altri colpi alla schiena, ulra  con parole orribili al suo indirizzo e il buio.
 Berry riaprì gli occhi ansimando sconvolta. Si guardò attorno disorientata.. “ Un incubo?” Poi come un fulmine alla mente tornarono gli eventi accaduti nel pomeriggio e le parole: Marionetta, Assasina.. La frase: Proteggerò il tuo sorriso per sempre.. e tutto le fu chiaro. Un amarezza profonda la invase, non riuscì nemmeno a piangere.
Guardò il volto di Tasuku ormai placido addormentato e trattenne un singhiozzo. Gli accarezzò i capelli sorridendo con aria triste..
<< Sei proprio stupido.. Potevi essere libero invece ti sei legato a me in questo modo.. Ma; se tu proteggerai il mio sorriso allora io  che ti ho rubato la vita  da adesso in poi proteggerò il tuo grande cuore. Scusami Aldenaht. >>
Gli strinse la mano ingoiando le lacrime e si sforzò di sorridere. Lui lentamente aprì gli occhi osservandola.
<<  Ben svegliato Tasuku mi hai fatto preoccupare! >>
Lui la guardò per un attimo disorientato, si osservò intorno e abbassò lo sguardo
<<  Scusami Berry >>
<<  Non preoccuparti e riposa. Scendo di sotto ad avvertire gli altri che stai meglio.  >>
Si alzò camminando a passo rapido, tenendo la mente vuota, quando fu sola  si strinse una mano al cuore e guardò indietro, decise che non gli avrebbe detto di aver ricordato il mostro che era stato nella sua vita precedente, non voleva più arrecargli dolore.
Ingoiò la sofferenza che l’attanagliava, imprimendosi nel cuore la sua decisione e scese al piano sottostante.
 
  
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