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Autore: OrderMade96    08/05/2021    3 recensioni
Beacon Hills affronta un insolito rigido inverno e Stiles sospetta che ci sia sotto qualcosa di soprannaturale. Ma non ha tempo per accertarsene perchè lui e Derek cadono vittime di un agguato da parte di un gruppo di cacciatori e si risvegliano all'interno di una bara nel bosco.
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[...]
"Dove siamo?" Chiede, tastando lo spazio angusto in cui si trovano con un piede. Una fredda realizzazione lo fa rabbrividire quando incontra una solida superficie di legno.
"Non lo so. Credo da qualche parte nella Riserva." Lo informa l'alpha, annusando l'aria. “Sei ferito.” Constata, cogliendo l'odore metallico del sangue.
"Derek, siamo in una fottuta bara!"
[...]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Allison Argent, Derek/Stiles, Isaac Lahey, Lydia Martin, Scott McCall
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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WARNING: Morte/Angst

 

 

“Etciù!” Starnutisce sonoramente Stiles, facendo traballare pericolosamente la tazza di caffè che regge in mano. “Fanculo. Perchè deve fare così freddo?” Si lamenta, stringendo le mani infreddolite intorno alla tazza nel tentativo di riscaldare le dita intirizzite. 
“Perché siamo a metà Gennaio?” Ironizza Derek, addentando una ciambella mentre apre la porta della caffetteria.
“Grazie Sherlock.” Sbuffa il liceale, roteando gli occhi. “Tutto questo freddo improvviso è comunque insolito. Siamo in California, gli inverni non sono mai così rigidi qui.” Fa notare, strofinando via piccoli fiocchi di neve dal pesante giaccone blu navy che sta indossando. 
Quello che asserisce non è del tutto falso. Tralasciando la sua naturale predisposizione al sospettare un qualche motivo soprannaturale dietro ogni avvenimento nelle loro vite, Beacon Hills non affronta un inverno così rigido da più di un secolo. 

Nevicava ormai da due settimane consecutive e, seppur fosse stato divertente festeggiare l’inizio del nuovo anno ritrovando i cortili delle case sommersi dalla neve, ben presto si erano venuti a creare veri e propri disagi a causa del maltempo. Le strade erano completamente ghiacciate e impraticabili da giorni, chi non possedeva un mezzo con quattro ruote motrici era praticamente costretto in casa e l’inizio delle lezioni era stato rimandato di una settimana, per la gioia di tutti i bambini e ragazzi ma meno per quella dei loro genitori che erano costretti a tenerseli a casa. 

“È solo un po’ di neve.” Ribadisce stoicamente il lupo mannaro, non sembrando minimamente infastidito dalle gelide temperature, l’unica differenza nel suo usuale vestiario dovuta a una sciarpa grigia avvolta attorno al collo. 
“Un metro di neve non è un po’ di neve, Derek.” Ribatte Stiles, controllando il cellulare per rispondere ad un messaggio di Scott. “Scott dice che ci raggiungerà tra poco. Sta andando a lasciare il pranzo a Melissa in ospedale.” 
Derek annuisce, finendo in un boccone la sua colazione. "Digli di passare a prendere Isaac."
"Già fatto." Informa Stiles, rimettendo il cellulare in tasca con un sorriso soddisfatto al sopracciglio sorpreso che l'alpha gli rivolge. Prevedere gli pseudo ordini di Derek stava diventando una sua specialità. "Quindi, posso sapere il motivo per cui ci hai tutti buttati giù dal letto di primo mattino durante le vacanze?" 
"Ho visto qualcosa di strano nel bosco e mi serve aiuto per controllare." Accenna il lupo mannaro senza specificare nient’altro. 
"Woah, non credo di aver sentito bene." Dichiara l’adolescente, fingendo di pulirsi un orecchio con il mignolo. "Derek Hale ha appena ammesso di aver bisogno di aiuto?" Aggiunge irriverente. 
Derek ringhia, strappandogli di mano la tazza di caffè per berne avidamente un sorso come ripicca contro il suo fastidioso sarcasmo. 
Stiles mette il broncio ma si astiene dal tentare di riavere la bevanda calda per paura di perdere una mano. Sapeva quali battaglie valeva la pena combattere e questa non era una di quelle. 
"Quello che non capisco è perché devo venire anche io. Non so quanto potrei essere d'aiuto là fuori. Riesco a malapena a non inciampare in una buona giornata, figuriamoci con un metro di neve a complicarmi la vita." Ammette Stiles con un pizzico di vergogna. 
"La tua jeep è più comoda per spostarsi della mia camaro con questo tempo." Proclama con sufficienza Derek, scrollando le spalle. 
Stiles è un po' offeso da quel commento. Sa di non essere molto utile al branco se non per la ricerca, essendo un debole essere umano munito solo di lingua arguta e un acuto intelletto, ma essere usato come taxi lo fa sentire mortalmente sminuito. 

Sta per girarsi a protestare di non essere il personale servizio uber del branco, quando uno strano sibilo spezza l'aria. 
Quando si volta, un lungo stantuffo piumato contenente liquido violaceo sporge dalla spalla di Derek. Derek lascia cadere la tazza di caffè, il liquido caldo si sparge ai loro piedi seguito da una piccola nube di vapore e il lupo mannaro collassa a terra con un tonfo, privo di sensi. 
Stiles si getta sul cemento ghiacciato al suo fianco, ma non fa in tempo ad urlare il suo nome che qualcosa di duro gli raggiunge la nuca con violenza, catapultandolo in un abisso di oscurità. 

Quando finalmente riesce a recuperare conoscenza, cerca di razionalizzare quello che doveva essere successo.
Qualcuno - cacciatori probabilmente - doveva aver teso un agguato a lui e Derek nel parcheggio della caffetteria, catturandoli facilmente mentre erano distratti a parlare. 

Si costringe ad aprire gli occhi, cercando di capire dove si trovi, ignorando il pulsante dolore alla nuca e il calore liquido del sangue che gli sta bagnando il retro del collo. Il panico lo assale quando si rende conto di non riuscire a vedere nulla, se non il buio totale. 
"Stiles." Chiama una voce molto vicina, facendolo sobbalzare di sorpresa. "Stiles, respira." Ordina sempre la voce, con tono fermo. 
Derek, realizza il ragazzo, riconoscendo il familiare tono di comando del lupo mannaro.
Stiles si impone di seguire il suo ordine, cercando di regolarizzare il battito impazzito del proprio cuore. Ha bisogno di concentrarsi su qualcosa. Solitamente contare lo aiuta in questi casi, ma la sua mente è ancora troppo annebbiata da permettergli di mettere i numeri in fila con coerenza. Si rende conto tra la nebbia dei propri pensieri che Derek gli sta ancora parlando, incitandolo a inspirare ed espirare a turnazione, aiutandolo ad uscire dall’attacco di panico finché non è completamente sicuro che sia nuovamente in grado di respirare correttamente.
"Va meglio?" Domanda il lupo mannaro. 
Gli occhi di Stiles si sono nel mentre abituati all'oscurità che li avvolge, a sufficienza da fargli distinguere almeno i contorni del viso di Derek, disteso su un fianco proprio ad un palmo dalla sua faccia.
"Si." Risponde il giovane con voce roca in un soffio appena udibile, deglutendo pesantemente un boccone di saliva amara. Cerca di muoversi, divincolandosi, rendendosi conto di non poter andare molto lontano. Derek ringhia sommessamente contro di lui per i suoi spostamenti, facendolo desistere.
I suoi polsi, nota quando prova a muovere le braccia, sono legati dietro la sua schiena da corde spesse e resistenti. 
"Dove siamo?" Chiede, tastando lo spazio angusto in cui si trovano con un piede. Una fredda realizzazione lo fa rabbrividire quando incontra una solida superficie di legno.  
"Non lo so. Credo da qualche parte nella Riserva." Lo informa l'alpha, annusando l'aria. “Sei ferito.” Constata, cogliendo l'odore metallico del sangue.
"Derek, siamo in una fottuta bara!" Esclama Stiles inorridito, ignorando le sue parole. 
"L'ho notato." Sbuffa l’altro. 
"Come fai ad essere così calmo?!" Sbraita agitato Stiles, riuscendo a mantenere però il controllo su un nuovo attacco di panico, ricordandosi che probabilmente non sarebbe stata una buona idea andare in iperventilazione quando avevano a disposizione ossigeno limitato. 
"Ho avuto i miei cinque minuti di panico poco fa." Condivide con inusuale sincerità Derek. "Inoltre, non posso fare molto altro per risolvere la situazione al momento." Dichiara con profonda frustrazione. 

È allora che Stiles realizza che anche l'altro doveva essere stato legato. 

"Wolfbane?" Indaga.
"Già." Esala stancamente il lupo. 

Quando si era risvegliato all’interno della bara con il giovane ragazzo svenuto dinanzi a lui, si era quasi fatto prendere dal panico egli stesso. Aveva dovuto fare appello a tutto il suo autocontrollo per impedirsi di agitarsi e ferirsi contro le costrizioni che lo tenevano legato.

Chiunque li avesse catturati sapeva il fatto suo. Lo avevano spogliato di tutti gli indumenti che coprivano la parte superiore del suo corpo, legandogli le braccia contro il petto con corde imbevute di wolfbane. La posizione sembrava quasi essere un promemoria contro il suo attuale stato di debolezza. Se fossero state solo mere corde, il lupo non avrebbe faticato nemmeno un secondo a liberarsi, estraendo i propri artigli per strappare i legami che lo imprigionavano. Così invece, le mani dalle unghie umane e smussate, sembravano solo farsi beffe della sua impotenza.
"Come ti senti?" Interrompe i suoi pensieri Stiles, preoccupato. 
"Debole." Sospira il lupo mannaro, muovendosi inconsciamente verso l’altro. 
"Solo debole? Altri sintomi di cui dovremmo preoccuparci?" Stiles pressa, cercando di distinguere meglio il volto del lupo mannaro nell’ombra. "Avanti Derek. Sputa il rospo." Incita, quando si rende conto della tensione che attraversa i muscoli del corpo contro cui è premuto. 
"Ho freddo." Geme con rassegnazione il lupo, esternando la propria afflizione. 
Tentare di nasconderlo a questo punto sarebbe stato solo stupido orgoglio. 
Stiles nota allora che il lupo sta tremando. 
Pensa velocemente, cercando la soluzione migliore al problema.
"Questo probabilmente non ti piacerà." Afferma, prima di muoversi per convincerlo a spostarsi sotto il proprio corpo, ricadendo su di lui come una coperta. Si muove per strusciandosi sul massiccio corpo dell'altro ragazzo come può, dato il ridotto spazio di manovra, immergendo il viso nella curva del suo collo, respirando aria calda contro la pelle infreddolita. 
"Che stai facendo?" Domanda l'alpha, sbigottito dal suo comportamento.
"Cerco di non farci morire di ipotermia prima che Scott e Isaac ci trovino." Spiega, strofinando il naso contro la sua guancia barbuta. 

Sempre se riusciranno a trovarci. Tiene per sé, rimproverandosi mentalmente per il suo inopportuno pessimismo. 

Derek non è il solo a star patendo il freddo. I cacciatori avevano privato anche Stiles del giaccone - probabilmente per riuscire a farli stare entrambi nella stretta bara - ma almeno lui indossava ancora la sua pesante felpa e questo gli dava qualche strato di vantaggio dal congelamento rispetto al lupo mannaro. O almeno lo sperava.
Derek sembra rilassarsi qualche istante dopo, sospirando con sollievo per il calore aggiuntivo concesso al suo corpo dolorante. 

Stiles una volta aveva cercato su Google quanto potesse resistere una persona quando veniva sepolta viva. Ovviamente dopo aver visto una puntata di CSI, c’era sempre una spiegazione, seppur contorta, dietro le sue ricerche. 
C'erano molti pareri discordanti sul web. Qualcuno diceva che si potesse resistere pochi minuti, altri alcune ore, ma la media generale non si era aggirata oltre l'ora scarsa e loro non avevano nemmeno idea da quanto tempo fossero lì sotto prima di riprendere i sensi. Stiles sperava solo che i suoi amici fossero abbastanza fortunati da trovarli prima di dover dissotterrare i loro corpi morti intirizziti o asfissiati. 
Morire sepolto vivo era nella sua top five di modi peggiori per lasciare questo mondo, battuto solo dal morire durante una paralisi del sonno, quando eri cosciente ma il tuo corpo era bloccato e non potevi fare nulla di concreto per chiedere aiuto o cercare di salvare te stesso. 

"Ehi, Der." Parla piano, quasi avesse paura di attirare su di loro l’attenzione della morte. 
"Hmh?"
"Pensi che moriremo?" Domanda con un filo di voce.
Derek non risponde subito e per un secondo Stiles ha il terrore che abbia smesso di respirare.
"No.” Risponde finalmente, lasciandogli tirare un sospiro di sollievo. “Isaac e Scott ci troveranno." La sua risposta sembra più una dolce rassicurazione che una sicura convinzione.  
"Una volta ho cercato su internet quanto può sopravvivere in media una persona se viene sepolta viva.” Accenna.
"E?"
"La risposta non ti piacerebbe." Ride sarcasticamente, sentendo le mani del lupo flettersi contro il petto. “Pensi riusciresti a farci uscire di qui se non fossi legato?” Chiede, un’idea che inizia a formarsi lentamente nella sua mente. 
“Forse. Dipende da quanto in profondità siamo stati sepolti.” Calcola Derek, aggrottando la fronte. 
“Probabilmente non molto, o saremmo già morti asfissiati.” Fa notare Stiles. 
La sua teoria era che la bara fosse stata abbandonata nel bosco frettolosamente, sotto ad appena uno strato smosso di terra fredda e neve, non isolando completamente la cassa. Forse i cacciatori avevano pensato che non valesse la pena scavare una buca profonda, sicuri sarebbero morti nel giro di pochi minuti, in un modo o nell’altro. Se la sua ipotesi fosse stata corretta, quella disattenzione gli avrebbe garantito un po’ di tempo per tentare la fuga. 
“Ok. Piano B.” Dichiara con decisione l’intelligente ragazzo, muovendosi per rannicchiarsi fino ad essere con il viso all’altezza delle mani bloccate di Derek. “Proverò a masticare le corde intorno alle tue mani e vedere se riesco a liberarti.”
Derek ritrae velocemente gli arti lontano dalla sua bocca. “Stiles, anche se non sei un lupo, l’aconito è ancora tossico per un umano.” Rimprovera.
“Si, ma non mi ucciderà. Almeno non subito. Invece moriremo sicuramente soffocati o di freddo di questo passo.” Protesta, cominciando a mordere con convinzione le ruvide corde. 

Pochi minuti più tardi, nonostante gli sforzi determinati, è costretto a gettare la spugna per la mancanza di fiato. I suoi denti non sono abbastanza affilati da tagliare le ostinate fibre intrecciate. Tutto ciò che è riuscito a ottenere con il suo impegno è di sfilacciare appena i legami e consumare saliva sbavando ovunque. 
"Derek." Il nome del lupo mannaro lascia le sue labbra come un lamento stanco. 
"Stiles. Dovresti risparmiare il fiato." Ammonisce l’alpha, suonando esausto quanto lui.
"Lo so. Ma è importante." Geme lamentoso l’altro. 
"Ok. Però poi devi stare zitto e risparmiare le energie." Concede il lupo mannaro, prestando attenzione. 
"Se dovessi morire…" Parla Stiles con voce titubante, sembrando così improvvisamente giovane alle orecchie di Derek. 
Il lupo può annusare l’odore della paura inasprire il profumo del ragazzo.
"Ho già detto che non moriremo.” Ribadisce, arricciando il naso. 
"Lo so, ma tu assecondami lo stesso." Rimprovera Stiles. "Se dovessi morire, per favore di a Scott di tenere d'occhio mio padre." Chiede, zittendosi.
Derek non risponde, chiudendosi in un ostico silenzio. 

Stiles non poteva morire. Non avrebbe potuto sopportare di avere un’altra vita innocente sulla coscienza. Benché meno la sua.

Stiles sente la speranza scivolare via man mano che i minuti passano. Respirare è sempre più difficile, l'aria sempre più satura di anidride carbonica. I loro corpi sono scossi da tremori violenti e, anche se non poteva vederla, la loro pelle doveva essere del colore grigio bluastro tipico del congelamento.
Quello che sembra il suo telefono squilla ovattato da qualche parte nelle immediate vicinanze, ma lui è troppo stanco per prestare effettiva attenzione a ciò che gli accade intorno. 
"Stiles." Sente flebilmente Derek chiamare il suo nome con profonda preoccupazione. "Stiles, resisti, non addormentati." 
Stiles pensa brevemente di rispondere con uno scherzo e dire al lupo di svegliarlo più tardi con un bacio, ma la sua bocca sembra non voler collaborare con il suo cervello.  
Il suo corpo è pesante, rallentato e non risponde come dovrebbe ai comandi.

Forse lasciare che fosse il freddo ad ucciderlo a dispetto dell'asfissia non sarebbe stata un’idea così malvagia. Gli sarebbe bastato chiudere gli occhi e non si sarebbe nemmeno reso conto di star morendo, annegando serenamente nel lento abbraccio della morte, senza provare più alcun dolore. Spera solo di morire prima di Derek. Sa che si tratta di un pensiero egoista, ma non avrebbe sopportato di sentirlo smettere di respirare sotto di lui. 
Si chiede brevemente cosa succederà una volta che sarà morto. 
Esiste un aldilà? Ha da tempo smesso di interpellarsi sull’esistenza di Paradiso e Inferno, ma la scoperta del soprannaturale - con conseguente resurrezione di Peter - lo ha convinto a non esclude la possibilità che la morte fosse solo un ulteriore stadio della vita prima di accedere a qualcos’altro. 
Finirà per diventare un fantasma? O gli verrà permesso di raggiungere sua madre dovunque ella fosse? 

Fa una serie infinita di pensieri in quello che appare come un breve battere di ciglia, prima che i suoi occhi si chiudano, lasciando calare il sipario sulla sua breve esistenza. 

La morte è strana. 
Lo avvolge in una stretta amorevole, come l’abbraccio di una madre che si ricongiunge finalmente al figliol prodigo dopo anni di separazione. I suoi sensi non sembrano affievolirsi come aveva creduto, ma intensificarsi, rendendolo più consapevole del mondo che lo circonda. Se si sforza abbastanza, è quasi sicuro di poter sentire delle voci a qualche chilometro di distanza nella Riserva. 
Chi l’avrebbe mai detto che morire fosse un rimedio migliore dell’adderall per la sua concentrazione. 

Si sente leggero e potente allo stesso tempo, mentre fluttua tra gli alberi, seguendo il proprio istinto, diretto verso un punto ben preciso nel bosco.

“Stiles!” Sta urlando Scott quando l’essenza del ragazzo raggiunge la piccola radura innevata. 
Scott, Isaac, Lydia e Allison sono circondati dai cinque cadaveri dei cacciatori. I corpi non sembravano presentare alcuna ferita, sono solo spettralmente pallidi, gli occhi vitrei completamente aperti a fissare il nulla. 

C’è una fossa poco profonda a qualche metro di distanza e Stiles può distinguere i resti distrutti di quella che era stata la bara di legno in cui lui e Derek erano stati rinchiusi. 
Scott sta piangendo, continuando a chiamare tristemente il suo nome. Stiles spinge la propria essenza in direzione del lupo, attratto dal suo dolore. Vorrebbe toccarlo per confortarlo, ma in questa forma non possiede un corpo fisico con cui compiere l’azione. 
Isaac è accovacciato di fianco a Scott, i suoi occhi da cucciolo velati di tristezza, sorreggendo un Derek privo di sensi. Il colorito dell’alpha è quasi cadaverico e il lupo mannaro respira con piccole inspirazioni superficiali, ma sembra miracolosamente vivo. 
Alla fine i loro amici li avevano trovati, ma per lui doveva essere stato troppo tardi. 
Almeno è felice che Derek ce l’abbia fatta. 

È un’esperienza strana assistere alla scena come uno spettatore. Stiles vorrebbe avere una voce per poter rassicurare tutti, dire loro che ‘sta bene’ in un certo senso, che non prova più dolore ma che anzi, si sente quasi invincibile come spirito. 
Ma non può. L’unica cosa che gli è rimasta è poter osservare. 
“Andiamo amico, apri gli occhi.” Implora il suo migliore amico, come se potesse svegliarlo con la sola forza della propria convinzione, accarezzando le fredde guance del corpo esanime di Stiles. 
Scott sembra distrutto. Lydia scoppia a piangere, rifugiandosi tra le braccia di Allison. La cacciatrice sembra ugualmente sconvolta. Stiles avrebbe dovuto essere triste, ma non ha più un cuore con cui provare delle emozioni. 
A sorprenderlo però è Derek. 

Il lupo appare così afflitto quando riprende conoscenza e fissa Scott cullare tra le braccia quello che era il suo corpo. 
Stiles avrebbe voluto risparmiargli la vista. Derek aveva già assistito ad abbastanza morti nella sua vita, molte delle quali di cui ancora si incolpa ingiustamente.
Improvvisamente la vista del loro dolore è troppa da sopportare anche per il suo sé incorporeo. 

Quando si volta per cercare di allontanarsi, una donna avvolta in un lungo abito bianco è in piedi tra gli alberi. Lunghi capelli neri le ricadono oltre le spalle e la vita, svolazzando nella debole brezza gelida. Sembra fissare la scena con i suoi occhi azzurri come il ghiaccio, ma in verità la sua attenzione è completamente rivolta verso lo spirito di Stiles. 

Dove stai andando, piccola scintilla? Le labbra della donna non si muovono ma Stiles riesce a sentire chiaramente la sua voce.

Non lo so. Voglio solo allontanarmi dal loro dolore. Risponde, guardingo, tenendo d'occhio i suoi amici. 

Il branco non sembra essersi accorto della nuova presenza, continuando a piangere la dipartita di Stiles. 

Non puoi fuggire dal dolore. Ti inseguirà e troverà ovunque penserai di nasconderti. Spiega sconsolata la misteriosa figura, avvicinandosi.

Chi sei? Domanda il ragazzo, frapponendosi istintivamente tra lei e i suoi amici.

Alcuni mi chiamano spettro, altri demone. Sono il gelo che accompagna i perduti. Canta con solennità la donna. Invero, sono solo il riflesso di ciò che resta di un'anima tradita che una volta camminava su questa terra. Aggiunge con un sorriso amichevole.

È opera tua? Chiede Stiles, indicando i corpi congelati dei cacciatori. 

Sei perspicace, giovane Mieczysław. Concede lo spirito, raggiungendolo per stargli al fianco. 

Come sai il mio vero nome? Stiles si sente vulnerabilmente scoperto. 

Non esistono segreti nel regno dei morti. Sentenzia la donna, voltandosi a guardare il gruppo di ragazzi riuniti. Avrei preso anche la vita del lupo, se non lo avessi protetto con la tua magia. Commenta con rammarico.

Stiles rabbrividisce al sottotesto nascosto nelle sue parole. 

Non so di cosa diavolo tu stai parlando. Ma se provi a toccare uno di loro, giuro che te ne pentirai. Promette senza esitazione. 

Non sa cosa avrebbe potuto fare per proteggere i suoi amici, ma avrebbe tentato il tutto per tutto nel tentativo. 

Lo spirito sorride malignamente al suo irrazionale coraggio, rivelando denti simili a piccoli aghi fatti di ghiaccio. Credi di potermi spaventare con le tue inutili minacce? La tua fiamma si è già spenta. 

Ne sei sicura? Minaccia il ragazzo, bluffando.

Stiles sapeva di custodire dentro di sé una qualche sorta di potere nascosto. Lo aveva già usato per tracciare barriere con la cenere di montagna. 

Una volta Deaton lo aveva chiamato spark e anche lo spirito si era riferito a lui come scintilla. Il druido gli aveva anche detto che la magia era tutta questione di volontà. Forse era stata con quella stessa volontà che Stiles era riuscito inconsciamente a proteggere Derek contro lo spirito. Perciò era ora pronto a credere di poter combattere. 
Se la donna era il gelo che accompagnava i perduti, lui sarebbe stato il fuoco che proteggeva i sopravvissuti. 
Lo spirito sembra intuire le sue intenzioni, ringhiandogli contro con una minaccia, pronto ad affrontarlo. 

"Sta succedendo qualcosa di strano." Dichiara Lydia con voce resa gracchiante dal pianto. 
"Cosa senti?" Domanda Derek, intuendo che i poteri della ragazza dovevano aver captato qualche anomalia.
"Non so come descriverlo." Soppesa la banshee, aggrottando le sopracciglia curate, concentrandosi. "Prima il bosco era avvolto da un freddo spettrale. Ora avverto un piacevole tepore. Come se fossimo dinanzi a un grande fuoco ardente." Spiega, mentre cerca di venire a capo di quel mistero. 

Tutti sobbalzano sorpresi quando Stiles inizia a tossire animatamente tra le braccia di Scott. 

"Stiles!" Scott urla il suo nome, gioendo sollevato, stritolando il ragazzo nel suo abbraccio. 
"Amico, sono appena resuscitato. Cerca di non uccidermi di nuovo.” Lo canzona Stiles, ricambiando l’abbraccio con le poche forze che attualmente possiede. 
Tutti lo abbracciano a turno, avvolgendolo in una calda e morbida coperta di lana per riscaldarlo.
“Ci hai fatto prendere un infarto. Non farlo mai più.” Comanda Lydia, lanciandogli uno sguardo torvo con i suoi stupendi occhi verdi arrossati. 
“Scusami Lyds.” Si scusa, accarezzandole la guancia con affetto.  
Perfino Derek lo stringe in un abbraccio impacciato. “Sono felice tu sia vivo.” Sussurra prima di allontanarsi. 
“All’inferno non c’era più posto.” Ironizza Stiles, facendogli alzare gli occhi al cielo. 
Aveva sempre voluto fare una battuta sulla propria morte e non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione. 
“Dobbiamo portarti da Deaton.” Decide Scott mentre lo aiuta ad alzarsi e reggersi sulle gambe deboli.
“Sto bene, Scottie.” Sbuffa Stiles, volendo solo tornare il più velocemente possibile a casa. 
“Stiles. Scott ha ragione.” Concorda Derek, camminando al loro fianco tra gli alberi. “Per quanto siamo tutti molto felici di vederti vivo, fino a pochi minuti fa non stavi respirando.” 
“Ma sto bene, Derek. Sano come un pesce!” Protesta.
“Scegli. O l’ospedale o Deaton.” Impone il lupo mannaro.
Stiles storce il naso. Andare in ospedale per un controllo significava che suo padre lo sarebbe venuto a sapere. E nonostante ora lo sceriffo fosse a conoscenza del soprannaturale, Stiles non era e non sarebbe mai stato propenso a farlo preoccupare inutilmente per lui. 
Deaton era l’alternativa migliore. Inoltre, poteva utilizzare l’occasione per porre qualche domanda al veterinario. 
“E va bene. Andiamo da Deaton.” Concede. “Ma facciamo in fretta. Ho bisogno di un bagno caldo, una cioccolata fumante e almeno tre porzioni di patatine ricci, non necessariamente in quest'ordine.”
Derek fa fermare Isaac per comprargli le sue true porzioni di patatine lungo la strada verso la clinica. Stiles le divora avidamente in un batter d'occhio. 

“Lieto di vederti in forma, Stiles.” Lo saluta il dottore quando lo vede varcare la porta. 
“Altrettanto, Doc.” Ricambia il saluto, sedendosi sul grande tavolo di metallo al centro dello studio. “Scott e Derek pensano che tu debba darmi una controllata.” 

La visita dura circa venti minuti. Deaton esamina le sue reazioni agli stimoli esterni, la sua flessibilità motoria, gli prende la temperatura, gli preleva una dose di sangue per controllare se rischia un avvelenamento da aconito o meno e gli cura la piccola ferita sulla nuca, di cui Stiles si era finora completamente dimenticato. 

“A parte il taglio dietro la nuca, sembrerebbe essere tutto nella norma.” Annuncia il veterinario, riponendo i suoi strumenti al loro posto. “Ti consiglio di riposare e stare al caldo il più possibile nei prossimi giorni.”
“Eccellente!” Stiles esulta con un pugno in aria. “Che vi avevo detto?”
“Ma come ha fatto a tornare in vita?” Domanda Lydia, facendosi avanti per esporre la domanda che sta tormentando l’intera stanza.
“Ho controllato il suo battito cardiaco quando li abbiamo trovati. Il suo cuore era fermo.” Descrive accuratamente Allison, ripercorrendo ogni traumatico passo di quella giornata. “Gli ho praticato la RCP, ma non ha dato nessun segno di vita. Finché non si è messo a tossire da solo diversi minuti dopo, quando avevamo perso ogni speranza.”
“E il suo odore è stato strano da allora.” Aggiunge Isaac, avvicinandosi per annusarlo apertamente. 
Deaton inarca un sopracciglio, soppesando le nuove informazioni. “Strano in che senso?” 
“Sa di cenere.” Dichiara Derek, fissandolo. 

Nessuno meglio di lui avrebbe saputo riconoscere quell’odore. Stiles al momento odorava esattamente come la sua vecchia casa bruciata.

Il ragazzo si morde il labbro, evitando lo sguardo dell’alpha, stringendosi a disagio nella coperta.

“Signor Stilinski, c’è qualcosa che vorresti condividere con noi?” Lo richiama Deaton, sorridendogli complicemente. 
“Io…” Stiles si schiarisce la voce. “Credo di aver usato la mia magia per tornare in vita.” Ammette, guadagnandosi alcuni sguardi confusi e altri impressionati. 
Stiles sospira, rassegnandosi a raccontare tutto quello che ricordava del suo breve periodo sotto forma di spirito. 

Inizia descrivendo la sensazione di forza che lo aveva pervaso quando la sua coscienza si era manifestata nel bosco, di come si era sentito attratto verso la radura e li aveva visti tutti radunati intorno al suo corpo. Non accenna a essersene quasi andato, pur di non dover affrontare il loro dolore, ma inizia subito a discutere di come aveva notato e affrontato lo spirito del gelo, sconfiggendo l’inquietante donna solo pensando con ferma volontà di essere fuoco.

“Questo spiega la sensazione di calore che ho avvertito.” Constata Lydia, rivolgendogli uno sguardo carico di ammirazione. 
“E l’odore di bruciato.” Le fa eco Allison. 
“Stiles è una Spark, o più comunemente conosciuta come scintilla. Un essere umano che possiede un piccolo nucleo magico che può utilizzare a proprio piacimento con la pura forza di volontà.” Spiega pazientemente Deaton. “Generalmente una scintilla non può attingere a un così gran potere. Può creare barriere con la polvere di frassino o lanciare piccoli incantesimi usando le rune. Di certo la sua magia non è sufficiente ad uccidere uno spirito o a far tornare qualcuno dal mondo dei morti. Ma la presenza dell’intero branco, al cui interno vi è anche una banshee, unita alle vostre forti emozioni condivise, deve aver contribuito da amplificatore per i suoi poteri. Il suo istinto ha fatto il resto, aiutandolo a sopperire la mancanza di un addestramento appropriato.” 

La spiegazione sembra soddisfare e chiarire ogni dubbio.

“Quindi non sarò mai più in grado di fare cose del genere?” Domanda l’adolescente, curioso.
“Speriamo tu non debba mai più essere nella situazione di averne bisogno, in primo luogo. Ma per rispondere direttamente alla tua domanda… no. Non credo riusciresti nuovamente a evocare incantesimi di quella portata.” 
Il ragazzo sembra un po’ deluso di essere tornato al suo status di semplice essere umano pseudo magico. 
Più tardi quella notte, qualcuno sgattaiola nella sua camera da letto, facendo entrare una folata di aria fredda.
“Per l’amor del cielo, Derek! Chiudi quella dannata finestra.” Richiama Stiles, rintanandosi sotto le coperte. 
“Come facevi a sapere che ero io?” Brontola Derek, affrettandosi a chiudere la finestra.
“Sei l’unico che non usa mai le porte.” Commenta il ragazzo, sbucando con la testa da sotto il piumone. “Un giorno dovrai dirmi cosa ti hanno fatto di male.”
Il lupo mannaro sbuffa, togliendosi la giacca per sedersi sulla sedia della scrivania. 
“Cosa posso fare per te, sourwolf?” Domanda Stiles, osservandolo incuriosito. “Qualsiasi cosa sia, se richiede lasciare il letto nel prossimo futuro, mi vedo costretto a rifiutare.”
“Devo farti una domanda.” Dichiara il lupo mannaro, evitando il suo sguardo. 
“Falla.” Lo incita il ragazzo. 
“Deaton dice che sarei dovuto morire nella foresta.” Menziona Derek, trovando finalmente il coraggio di guardarlo. 
Stiles deglutisce pesantemente. “Bhe… Deaton si sbaglia.” Borbotta infastidito, girandosi dall'altro lato nel letto per dargli le spalle. 

Deaton e Derek dovevano aver continuato a parlare dopo che Scott si era offerto di accompagnarlo a casa. Si era astenuto dal raccontare cosa gli aveva riferito lo spirito su Derek, spaventato che la spiegazione potesse lasciar trapelare sentimenti che non era ancora pronto a rivelare. 

“Stiles.” L'alpha sospira, alzandosi per raggiungere il letto. “Perchè mi stai mentendo?” 
“Perchè la risposta a quella domanda probabilmente non ti piacerebbe.” Sussurra, nascondendosi sotto le coperte.
“Prova.” Esorta Derek, sedendosi sul bordo del letto. 
“Lo spirito ha detto che la mia scintilla deve averti protetto.” Sputa fuori Stiles.
"La tua scintilla mi ha protetto?" Derek sembra sorpreso.
"Non farla sembrare come una cosa strana. Non è la prima volta che ti salvo il culo." Ricorda Stiles, voltandosi. 
"Ma…" 
"Dannazione Derek. Volevo salvarti. È così difficile da accettare, lupo ottuso?" Sbraita, uscendo dal suo rifugio di stoffa per affrontarlo. 
Derek chiude la bocca, ammutolendo. Le folte sopracciglia nere sono aggrottate sui suoi stupidamente bellissimi occhi dal colore indecifrabile. Stiles può quasi vedere gli ingranaggi del suo cervello muoversi al lavoro per elaborare le informazioni raccolte. 
"Perché volevi salvarmi?" 
Stiles fissa gli occhi nei suoi. "Perché vederti morire mi avrebbe reso triste."
"Perché?" Ripete Derek, sembrando incredibilmente confuso dalla sua risposta. 
"Sei serio?" Ringhia Stiles, afferrandolo per il maglione. "Perché siamo amici. Salvarci a vicenda è quello che facciamo."
Il lupo mannaro lo studia attentamente, dilatando le narici. "Non siamo amici."

Questo fa male più di una pugnalata. 

Lui e Derek non erano mai stati vicini. Si sopportano a malapena nei giorni buoni e Derek lo sfruttava di tanto in tanto per i suoi scopi. Si erano salvati la vita a vicenda, combattevano insieme e facevano parte dello stesso branco, o almeno era quello che Stiles credeva. Ma Derek non lo considerava comunque suo amico, al contrario suo. Probabilmente lo detesta. Lo considera al pari di un bambino petulante, una fastidiosa spina nel fianco di cui non riesce a liberarsi. 
Stiles allenta la presa sul suo petto, cercando di allontanarsi. 
"Aspetta." Lo ferma Derek, afferrandogli i polsi, sembrando sinceramente dispiaciuto. "Non intendevo questo."
"Oh, sei stato abbastanza chiaro, Hale." Lo apostrofa velenosamente Stiles, per nulla intenzionato ad essere preso in giro. 
"Ascoltami." Il lupo mannaro ringhia, rafforzando la presa intorno ai polsi del ragazzo. "Quello che intendevo è che tu non ci consideri amici."
"Che stai dicendo?!" 
"Quando hai detto che siamo amici, il tuo cuore ha esitato." Spiega Derek, lasciando la presa. 
Stiles lo guarda a bocca aperta, arrossendo violentemente.

Derek sta attentamente studiando ogni sua reazione, ma è difficile venire a capo di quella matassa ingarbugliata di controsensi che è Stiles. La bocca del ragazzo dice una cosa e il suo corpo la smentisce quasi sempre con un'altra, diametralmente opposta. 
Ha notato da parecchio tempo il modo in cui l'adolescente lo guarda quando è convinto di non essere notato. Stiles ha 17 anni, è vergine e pieno di ormoni. Non lo biasima per desiderarlo, ma non può permettersi di alimentare fantasie che potrebbero ferire entrambi. 

Derek è un uomo adulto - nonostante abbia solo 24 anni - la sua attrazione non è guidata da semplici impulsi sessuali. 
Un passo falso ed entrambi avrebbero potuto ritrovarsi scottati. Certi sentimenti e desideri era meglio restassero sepolti nel proprio cuore. 
Perciò se fosse stato costretto a respingerlo, se avesse dovuto rinunciare a lui, avrebbe cercato di farlo nel modo meno doloroso possibile. 

Sta per abbattere le speranze del giovane, quando Stiles si sporge e lo bacia, prendendolo in contropiede. 

È casto e breve, un semplice tocco leggero come piuma, ma dolce e sentito come nessun bacio  che Derek abbia mai ricevuto. 

"Questo risponde alle tue domande?" Domanda il ragazzo in un soffio. 
I suoi occhi ambrati brillano alla luce della luna che filtra dalla finestra e il battito del suo cuore batte ferocemente nel suo petto. È terrorizzato, ma sta continuando a fronteggiarlo con tutto il suo coraggio. 
Derek è incantato dal suono che aveva così temuto solo qualche ora prima di aver perso per sempre. 
È allora che si rende conto di essere totalmente fottuto. Sa di essere caduto nella sua tela e di non aver più nessuna via di fuga. 

"Si." Risponde infine, tuffandosi per rivendicare le labbra morbide del ragazzo. 
Stiles è come argilla nelle mani di un vasaio al suo tocco, adattandosi per rispondere ad ognuna delle sue attenzioni con entusiasmo. 
Non si spingono molto oltre, accontentandosi di conoscere le bocche l'uno dell'altro da cima a fondo per il momento. 
Avevano avuto entrambi una lunga giornata, erano stanchi e carichi di emozioni, ci sarebbe stato tutto il tempo del mondo per esplorare il resto. 
Inoltre, Stiles era ancora minorenne e Derek non voleva essere arrestato dallo sceriffo. Il sesso avrebbe dovuto dunque aspettare. 
Derek sa già che Stiles gli darà filo da torcere su quel fronte.
"Resta." Chiede il ragazzo quando lo sente allontanarsi, tenendogli la mano mentre lo invita a stendersi nel letto con lui. 
Derek non riesce a dirgli di no. O forse non vuole. 
Si toglie le scarpe e scivola dietro la sua schiena, stringendolo contro il petto con un braccio. Il suo lupo ulula allegramente sotto la superficie della pelle umana, finalmente soddisfatto. 

Si addormenta, lasciandosi cullare dal profumo del ragazzo.
Stiles. Il suo compagno. La sua ancora. 

Lo sceriffo li trova accoccolati più o meno nella stessa posizione il mattino seguente. 
Noah tossisce sonoramente, svegliandoli di soprassalto. 

Sia Derek che Stiles sono pietrificati nel letto, osservando il signor Stilinski fissarli dalla porta.

“Noi tre dobbiamo parlare.” Proclama. “Ma dopo aver fatto colazione.”

Così Derek viene invitato a fare colazione e riesce miracolosamente ad evitare una pallottola perché si offre di cucinare pancakes per tutti. Scopre che corrompere lo sceriffo è abbastanza facile con la promessa di cibo e questa scoperta potrà tornargli utile in futuro. Sempre se sarà abbastanza furbo da non farsi scoprire, o dovrà subire l’ira di Stiles come controindicazione.
Lo sceriffo non sembra avere grandi obiezioni sulla loro frequentazione, raccomandandosi solamente di rispettare la legge. Derek annuisce seriamente e Stiles promette di tenere lontano Derek dai suoi pantaloni fino al suo prossimo compleanno. 

“Non è di Derek che ho paura.” Commenta a mezza bocca Noah, prima di uscire dalla cucina.

Stiles accompagna Derek alla porta poco dopo.
Fuori il cielo è sereno e la neve si sta finalmente sciogliendo.
“Lo sapevo che il maltempo era dovuto ad un motivo soprannaturale!”. Esclama Stiles trionfante.
Derek alza gli occhi, sporgendosi per cancellare il sorriso vittorioso dalla bocca del ragazzo. 
“Mhm, per quanto questo mi piaccia, eviterei di traumatizzare la mia vicina. La signora Johnson non ha più l’età per certi spettacoli.” Lo sfotte Stiles, sorridendo maliziosamente. 
“La signora Johnson può chiudere gli occhi.” Ringhia piano il lupo, strusciando la guancia contro il suo collo.
“Lupo cattivo.” Ridacchia il giovane, rendendosi conto che l’alpha lo sta profumando. “Sicuro di non volere un passaggio?”
Derek scuote la testa, rifiutando. “Torna a letto. Hai bisogno di riposare.”
“Mi sembra un buon piano, alpha oh mio alpha.” Concorda, canticchiando.
Derek sbuffa divertito, salutandolo.
Mentre sta tornando al loft, gli viene in mente un ricordo stupido.
Una volta la sua sorellina Cora aveva mangiato una mela e aveva deciso di seppellirne i semi in giardino.
Laura e Derek l'avevano presa in giro per un mese intero, ribadendo costantemente che non sarebbe successo nulla. Cora aveva accudito i semi con ostinazione, finché una piccola piantina non aveva fatto capolino dal terreno che la bambina aveva seminato, dimostrando ai suoi fratelli quanto avessero torto a dubitare. 

Se ci credi davvero e ti dedichi con tutto te stesso a qualcosa, tutto è possibile. Basta poco per far sbocciare un piccolo seme. Li aveva redarguiti Talia, applaudendo alla perseveranza della figlia. 

Derek ride ironicamente, ripensando a come lui e Stiles erano stati sepolti meno di ventiquattr’ore prima.
Sua madre non aveva avuto poi tanto torto.





Note dell'autrice: Ehila! Eccoci qui con un'altra delle storie partorite durante il COWT-11. Se ve lo steste chiedendo, sì, ho scritto quasi solo di Teen Wolf perchè è la mia attuale gioia/fissazione. E anche perchè è molto flessibile coi prompt. Detto questo, non sono solita scrivere di morte, perchè non mi sognerei mai di far morire i miei personaggi preferiti (sarà per quello che Stiles resuscita? eheheh), ma a volte è bene fare una piccola eccezione. 
So che la storia non presenta una grande trama, ma mi piace lanciare Stiles e Derek in situazioni di pericolo e vederli combattere per uscirne. :)
Alla prossima! 
P.S. Sto lavorando a un Au long che spero di iniziare a postare questa estate (dopo aver finito Texting), dove per una volta cercherò di far ruotare la storia non solo intorno ai diretti protagonisti (Stiles/Derek, Scott, ecc...), ma anche a personaggi che solitamente uso meno (tipo la famiglia di Derek).







 
   
 
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