Cane

«Quel cane sembra scemo.»
   «Magari è imparentato con te.»
   «Ehi!»
   A quello scambio di battute fra la sua gemella ed il suo sottoposto, Kira sorrise. «Non avete torto: non è normale. Anche se gli si lancia la palla, non va a prenderla.»
   «Athrun», chiamò Cagalli ad alta voce, mentre suo fratello raggiungeva l'amico di infanzia per provare a convincere l'animale che non era peccato mortale rincorrere una piccola sfera colorata. L'Ammiraglio alzò gli occhi verdi sulla Principessa. «Perché non lo adotti? Se è vero che ogni cane somiglia al proprio padrone, magari diventa obbediente come te.»
   «È confortante sapere che mi reputi addomesticato», rispose sconsolato.
   «Non fare quella faccia. Non ho mica detto bacchettone.»
   Scosse il capo e preferì tornare a prestare attenzione alla bestia, un meticcio di taglia media e dal pelo lungo, nero sul dorso e beige sulla pancia. Lo avevano trovato che vagava nel parco in cui erano andati a godersi un po' del tiepido sole primaverile di quei giorni. «Sembra in buone condizioni. Si sarà smarrito.»
   «Allora dovremmo cercare il suo proprietario», considerò Lunamaria, seduta sull'erba insieme a sua sorella, Shinn e Lacus. A differenza degli altri, quest'ultima pareva essere l'unica a curarsi poco del randagio e se ne rimaneva sulle sue, intenta ad intrecciare fiori e ad intonare una melodia di sottofondo.
   «Dove li avete gli occhi?», sbuffò il soldato Asuka. «Non lo vedete che non ha il collare? È probabile che sia stato abbandonato.»
   «È maschio», proruppe di colpo Cagalli, attirando l'attenzione generale. Frattanto che il resto del gruppo se ne rimaneva assorto a riflettere sul passato del cane, gli si era avvicinata anche lei e gli aveva preso le zampe anteriori. Quindi, gliele aveva sollevate da terra e si era accovacciata sui talloni, così che, inclinando la testa, potesse sbirciarne il sesso.
   Quell'iniziativa fece arrossire la minore delle sorelle Hawke. «Non è molto carino quello che sta facendo...»
   «Mettilo giù, sciocca!», si allarmò Athrun.
   «Ha ragione», convenne Kira. «Non sappiamo che tipo di indole abbia, dovremmo stare attenti.»
   «Salvate quel cane, per favore», intervenne di nuovo Shinn, «o è la volta buona che quella scimmia idrofoba mischia la rabbia a qualcuno.»
   Lunamaria gli diede una gomitata. «Dovresti portare rispetto», lo riprese anche Meyrin, contrariata.
   «Grazie», disse il Delegato, consolata dalla consapevolezza di avere un esercito pronto a difenderla. «Ma parlare con certi elementi è come parl...» Si interruppe per lanciare un urlo soffocato: il cane era avanzato sugli arti posteriori, costringendola a sbilanciarsi all'indietro e a cadere sulla schiena, sotto al suo peso. Non fecero in tempo, suo fratello e la sua guardia del corpo, ad afferrarlo per il collo, che già quello era in procinto di dare libero sfogo agli istinti e ad accoppiarsi con la povera Principessa, che ora gridava male parole e scalciava per togliersi di dosso il peloso assalitore.
   Quando fu libera, si rialzò a sedere, fili d'erba fra i capelli spettinati, e si guardò attorno, imbarazzata, rendendosi conto che Shinn e Lunamaria si stavano spanciando dalle risate. Li fulminò con lo sguardo, pronta a reagire, quand'ecco che il meticcio decise di vendicarsi.
   Riuscendo a svincolarsi dalla presa dei suoi aguzzini, subito corse verso i quattro rimasti in disparte. Meyrin sussultò e si affrettò ad allontanarsi per cercare riparo dietro ad un albero; in genere non aveva paura degli animali, ma visto cos'era appena accaduto... Sua sorella, invece, rimase dov'era, pur guardinga, ma la bestia si limitò ad annusarla, scodinzolando. Pochi secondi dopo passò oltre e sfregò la punta del naso umido contro la guancia del ragazzo dai capelli neri, il quale, divertito, le lisciò il pelo lucido e le diede alcune pacche affettuose sul dorso, come a volersi congratulare con lei per il tentato stupro ai danni del capo degli Emiri di Orb.
   Infine, il cane alzò la zampa posteriore destra e marcò il territorio sul suo nuovo ammiratore.
   «Finito», esclamò Lacus, tutta contenta, levando finalmente lo sguardo dal suo lavoro e mostrando la corona di fiori ai suoi amici. Si accorse solo allora che Lunamaria piangeva – non certo per la tristezza – piegata su se stessa e in preda alle convulsioni, e che anche gli altri, escluso Shinn, sghignazzavano per qualcosa che era appena accaduto. «Ara?»
   «Lo adoro», mormorò Kira, riferendosi al quadrupede maleducato, ora impegnato a prendersi con estrema indifferenza i pesanti insulti della sua ultima latrina. Si volse verso Athrun e domandò: «Non lo prendi con te?»
   «Neanche morto», ribatté lui, scandalizzato. «Non ho alcuna intenzione di farmi mettere le corna da un cane», spiegò. E Cagalli, ancora in terra, lo azzannò ad un polpaccio.