SOTTILI
LINEE
ROSSE

“Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
lo slancio muto della tua speranza.
Sei per me l’aurora e intatto giorno.”
[Giorno dopo giorno – G. Ungaretti]


 

Dalla nuca alle scapole, lungo la spina dorsale; una vertebra alla volta, come un sentiero di montagna; sulle costole ondulate, lungo i lombi e la schiena e attorno alle fossette di Venere.

Fili rossi che si intersecano, lingue di fuoco guizzanti, parole impresse sotto la cute, crateri bianchi e frastagliati che le sfigurano.

Roy li conosce meglio di quanto non conosca se stesso. Forse perché una parte di lui si è staccata dal suo petto ed è stillata in quei rivoli sanguigni. Ogni angolo, ogni retta, ogni crocevia marchiato a fuoco. Li ha mappati con occhi e dita, se li è incisi nell’anima. Li ha distrutti.

E lo hanno raggiunto, alla fine; sono scavati sul dorso della sua mano. Un cerchio tremolante sulle nocche, angoli acuti scalfiti sulle vene e le ossa, una fiammella morente sull’epidermide. È un pegno, vuole pensare, come la cicatrice liscia che gli morde il fianco. Un pegno povero, perché ora sa quanto fa male, ma non lo saprà mai abbastanza.

Roy segue quelle linee da quando ha memoria. Lo guidano, lo prendono per mano e gli legano i polsi, brucianti, sanguigne. Ama perdercisi dentro, sentirsi avviluppato fin dentro al cuore da stringhe e lacci sottili e stritolanti di cui non si sente prigioniero – ma forse lo è, e lo sono entrambi.

Non sa mai chi stia seguendo chi, se davvero ci siano delle estremità, per quei fili rossi che li circondano. Sono cime di sicurezza, punti di sutura, gomitoli di lana e cotone, volute d’inchiostro, schiere di soldati in riga, traiettorie sibilanti di proiettili e fuoco, raggi di sole tra coltri di nubi e sguardi rubati che fendono le distanze. Sono ovunque, si diramano lungo le loro vene in una comunanza di carne e sangue.

Li segue anche adesso, nel buio. Raccontano storie dimenticate. Schiudono mondi abbandonati. Gli increspano i polpastrelli con curve decise e cicatrici nodose, le legge con le mani – legge il suo corpo e legge lei – sente i respiri lievi che animano spire di serpenti e salamandre intrappolati sottopelle. Gli bruciano le labbra. Se li imprime addosso, come se così potessero passare sulla sua schiena e alleviarle un peso.

Cullano il suo sonno. È meno buio della veglia, ma non per questo meno terrificante.

Nell’oscurità del suo nuovo mondo, in lontananza, scintilla la sagoma torreggiante del Portale schiuso con un ghigno sui suoi incubi. Non può scacciarlo chiudendo gli occhi, né riaprendoli: è sempre lì, lo insegue e tenta di divorarlo di nuovo.

È qui anche adesso, spalancato sulle soglie del sonno. Roy si aggrappa a quelle sottili linee rosse, che gli tagliano e ustionano i palmi mentre fuggono rapide tra le dita, un centimetro alla volta.

Le ha viste scolpite anche sul suo Portale. Due serpenti incrociati in curve morbide, a sfiorare angoli aguzzi.

Le ha viste e vi si è aggrappato anche allora – le dita ancorate alle porte, le unghie che si spezzavano graffiando la pietra – prima che il Portale si spalancasse sui demoni che ha tumulato dentro di sé. Avevano occhi rossi e membra carbonizzate e impugnavano la spada di quella che, forse, era giustizia.

L’hanno quasi fatto a pezzi. Gli hanno rubato la luce dagli occhi, ignari che lui avrebbe potuto ancora vedere, rimanendo impunito. Che a lui – a loro – bastano quei sottili sentieri vermigli per brancolare con passo sicuro nel buio della vita.

Respira in quel labirinto e Riza respira con lui; fa combaciare linee e cicatrici sui loro corpi in un nuovo disegno dai tratti curvilinei, un incastro imperfetto ma indissolubile.

Roy vi preme contro la fronte, con un sospiro di sonno scacciato via. In una preghiera, muta, rivolta a niente e nessuno, come se la sua schiena potesse schiudersi – un Portale di carne e pelle e inchiostro – e inghiottirlo per scacciare il buio con altro buio.

C’è il passato, in quelle linee. E il presente – sotto i suoi palmi, impresso nelle vene – ma anche il futuro. C’è lui – e non c’è, vi è scritta anche la sua assenza. C’è lei, la sua anima indomita che divampa e annulla le tenebre. 

C’è il Mondo, e forse Dio. C’è il Tutto, e anche l’Uno.

Respirano.

Ci sono loro, intrecciati in volute di sanguigna che rifulgono, brandelli di fiamme inestinguibili nel buio.

Note dell’Autrice:

Cari Lettori,
dopo la bellezza di 10 anni e passa, ho finalmente trovato il coraggio di buttare su carta la mia prima RoyAi. 

Anche chi mi segue da un po’ potrebbe non saperlo, ma Fullmetal Alchemist è stato il mio primissimo fandom e la RoyAi è la mia OTP suprema, ad oggi inarrivabile da qualunque altra ship mi sia capitato di supportare. Ce li ho stampati nel cuore, sia loro che il manga, e per questo ho sempre avuto un’altissima ansia da prestazione nello scriverne. Non posso dirmi soddisfatta al 100%... ma allo stesso tempo credo che qua dentro ci sia l’essenziale. È breve e abbastanza convoluta, ma racchiude moltissimo della mia visione del loro rapporto – che, a prescindere dalla realizzazione pratica, vedo come molto più che meramente romantico, ma non sto qui a farvi un trattato in merito o finisco domattina.
Molti headcanon e pensieri più articolati al riguardo sono espressi nella long Sotto un cielo di fuoco: se siete curiosi, andate a sbirciarla ♥

Grazie a chiunque abbia letto fin qui e a tutti coloro che vorranno lasciare un commento ♥

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