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Autore: BeaBia92    14/05/2021    1 recensioni
Un giorno iniziato come tanti altri e che poteva certamente concludersi come tutti gli altri, se non fosse che la storia è ambientata in un periodo in cui persone dotate di poteri e denominati Grisha, non possono considerarsi al sicuro in nessun luogo, neanche in quella che loro chiamano casa.
Questa è la storia prequel di una giovane ragazza Grisha che riesce a penetrare inesorabilmente la corazza e il cuore di un altro Grisha, che apparentemente potrebbe risultare distante, incapace di provare emozioni, insomma un Grisha che ispira reverenza e timore. Sì, avete capito bene, mi sto riferendo al noto Oscuro, o meglio a Kiril, come si faceva chiamare a quel tempo.
Altri però lo avrebbero in futuro conosciuto anche come Eretico Nero.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darkling, Sorpresa
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Minaccia


Era una fredda giornata di sole, i pallidi raggi riscaldavano appena la ragazza dai capelli castano rossicci, ricoperta da un pesante mantello di lana.

D’altronde la primavera non era ancora arrivata, a testimonianza di ciò vi era la presenza di ancora grossi cumuli di neve ai lati del sentiero che stava percorrendo. Solo piccole zone erano sgombre dal candido biancore e lasciavano intravedere le prime tracce di rinascita, tipiche del prossimo cambio di stagione.

La ragazza stava diligentemente tornando a casa, infatti portava al braccio un cestino di vimini carico di quei prodotti, a cui lei e la sua famiglia non potevano rinunciare. Se li era procurati nel vicino paese.

Era sempre lei ad andare al mercato, perché della famiglia era quella che attirava meno l’attenzione; e lei, sua madre, suo padre e il piccolo fratellino di 10 anni dovevano stare attenti a non attirarne troppa.

Nonostante la pesantezza del cesto non considerava fastidiosa quella commissione, le dava modo di passeggiare nella natura, di inseguire il sublime suono del canto degli uccelli e, se era fortunata, di intravedere qualche animale selvatico.

Batteva una strada conosciuta, perciò lasciò divagare un attimo la mente. Pensò ai diversi posti che aveva visitato con la famiglia, avevano infatti cambiato luoghi diverse volte e per un periodo si erano anche stanziati con dei loro simili. Ora si erano fermati in una piccola casetta di legno isolata, ma neanche troppo lontana da un punto di approvvigionamento, la cittadina di Ulensk, vicino al confine con Fjerda. Un rischio, certo, in quel periodo però solo una cosa si poteva affermare con assoluta certezza: nessun luogo era sicuro se si era dei Grisha.

Iniziò tutto con un brivido alla base del collo, una sorta di sesto senso che l’avvisava di un pericolo imminente.

Si guardò attorno, all’apparenza era tutto immobile e tranquillo, forse troppo, gli uccelli infatti rimanevano in silenzio. A quell’ora del giorno si sarebbero dovuti sentire, nonostante la sua presenza. Questo era decisamente un fattore che non volgeva a suo favore.

Il sentiero che aveva seguito l’aveva portata in mezzo a una piccola radura, era quindi completamente esposta. Troppo lontana per tornare nella copertura della foresta.

Alzò lo sguardo davanti a sé e fu proprio in quel momento che fecero la loro comparsa, sembravano fantasmi, comparsi dal nulla: sei uomini possenti avvolti da pesanti pellicce, capelli biondi e barbe lunghe, l’aspetto di chi non si fermava da giorni. Malgrado non indossassero le tipiche divise non potevano esserci dubbi, quelli che la stavano lentamente accerchiando erano dei Drüskelle.

Lei era in pericolo.

Considerò velocemente le sue possibilità: aveva già escluso il tornare al riparo degli alberi, non poteva inoltre usare i suoi poteri perché avrebbe rivelato subito la sua vera natura e, cosa non meno importante, non era in possesso di poteri offensivi, era una semplice guaritrice. Poteva tentare di confonderli, farsi passare per una normale ragazza di ritorno dal mercato. Non prese neanche in considerazione la possibilità di urlare. Nei paraggi gli unici che avrebbero risposto al suo richiamo sarebbero stati i suoi genitori e di certo non poteva rischiare di metterli in pericolo. Meglio che i Drüskelle pensassero che lei fosse da sola e vulnerabile, cosa neanche troppo lontana dalla verità.

Si costrinse a mantenere un atteggiamento calmo, nonostante dentro di lei iniziasse a scatenarsi il panico.

Li lasciò avvicinare e solo quando li ebbe ormai davanti li salutò cordialmente:

“Buongiorno!” non sapeva come, ma riuscì anche ad abbozzare un sorriso e aveva cercato di mantenere la voce più salda possibile.

L’uomo di fronte a lei non rispose, rimase in silenzio ad osservarla per un breve istante prima di piazzarle un sonoro manrovescio sulla guancia.

L’inaspettata reazione e la forza del colpo la fecero cadere a terra, il cestino di vimini colpì il suolo innevato e il suo contenuto uscì parzialmente.

“Non osare rivolgerti a me, Drüsje..” l’apostrofò aspramente l’uomo con un forte accento fjerdiano, che doveva essere il capo di quella squadra di cacciatori.

Quell’ultima parola l’aveva fatta trasalire, l’aveva chiamata in quel modo… Drüsje in fjerdiano era l’equivalente di strega.

Il panico dilagò in lei.

Non aveva possibilità, sapevano chi era.

Un altro Drüskelle la rialzò, le afferrò con forza i polsi e glieli portò dietro la schiena. Lei percepì la ruvida corda stringersi attorno alla sua pelle chiara.

I movimenti dei cacciatori erano rapidi e precisi, non c’era da stupirsi al riguardo, venivano addestrati per quello, sapevano come muoversi e difendersi dai poteri Grisha. La prima cosa che insegnavano loro era come rendere inoffensivo l’obiettivo, dovevano immobilizzare subito le loro mani e in questo modo i Grisha sarebbero stati alla loro mercé.

Nonostante il panico dilagasse in lei e nonostante si stesse anche espandendo la consapevolezza di essere spacciata, qualcosa dentro di lei si ribellò.

Un ultimo intenso e primordiale istinto di sopravvivenza.

Era sì la preda di fronte a dei cacciatori crudeli ed esperti, ma questo non significava il dover soccombere senza combattere od opporre quanta più resistenza possibile.

Si lasciò guidare da quella furia e fece scattare indietro la testa, colpendo così il Drüskelle alle sue spalle. Si sentì uno strano scricchiolio di ossa rotte, probabilmente aveva raggiunto il suo naso. Di certo non rimase a preoccuparsene, approfittare dell’elemento sorpresa era fondamentale.

I Drüskelle non si aspettavano una simile reazione dalla loro preda, la ragazza non perse tempo e scattò con quanta più forza le era rimasta nelle gambe per cercare di raggiungere gli alberi. Forse non erano così lontani.

Riuscì a fare solo pochi passi prima di essere strattonata violentemente all’indietro. Ai suoi polsi legati avevano aggiunto un prolungamento di corda, come una sorta di guinzaglio.

La ragazza cadde rovinosamente a terra.

Il capo di quella compagnia mise un ginocchio a terra per portarsi al suo livello, anche così accucciato risultava lo stesso minaccioso. Con una mano le tirò un altro fortissimo schiaffo sulla stessa guancia già colpita in precedenza. Stavolta riuscì anche a spaccarle il labbro.

Lei non poté fare a meno di emettere un gemito di dolore, la sua guancia era in fiamme e in bocca sentì il sapore ramato del sangue.

“Cosa pensavi di fare, Drüsje? “ utilizzò di nuovo quel tono rude e accentuato “Scappare dal tuo destino?”

La ragazza sentiva vibrare dentro di lei ancora quella furia, sputò il grumo di sangue che si era raccolto in bocca prima di replicare:

“Quale destino? Quello di morire solo per la colpa di essere nata come sono?”

Il capo Drüskelle strinse appena i suoi occhi infastidito, non gli piaceva quando le prede parlavano, le preferiva più inoffensive, anche se ogni tanto erano belli i diversivi.

Questa strega aveva decisamente fuoco nelle sue vene.

“Guarda guarda, qualcuno che tira fuori gli artigli...” la canzonò.

Avvicinò ulteriormente il viso a quello di lei e con la sua grande mano le strinse la parte inferiore del volto.

Lei fece di tutto pur di non mostrare il dolore che sentiva alla guancia, non voleva dargli la completa soddisfazione di vederla soffrire.

“Non ti servirà a nulla ribellarti strega..” ogni parola era detta con tale odio “Sei in trappola..” un ghigno si fece strada sulla sua bocca.

La sollevò in malo modo e la fece rimanere in ginocchio, le afferrò di nuovo il viso con la mano ruvida e la guidò verso qualcosa che sicuramente l’avrebbe resa innocua.

Lo sguardo della ragazza si focalizzò sulla colonna di fumo nero che saliva inesorabile da dietro gli alti alberi oltre quella piccola radura.

Il suo cuore saltò dei battiti e sentì quella furia scomparire rapidamente così come era arrivata.

In quella direzione c’era la sua casa.

In quella direzione viveva la sua famiglia.

Mandò una muta preghiera ai Santi, implorandoli e sperando che la sua famiglia non fosse in casa in quel momento.

Nel suo cuore però già sapeva la verità: sua madre, suo padre e il suo dolce fratellino avevano già incontrato il loro crudele destino senza nessuna possibilità di sottrarsi ad esso.

Lacrime calde rigarono il volto di lei.

Chiuse gli occhi e cambiò allora la sua preghiera ai Santi, chiese loro di poter raggiungere altrettanto in fretta la sua fine.

  
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