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Autore: musa07    17/05/2021    3 recensioni
"Come si fosse fatto convincere, o meglio: fregare in quel modo barbino da sua sorella maggiore, era e restava un mistero della fede per Koutarou.
Comunque, indipendentemente dal fatto che si fosse fatto fregare o meno, ormai aveva dato la sua parola d’onore, con tanto di pugno solenne sul cuore e croce sul petto a riprova del suo impegno [...]
Ecco perché quel mercoledì mattina di inizio aprile, caracollando sui suoi stessi piedi, mentre sbadigliava copiosamente roteando le chiavi della porta di ingresso del tea shop sull’indice, Koutarou si stava dirigendo verso il piccolo locale che la sorella gestiva con una amica. Era una apertura straordinaria. Solitamente apriva alle dieci della mattina, con quella che sua sorella definiva “la seconda colazione” di tolkeniana memoria, ma lei e la sua socia volevano vedere se aprire anche per la “prima colazione” sarebbe stata una mossa vincente o meno [...]
Mai avrebbe pensato che la sua vita sarebbe cambiata così tanto dopo quella mattina. Perché un incontro gli avrebbe letteralmente sconvolto la vita [...]"
Minilong BokuAka perché del sano fluff ci vuole sempre et comunque.
Di come Bokuto incontrò per la prima volta Akaashi
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono semplicemente in ritardo
di più di un mese ma ok…
*tenta di passare inosservata*

Son settimane che son su questo capitolo,
ce la posso fare…

 

 

Di imprevisti non richiesti

 

Capitolo 3

 

Keiji fissò l’uomo che gli stava di fronte. Al solito era praticamente impossibile – in chi gli si trovava davanti – capire quali emozioni gli si agitassero dentro. In pochi ci riuscivano.
- Anche tu qui dalla nonna, eh Keiji? -
- Già… come sempre… - si limitò a rispondere laconico, cercando di capire dove sarebbe andato a parare quel discorso, se mai fosse andato a parare da qualche parte – Mi fa strano vedere qui te, papà. -

 

 

7 ANNI PRIMA

 

Inutile descrivere le mille e più espressioni scioccate di Koutarou quando, quel famoso giorno in cui il club di pallavolo aveva fatto la sua piazzata sul tetto della scuola, si era visto apparire Akaashi nella palestra.
Nella sua infinita megalomania aveva pensato che fosse stato il suo discorso ad invogliarlo ma quando lo aveva visto giocare si era dovuto convincere – come già avevano cercato di fare i suoi compagni di squadra (inutilmente) – che quel ragazzo sapeva alzare. E molto bene anche.
- Pensavo tirassi con l’arco. - lo aveva invaso con la sua parlantina non appena il coach li aveva liberati dagli allenamenti.
- Anche. - gli aveva riposto Keiji con quel suo mezzo sorriso che gli avrebbe tolto il sonno, e per motivi totalmente differenti tra di loro.
- E quindi, come mai hai scelto il club di pallavolo alla fine? - ed incredibilmente si era riuscito a frenare, non si sa per quale strana congiunzione cosmica, dall’uscirsene con un candido “è perché ci sono io, vero?”.
Se solo avesse saputo che era davvero così, dato che Keiji, vedendolo giocare, o meglio: volare, aveva capito che voleva assaporare ancora la sensazione di fare un’alzata a qualcuno che permettesse quella magia.
- Ho trovato il motivo che cercavo. - era stata la sua replica sibillina e aveva chiaramente visto i cricetini nella testa di Bokuto mettersi alacremente al lavoro ma l’aveva lasciato lì impiantato, dopo aver recuperato la sua sacca da una delle panche dello spogliatoio ed essersene uscito.

In quelle tre settimane avevano avuto modo di imparare a conoscersi un po' di più, soprattutto perché Bokuto durante l’intervallo o la pausa pranzo casualmente appariva sempre magicamente nel corridoio delle prime, portandosi dietro un recalcitrante – ma anche divertito – Konoha. Akinori nemmeno le contava più le volte in cui si era ritrovato, suo malgrado, a fare lo stalker davanti alla porta della classe di Akaashi, sbirciando dentro e trovandolo sempre seduto sul suo banco intento a leggere e perfino in una posizione così semplice, traspariva il suo portamento regale. E quando alla fine li vedeva, dopo che Koutarou aveva attirato la sua attenzione, ecco che accennava appena un sorriso lieve, avvicinandosi a loro e rispondendo sempre in modo gentile. Akinori si chiedeva come non potesse esserne infastidito ma Keiji era ancora avvolto nel mistero, in qualche modo; la cosa che adorava di lui – e che lo faceva scompisciare dalle risate e nemmeno in modo velato – era come riportasse ogni volta Koutarou con i piedi per terra quando questi partiva con i suoi voli pindarici sulle sue doti di super ace. Erano momenti a dir poco esilaranti ed eccezionali. E la cosa altrettanto sensazionale era che Bokuto li ascoltava quei consigli, attentamente, e mettendoli in pratica. Indubbiamente tutta la Fukurodani ne aveva guadagnato ad aver acquisito Akaashi come regista di gioco, perché aveva un occhio clinico e capace, nonostante fosse solo al primo anno, che era qualcosa di prodigioso. E, soprattutto, altra cosa della quale tutta la squadra aveva beneficiato, era il fatto che il loro alzatore era in grado, in qualche modo, di frenare le esagitazioni di Koutarou e i suoi sbalzi di umore.

E Akaashi si sentiva davvero bene. Quei ragazzi lo avevano accolto con un entusiasmo assurdo, non facendolo mai sentire l’ultimo arrivato – dato che, alla fine e nonostante la magnifica presentazione sul tetto, lui era risultato l’unico iscritto e aveva preso la titolarità fin dalla loro prima partita – e giocare con Bokuto… Beh, Bokuto indubbiamente faceva casino per cento, parlava per mille ma la cosa, incredibilmente, non gli dava più di tanto fastidio. A volte era mentalmente stancante stargli dietro ma la cosa bella era che averlo intorno ti caricava di energia buona e, in secondo luogo, che quando lo aveva a fianco era un po' come quando uscendo dall’ombra si rimane abbagliati dalla luce del sole, nel momento in cui ti acceca e non riesci a vedere null’altro e sei solamente avvolto da quella luce e per Akaashi era come poter tirare il fiato dopo una lunga apnea, non dover pensare a niente altro.
Dal punto di vista di Koutarou il tutto di guadagnato stava inoltre nel potersi avvicinare un po' di più all’altro, passettino per passettino, giorno per giorno.
Fatto sta, però, che Aprile ormai era passato e con esso la possibilità tanto sospirata da Koutarou di poter invitare Keiji a fare hanami insieme, ma in compenso era arrivato ciò che orde di ragazze sognanti (e tra di esse si poteva contare anche Bokuto) aspettavano con una ansia assurda perché era in questo periodo che si vedevano sbocciare nuove storie d’amore nate da dichiarazioni rubate e al riparo da occhi indiscreti. Aka il famigerato Festival Scolastico. E ovviamente Koutarou ci stava puntando tantissimo. Ancora non gli pareva vero dell’incredibile colpo di fortuna che per quell’anno si era deciso che fossero i club, e non le classi singolarmente, ad organizzare i vari eventi. E questo aveva significato che aveva passato con Akaashi tantissimo tempo insieme, più di quello che avrebbero passato con i soli allenamenti. E, soprattutto, ciò gli aveva permesso di vedere Keiji sotto un’altra veste, che fosse al di fuori della pallavolo. E inutile dire che il suo cuoricino aveva iniziato a palpitare e fare le capriole ancora di più, senza accorgersi degli sguardi dei suoi compagni di squadra quando si erano accorti che il loro ace gironzolava attorno al loro nuovo alzatore praticamente sempre.

- Hai preso in considerazione il fatto che potresti non piacergli o che, forse, non gli interessano i ragazzi? - gli stava facendo notare giustamente Kuroo mentre si trovavano nel locale di Ayase a cercare di elaborare varie strategie, dato che domani sarebbe stato il grande giorno. O meglio: Bokuto si inventava cose improponibili e non meglio precisate e Tetsurou, al solito, lo riportava con i piedi per terra. O almeno ci provava a porre freno a quei voli pindarici.
- Impossibile! - fu la replica, detta con una nonchalance assurda che fece inarcare un sopracciglio divertito all’amico.
- Modesto, eh! - replicò Tetsurou, senza malizia e cattiveria alcuna, portandosi alle labbra un biscottino che Ayase, solerte come sempre, gli aveva presentato non appena si era seduto al tavolo.
- Eh? - chiese Koutarou interdetto, mentre – senza alcuna delicatezza – il biscottino se lo conficcava tutto in bocca in un boccone solo. - Intendevo che se uno si innamora, si innamora, indipendentemente dal sesso, no? - iniziando a sputacchiare briciole ovunque.
- Ah beh, su questo sono perfettamente d’accordo, lo sai. - rispose l’altro, allungando una mano sotto al tavolo per tentare nuovamente di far amicizia con Mitchi che si trovava accucciato sotto la loro postazione. E beccandosi una inevitabile ringhiata.
- Non ti sopporta. - notò Koutarou perplesso. A lui, quel cane, faceva sempre mille feste.
- Già… - mormorò divertito Kuroo, perseverando a tentare di accarezzare il collo dello shiba inu, apposta per infastidirlo – Capita anche ai migliori. - scherzò.
- E poi sarei io quello modesto, eh? -
Qualsiasi tentativo di replica da parte di Tetsurou venne interrotto sul nascere dall’arrivo di Ayase, che si era avvicinata al loro solito tavolo nel momento in cui nel locale c’era un attimo di calma. E non appena Mitchi l’aveva vista avvicinarsi, ecco che si era messo in piedi, già scodinzolando tutto felice. Per un cane che era la quintessenza della pigrizia, tutta quella solerzia attirò inevitabilmente l’attenzione dei due ragazzi, che lo fissarono perplessi. La ragazza si abbassò di poco, prendendogli il volto tra le mani e spupazzandoselo un po', per poi sollevarsi nuovamente e mettersi seduta al tavolo con loro. O meglio: si mise posizionata dando praticamente le spalle al fratello e calamitando tutta la sua persona verso Kuroo.
- Eccomi da voi ragazzi. - ebbe anche il coraggio di dire l’infingarda, pensò Kou - Come stai, Tetsu? È sempre un piacere vederti. Non solo per gli occhi… - concluse sussurrando e beccandosi una occhiata a metà tra il divertito e il critico da parte del fratello che si appoggiò allo schienale della sedia, notando come anche Mitchi osservasse quel quadretto e nuovamente avesse iniziato a ringhiare sommessamente verso Kuroo, fino a quando non fu richiamato all’ordine dal suo proprietario.
- Hum, forse ho capito perché Mitchi non ti sopporta... - constatò Bokuto, quasi tra sé e sé, incrociando le braccia al petto.
- Cosa vi faccio preparare? - chiese la ragazza ma continuando a parlare e rivolgere l’attenzione solo ed esclusivamente verso Tetsurou.
- Hum… non saprei onee-san, tu cosa proponi? - stette in qualche modo al gioco Kuroo, appoggiando entrambi i gomiti al tavolo e poggiando il volto sulle mani a coppa e accennando un piccolo sorrisino.
- No, ma continuate pure ad ignorarmi, eh! - se ne uscì divertito Koutarou, facendoli scoppiare a ridere e allora Ayase si fece seria e meditabonda.
- Dunque, vediamo… un té nero dark chocolate con cocco e cannella. - sentenziò alla fine, asserendo vigorosamente con il capo, convinta della sua scelta.
- Onee-chan, ti sembra che il Bro sia il tipo che ordina una cosa così… diabetosa e stomachevole? - la redarguì Koutarou perplesso.
- Sì, perché è dolce come lui. - fu la replica di Ayase detta con un candore assurdo.
E con queste parole i due fratelli poterono assistere ad un evento più unico che raro. Kuroo Tetsurou, il re delle frecciatine sarcastiche e delle provocazioni, arrossì lievemente.
- Dovrei imparare a flirtare da te. - osservò Bokuto serissimo, rimasto basito da quel rossore nelle guance dell’altro.
- Ehy! Io non sto flirtando, dico solo la verità. Allora, raccontami Tetsu: avrai la fila di ragazze nel tuo liceo. -
- Ohy onee-chan, stavamo parlando delle mie pene d’amore. - proferì Kou, indicandosi con un dito.
- Sì, ma le tue non sono interessanti come le sue e, inoltre, me le sto sorbendo anche troppo. - fingendo di scacciare via con la mano qualcosa di molesto.
- Sì, comunque Bro, anche a me interessa. Non mi racconti mai niente dal punto di vista amoroso. -
E Kuroo sentì la pressione insistente di due paia di occhi dorati fissi su di lui.
- Perché non c’è n-niente da raccontare. -
Oh, caspita se Kuroo non li vide, i due fratelli, come si voltarono a guardarsi l’uno con l’altro ed esclamare all’unisono:
- Si è messo sulla difensiva. - sogghignando per poi riportare l’attenzione su di lui.
- Non mi sono messo sulla difensiva. - rise, mettendo le mani avanti. Il sorriso, la sua risata, la sua pungente ironia sarcastica ma sempre buona senza mai nessun intento malefico erano il suo meccanismo di difesa preferito – E comunque stavamo parlando di te Bro. - puntandogli un indice contro e gli altri due, che gli volevano un bene dell’anima e mai gli avrebbero fatto del male, decisero per magnanimità di non continuare a dargli il tormento. Nonostante anche Kuroo fosse un cuor contento, un compagnone, in merito a quella che era la sua vita privata, le sue eventuali pene e tarli se li custodiva nel profondo del cuore, per non dar ulteriore peso agli altri e questa era un’arte che aveva fatto propria fin da piccolo.
- Ah sì, è vero. Non distraiamoci per favore, che qua il momento è topico. -
- Sai che cosa significa topico? - chiese sinceramente sorpreso Kuroo.
- Ah-ha, sempre simpy, oh. E comunque lo sento usare molto spesso da Keiji. -
- È già diventato Keiji per te? - lo beccò sardonico l’amico, poggiando nuovamente il mento sul palmo della mano.
- Sono ottimista. - fu la replica così schietta e lapidaria che fece scoppiare a ridere di gusto Kuroo.
Koutarou non lo poteva sapere allora, ma quella risata li avrebbe legati per il resto della loro vita.

E alla fine, il mattino del gran giorno del Festival Scolastico era arrivato e Koutarou lo affrontò con gli occhi tutti rossi e gonfi dato che aveva passato tutta la notte sveglio. Troppo emozionato e a ripassar mentalmente tutto ciò che, nel pomeriggio prima, lui, Kuroo e Ayase avevano cercato di pianificare. I due l’avevano pregato in ogni modo e maniera di non andar giù diretto e, sinceramente, neanche lui sapeva bene che cosa aspettarsi da quel giorno. Anche solo l’idea di poter passare tante ore insieme ad Akaashi era una cosa che era in grado di aggrovigliargli le budella. Significa davvero essere innamorati? Vabbé, per il momento non importava rispondere correttamente a quella domanda. Ora la questione impellente era un’altra, ossia perché si trovavano in aula magna a doversi sorbire un noiosissimo discorso di buon festival scolastico e il docente preposto per fare tale discorso non aveva per niente il dono della sintesi? E perché tra tutti i posti che poteva occupare, era proprio quello dietro ad Akaashi? Non riusciva a staccare gli occhi dalla sua nuca, dal candore della pelle in netto contrasto con i capelli neri. Koutarou iniziò a sentir incredibilmente caldo, tanto che dovette iniziare a sbottonarsi il primo bottone della camicia della divisa e allentare un altro po’ il nodo della cravatta per riuscire a respirare. La cosa che non lo aiutava ulteriormente era che si stava chiedendo come potesse essere avere un appuntamento con Keiji. Da quando lo aveva visto per la prima volta, nel locale di sua sorella, si era immaginato un appuntamento tra loro due un’infinità di volte, l’aveva visto e rivisto nella sua mente da una marea di angolature differenti, cambiando ogni volta i contorni esterni. A volte era in piena estate all’ora del tramonto con le cicale che frinivano, altre volte invece era in pieno inverno con lo scivolare lento ed ipnotico della neve che li costringeva entrambi a stringersi sotto allo stesso ombrello.
“Ok, è deciso!” stabilì infine “Per la fine della giornata devo strappargli un pseudo-appuntamento. Fare un salto a mangiare un boccone insieme da qualche parte, tanto ci sarà anche il Bro, quindi non gli apparirà come qualcosa di troppo forzato o come se io l’avessi invitato ad un vero appuntamento.” E questa sua decisione lo rianimò e gli fece allagare sul viso un enorme sorriso compiaciuto.

Purtroppo, nonostante i suoi buoni propositi, la verità era che, nel momento in cui erano finalmente stati lasciati liberi di potersi sistemare nelle aule assegnate, non stava avendo un solo istante per restar da solo con Akaashi. C’era sempre troppa gente in mezzo.
L’idea che il club di pallavolo aveva avuto era stata quella di un cafè ad ambientazione storica e più precisamente i ragazzi si erano vestiti da Samurai. Inutile dire che anche con armature create con carta pesta e cartoni, Keiji faceva la sua porca figura. E Koutarou – addetto a cucinare (non si sa per quale oscuro motivo) se ne stava passando tutto il tempo appoggiato al bancone di fortuna, mento appoggiato sulle mani, sospirando sognante e beccandosi occhiate a metà tra il divertito e lo scazzato da parte di Akinori, perché gli toccava anche la parte del suo lavoro.
- Guarda che così lo consumi! - lo beccò piccato quest’ultimo, mentre gli cacciava in mano la ciotola con le uova da montare perché facesse almeno quello.
- Chi…? Cosa…? - chiese sbattendo un paio di volte gli occhi interdetto. Non che si preoccupasse che Konoha lo avesse sorpreso a fissar il loro alzatore più del dovuto o che pensasse che provava un certo interesse per lui, semplicemente non si aspettava di esser così sgamabile.
Rimase lì, quindi, a fissar interrogativo l’amico, ciotola e frusta in mano in uno precario equilibrio mentre l’altro lo osservava divertito, con un sopracciglio inarcato e una mano appoggiata sul fianco, con uno sguardo sornione che stava chiaramente ad indicare la sua domanda “ma sei serio?”.
Akinori scosse la testa emettendo un lungo sospiro ma l'impasse fu salvata in qualche modo dall’entrata in scena di Kuroo, che – come promesso – si era spinto fino al liceo Fukurodani. Ufficiosamente per esser di supporto a Koutarou, ufficialmente per evitare che facesse danni irreparabili.

Keiji sulla soglia ad accogliere gli avventori, come al solito, aveva preso il suo compito seriamente e con coscienza, non sapendo che tutto il resto della squadra aveva votato a favore in merito al fatto che assolutamente doveva essere lui la persona preposta ad accogliere le persone all’entrata dell’aula; questo perché il club di pallavolo, da sempre in competizione con quello di baseball su tutto, aveva fatto una tacita sfida su chi avrebbe attirato più gente al proprio cafè. E con Akaashi alla porta in versione Samurai i pallavolisti erano certi che le ragazze si sarebbe catapultate dentro con un triplo carpiato anche se invece di un cafè si fosse trattato di una stanza delle torture medievale. A dirla tutta Koutarou, un po' geloso, era rimasto un attimo interdetto nella votazione ma poi il suo spirito di competizione gli aveva fatto acconsentire a sua volta. Sopratutto perché da quella postazione avrebbe avuto la sublime visione di Akaashi sempre davanti ai suoi occhi. E, al contempo, controllare che nessuna gallinella gli ronzasse troppo intorno, in quel caso sarebbe stato pronto ad intervenire.
Keiji si trovava sulla soglia quindi e quel ragazzo alto e dal ghignetto strafottente ma comunque buono non gli passò inosservato, nemmeno la veloce occhiata scrutatrice che gli lanciò, cosa che fece allargare nel nuovo arrivato impercettibilmente ancora di più il sorrisetto. Akaashi notò che non portava la divisa del loro liceo, doveva quindi essere lì per trovare qualcuno. Ma tra tutte le persone chissà perché Keiji non lo associò a Bokuto. Ecco perché si meravigliò non poco quando, alle sue spalle, sentì gli ormai ben noti decibel levarsi. E stavolta la voce del suo schiacciatore non stava tentando di attirare la sua attenzione ma quella del ragazzo al suo fianco che scoppiò a ridere, in una risata fresca e genuina che gli permise ora di capire del perché quei due fossero in qualche modo legati.
- Bro, ma come ti hanno conciato? - gettando un’occhiata nuovamente al suo indirizzo, come a volergli chiedere di spostarsi, dato che gli stava ancora interdendo il passaggio. E gli occhi color ottanio di Akaashi si persero a fissare quelli ambrati del nuovo arrivato come a volerlo silenziosamente studiare. Esame al quale Tetsurou non si sottrasse, piegando leggermente la testa di lato. Il tutto durò nemmeno una frazione di secondo ma fu come se, per entrambi, si fosse trattato di una eternità. Eternità interrotta dall’arrivo di Koutarou che, tutto festante, prese il nuovo arrivato sottobraccio per poi rivolgersi a lui.
- È il mio miglior amico. Il mio fratello d’anima. - disse con una genuinità disarmante e un sorriso candido.
- Ben arrivato. - proferì l’alzatore; due sole parole ma dette con tono così profondo che fece sgranare gli occhi agli altri due.
- Questo gattaccio lo conoscerai bene, ‘kaashi, ce lo troveremo ad affrontare in campo una marea di volte. Lui e i suoi maledetti muri. - mentre gli batteva a cadenza ritmata una mano sulla spalla.
- Mi fa piacere. - rispose Keiji, accennando ad un lieve sorriso educato (che costò le coronarie alle ragazze in fila dietro a Kuroo) e che spiazzò per un istante anche Tetsurou stesso, che però non ebbe il tempo di replicare alcunché perché Bokuto lo trascinò letteralmente verso uno dei pochi tavoli rimasti liberi.
- Ohy Konoha, mi prendo un attimo di pausa! - urlò in direzione del proprio compagno di squadra.
- Come se fino adesso tu avessi fatto qualcosa. - fu la scontata e lapidaria replica che fece levare una risatina sommessa a più presenti. Akaashi compreso.

- Allora, come ti sembra? - chiese Koutarou, tutto emozionato, non riuscendo a star fermo sulla sedia, al solito suo.
- Beh… - iniziò Kuroo pronto a sorbirsi il terzo grado, tentando di girarsi per guardare l’oggetto della loro futura conversazione – e di tutte quelle precedenti ma dettagli – ma venne bloccato da un movimento agitato delle mani dell’altro.
- Nono Bro, altrimenti capisce che stiamo parlando di lui. -
- Bro, tu sei consapevole del fatto che lo stai fissando imperterrito, vero? - domandò retoricamente, abbondandosi allo schienale e incrociando le braccia al petto mentre Koutarou si toglieva la bandana dalla testa e le ciocche di capelli gli ricaddero prepotentemente davanti agli occhi, come raramente capitava di vedere.
- Dici? -
- Dico. - scuotendo la testa sconsolato ma divertito.
- Quindi, come ti sembra? - di nuovo ecco che Bokuto lo incalzò, sporgendosi verso di lui.
- Beh, non è male… - ma non fece in tempo a proferir altra parola alcuna perché ecco che Bokuto si lanciò in una delle sue scene madri di disperazione.
- Ahhh, non portarmelo via! -
Kuroo era consapevole di avere tanta pazienza ma a volte davvero si chiedeva dove l’andasse a pescare di fronte a certe scene madri del suo bestie. Si prese la radice del naso tra indice e pollice ed iniziò a massaggiarla delicatamente.
- Bro, non ti farei mai una cosa del genere, lo sai! E poi, come ti dicevo ieri, prendi in considerazione il fatto che ad Akaashi non potrebbero interessare i ragazzi. - cercò di riportarlo in qualche modo con i piedi per terra. Ovvio che era dalla sua parte e l’avrebbe aiutato in ogni modo e maniera ma, al contempo, voleva anche in qualche modo preservarlo da eventuali delusioni.
- Ma tu, come lui, sareste in grado di ammazzare l’eterosessualità di qualsiasi maschio presente sul pianeta terra. - disse con una serietà e una intensità tale che Kuroo, dapprima sgranò gli occhi meravigliato, per poi scoppiare a ridere di gusto.
- Grazie per la fiducia ma non credo di essere in grado di arrivare a tanto. Suppongo sia una specie di complimento, no? -
- Beh, oddio… sì… credo… ma non voleva essere un complimento. - ci tenne a precisare l’altro, grattandosi la nuca.
- Grazie tante - replicò il felino umano, per nulla risentito ma anzi: divertito – Comunque, al di là di questo, tiriamo le somme dei nostri discorsi di ieri ed elaboriamo una strategia per farti strappare una uscita con lui in qualche modo, giusto per capire quanto e come ti puoi spingere e quali siano il modo e il momento migliore per chiederglielo, senza risultare troppo palesi. -
- Seh... Comunque, io ho un piano. – proferì tutto trionfante Koutarou, battendosi una mano sul petto con fare solenne.
A queste parole Kuroo portò attentamente gli occhi su quelli dell’altro, già attendendosi l’ennesimo strafalcione.
- E di preciso sarebbe? – domandò.
- Nessun piano. – proferì l’altro allegro.
- Eccallà! Siamo in una botte di ferro allora... - neanche sconfortato più di tanto, ormai così abituato ai non-sense del suo bestie.
- Ma sì Bro: mi affiderò alla fortuna! – sentenziò sempre più allegro, come avesse detto un’ovvietà.
- Quale migliore strategia se non quella di affidarsi al caso e alla fortuna? – continuò Bokuto, seriamente convinto, battendogli energicamente una spalla con una manata. Tetsurou sospirò sommessamente, massaggiandosi di nuovo la radice del naso per poi riportare lo sguardo su quello dell’amico.
- Facciamo che per questa volta sarò io la tua fortuna, che ne dici? - sporgendosi di poco verso verso l’altro e notando, con la coda dell’occhio, di come Keiji non si fosse perso quel piccolo movimento.
“Ohh, sta a vedere che lo svampito qui in qualche modo ha attirato l’attenzione del suo bello? Bisogna capire se e come.” pensò, iniziando a parlare a voce bassa in modo tale da costringere anche Koutarou ad avvicinarsi a lui da sopra il tavolo e caspita se non lo notò, Tetsurou, l'assottigliarsi degli occhi verdi del loro argomento di conversazione. Avrebbe voluto osar di più ma non lo fece per non mettere in difficoltà Kou che era e restava un concentrato di meravigliosa ingenuità e candore.
- Al tramonto Venere si vedrà ancora più luminoso del solito e in allineamento con la Luna e Mercurio. - disse, tutto fiero e pomposo, appoggiando la schiena allo schienale e aspettandosi l’effetto della sua rivelazione.
- Eh? - fu invece la reazione dell’altro che si era aspettato la formula magica per strappare ad Akaashi un appuntamento o qualcosa di pseudo tale.
Kuroo emise un piccolo sospiro.
- Il cielo sarà spettacolare. - ci riprovò ma beccandosi un inarcamento di sopracciglio perplesso con annesso incrocio di braccia al petto da parte di Koutarou - Bro, un momento romantico e perfetto per eccellenza. -
E finalmente le sue parole ebbero l'effetto dirompente che si era aspettato nel cuoricino e nella testolina del suo amico che si alzò di scatto dalla sedia, quasi facendola cadere dall’enfasi con la quale si era alzato.
- Oh… Ohhh! Bro, hai ragione! - ovviamente aveva praticamente urlato, attirandosi l’attenzione di tutti e, guardandosi furtivamente in giro, si rimise nuovamente seduto, ma continuando ad agitarsi sulla sedia tutto emozionato. Quanto mancava al tramonto? Troppo ancora, accidenti! Ma, soprattutto, con quale scusa attirare Akaashi nella collinetta dietro ai campi esterni? Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci. E così sarebbe stato per Bokuto.

Le attività del Festival erano giunte alla conclusione. Akaashi si era offerto di riportare le attrezzature che avevano preso in prestito dal club di arte nelle loro aule e Bokuto, veloce come un centrometrista allo scatto dello starter, colse al volo quell’occasione più che perfetta.
Koutarou era rimasto d’accordo con Tetsurou che comunque, con o senza Akaashi, sarebbero andati a strafogarsi di schifezza in uno dei mille fast-food lì vicino (ogni tanto si permettevano quello che chiamavano “il giorno merda”; erano due atleti, attenti alla loro alimentazione ma ogni tanto davano libero sfogo a quel piacere non necessario).
Bokuto aveva proposto all’amico di invitare qualcuno, se gli andava, in modo tale inoltre da fare sentire Akaashi meno in soggezione ma Kuroo aveva obiettato che, da quanto aveva capito, Keiji gli sembrava uno che, al contrario, non amasse molto le compagnie troppo numerose (e rumorose, avrebbe voluto aggiungere ma si era trattenuto per ovvio motivi). E alla faccia perplessa di Bokuto, Tetsurou aveva replicato dicendo che avrebbe provato a sentire qualcuno dei ragazzi della squadra. L’unica alternativa possibile, nella sua testa, per non mettere troppo a disagio Akaashi era indubbiamente Kenma, ma Kuroo era matematicamente certo che non avrebbe schiodato da casa il suo amico neanche se fosse sceso il Padre Eterno in terra. Ma non aveva fatto in tempo ad esprimere queste sue perplessità perché Koutarou era letteralmente volato via prima che Akaashi gli sfuggisse alla vista e l’aveva raggiunto in volata. Ed ora… beh, c’era indubbiamente qualcosa che non tornava. Com’è che era così nervoso? Ma dai, non era da lui, per niente! Neanche alla sua prima partita ufficiale al Liceo, nemmeno quando aveva i test di matematica (la sua Nemesi), ed ora invece, pensando che – se se la fosse giocata bene – sarebbe finalmente stato solo con Akaashi e con uno scenario romantico di sottofondo, si sentiva la saliva azzerata, le mani sudate e il cuore che galoppava in gola. Lanciava occhiate furtive al cielo, vedendo che le prime ombre avevano iniziato a palesarsi. Non c’era più tempo! E per sua fortuna lui era sempre stato uno che agiva velocemente.
- Akaashi? - lo richiamò, con un tono di voce leggero, incredibile in lui. Per un istante si era perso a guardare come Keiji si stesse accarezzando i polsi e le dita come molto spesso l’aveva visto fare.
- Sì? - rispose l’altro mentre richiudeva la porta della stanza del club d’arte, sollevando gli occhi verdi verso di lui. E uccidendolo all’istante ma dettagli.
- Voglio farti vedere una cosa. - accennando appena ad un sorriso. Suonava male quella frase?, si chiese. Non aveva tempo per pensarci, si rispose.
Si erano liberati dai loro costumi di scena ed ora indossavano le ben più comode tute del club di pallavolo. E Keiji era bellissimo anche così.
Il quale Keiji si limitò ad osservarlo in silenzio. Nella sua giovane vita non aveva mai conosciuto nessuno che fosse un libro aperto, disarmantemente vero come Bokuto. Nonostante fosse uno diffidente per natura, si era fidato subito di Bokuto, perché sentiva che da una persona che possedeva una schiettezza simile e un sorriso così genuino non sarebbe mai potuto arrivare nulla di male o che potesse in qualche modo ferirlo.
- Cosa? - chiese quindi, piegando di poco la testa di lato.
- Sorpresa! -
E Akaashi di fronte a quello sguardo che luccicava di aspettative e di gioia non poté resistere.
Per un attimo si persero l’uno negli occhi dell’altro e fu come se non ci fosse più un prima o un dopo ma solo quel preciso istante ed entrambi, per un motivo o per un altro, avrebbero voluto durasse in eterno. Koutarou si avvicinò ulteriormente verso di lui, sollevandogli il bavero della giacca, perché si era alzato un forte vento e Keiji, per tutta risposta, socchiuse per un istante gli occhi, per nulla infastidito. Bokuto l’aveva fatto in maniera così sciolta da non poterci vedere in quel gesto nulla di male.
- Dai ‘kaashi, andiamo, altrimenti non arriveremo mai in tempo. Dobbiamo arrivare prima che sia troppo tardi. - sussurrò alla fine Koutarou, spezzando a fatica quel momento magico e cominciando a inerpicarsi lungo un tragitto impervio, riuscendo a stuzzicare la fantasia di Akaashi in merito a dove lo stesse portando, perché non ne aveva veramente la più pallida idea.
- Troppo tardi? - domandò, ora ancora più incuriosito ma Bokuto si era già mosso. E se questi si era mosso velocemente era perché il suo istinto per un istante era stato quello di prenderlo per mano. Per uno fisico e di impatto come era lui si era trattato di un vero e proprio sforzo non farlo. Già dentro di sé si stava stramaledendo per il fatto di avergli sistemato il bavero della giacca chiedendosi cosa pensasse Akaashi di tanta sfacciataggine.
- Non farti così tante domande. - lo ammonì divertito Koutarou e Akaashi inarcò un sopracciglio: era proprio quello il suo problema! Farsi troppe domande e pensare troppo, considerò dentro di sé mentre stavano salendo lungo una collinetta di qui ignorava l’esistenza, ma sembrava che l’altro si orientasse molto bene in mezzo a tutti quegli arbusti, nonostante i rovi che sbucavano ovunque e, infatti, anche lui, nonostante Bokuto gli facesse egregiamente strada, doveva stare bene attento a dove metteva i piedi. E nonostante questa sua attenzione, nel momento in cui il suo sguardo era puntato sulla schiena dell’altro, ecco che una delle radici di uno degli alberi disseminati lungo quella piccola salita, lo tradì in pieno.
Keiji era certo di non aver emesso alcun suono, né di sorpresa né tanto meno di imprecazione, ma fatto sta che Koutarou si era reso in qualche modo conto di ciò che stava succedendo e, veloce come un fulmine, fu da lui, afferrandolo prima che potesse rovinosamente cadere di faccia. Una mano si era poggiata sul fianco mentre con l’altra l’aveva in qualche modo attirato a sé e quello che Akaashi sentì fu che il suo corpo venne invaso da un calore mai sperimentato prima. Non cercò neanche per un secondo di sottrarsi a quel contatto ma anzi: spostò lo sguardo verso quello dell’altro e lo trovò immediatamente. E gli occhi dorati di Koutarou erano lì, pronto ad accoglierlo.
“Cos’è questo peso che sento nel cuore quando mi sorride?” continuava ad interrogarsi il ragazzo dagli occhi verdi, perché la vicinanza dell'altro era in grado di turbarlo, di emozionarlo e di farlo sentire come gettato su di un’auto da corsa a mille giri al secondo.
- ‘kaashi, tutto ok? – gli chiese Bokuto che subito sentì un diffuso rossore salirgli alle guance perché non si era ancora deciso a mollare la presa e mai l’avrebbe fatto se fosse dipeso unicamente da ciò che desiderava. Sentire sotto le proprie dita quella schiena così flessuosa ma tonica era una sensazione così bella che poteva paragonarla solo alla sensazione di sentire sotto le proprie dita un pallone da pallavolo al momento della schiacciata.
– Sì tutto ok, grazie. sussurrò appena sentendo quella presa forte e decisa su di sé e in qualche modo gli ricordò il modo di giocare dell’altro: energico ed efficiente. Ci fu un lungo etereo attimo di silenzio prima che Bokuto capì che si doveva proprio decidere a lasciare la presa perché continuare, oltre che scortese sarebbe stato indubbiamente poco delicato.
- Dobbiamo… - ma ancora tenendo gli occhi sui suoi, il quale faceva altrettanto, senza abbassarli – muoverci. - disse infine, spostando lo sguardo al cielo sopra di loro. S’incamminò nuovamente, precedendo davanti al suo alzatore, cosa che gli permise di nascondere il rossore che gli era inevitabilmente salito alle guance. Con passo deciso si arrampicò per l’ultimo pezzo e, una volta salito, si girò verso Keiji che fissava quell’ultimo sforzo valutando quale fosse il passo migliore da fare per andare sul sicuro. Era immerso in questi veloci pensieri fino a quando non alzò lo sguardo sull’altro. E Koutarou fece l’unica cosa che andava fatta: gli tese la mano per aiutarlo, sorridendogli leggermente. E quel gesto parlò più di mille parole, perché fu come dire all’altro: “ Io sono qui, sono qui per te. Non lascerei mai andare la tua mano.” E Keiji l’afferrò senza indugio, affidandosi a lui sentendo come la presa di Koutarou, di nuovo, era forte e sicura, proprio com’era lui, come Akaashi aveva imparato a conoscerlo in quelle settimane.
Furono questi i pensieri che attraversarono la mente del giovane alzatore nel momento in cui fece l’ultimo sforzo e travalicò la cima e allora gli si mozzò il fiato in gola… Dall’alto di dove si trovavano, si dominava tutta la veduta della città sotto di loro.
- Appena in tempo… - sentì sussurrare allegro Bokuto e allora si girò quel tanto che bastava per scrutarlo e vedere dove avesse posato lo sguardo. Koutarou si accorse di quell’occhiata e si voltò a guardarlo a sua volta, poi avvicinò la testa alla sua in maniera tale che si sfiorassero e, senza dire una parola, gli indicò semplicemente con l’indice la direzione in cui guardare: il sole infuocato che si stava tuffando in mezzo ai piani più alti dei grattacieli dopo averli tinti di cremisi, iniziando proprio allora la sua discesa. Era uno spettacolo che, seppur nella sua semplicità, mozzava il fiato tanta era la sua magnificenza. Ogni singolo particolare era perfetto e Keiji si portò una mano all’altezza del cuore, facendo tacere a forza il suo intelletto che stava cercando di spiegarsi il perché di quel batticuore e di quella sensazione di emozione estrema. Ogni particolare era semplicemente perfetto: la luce, il vento, i suoni della città in lontananza, il vociare allegro delle persone sotto di loro, l’imbrunire che avanzava nel cielo a mano a mano che il sole completava la sua corsa...
Akaashi si lasciò scompigliare docilmente i capelli dal vento, stringendosi maggiormente alla giacca, continuando a osservare estasiato quello spettacolo fino a quando non sentì la voce di Bokuto mormorare:
- E non è finita. – mentre gli indicava un altro punto nel cielo da osservare e lui, diligentemente, ancora una volta spostò lo sguardo dove l’altro gli indicò e, nuovamente, rimase senza fiato.
– Venere in questi giorni è più luminoso che mai e in… allineamento (pregò fosse la parola giusta) con Mercurio e la Luna. –  bisbigliò, sperando di ricordarsi giuste le veloci nozioni di astronomia che Kuroo gli aveva fornito. E caspita se il suo Bro non gli aveva dato un suggerimento a dir poco perfetto, pensò mentre si riempiva di quella visione a sua volta e Keiji non poté far altro che assentire con il capo, ancora troppo meravigliato da quello spettacolo. Il cielo molto presto s’illuminò completamente della luce tremolante delle stelle ed entrambi rimasero naso all’aria a fissare rapiti lo spettacolo.

Era veramente un momento perfetto. Anzi: più che perfetto e Koutarou valutò che davvero, davvero!, sarebbe stato quello il momento giusto per prenderlo per mano. Poco prima l’aveva fatto per aiutarlo ed era stato meraviglioso, ancora si ricordava di quanto il palmo della mano di Keiji fosse caldo... Abbassò per un attimo lo sguardo a terra, socchiudendo gli occhi.
- Bokuto-san? -
La voce di Akaashi l’aveva risvegliato e sollevò nuovamente gli occhi verso quelli dell’altro che lo fissavano preoccupati.
- Tutto ok? - gli chiese questi.
- Sì, sì: tutto okeissimo. - assentendo vigorosamente con il capo. Sarebbe rimasto lì tipo per sempre ma quando vide Akaashi rabbrividire, capì che era il momento di rientrare e lui, cazzocazzocazzo!, non gli aveva ancora chiesto di uscire.
- Hai freddo. - constatò quando fece tacere questi pensieri, levandosi la propria giacca e, con un rapido gesto, la pose sulle spalle di Keiji che rimase a dir poco meravigliato. Bokuto fece per girarsi su se stesso, per ridiscendere, quando si sentì tirare per la manica della maglia. Si fermò di colpo, inspirando impercettibilmente e sentendo un flebile grazie. Di nuovo, un leggero sorriso gli increspò le labbra e si voltò verso di lui e rimase piacevolmente sorpreso dall’espressione rilassata e distesa che aveva Akaashi in quel momento.
Ok, era il momento! Ora o mai più. Sputò fuori le parole come se fosse stato una mitragliatrice.
- Senti con il Bro ehm… il gattac… ehm… con Kuroo pensavamo di andare a mangiare un boccone qua vicino, tivadiunirtianoi? - veramente quelle ultime parole le sparò fuori alla velocità della luce ed ora lo guardava con due occhioni ricolmi di speranza e aspettative.
Keiji sorrise internamente perché era uno spettacolo davvero buffissimo ma non voleva in nessun modo offenderlo.
- Beh, sì: si può fare. -
- Ah, tranquillo non ti preoccupar… ehy, aspetta: hai detto “sì”? - già aspettandosi un più che comprensibile rifiuto, Kou si era già preparato la frasetta di rito. E invece...
- Sì. - stavolta l’alzatore non poté frenare la piccola risatina – Ho detto di sì. -
- Oh, tipo wow! Bene… Wow... Allora andiamo che il Bro ci aspetta. - tutto galvanizzato, riprendendo a scendere. Si sarebbe dovuto inventare qualcosa con il resto della squadra per sparire magicamente e far sparire magicamente anche Keiji ma per questo contava nell’astuzia di Tetsurou.

Il quale Tetsurou lo stava attendendo, appoggiato ad un muretto nelle vicinanze dell'ingresso del Liceo, una mano nella tasca dei pantaloni della propria divisa scolastica, l’altra intenta a far scrollare lo schermo del cellulare. E Keiji pensò che dovesse essere una chat che gli stava assorbendo tutta la sua attenzione perché era così concentrato che non si stava minimamente accorgendo dei ripetuti tentativi di assalti e delle occhiatine con annessi risolini delle ragazze che gli passavano a fianco.
Bokuto l’aveva definito “gattaccio” e in effetti, a guardarlo bene, Kuroo davvero ricordava un felino. La maniera flessuosa ed aggraziata che accompagnava ogni suo movimento, quello sguardo così penetrante e attento, quell’apparente fare sonnacchioso che in realtà teneva d’occhio sempre tutto.

- Ehy, eccovi! -
Per quanto la conversazione via chat dovesse essere per lui interessante ed impegnativa, era praticamente impossibile non udire il richiamo di Bokuto, capace di risvegliare anche i morti.
Tetsurou scandagliò velocemente la situazione portando lo sguardo sul volto del suo bestie e vedendolo a dir poco raggiante capì che doveva essere andato tutto secondo i piani. Cosa che venne confermata da Koutarou che, alle spalle di Akaashi, sollevò il pollice in segno di vittoria. Ovvio che poi avrebbe voluto ogni singolo dettaglio. In particolar modo voleva tutti i dettagli di come la giacca della tuta del suo Bro fosse finita sulle spalle di Keiji, che ora se la stava togliendo e porgendola al suo legittimo proprietario.

 

Koutarou credeva che la vita non sarebbe finita mai e che dietro l’angolo ci sarebbe sempre stata una novità che avrebbe cambiato tutto. Beh, in quel caso non aveva tutti i torti ma quello che aspettava quei tre non appena avrebbero girato l’angolo era di sicuro una sorpresa ma non una di quelle che, dal suo punto di vista, si sarebbe potuta definire bella.
Come aveva calcolato era stato grazie a Kuroo che erano riusciti a defilarsi con una scusa dal resto della squadra – non avrebbe diviso Keiji più con nessuno quel giorno! - ed ora eccoli lì, tutti e tre, con lui che camminava nel mezzo mentre stava raccontando tutto galvanizzato di come il loro cafè, rispetto a quello dei ragazzi del club di baseball, avesse avuto molto più successo e quindi vittoria era stata conquistata.
Gli altri due si lanciarono una piccola occhiata divertita, pensando all’unisono che di sicuro il merito non era stato suo, dato che il suo apporto durante la giornata era stato pressoché nullo, soprattutto quando si erano ben pensati di metterlo all’ingresso, al posto di Keiji, facendo fuggire chiunque, terrorizzati dal suo approccio troppo energico. Lo sguardo degli incredibili occhi verdi di Akaashi su quelli ambrati di Kuroo non passò inosservato a quelli di Koutarou che si trovava in mezzo a loro.
- Ohy, voi due! - tutto imbronciato e incrociando le braccia al petto.
I due famigerati sgranarono gli occhi interdetti per un istante posandoli su quelli dell’altro, poi Keiji simulò un piccolo colpo di tosse per non scoppiargli a ridere in muso. Cosa che invece fece Tetsurou per tutti e due. E l’eco della risata di Kuroo si stava ancora levando quando sentirono una delicata voce attirare l’attenzione dell’alzatore.

- Keiji-kun? -
I tre si bloccarono all’istante, girandosi all’unisono e al rallentatore verso quella voce che, seppur flebile e timorosa, fu peggio di un tornado tanta fu l’intensità con la quale spazzò via quel momento di letizia.
La ragazza lanciava occhiate furtive alle due pertiche che si trovavano insieme al ragazzo oggetto delle sue attenzioni, spostandosi con dita tremanti una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, cercando in qualche modo supporto e sicurezza in Keiji. Il quale la stava fissando incredulo e basito, trovandosi costretto a deglutire a fatica.
- Azumi-chan?! -
Una cosa che Bokuto (e anche Kuroo) aveva capito subito di Akaashi – ed era certo di non sbagliarsi – era che Keiji, da bravo alzatore, era difficile da cogliere di sorpresa. Ma non fu quello il caso.
Lei continuava a lisciarsi nervosamente le pieghe della gonna della propria divisa impeccabile, riportando timorosamente gli occhi blu in quelli verdi dell’alzatore. Si vedeva che, in qualche modo, si sentiva un pesce fuori d’acqua.
- I-io… Bokuto-san, Kuroo-san, scusatemi, devo andare. - voltandosi verso di loro e proferendosi in un piccolo inchino di scuse. Nuovamente i due amici spostarono all’unisono e lentamente l’attenzione dei loro sguardi. Da quella ragazza che pareva uscita da un quadro di qualche ritratto di famiglia reale, tanta era la grazia del portamento, al volto di Keiji, cercando di capire cosa stesse succedendo.
- ‘kaashi, ma... ma la nostra cena fuori insieme? - proferì flebile Koutarou, demoralizzato a mille ed ecco che le dita lunghe ed affusolate di Tetsurou (come capperi facesse uno schiacciatore ad avere le armoniose dita che di solito appartenevano agli alzatori, era sempre stato un mistero per Koutarou) che gli strinsero delicatamente il braccio gli fecero capire di non dover insistere oltre. Come al solito, Kuroo era avanti anni luce e aveva capito che quel imprevisto stava mettendo Akaashi non poco in difficoltà e non solo perché quella ragazza gli era spuntata lì dal nulla ma perché la situazione doveva essere indubbiamente molto più complessa.

E Keiji, quando avrebbe ripensato allo sguardo deluso di Bokuto e l’avrebbe rivisto al rallentatore una infinità di volte, si sarebbe sentito morire ogni volta di più. Lui, più di tutto, odiava deludere gli altri.
Ciò che invece si sentì in quel momento bruciare sulla nuca, mentre raggiungeva la ragazza all’entrata del cancello, era uno sguardo ambrato penetrante che stava cercando di capire dove fosse l'impasse.

 

Continua...

 

 

Non ho ben capito quale sia stato il preciso momento in cui la mia mente ha deciso di far penare ‘sti poveri due ragazzuoli. Oltretutto non è proprio da me, che son la regina del fluff diabetoso, io non riesco a far del male ai miei adorati; se proprio devo sfogare quella vena angst che comunque in me è praticamente inesistente di solito lo faccio con i personaggi che mi stanno sui maroni *fissa un Miya Atsumu non a caso, ricordandosi che si è immaginata mille e più trame dove soffre e schiatta in mille e più modi e va a rivedersi tali appunti*

Tadan: a grande richiesta (di nessuno) ritorna la rubrica del “cosa stavo ascoltando mentre…”. Ecco, nella parte finale stavo ascoltando la OST di Tsurune, del quale mi è venuta voglia di rifare un rewatch.

E sempre per raccontare cose delle quali potete star benissimo senza, questa mattina in una delle mie classi si è palesata in qualche modo la mia passione per il mondo anime/manga ed una mia studentessa, parlando di HQ, mi fa “una mia amica è in superfissa per Kuroo”. La mia risposta non può che essere stata “la capisco guarda…” con annesso sguardo perso nell’infinito.

Ah, già! Ora, dopo questo parto plurigemellare, ho troppa voglia di scrivere di Kuroo *ç * e di Tooru *ç * ma stavo anche pensando che sarebbe indubbiamente interessante narrare la seconda parte della IwaOi che avevo scritto. Insomma, ho le idee molto chiare… niente!

   
 
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