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Autore: Little Firestar84    18/05/2021    7 recensioni
Per ringraziarla dell'aiuto, ma sopratutto del successo della sua ultima sfilata di moda mare, Eriko chiede a Kaori di accompagnarla in una vacanza tutto compreso... Sotto il sole delle Bahamas, ci sarà da divertirsi!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ed ecco la mia ultima fanfiction, che vi terrà compagnia con i suoi tre capitoli.... Questa storia, collaborazione con Kalu Saeba (Alias Klaudia Grimaldi) nasce da un'idea di Klau, che mi ha fornito le basi narrative su cui costruire la storia vera e propria, e si sviluppa come un what if, partendo dagli eventi dei volumi  30 e 31 edizione Star Comics (I capitoli My Fair Ryo/E Kaori indossò il costume da bagno!/L'affascinante Bersaglio/Il segreto dello spolverino/la grande fuga).

Grazie e buona lettura!

“Una vacanza?”

Kaori sgranò gli occhi, mentre Eriko, seduta davanti a lei ad uno dei tavolini del Cat’s Eye, teneva le mani giunte in preghiera, mettendo sul bel viso giovane lo stesso broncio che l’aveva contraddistinta quando era stata una ragazzina petulante. Sul tavolino, in mezzo alle due donne, alcune brochure, che decantavano l’Ocean Club, un resort di lusso delle Bahamas… mini-appartamenti, villette, camere con vista sul mare oppure sulle meravigliose piscine, la cui acqua cristallina poteva facilmente gareggiare con quella dell’oceano, campi da golf, centri benessere… c’era davvero tutto quello che si potesse desiderare, e forse perfino di più.

“Proprio così!” La giovane stilista fece cenno di sì, occhi che le brillavano per l’emozione. “Uno degli sponsor della sfilata era la Shinsato Cosmetics e…”

“La Shinsato?” Kaori domandò, entusiasta, mentre prendeva in mano uno dei volantini e osservava la meravigliosa spiaggia dalla sabbia bianchissima, il mare di un azzurro tale che sembrava non vi fosse alcuna differenza col cielo… si ritrovò a sospirare con aria sognate: una vacanza, da quanto non ne faceva una, per bene? Nemmeno più se lo ricordava- di certo, non da quando aveva preso a lavorare con Ryo! “Non è quella ditta che è diventata famosa per il fondotinta solare arricchito con il Monoi?”

“Sì, esatto! Ma non fanno solo quello, sono stati i primi a lanciare in Giappone il Monoi!”  Eriko continuò, quasi con aria sognante. “Gireranno il nuovo spot alle Bahamas, ed il nuovo proprietario della società mi ha invitata a raggiungerli, perché sarebbe interessato ad ampliare la nostra partnership, e per convincermi mi ha gentilmente offerto un soggiorno tutto pagato, extra inclusi, di due settimane all’Ocean Club, uno dei resort più belli dell’intero arcipelago! Dai, Kaori, vieni con me, ti prego! Non vorrai farmi andare da sola, vero? E poi tra pochi giorni sarà il tuo compleanno, sarà come un doppio regalo!”

Eriko rimise il broncio, mentre Kaori faceva mente locale, rattristata dalla nota dolente del suo compleanno… l’anniversario della scomparsa dell’adorato fratello. Ma non era solo quello: l’ultimo di marzo sarebbe stata un anno più vecchia di quello precedente, sarebbe stata ancora single, illibata, sola, bloccata nella stessa ed identica situazione in cui lei e Ryo si ritrovavano da tempo ormai immemore.

Forse Eriko aveva ragione, e avrebbe fatto bene a farsi quel regalo, se non altro per dare una piccola scrollata alla sua routine quotidiana, e comunque era quasi del tutto certa che il suo passaporto fosse ancora valido - lo aveva rifatto poco dopo aver conosciuto la sorella, Sayuri, nel caso avesse mai voluto, o potuto, raggiungerla negli States… quello che la preoccupava però era Ryo. Poteva lasciarlo solo per oltre due settimane, senza rischiare che combinasse qualche guaio troppo grosso?

Si voltò nella direzione del partner, occupato, come suo solito, ad insediare la bella Miki, mentre Umi cercava di difendere la virtù della compagna afferrando il pervertito numero uno del Giappone per il collo, nella speranza di staccarlo dal corpo della donna. 

Kaori sospirò, mentre, giù di morale, guardava sul dépliant le immagini di coppiette felici che si abbracciavano al tramonto o a bordo di una delle piscine del complesso: era inutile, Ryo nemmeno sapeva che lei esistesse, ed intanto la giovane donna si struggeva d’amore non corrisposto per il suo socio.  Forse era davvero giunto il momento di tentare di mettere una pietra sopra almeno a quella folle infatuazione, specie se voleva continuare ad essere City Hunter al suo fianco, perché tanto lui avrebbe certamente perseverato nel vederla come una virago mezza uomo senza alcuna classe né qualità speciali, o particolari doti fisiche.

Eppure, lei sapeva di non essere davvero così racchia come lui la descriveva, né pensava davvero, nel profondo, di sembrare un uomo: Eriko le aveva detto che aveva stile da vendere ed un corpo e portamento da modella, Sayuri che era carina, e qualche spasimante lo aveva avuto, a volte capitava che gli uomini per strada la approcciassero o che alcuni dei loro (pochi) clienti maschi le facessero il filo.

Lei non era da buttare, nonostante quello che lui  le diceva.

“Wow, che meraviglia! Quella vale dieci punti! Signorina, mi aspetti, vorrebbe uscire con me? Dove scappa? Non vuole andare a bere qualcosa con questo bel ragazzo di vent’anni?” Praticamente volando, Ryo si precipitò fuori dal locale, inseguendo una ragazza che senza dargli tempo di spiegarsi – non che con quella faccia da maiale in calore ci potessero essere dubbi al riguardo delle sue più che palesi intenzioni predatorie–  gli diede la borsetta in faccia prima, proseguendo poi con la testa, a seguire con lo stomaco, per poi terminare con il gran colpo: una ginocchiata nelle parti basse dello sweeper, che piagnucolò per esattamente dieci secondi prima di gettarsi, ancora dolorante e ferito nel corpo e nell’orgoglio, sull’ennesima fanciulla che reagì pressoché nello stesso modo della precedente, ovvero con botte e borsettate.

Kaori guardò Ryo fuori dal locale, che perseverava nei suoi atti predatori, poi guardò le foto dell’hotel. Sole, mare, spiaggia, divertimento… magari anche un’avventura estiva, forse era proprio quello di cui aveva bisogno per dimostrare a sé stessa in primis che non era solo la goffa assistente di Ryo, ma anche una ragazza giovane, carina ed indipendente, e che non aveva bisogno di nessuno, specie di un debosciato come il suo socio.

“Però… io non ho niente da mettermi….” La sweeper piagnucolò. Eriko la guardò, soddisfatta, consapevole che ormai il più era fatto e che Kaori era a tanto così dall’essere convinta  ad unirsi a lei in quella folle vacanza, il genere di cosa di cui da ragazze parlavano sempre ma che, per un motivo o l’altro, non avevano mai fatto, limitandosi a sognarla.

“Tutto qui? Ma di questo non devi preoccuparti! Sei o non sei amica della miglior stilista emergente di tutto il Paese?”

***

“Ma… ma quanta roba mi hai portato?” Il salotto di casa Saeba-Makimura era pieno di borse, borsine e borsette stracolme di ogni capo mai concepito per il corpo femminile. Solo a guardare tutta quella abbondanza, Kaori avvertì un leggero mancamento… come poteva Eriko credere che si sarebbero potute portare dietro tutta quella roba? Ma soprattutto, davvero l’amica pensava che lei se la potesse permettere, con il portafogli che piangeva perennemente miseria?

“Oh, ma è solo qualche capo di campionario, nulla di che!” Eriko minimizzò, con un gesto svogliato della mano, quasi non ci fossero migliaia e migliaia di yen in vestiti sparsi tra divano, tavolino e sedie varie. “Tutta roba delle vecchie collezioni che non potrei nemmeno più vendere in saldo, figurati! Se li prendi mi fai pure un favore, almeno mi si abbassa un po’ il valore del magazzino, ed intanto tu con quel tuo bel corpicino mi farai da vetrina pubblicitaria… appena quelli della Shinsato vedranno i miei modelli addosso ad una donna vera ed in un contesto reale non saranno capaci di rifiutarmi un contratto!”

Kaori prese in mano un delicato pareo, dal tessuto impalpabile, rosato, dalla fantasia di macchie di leopardo. La sweeper sospirò sconsolata, quasi incredula che ci fossero persone il cui problema era che possedevano troppo di tutto, mentre lei a quanto sembrava doveva accontentarsi della carità.

Elemosinava briciole di affetto da lui, i vestiti dalla sua migliore amica… il prossimo passo quale sarebbe stato, chiedere un prestito a Miki o Saeko?

“Mia dolce Eriko, bella stilista del mio cuore!” Ryo cinguettò, irrompendo in boxer – almeno quelli se li era messi, fino a dieci minuti prima era stato nudo come un verme – nella camera. “Sei venuta a sfilare per me ed il mio mokkori?”

La stilista si limitò a congelarlo all’istante, freddandolo con uno sguardo che la diceva tutta su cosa esattamente lei pensasse di lui, del suo mokkori e del suo comportamento, ma soprattutto della sua completa mancanza di stile. Poteva capire che, sul lavoro, Ryo fosse votato alla praticità e al bisogno di essere costantemente all’erta, ma la donna non avrebbe transatto sui momenti di libertà, in cui lui non aveva da essere City Hunter ma solo Ryo Saeba.

“Scordatelo, Saeba. Te l’ho già detto, io non esco con chi non ha stile.” Gli rispose, sprezzante, alzando il naso all’insù. Poi, quando lo vide pensieroso, quasi non capisse la presenza di tutti quei capi, decise di lanciargli un’esca, e vedere se avrebbe abboccato all’amo. “E comunque, questi vestiti sono per Kaori, voglio che scelga un po’ di cose da portarsi per la nostra vacanza al mare!”

“MARE!?” Ryo prese a sbavare, perso nella sua immaginazione con aria sognante e depravata. Mare, sole, spiagge, corpi femminili dalle sensuali forme celate da minuscoli pezzetti di stoffa che poco o nulla lasciavano all’immaginazione, disinibite signorine in topless… il paradiso! Cosa avrebbe potuto chiedere di più dalla vita? Nulla! “Quando si parte? E dove andiamo? Esigo una stanza matrimoniale per noi due e una singola per la virago e…”

…E la frase finì lì, poiché Kaori lo colpì con tutta la forza che aveva con uno dei suoi micidiali martelli, mettendolo al tappeto, la testa conficcata nel pavimento.

“Tu non vai da nessuna parte!” Gli ringhiò contro, tenendo l’arnese infernale ben premuto contro il cranio dello sweeper. “La vacanza è solo per me ed Eriko… anche perché noi ce ne andiamo alle Bahamas in aereo, e vorrei ricordarti che tu hai il terrore del volo, brutto cialtrone! E comunque tu domani ha appuntamento con un cliente!”

“Ma… ma non è giusto!” piagnucolò lui, infantile. “Tu te ne vai in vacanza e io per poterti pagare le spese devo lavorare per un uomo… non voglio! E poi cosa ci vai a fare alle Bahamas? Neanche stai bene in costume da bagno!”

“Guarda che lo so benissimo che hai visto anche tu quanto Kaori stesse bene in costume, brutto idiota,” Eriko gli sibilò all’orecchio, redarguendolo, acida e scontrosa. “E comunque non devi preoccuparti dei soldi, dato  la vacanza a me e Kaori l’hanno regalata!”

La stilista stava iniziando ad averne abbastanza del comportamento infantile di Ryo, ma soprattutto del modo in cui lui continuava a sminuire la bellezza di Kaori e le sue doti, senza rendersi conto di come, ogni volta che lui pronunciava quelle infondate assurdità, la sweeper soffriva, rattristandosi nel più profondo del suo cuore. Eriko aveva capito fin dal primo momento che quello di Ryo era il tipico atteggiamento da ragazzino infatuato, ma non tollerava che un uomo adulto continuasse a comportarsi così, che non capisse quali potessero essere le conseguenze delle sue azioni.

Era giunto il momento che qualcuno gli desse una sonora lezione… e quale occasione migliore di quella per stuzzicarlo? Chissà, magari sarebbe anche servito a fargli aprire gli occhi una volta per tutte su tutta quella grazia che aveva sotto gli occhi quasi ventiquattr'ore su ventiquattro!

“Kaori, perché non ti provi qualcosa? Giusto per vedere che non ti abbia portato una taglia più grande…” Le disse, mentre però continuava a guardare, con una certa superbia, sprezzante, lo sweeper, che ancora si massaggiava il capo dolorante. “Ecco, ad esempio…. Questo, e questo… magari quest’altro… questo cosa ne dici? Ti piace? Ah, e non possiamo certo dimenticare quest’altro… e magari pure questo, e questo…oh, gli uomini impazziranno quando ti vedranno vestita così, farai un figurone! Pensa quanto sarebbe bello se incontrassi l’uomo della tua vita durante questa vacanza… oh, promettimi che se succederà ti farai fare da me il vestito da sposa!”

Svolazzando eccitata come una farfalla, quasi fosse una ballerina che si lasciava trasportare dai piedi, saltellando leggiadra per la stanza, la stilista raccattò una marea di capi di tutte le fogge e di tutti i colori, costumi, vestiti, top colorati, di tutto un po’, e se li mise al braccio; neri, rossi, bianchi, colorati, fantasia… aveva un po’ di tutto, in un tripudio che inneggiava all’estate e al divertimento, ma c’era una sola cosa che, Ryo si rendeva purtroppo conto, quei deliziosi capi avevano in comune.

Erano tutti capi molto attraenti: corti, scollati, aderenti, erano ciò che di solito accendeva la sua depravata fantasia di indomito ed insaziabile stallone, ed ora, quei vestiti, Kaori li avrebbe indossati mentre prendeva il sole a bordo di una squisita piscina, o mentre camminava al tramonto lungo spiagge dalla bianca sabbia, i deliziosi piedini sfiorati dalle placide onde, mentre ballava nella discoteca del resort, circondata da uomini che non desideravano altro che irretirla...

Che Kaori fosse carina ed attraente ormai era da un bel po’ che Ryo lo aveva capito, ma l’incarico improvvisato con Eriko gli aveva fatto capire che ormai non era più la ragazza semplicemente carina che aveva incontrato anni prima sulla sua strada; il tempo con lei era stato più che clemente, e lei ora era divenuta una donna, la cui bellezza era sbocciata in modo dirompente, e con indosso i bellissimi e ricercati capi di Eriko presto se ne sarebbero accorti anche tutti gli altri uomini. Era già difficile tollerare che le ronzassero intorno prima, ma adesso… adesso sarebbe stata una vera tortura!

Ingoiò a vuoto mentre un leggero senso di panico si impadroniva del suo essere, e la sua mente si riempiva di fantasie a luci rosse con la donna del suo cuore come interprete femminile e altri uomini che partecipavano al sollazzamento…

Scosse il capo, risoluto: no, non doveva pensarci. Kaori era grande, sapeva quello che faceva, e non aveva certo bisogno di lui. E comunque lo aveva sempre saputo: prima o poi avrebbe dovuto lasciarla andare per la sua strada, e poi quella vacanza forse avrebbe fatto bene ad entrambi. Ormai erano anni che Kaori era l’unica donna con cui Ryo fosse effettivamente in contatto, forse la lontananza gli avrebbe fatto capire meglio cosa volesse dal loro rapporto, e come affrontarlo.

E poi, sì, c’era un cliente uomo, d’accordo, ma la città era piena di belle ragazze… e senza Kaori avrebbe potuto fare quello che voleva, e tornare finalmente alle vecchie abitudini…. O no?

Sospirando, mentre sentiva provenire dalla camera di Kaori il fitto chiacchiericcio e le risate allegre delle due donne, lo sweeper lanciò una rapida occhiata alla scatola aperta sul tavolo, quadrata, semplice: Eriko aveva anche portato una collana tribale all’amica, un cerchio di legno legato a delle sottili cordicelle di cuoio nero, decorate con nodi  e perle di legno.  Lo prese in mano, tenendolo tra le dita, studiandolo attentamente, poi, scrollando le spalle, lo ripose dove l’aveva trovato.

Accanto alla scatolina, però, trovò qualcos’altro: il dépliant del resort dove le due donne avrebbero soggiornato per la durata della loro vacanza. Lo scorse velocemente, trovandoci tutte le informazioni del caso, inclusi i recapiti.

Senza farsi vedere, lo sweeper copiò su un foglietto tutto quello che gli serviva sapere, poi rimise la brochure a posto e si mise in tasca il foglietto scritto  a biro. Magari sapere quelle cose non gli sarebbe servito a niente, però, com’era che diceva l’antico detto? Prevenire era meglio che curare!

***

Kaori si sentiva in imbarazzo.

Seduta su una delle sdraio del resort, tentava di stringersi nel proprio abbraccio, ma era tutto inutile: per la prima volta nella sua vita si sentiva nuda, esposta… con decisamente troppa pelle in bella mostra. Il costume da bagno che Eriko aveva scelto per lei era, in teoria, intero, ma era il classico costume da bagno solo nella parte inferiore e nella parte destra; la coppa sinistra era invece un minuscolo triangolo di stoffa, tenuto insieme al pezzo principale da un anello di metallo dorato. Scollato e sgambato, era il tipo di capo che Ryo le diceva sempre la faceva sembrare un travestito, mentre, molto probabilmente, Eriko, Miki, Saeko e Reika gli sarebbero parse divine creature, novelle dee dei flutti con addosso un capo del genere.

 Al suo fianco, Eriko invece era in topless, con occhiali da sole ed un cappello di paglia, e, sicura di sé, della propria femminilità, sorrideva, mentre ogni tanto si spruzzava un po’ di acqua solare profumata al Monoi sul corpo - un altro regalo della Shinsato- rendendolo luminoso e brillante.

La sweeper sospirò, arrossendo, sentendosi osservata. Perché aveva gli occhi di tutti puntati addosso? Possibile che il costume che Eriko le aveva regalato fosse così indecente? Eppure era la sua amica quella che era mezza nuda! Perché non guardavano la bella stilista?

“Amica mia, stai pensando così intensamente che mi stai facendo venire il mal di testa!” Eriko la schernì; sollevò gli occhiali da sole e si girò su un fianco, in modo da poter guardare Kaori negli occhi. “Cos’è, senti la mancanza del tuo Ryo?”

“Ma, ma no, cosa dici,  Ryo ed io non siamo mica così…” Kaori sbuffò, mettendo il broncio, stufa di dover perennemente ripetere a tutte le donne che incrociavano la loro strada quella frase, mentre le sue gote prendevano la stessa tonalità dei suoi capelli. E comunque, con lui era a dir poco arrabbiata: poteva capire che lui non volesse andare all’aeroporto per via del suo piccolo “problema” con gli aerei, ma la sera prima sarebbe potuto tornare a casa dai suoi giri ad un’ora decente per dirle ciao e salutarla. E invece no: quando aveva lasciato il loro appartamento, lui era ancora in giro a bighellonare con i suoi amichetti, chiunque essi fossero. “Solo che, mi guardano tutti… sto davvero così male con questo costume?”

“Ma no, sciocchina!” Eriko le sorrise, la voce aggraziata in cui permeava la nota di una risata leggera. “Ti guardano perché sei bella.”

“Io… bella?” La giovane donna disse, con una voce talmente bassa che l’amica non comprese se stesse parlando con lei o da sola. Sembrava incredula- e dopotutto, la stilista non avrebbe dovuto stupirsene, quei pochi giorni passati con il duo di sweeper le aveva mostrato come Ryo si comportasse con Kaori, con la chiara intenzione di tenerla a distanza… scherzi, battute, insulti e oltraggi vari avevano minato Kaori, che aveva iniziato a collaborare con Ryo quando era ancora ragazzina, acerba e suscettibile alle parole altrui, specie quelle di un uomo.

“Kaori…. Davvero non te ne rendi conto?” L’amica le domandò, la voce quasi rotta dal pianto, mentre copriva la mano dell’ex compagna di scuola con la sua. “Gli uomini, ti stanno guardando tutti… sono tutte persone di un elevato ceto sociale, e sono interessati a te. Perché non ne approfitti? Non ti piacerebbe sposarti con un ricco uomo d’affari?”

“Ma che sciocchezze! Io al matrimonio non ci penso affatto!” Kaori si sbrigò a replicare, altezzosa e quasi irritata, anche se non riusciva a comprendere pienamente nemmeno lei stessa il perché di quel sentimento.

“Non ci pensi…” le si avvicinò, con un ghigno un po’ birichino sul volto, dispettosa e maliziosa. Aveva una luce negli occhi che sembrava gridare che non avrebbe dato pace all’amica fino a che non fosse stata onesta con lei... o non avesse ottenuto le risposte che sperava. “Oppure hai già qualcuno di preciso in mente come futuro marito?”

“Co… cosa dici?!” Ormai Kaori era più rossa di un’aragosta cotta al vapore. Il suo cuore stava battendo a mille, sotto l’intenso sguardo indagatore di Eriko. Com’era possibile, si chiese, che una persona che non vedeva da anni l’avesse compresa così bene, sapesse leggerle dentro in quel modo? Davvero era così trasparente?

“Beh, allora, se non hai qualcuno in testa…” l’amica sogghignò, facendole l’occhiolino mentre, in modo fluido ed elegante, come una pantera, si alzava dallo sdraio, ed indossava sul seno nudo una camicetta che chiuse con un semplice nodo. “Penso che dovresti accettare l’invito di quel ragazzo che si sta avvicinando… è tutta la mattina che ti fissa, e credo che fra tutti sia il candidato migliore! Non hai mica bisogno di sposartelo… puoi anche divertirti un po’ con lui… dopotutto, avere delle avventure romantiche in vacanza è normale, non credi?”

Boccheggiando a bocca aperta, Kaori si voltò verso la direzione che Eriko, con un quasi impercettibile movimento del capo, le aveva indicato. Era vero: un ragazzo la stava guardando. Lui le sorrise, alzando il colorato drink con l’ombrellino in cenno di saluto, e la giovane donna, imbarazzata, si voltò dall'altra parte in tutta velocità. Il giovane sorrise di nuovo, quasi divertito e intenerito da quello spettacolo, e abbandonò gli amici ed il suo posto a sedere, incamminandosi verso di lei.

Prima ancora che lui arrivasse, Kaori avvertì, incombere su di lei, la sua ombra, e mordendosi il labbro, facendosi coraggio, decise di voltarsi e affrontarlo. Arrossì, emozionata: era un bell’uomo. Alto- non come Ryo, ma era almeno 1.85 – capelli scuri bagnati, tirati indietro, ma che davano l’idea di essere ribelli, e un fisico asciutto, con solo pochi muscoli, non come certi palestrati esagerati che stavano nelle file della Yakuza e con cui lei e Ryo si scontravano spesso. Le sorrise - tanto con le labbra, sottili, quanto con i grandi occhi scuri – e scoppiò a ridere, mentre si sedette nel posto lasciato libero da Eriko, e le porse la mano.

“Hi! Sbaglio o ti ho sentito parlare in Giapponese con la tua amica? I’m  Robert, nice to meet you!”

Robert le sorrise, parlando con un mix di perfetto inglese- o almeno così le sembrava, doveva ammettere di essere un po’ arrugginita – e di giapponese. Guardandolo bene notò che i suoi lineamenti avevano un qualcosa di orientale: probabile che fosse un mezzo sangue.

“Ehm… sì. Io sono… sono di Tokyo. Io mi chiamo Kaori, piacere!”

“Mia madre è di Tokyo, è una musicista! Ha incontrato mio padre mentre era in tournée negli US of America con la sua orchestra!” Mentre Kaori lo sentiva parlare, le venne quasi da ridere; Robert era carino, ma soprattutto, a parlare giapponese con quel curioso accento che poteva solo definire Yankee, era… era simpatico e divertente, autoironico.

Un uomo che la faceva divertire e la trattava da donna, che la guardava lusinghiero, senza tuttavia quell’aria lasciva che Ryo tendeva ad avere quando ci provava con tutte, tranne lei: questo sì che era un bel cambiamento! Possibile che il merito fosse tutto di Eriko, che, novella fata madrina, aveva operato la sua magia, trasformandola in una moderna Cenerentola? O c’era forse qualcosa nel suo animo ad essere cambiato, una nuova consapevolezza?

I due risero e scherzarono, e passarono il resto del pomeriggio insieme, chiacchierando e sorseggiando deliziosi drink analcolici alla frutta; lui trattava Kaori come una regina, senza tuttavia apparire opprimente o troppo sdolcinato, era carino e simpatico, in poche parole, un vero cavaliere, e quando, a causa dei tacchi alti, a cui forse mai si sarebbe abituata, Kaori quasi cadde mentre passeggiavano sulla spiaggia, le palme che facevano loro ombra, il giovane la sorresse, le braccia forti intorno al busto delicato della fanciulla. Kaori, col cuore che batteva forte senza che lei ne comprendesse pienamente il motivo, si ritrovò a guardarlo con grandi occhi sgranati, emozionata, e all’improvviso lo vide sotto una nuova luce…

Avrebbe mai potuto farlo? Innamorarsi di un altro?

Avrebbe passato la vita ad amare in silenzio Ryo, accettando di dover subire le sue angherie, i suoi insulti, di vederlo corteggiare qualsiasi altra donna sopra i diciotto anni?

Donarsi a qualcun altro... avrebbe significato tradire se stessa ed il proprio cuore, accontentarsi… oppure trovare un’insperata felicità?

Occhi chiusi, che bruciavano con tutte le lacrime che desiderava piangere ma che si rifiutava di lasciare uscire, troppo orgogliosa, Kaori strinse i denti, e dopo aver posato i palmi sul petto di Robert, lo allontanò da sé con delicatezza.

Si sentiva quasi in colpa, verso Robert, che la guardava, rattristato e turbato, e verso se stessa, che non osava lasciarsi andare, ancorata in un presente da cui difficilmente avrebbe mai cavato qualcosa. Perché si ostinava a stare accanto ad un uomo da cui non faceva altro che elemosinare qualche briciola di affetto?

“Scusami, io…” col viso basso, stringendosi nel corpo esile, Kaori guardò altrove, incapace di incontrare gli occhi del giovane. “Grazie per avermi aiutata.”

A passo svelto, Kaori si diresse verso l’albergo, mentre Robert la guardava allontanarsi; aveva un braccio alzato nell’aria, quasi avesse sperato di poterla sfiorare, di fermarla, ma il suo tentativo era stato vano: come un’apparizione, come una fata, lei era scomparsa, lasciandolo solo e al freddo. Stava ancora fissando il vuoto lasciato dalla donna davanti a lui, quando udì provenire dai cespugli lungo la spiaggia un rumore, come qualcosa che stesse strisciando tra i rovi.

Sollevando un sopracciglio con fare interrogativo, fece un passo in direzione del rumore, ma quando fu a pochi passi dal suo obiettivo, un grosso volatile si levò nel cielo, sbattendo le ali e gracchiando: evidentemente, doveva avere il nido nascosto in mezzo a quei rami. 

Scosse il capo: aveva pensato che ci fosse stato qualcuno, in quei rovi, nascosto a spiarli!

Scoppiando a ridere sonoramente, mentre il mare gli accarezzava i piedi, Robert mise le mani in tasca e malinconico si incamminò verso la sua suite all’interno del resort. Solo, come sempre: non avrebbe disdegnato la compagnia della bella Kaori, se lei gli si fosse voluta concedere, ma avrebbe accettato anche solo di passare la notte a parlare, guardare il sole che sorgeva sulla spiaggia. Quella donna aveva un qualcosa che lo intrigava e lo stregava, aveva un qualcosa di speciale, di magico, gli pareva quasi che fosse un’apparizione misticheggiante, tanto era dolce e delicata.

Ma… ma sentiva che c’era qualcosa che la frenava, che avrebbe fatto sì che Kaori non sarebbe mai potuta essere sua. Lo aveva avvertito nel momento in cui l’aveva stretta, sorreggendola, una ritrosia non tanto verso l’atto quanto verso la persona che lo compiva.

No, non qualcosa, il giovane si corresse: qualcuno.

Forse per la legge Kaori era ancora “signorina”, e non apparteneva ancora a nessuno, ma qualcosa gli diceva che nel cuore lei appartenesse eccome già ad un altro uomo.

Un altro rumore provenne dai cespugli, ma stavolta Robert non si voltò a vedere cosa fosse, e andò avanti per la sua strada, convinto che si trattasse ancora una volta di un animale. Ed in un certo qual senso, lo era: si trattava di un super predatore, un alfa, che si trovava alla cima della catena alimentare…

Un uomo. Che, celato nell’ombra, controllava ogni loro più piccola mossa… ed intanto si lamentava delle spine che gli si erano piantate nel fondoschiena.

***

“Allora Ryo, hai sentito Kaori?” Il tono fin troppo allegro di Miki mise subito in allerta lo sweeper, che appena varcata la soglia del Cat’s Eye guardò con aria stranamente disinteressata la bella barista. “Sai, ieri sera mi ha detto una cosuccia molto interessante… a quanto pare ha un corteggiatore! ”

Ryo si morse la lingua, trattenendosi da dire cosa veramente pensasse, mentre il suo cervello, tarato per criticare Kaori e fare battutine onde evitare che il mondo intero si rendesse conto di che genere di obiettivo la donna sarebbe potuta essere, iniziava a lavorare nella sua solita modalità di “stronzo bastardo cretino”.

“Oh, che bello! Finalmente un uomo che tenta di infilarsi nel letto di Kaori! Chissà come sarà contenta che alla fine ci sia davvero qualcuno che la vede come una vera donna!” Si mise a ridere, sguaiatamente, ma di un tipo di riso esagerato, quasi lui stesso lo stesse esacerbando nel tentativo- ormai vano- di far credere agli amici che per lui Kaori fosse giusto la sua socia in affari. Non era nemmeno andato ad accompagnarla all’aeroporto, non tanto per il suo terrore atavico degli aerei, quanto perché temeva di svergognarsi davanti a tutti i presenti, trasformandosi, causa quei graziosi abitini, nella belva gelosa che aveva sempre tenuto a bada quando si trattava della bella giovane.

Miki, facendo l’offesa, nemmeno fosse stata lei ad essere insultata, gli diede un vassoio in testa, poi girò sui tacchi, e si chiuse con un pesante colpo la porta alle spalle; Ryo rimase solo con Umibozu – gli altri avventori, appena Miki era sparita, era scappati a gambe levate – che, appoggiato al bancone del bar, guardava lo sweeper e nemico-amico, con occhiali da sole e un sorriso a trentadue denti che avrebbe messo il terrore addosso a chiunque. Certe persone non erano fatte per sorride, e il mercenario era uno di questi.

“Guarda che io non me la bevo mica, lo sai?” Si mise a sghignazzare, a circa due millimetri dalla faccia di Ryo, che sprezzante continuò a bersi il suo caffè. “Lo so che sei geloso marcio. Kaori ti piace e non lo vuoi ammettere.”

“Stai zitto, scimmione!” Ryo borbottò, cercando di non guardarlo negli occhi.

Detestava che i suoi amici li conoscessero così bene da sapere cosa passasse loro nella testa... e nel cuore.

“Nel caso avessi bisogno di occhi e orecchie a Nassau…” Da dietro le spesse lenti scure, Falcon alzò un sopracciglio, e guardò con un sorrisetto lo sweeper mentre gli avvicinava, facendolo scorrere sul bancone, un semplice foglietto di carta. Un rettangolo bianco, su cui, a penna nera, erano scritti dei nomi e dei numeri di telefono.

Ryo borbottò qualcosa, buttò una manciata di banconote sul tavolo ed afferrò il foglietto, guardando altrove e senza degnare l’amico di una risposta.

C’erano cose che era meglio il gigante non sapesse.

   
 
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