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Autore: ROSA66    19/05/2021    5 recensioni
Questa storia partecipa al contest “Dantedì! indetto da Severa Crouch nel forum di EFP”.
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
La Seconda Guerra magica è finita, Voldemort è stato definitivamente sconfitto e, per i Mangiamorte arrestati, iniziano i processi davanti al Wizengamot. Ma la strada per la pace è lunga e piena di ostacoli, e il rischio che anche i vincitori diventino peggiori dei loro carnefici non è un'ipotesi tanto lontana.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La lupa, la torre e il sentiero

 



Le urla caotiche e scomposte della folla che aspettava da ore nell’atrio del Ministero non accennavano a diminuire. L’attesa sfibrante, anziché sedare gli animi, sembrava esacerbarli ogni minuto di più.
«La belva è assetata di sangue», aveva esclamato disgustato Kingsley Shacklebolt, «e non si placherà finché non avrà avuto il suo pezzo di carne servito su un piatto d’argento». Era stato nominato nuovo Ministro della Magia in virtù dei suoi meriti sul campo e della sua indiscutibile saggezza, e in momenti come quelli dimostrava quanto il Mondo Magico avesse bisogno di lui.
Hermione rabbrividì: conosceva benissimo dove potesse arrivare la furia di una folla inferocita. A nulla sarebbero servite le intimazioni alla calma che gli Auror – al gran completo e con le bacchette sguainate – continuavano a imporre alla massa accalcata fin dalle prime ore del mattino.
La storia era piena di episodi nei quali regnanti, rivoluzionari, o anche gente comune, erano stati ridotti a brandelli, senza l’ombra di un giusto processo, perché finiti tra le mani di esaltati che gridavano vendetta.
 
Da una settimana il Tribunale magico lavorava a ritmo serrato: erano iniziati i processi contro i Mangiamorte arrestati e tutte le mattine un numero indefinito di persone, ogni giorno più consistente, si assiepava davanti al Ministero con la speranza di mettere le mani su qualche seguace di Voldemort.
Erano madri, padri, fratelli, figli, un’ombra scura, ormai senz’anima, mossa solo da un cieco desiderio di rivalsa.
I morti chiedono giustizia” urlava la belva, spalancando le fauci per mostrare denti aguzzi pronti ad affondare nella carne di chi si era macchiato di quei crimini efferati.
 
A differenza di quell’orda assetata di sangue, Hermione era fermamente convinta che tutti meritassero un equo processo nel pieno rispetto delle regole civili. Così, aveva accettato di partecipare alle udienze come testimone di ciò che aveva vissuto in prima persona nei lunghi mesi trascorsi per cercare gli Horcrux ma, soprattutto, durante la battaglia di Hogwarts.
Anche se era una strega talentuosa, rimaneva pur sempre un’adolescente, e nella sua breve esistenza aveva visto tante di quelle atrocità, alcune delle quali provate sulla propria pelle, da rimanerne impressionata a vita.
Incubi ricorrenti, nei quali riviveva alcuni episodi angoscianti, le impedivano di riposare. Ma anche di giorno, ogni tanto sentiva ancora su di sé il fiato marcio di Bellatrix Lestrange mentre le incideva sul braccio quell’insulto maledetto.
Perché non dimenticasse, mai, quale fosse il suo posto nel Mondo Magico.
E Hermione non avrebbe più dimenticato.
Era discesa all’Inferno, e il fuoco di quel macabro tatuaggio le bruciava ancora.
 
Vicino a lei c’era Harry, deciso a mettersi a disposizione di Shacklebolt per aiutarlo a stabilire la verità dei giorni concitati successivi alla guerra.
Non si era mai tirato indietro, neanche davanti a Voldemort, e non l’avrebbe fatto allora.
Harry, il ragazzo dal cuore d’oro.
Il fratello che aveva scelto.

Con lui Hermione aveva quella comunanza di sentimenti e d’ideali che solo in un’amicizia pura e vera può esistere.
Harry ci sarebbe sempre stato per lei e la giovane strega, da parte sua, non l’avrebbe mai abbandonato.
 
Trascinato a forza al Ministero, Ron se ne stava in disparte, gli occhi azzurri velati dall’astio e dalla malinconia. Quella guerra gli aveva portato via un pezzo di cuore, strappato per colpa di un’esplosione provocata da Rookwood durante la Battaglia di Hogwarts, lasciandogli solo un muscolo mezzo atrofizzato.
Hermione lo guardava con tutta la tenerezza di cui era capace. Lo capiva. La perdita di Fred l’aveva scosso nel profondo e lui non cercava di nasconderlo, reagendo con malcelato odio sia nei confronti degli arrestati sia con battute al vetriolo verso quella bolgia di dannati che, come lui, sembrava non avere pace.
Ma anche lei aveva perso una parte di sé: non avrebbe più ricevuto gli abbracci del padre né i dolci baci di sua madre. Con il cuore stretto dal dolore, la ragazza pensò che, una volta ristabilita la pace, avrebbe affrontato anche quest’altro problema.
Sebbene i suoi genitori si fossero trasferiti dall’altra parte del mondo e non si ricordassero più della sua esistenza, almeno erano sani e salvi, e questa consapevolezza riusciva a darle un poco di sollievo.
 
All’improvviso il tono delle voci divenne più sommesso, fino a perdersi in un silenzio spettrale.
Indossando il secolare orgoglio dei Black, Narcissa avanzava lentamente nell’atrio, lo sguardo fiero fisso dinanzi a sé, incurante delle occhiate avvelenate e rancorose della folla. Accanto a lei camminava un Draco smagrito e dimesso, vestito con un completo scuro che faceva risaltare il pallore esagerato dell’incarnato. Le dita sottili di Narcissa strinsero talmente forte quelle del figlio tanto da sbiancare le nocche, come per sincerarsi che lui fosse sempre lì, accanto a lei. Aveva temuto di perderlo, durante la Battaglia di Hogwarts, e non l’avrebbe più lasciato andare, per nulla al mondo.
Mai più.
Si fermarono di fronte a Shacklebolt, pronto ad accompagnarli al livello dove si sarebbe svolto il processo.
«Signora Malfoy, la stavo aspettando», disse con tono cordiale salutandola con un cenno del capo. Poi si voltò verso Draco, cercando di incontrarne gli occhi sfuggenti, «Ragazzo, come va?» gli sussurrò mentre allungava una mano per poggiarla sulla sua spalla, come per infondergli un po’ del suo coraggio.
Il giovane alzò lo sguardo, fissandolo in quello del Ministro, ma non disse una sola parola. Non ce ne fu bisogno, perché per quelle iridi chiare passarono mille emozioni diverse: rimorso, orgoglio, debolezza, senso d’impotenza e, soprattutto, paura.
Paura della loro scelta di collaborare col Ministero per dipanare l’intricata matassa delle alleanze e dei tradimenti intessuta tra le fila di Voldemort, di quello che sarebbe successo dentro quell’aula, di non essere creduto e finire ad Azkaban.
Non era facile, lo sapeva bene, ma lui e Narcissa avevano già fatto la loro scelta tempo prima, una decisione fatta di omissioni, temporeggiamenti e bugie, sufficienti, però, per impedire la vittoria del Male.
Era un sentiero irto di ostacoli, un percorso di redenzione lungo e insidioso. Sarebbero stati definiti dei rinnegati, additati a vista, scansati come ex Mangiamorte ma, col tempo, avrebbero recuperato la dignità perduta e riabilitato il loro nome.
Il loro Purgatorio iniziava proprio lì dentro, quel giorno.
 
All’improvviso, una voce si levò dalla folla, abbastanza forte da poter essere udita da tutti.
«Quella è la famiglia di Lucius Malfoy. La sua sgualdrina e il suo bastardo!» sputò qualcuno al loro indirizzo, imprecando a denti stretti.
Vedi la bestia per cu'io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi.
 
Draco sentì le dita di Narcissa stringersi ancora di più alle sue. Con un movimento impercettibile del capo cercò di guardarsi alle spalle, spaventato da quelle invettive. Un’occhiata veloce a Kingsley, le labbra dischiuse in una muta richiesta d’aiuto, poi tornò a fissarsi la punta delle scarpe.
La folla – arginata dagli Auror pronti a colpire – ricominciava ad agitarsi lanciando diversi insulti verso i Malfoy. Era una bestia: una lupa pronta a sbranarli senza alcuna pietà.
Dopo un attimo di smarrimento l’orgoglio dei Black prese il sopravvento: Narcissa aveva negli occhi secoli di fierezza e di nobiltà che non sarebbero venuti meno neanche davanti al Wizengamot.
«Draco, sono qui», gli sussurrò con fermezza.
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.
 
«Venite, andiamo». Shacklebolt li invitò a precederlo con un cenno della mano. Aveva promesso la sua protezione, e non sarebbe mai venuto meno alla parola data.
Harry e Hermione si fissarono per qualche secondo, poi anche il Salvatore del Mondo magico s’incamminò dietro di loro. Hermione stava per avviarsi quando Ron, all’improvviso, le afferrò un polso.
«Dove stai andando?» il tono era freddo. «Quello è Malfoy. Ti sei già dimenticata tutti i suoi insulti? Gli abbiamo salvato la vita una volta, non si merita altro». Le parole colarono come veleno sottile, insudiciando ogni cosa intorno a loro.
La giovane lo scrutò riducendo gli occhi a due fessure, come se non lo riconoscesse e, dato uno strattone, liberò la mano.
«Sto facendo solo ciò che è giusto, Ronald. E dovresti farlo anche tu».
Un’ultima occhiata, un palese rimprovero.
Non aveva certo sacrificato gli anni spensierati dell’adolescenza per diventare peggiore dei suoi carnefici…
I colpevoli avrebbero pagato, ma se ci fosse stato bisogno di tendere una mano verso chi aveva dimostrato un barlume di pentimento per i crimini di quell’assurda guerra, lei avrebbe messo da parte il passato.
Senza aggiungere altro raggiunse rapidamente Harry.
La lunga strada per la pace stava avendo inizio proprio in quel momento.
Sarebbe stato un cammino lungo e doloroso, ma alla fine avrebbero trovato il Paradiso.
Il sentiero per il paradiso inizia all’inferno.
 
 
 
 
Nota dell’autrice: Questa storia partecipa al contest “Dantedì! indetto da Severa Crouch nel forum di EFP”. L’idea splendida era quella di coniugare alcuni fandom con le meravigliose citazioni del Sommo Poeta scelte da Severa. Mi auguro di esserci riuscita.
Al solito, i personaggi non mi appartengono in quanto creati dalla fantasia di J.K.Rowling.
  
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