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Autore: Onda nel silenzio    24/05/2021    3 recensioni
Nami si porta una mano al petto e batte ripetutamente l'altra sulle assi del ponte. "Io adoro Boa Hankcock!"
Schiaffa il foglio in faccia a Zoro, indicando col dito il punto di suo interesse. "Se ti trovassi di fronte a un cosciotto di carne gigante e pieno di salse sul lato sinistro, mentre sul lato destro ci fosse un cosciotto meno condito, ma con me sdraiata sopra ad aspettarti a braccia aperte, tu quale bivio imboccheresti?"
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa Hancock, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zoro emette un sonoro sbadiglio, beandosi del silenzio che abbraccia la Sunny. Adora starsene lì seduto, sentire la consistenza familiare del legno contro il proprio corpo, di quelle assi che sono ormai diventate la sua casa, solo, in armonia con la natura.
Zoro è una creatura selvatica, si sente vivo se sorretto dal mare, circondato dal cielo e immerso nell'odore di terra e di pioggia. Il profumo dei mandarini diventa ancora più intenso, in quei momenti, e gli trasmette un senso di pace.
Ma qualcosa spezza la magia all'improvviso. Un pezzo di carta gli vola in faccia, solleticandogli le guance per effetto del vento. Zoro protesta con un mezzo ringhio, scacciando l'oggetto del suo fastidio con la mano e aprendo l'occhio, intontito. La prima cosa che vede è un'assurda vignetta in primo piano sul foglio, ritraente una donna dalle forme procaci che sprizza cuoricini dalle labbra e sorride felice.
Che massa di cazza-
"Da quando hai un'ammiratrice segreta?"
Zoro sobbalza, facendo cadere a terra il foglio.
Nami, l'espressione curiosa di una bambina impicciona, sporge la testa in avanti, le mani dietro la schiena.
"Non è roba mia, per fortuna. Si può sapere quando sei arrivata?"
Lei cambia rapidamente espressione, inarcando un sopracciglio con aria di compatimento. "Meno male che hai i riflessi di una lince..."
I denti di Zoro diventano appuntiti come quelli di uno squalo. "Evidentemente non funzionano contro una strega!"
Nami lo ignora e afferra il foglio rimasto a terra.
Ecco, addio momento di pace in solitudine.
Zoro è lì che medita se restare, e riprovare a dormire ignorando Nami, o andarsene, e sperare che Franky abbia smesso di russare come un gorilla col raffreddore. La fragorosa risata della ragazza lo fa propendere per la seconda opzione, ma proprio quando sta per alzarsi lei gli si piazza a sedere di fianco, bloccandogli il passaggio.
"Non ci posso credere, hai letto queste assurdità?"
Zoro sospira, incrociando le braccia al petto. "No, a differenza tua io non ficco il naso negli affari altrui. E anche se lo fossero, preferirei dire al cuoco che lo trovo intelligente, piuttosto che leggere mezza riga di quella roba."
Nami piega le labbra in un sorrisetto dispettoso e poi gli fa la linguaccia. "A giudicare dalla fine che ha fatto questa lettera non si può dire che siano ancora affari di Rufy."
"Quel babbeo l'avrà scambiata per la lista della spesa."
Entrambi faticano a trattenere una risata. Se c'è una cosa su cui vanno d'accordo è l'opinione sulla perspicacia del loro capitano.
"Senti questa: 'apprezzerei sentitamente conoscere un po' più a fondo i tuoi gusti, perciò ti invito a -
"Okay: io me ne vado in camera."
Zoro si alza in piedi, ma Nami lo tira per l'orlo della camicia. "Eddai, non fare il musone noioso! Che gusto c'è se me la leggo da sola?"
"Ancora? Io non ho intenzione di-ooh! Ma sei scema o cosa?"
Zoro scivola a terra a seguito di una delicatissima spinta di Nami.
"Non riesco a prendere sonno e mi annoio!"
"E allora sta' con Robin!"
"Si è addormentata e non voglio svegliarla!"
"Ah, certo, non vuoi svegliare Robin. Però non ti fai problemi a rompermi le pa-
Il pugno di Nami lo stende faccia a terra.
"Sei l'ultimo membro della ciurma con cui preferirei restare in compagnia, ma dato che sei anche l'unico a mia disposizione devo accontentarmi."
"L'unico... l'unico a tua disposizione!?" rantola Zoro indignato, la faccia ancora schiacciata a terra.
"Esatto. Ora, da bravo, fa' come ti dico o alzerò il tuo debito di altri cinquanta milioni."
"Cosa!?"
"Su, su... non protestare." Nami gli dà una pacca sulla testa mentre con l'altra mano regge la lettera che continua a leggere spudoratamente. "Le lamentele fanno aumentare gli interessi del quaranta per cento."
Zoro solleva la testa, cercando di riprendere una posa normale. "Arpia ricattatrice!"
"E siamo a quota -
Nami si blocca a metà, battendo una mano sulle assi del ponte per la sorpresa. "Io adoro Boa Hankcock!" Schiaffa il foglio in faccia a Zoro, indicando col dito il punto di suo interesse. "Se ti trovassi di fronte a un cosciotto di carne gigante e pieno di salse sul lato sinistro, mentre sul lato destro ci fosse un cosciotto meno condito, ma con me sdraiata sopra ad aspettarti a braccia aperte, tu quale bivio imboccheresti?"
Silenzio.
"E quella donna sarebbe un'imperatrice?"
Nami scoppia a ridere e Zoro si sente bene. Ha smesso di pensare a dormire e non gli importa più se non c'è silenzio.
"Questa comunque è troppo facile, dai! Rufy sbranerebbe il cosciotto di sinistra..."
"... e azzannerebbe anche quello di destra, ignorando Hancock" conclude l'altro.
Nami alza il viso per guardarlo, uno strano scintillio che le illumina gli occhi. Zoro la fissa guardingo, abituato ad aspettarsi il peggio. Quando lei gli mette di malagrazia la lettera sul petto e corre via, non può fare a meno di rimanere disorientato.
"Non ti muovere!"
Chi la capisce è bravo.
Nami sparisce nelle cabine, lasciandolo solo con quel pezzo di carta straccia, e rispunta un paio di minuti dopo di corsa.
"Attenta che cadi, ha smesso di piovere da poco!"
Lei lo ignora. Mano a mano che gli si avvicina, Zoro nota cosa tiene con sé. Nami si ferma davanti a lui, gli si siede nuovamente a fianco e gli porge una delle due bottiglia di sakè che ha portato fuori. Con un sorriso compiaciuto, lui l'afferra e la fa cozzare un attimo contro la sua, brindando in segno di gratitudine.
Così sì che si ragiona.
L'idea di essere finito sotto sequestro nelle grinfie di una strozzina ricattatrice è meno sgradevole, durante una bella bevuta.
"Finirai all'inferno, lo sai, vero?"
"Non prima di te, brutto diavolo."
"Ha parlato l'angioletto..."
Nami, stranamente, si limita a dargli una spallata per protesta. "Mmh...!" per poco non si strozza, "senti questa, eh... se io fossi un tramezzino, quale parte del ripieno mangeresti per prima? No, dai, non ci credo! A: il salmone, tenero e soffice come le mie labbra; B: il formaggio cremoso, delicato e avvolgente come la mia pelle; C: le olive, tonde e piene come il mio voluttuoso seno; D: l'uovo, squisitamente dischiuso per te come il mio dolce frutto proibito... devo ammetterlo, questa povera donna ha trovato un modo originale per cercare di mantenere vivo l'interesse di Rufy."
Zoro è una statua di sale. Sbatte la palpebra dell'occhio sano, la bottiglia di sakè sollevata a mezz'aria, apre e richiude la palpebra una seconda volta, poi se ne esce con "Di che malattia soffrite, voi donne?"
Nami fa spallucce. "Non generalizzare, questo è un caso sconosciuto anche per me. In ogni caso Boa Hancock comincia a starmi simpatica, è semplicemente geniale!"
Zoro beve un lungo sorso di sakè. "Vorrai dire pazza."
"Genio e pazzia vanno spesso di pari passo."
"Cos'è, un modo per mettere te stessa sotto una luce migliore?"
Lo spadaccino non può evitare un altro bel pugno in testa.
"Ci vuole coraggio, ad aprirsi così. Senza veli. Senza esitazione alcuna."
Il tono di Nami si è fatto improvvisamente serio. Ha un retrogusto malinconico che s'intreccia alla sua espressione mesta e al tempo stesso serena. Zoro la osserva di sottecchi, senza dire niente. Preferisce lasciare che siano i silenzi ad esprimersi, piuttosto che riempire i vuoti con parole inutili. Specie con Nami, che è terribilmente lunatica e complicata da capire.
"La invidio un po'."
Nami scuote la testa, i capelli che le ricadono scomposti sul viso, e nell'istante successivo ha un sorriso smagliante. Si è scrollata di dosso quella malinconia improvvisa - così, come quando si passa un colpo di spugna su un leggero alone di sporcizia.
"Adesso cominciano le domande a risposta aperta. Allora, la prima..."
La voce di Nami diventa un'eco che si perde nel vento. Zoro guarda in alto, verso le stelle, l'espressione serena come quella del cielo sopra di loro. Il clima è perfetto e ci sono soltanto le onde a fare da spettatrici.
"Qual è il tuo colore preferito? Ah, ma che banalità..."
Nami continua a leggere a voce alta, facendo di tanto in tanto una pausa per la sorpresa o la perplessità.
"Preferisci il giorno o la notte? Credi nel destino? Cosa conta di più nella vita? Vabè, il denaro, è ovvio!"
"Sarebbe quella la risposta di Rufy?"
"È la mia, zuccone!"
Zoro inarca un sopracciglio. "Guarda che ero ironico. Sapevo già che avresti dato una risposta così stupida."
Nami appoggia la lettera sulle proprie gambe, le pieghe della sua gonna che svolazzano leggermente, si mette le mani sui fianchi e fissa il ragazzo. Zoro ha le mani dietro la nuca e tiene l'occhio chiuso. Le dà sui nervi.
"Ah, la mia sarebbe una risposta stupida. E allora cos'è che per te conta di più nella vita, sentiamo?"
"L'onore."
"Risposta altrettanto prevedibile."
"Ma non stupida come la tua."
"Di che te ne fai dell'onore nella fossa?"
Zoro apre l'occhio e lo punta nei suoi con aria di superiorità. "Inutile spiegare. Non capiresti, ragazzina."
"Presuntuoso e antipatico!"
"Invadente e lagnosa."
Per un po' lei rimane in silenzio, dimostrando una resa sorprendentemente rapida, poi torna alla carica. "In pratica la tua filosofia è 'meglio un giorno da leoni che cento da pecora'?"
"Più o meno."
"Beh, io preferisco vivere cento giorni da pecora, invece. Cento giorni sono molto meglio di uno. E poi il tempo è denaro."
"Di che te ne fai del denaro nella fossa?"
"Che fai, mi copi? E comunque il denaro è fatto per essere goduto prima di finire nella fossa." Zoro scuote la testa in segno di diniego.
"Proprio non ti capisco."
Osserva il suo viso delicato, quegli occhi pieni di vita e quelle ciocche di fuoco che la fanno sembrare più forte di quanto non sia. "Non devi più mettere da parte cifre astronomiche per salvare qualcuno."
L'espressione di Nami cambia per un fugace istante. Dura poco, ma a Zoro sembra di rivederla come la ricordava due anni prima - ha i capelli corti, è più incerta, più bambina, e non sembra sapere dove andare.
"Lo so, adesso posso farlo per me stessa. Per concedermi tutto quello di cui mi sono dovuta privare negli anni."
Nami ha mille cicatrici, sono invisibili agli occhi, ma vive sottopelle. Somigliano alle sue.
Al solo pensiero un velo di tristezza gli adombra il volto. Zoro le restituisce uno sguardo carico di parole non dette. Loro due conversano realmente di rado, perlopiù passano il tempo a battibeccare. Lei lo picchia e lui le mette il muso, lei lo ricatta e lui cede alle sue richieste. Zoro non conosce altro modo per farla stare bene, né per starle accanto. Quella sera, però, entrambi si stanno incontrando in un modo inedito, senza accorgersene.
"Per questo a voi idioti lascio sempre pochi risparmi. Per evitare che i vostri futili bisogni riducano le possibilità di soddisfare i miei desideri."
Zoro piega le labbra in un sorriso sghembo, osservando un gabbiano in volo che disegna una parabola intorno all'albero maestro. "Ma certo, chi potrebbe biasimarti" replica in tono canzonatorio.
"Zoro..." Nami esita, poi parla con voce tranquilla, incuriosita, "perché ogni volta ti alleni con ritmi così sfiancanti?"
Lui non stacca l'occhio dal gabbiano in volo nemmeno per un istante, il silenzio si dilata fra loro al punto da farle credere che non otterrà una risposta.
"La morte non concede una seconda possibilità."
Con sorpresa, Nami alza gli occhi dalla lettera e li sposta su Zoro. Il suo volto non le trasmette tristezza o frustrazione, è calmo, eppure lei vi legge un'impronta di mestizia.
"Basta mettere male un piede sulle scale, e assieme all'equilibrio si può perdere la vita. Potrei morire anche domani. Per questo non devo sprecare nessuna occasione. Se non dovessi farcela a realizzare il mio sogno, voglio andarmene sapendo di essere diventato sempre più forte e di non essermi mai arreso."
Nami sente un brivido percorrerle la schiena, mentre lo guarda. Ammirazione, rispetto, tristezza?
"Ma così per assurdo non dimentichi di vivere?"
Zoro ghigna, sollevando la bottiglia di sakè in alto, verso la sua. "Non è quello che sto facendo adesso?"
Nami sorride e tocca quella bottiglia con la propria. Le viene l'istinto di dargli un pizzicotto, di scuoterlo per le spalle, e al tempo stesso di dargli un buffetto sulla guancia, di accarezzargli il volto. "Sai, spadaccino dei miei stivali, sotto sotto non sei poi così male."
Zoro non ha il tempo di chiedersi se Nami gli stia facendo un complimento o se sia in vena di sarcasmo, perché lei sceglie quel momento per baciarlo. Leggera, rapida, fugace.
Come una ladra.
Zoro non riesce a metabolizzare l'accaduto e a reagire. Il contatto delle loro labbra è stato talmente inaspettato e al tempo stesso improvviso da lasciargli il dubbio di averlo soltanto immaginato. Ma il sorrisino malizioso di Nami, lo scintillio birichino nelle sue iridi mentre si sporge in avanti per dargli una visuale più completa del suo seno spazzano via tutti i dubbi.
"La prossima volta che non riesco a prendere sonno, vengo a cercarti. Conosco diversi passatempi piuttosto divertenti da fare in due."
Zoro s'irrigidisce e sente le guance accaldarsi di colpo. Nami scoppia a ridere e si alza in piedi. "Buonanotte, spadaccino."
Dannata strega manipolatrice.
Non ha idea di come riesca sempre a trovare il modo di lasciarlo di sasso.
Zoro prepara un insulto che si perde nella curva dei suoi fianchi, lungo le pieghe di quella gonna da bambina e al tempo stesso troppo corta che le sobbalza leggermente a ogni passo.
Perché Nami ancheggia in quel modo mentre se ne va? E perché lui le sta guardando il fondoschiena?
Strega. È una maledetta strega.

Il ticchettio dei suoi sandali lo colpisce con l'irruenza di un martello, come a volerlo incitare a reagire.



Nami sta per aprire la porta delle cabine, ma una mano le afferra il polso, bloccandola. Quando si volta Zoro le afferra la nuca con una mano e il fianco con l'altra.
Non ha il tempo di pensare.
Si ritrova appoggiata alla parete umida di pioggia, avvolta dal suo profumo pungente, le labbra di lui premute contro le proprie.









Note: galeotta fu la lettera e chi la scrisse :P Amo Boa Hancock e non ho resistito a 'usarla' ;) Alla prossima!
E grazie a chiunque abbia letto <3
  
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