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Autore: Manto    29/05/2021    1 recensioni
(Sigma x Gogol')
Non tutte le malefatte recano danno, e non tutte le idee sono destinate a rimanere immutate: e sotto gli occhi del cielo, nel cuore dello Sky Casino, c'è chi continua a scoprirsi nei modi meno sospettati.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nikolai Gogol, Sygma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Del Sapore dell’Ignoto


Le labbra di Nikolai Gogol’ non sono mai serrate: evidentemente, il suo candido Cappotto deve anche conservare e nutrire tutta quella voce che mai, neanche dopo mesi ininterrotti di parole, battute, scherzi, urla e risate, potrebbe esaurirsi; e il clown non si ricorda di chiuderle completamente nemmeno quando, per qualche misterioso evento o dono del destino, tace, unicamente per tenerle pronte ad aprirsi in un sorriso sornione o in una smorfia obliqua, che tutto valuta e svela, e rivela meno di quel che sembra.
Peggio del ghigno, solamente l’occhio che il giovane lascia esposto, perennemente socchiuso e carico di espressioni mutevoli, fuggevoli come tutta l’anima dell’enigma - irritante, snervante enigma - che il Decadimento ha accettato come propria parte.
Ogni volta che si deve rapportare a quel caos ambulante, al fiume in piena del suo eloquio e allo sguardo che non sa fissare senza sentirsi inquieto, Sigma deve sempre chiedersi quanto ci metterà a incrinare la maschera di calma ed eleganza e perdere la compostezza, istante dopo istante; come finirà per mettergli le mani alla gola per l’ennesima battuta non richiesta e quando si metterà a urlare fino a sovrastare l’insistente voce, guadagnandosi infine un istante, un attimo soltanto, di silenzio.
Ma Sigma non è stupido, e neanche Gogol’; anzi, questi è forse molto più lucido e geniale, e meno pazzo, di quanto si possa - e lui voglia far - credere; quindi, il manager dello Sky Casino non può permettersi il lusso di dubitare che qualunque strategia si metta in atto, Nikolai non saprà afferrarla per il collo e rivoltarla a suo favore, o spezzarla agendo nel nome della completa libertà, senza nemmeno il condizionamento della promessa di uno scontro.
Ecco, forse è questo ciò che Sigma non riesce, tra tutte le cose, a comprendere davvero in Gogol’: le radici che questi potrebbe avere - che vorrebbe lui -, le sradica senza pietà e le scambia per ali che lo portino al tutto, all’assenza di un ordine esterno, a un mondo formato dal proprio volere e senza legami a trattenere, a fermare, ad attirare altrove l’attenzione; un mondo diametralmente opposto, capovolto, rispetto a quello che ricerca il manager, dove i sogni riposano in un luogo dove dimorare per sempre, nella certezza, nel calore e nella presenza.
Lo Sky Casino è quanto di più simile a una casa, per lui: un posto che lo accoglie, gli dà una figura e un senso, una ragione per vivere, e che in cambio dev’essere protetto da qualsiasi forma di pericolo e assenza di controllo - e ciò vuol dire anche tenere un occhio fermo sulle azioni di Gogol’, che ogni qual volta giunga alla struttura celeste porta con sé fin troppe incognite e caos. Tuttavia, questa volta il disordine che Sigma sente crescere nelle sale - ed è appena primo pomeriggio - è qualcosa che non può essere tenuto a bada con poco, né i nervi del manager, che è incappato in una giornata sbagliata fin dal mattino, riuscirebbero a reggere senza accusare il colpo; e le ombre, le voci dei clienti sembrano farsi piccole, quasi scomparire, mentre gli occhi di questi registrano la slanciata figura di Sigma uscire dal proprio ufficio e serrare la porta con più rumore del necessario, per poi notare l’espressione accigliata, talmente ombrosa da oscurare la luce che rifulge negli ambienti, dell’ospite e volgere lo sguardo altrove, in attesa che la tempesta passi.
E Sigma è pari a un’onda profonda, ambasciatrice di una violenta mareggiata, quando i piedi lo portano da sé dal proprietario delle risate che rimbalzano da parete a parete, infrangendo la quiete del casinò e frapponendosi tra i giocatori e i loro obiettivi come un’imprendibile zanzara. Non nasconde l’irritazione, il manager, mentre tutti, tranne Gogol’, si rendono conto di quanto sia deciso il ticchettio dei suoi tacchi sui pavimenti e il prevalere della sua ombra su quella di Nikolai.
Il clown, impegnato a commentare con tono squillante ed esplosioni di risate ogni avvenimento in corso alla roulette, nota il compagno solamente quando questi gli è al fianco e per il fatto che gli avventori si sono allontanati di un poco, zittiti dalla posa imponente del manager; e a quel punto si blocca con un’occhiata sorpresa, per poi voltarsi con un largo sorriso. Ma non si limita a esso; e immediatamente le parole scivolano su Sigma, che non ascolta né osserva l’altro gesticolare perché il fastidio è troppo e gli impedisce di sentire, il corpo fermo e chiuso a ogni spiegazione.
Nikolai se ne accorge prima che gli eventi precipitino ancora più in basso e, con la stessa disinvoltura con cui è sicuramente entrato in sala, si rialza dalla roulette, saluta con un inchino e un’estrema battuta i presenti, e senza perdere l’allegria se ne va, seguito da volti stupiti e accigliati. 
Con gentili ma scarne parole di scusa, Sigma prende congedo dai suoi clienti e silenziosamente segue i passi del clown, ben deciso a non lasciarlo fuggire impunemente; alla fine lo trova alla fine di un corridoio che dà sull’anello di vetrate panoramiche, intento a guardare al cielo che li sta accogliendo e poco sotto, a quei voli di bianchi uccelli che l’aria pulita lascia scorgere.
“Gogol’…”, inizia Sigma con rimprovero nella voce, un istante prima che quello volti appena il capo e permetta all’altro di scorgere il suo sorriso accennato. Il sole del pomeriggio penetra dalle finestre e lambisce entrambi, mutando le ombre e accendendo i reciproci sguardi; e, nota il manager, la maschera che copre l’occhio destro del giullare giace tra le sue mani, e ora quello affronta la realtà con entrambe le gemme esposte e un’espressione dolce, rara da vedere in lui. “Invidio lo spettacolo che puoi vedere ogni volta che vuoi, Sigma-kun”, sussurra poi con tono pacato, lasciando l’altro giovane privo di un’immediata risposta. “Te l’ho detto tante volte: puoi stare qui a tuo piacimento, ma senza disturbare nessuno”, questi può solo sussurrare mentre comprende che, per l’ennesima volta, Gogol’ ha sconvolto il gioco e ha deciso da sé come gestirlo.
“Stavo solo commentando la povera fortuna dei tuoi clienti!”, si giustifica Nikolai, ritornando a guardare l’immensità oltre le vetrate perfette - e nel giro di un secondo non lo sono più, ora che Gogol’ ci ha appoggiato contro tutto il viso per meglio guardare le danze che hanno luogo a chissà quanti metri di distanza, dove un nuovo stormo sta passando. “Non sembrano molto abili, potrei batterli tutti in una semplice partita…”
“Commenta ciò che vuoi con discrezione, non aiuti la gente facendola innervosire”, risponde Sigma, gettando un’occhiata storta agli aloni che vanno creandosi sui vetri, là dove si posa il respiro di Nikolai. “E per favore, non sporcare le vetrate: le abbiamo appena pulite.”
“Oooooh, ma di certo potrebbe aiutare la figura dell’ospite di casa”, replica Nikolai, ignorando completamente le ultime parole. “Sai mettere a proprio agio le persone e tutti ti adorano: non c’è miglior portafortuna per le loro menti. Perché quindi non tieni alta la reputazione di cortesia e amabilità dello Sky Casino e torni in mezzo alla tua gente? Li hai lasciati abbastanza bruscamente.”
“E chissà per colpa di chi.”
Gogol’ emette un esagerato sospiro, quindi si gira completamente verso Sigma e, dopo un breve salto che lo porta più vicino a questi, spalanca le braccia. Nel bel viso, la mezzaluna del ghigno si spalanca in un sorriso vero e proprio. “Non preoccuparti, non ho alcuna intenzione di disturbarti ancora! Lo spettacolo è finito, anche se tu non l’hai graditooo!”
Il tono cantilenante del clown e la sua allegria fuori posto sferrano un deciso colpo alla pazienza di Sigma, che stringe i pugni e i denti, ma resiste e dà le spalle al compagno. “Non intralciare il mio cammino, quello sì che lo gradirò”, risponde secco, facendo per allontanarsi; ma si blocca dopo alcuni passi, sentendo il giullare alle sua spalle.
“Mi piace la tua espressione in questo momento, sembri così deciso!”
Ed è facile perdere, ora: la calma, il controllo, i buoni propositi.
I
l dito di Gogol’ gli pizzica la guancia, e Sigma immediatamente reagisce: si volta e afferra il clown per la gorgiera, lo spinge con violenza contro la parete a loro più vicina, lo fissa con rabbia. Stammi lontano, maledetto, sibila la sua mente, ma non la lingua; e neppure Nikolai aggiunge nulla al silenzio dentro il quale si fissano. Le sue labbra rimangono dischiuse, ma non proferiscono nulla: non scherniscono, non intimoriscono, non esultano, sembrano piuttosto attendere. Ed è su quella bocca che mai si arresta che lo sguardo di Sigma cade, senza volerlo - forse, non ha osato farlo per davvero fino a ora.
“Sei pallido, Sigma-kun”, mormora Gogol’ mentre il suo occhio destro brilla e luccica, e l’altro segue attentamente i movimenti del compagno.
Il manager non risponde subito; prima, alza lo sguardo e incontra quello di Nikolai, quindi si stacca appena da lui. Le mani del clown, strette intorno ai suoi avambracci, lo trattengono un poco, ma alla fine allentano la presa.
“Vattene, Gogol’. Non hai niente da fare, qui”, risponde Sigma in un sussurro. Il cielo, la luce e le ombre mutano e girano, ma loro rimangono; restano dove sono, come due belve che si studiano a vicenda per scoprire il punto dove colpire… ma, almeno per quel pomeriggio, non sono animali.
Sono enigmi e segreti, per sé stessi o per gli altri; e solamente il sole che lentamente cade per lasciar respirare la luna apprende quanto succede negli istanti che precedono il momento in cui Gogol’ si scosta da Sigma, si rimette la maschera e se ne va dopo un inchino di congedo, e come il giovane rimanga da solo a fissare le nubi ai suoi piedi e quello che forse è stato davvero, o rimasto illusione: un sogno nell’anima, là dove si agita l’irrazionale e la pulsione del reale, dove batte chi rende tali e ciò che non si può comprendere, ma solamente lasciar accadere, come un bacio sulla carne e nel profondo dell’essere.




 

NOTE

Salve gente * ^ *
Inutile che vi dica che avevo una voglia matta di scrivere nuovamente di Gogol’ e Sigma, perché recenti avvenimenti mi hanno fatto salire ancora più il comfort per questa (non così crack) ship, ergo: intaserò il fandom di loro, perché sì. Certo che sì.
I ringraziamenti vanno tutti a Ori_Hime e F., però, che mi hanno fornito lo spunto per questa storia; e a F. è anche dedicata, essendo uno dei suoi regali di compleanno!
E non mi sono dimenticata della raccolta, anzi: ma le idee sono tante e non sempre ho la forza di scrivere per molto tempo, quindi posterò le shot con tanta calma.
Che altro aggiungere, se non un abbraccio?
Alla prossima,

Manto

 
   
 
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