Love
isn't
Disclaimer:
qualcuno
mi ha detto che
le mie versioni di Draco Malfoy somigliano tanto a quelle di un moderno
principe azzurro, così ho cercato di darne un ritratto un
po’ più fedele
all'originale. Stavolta ho provato con i nomi inglesi. Dedicato a
chiunque odi
Ron Weasley. Come al solito, i personaggi non sono miei. Bye.
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Fu
quell’assurdo
ed ostinato fracasso proveniente dalla porta d'ingresso a far
risvegliare Draco
Malfoy dal sonno più profondo e appagante che avesse
sperimentato negli ultimi
tempi. Seccato,
tentò in tutti
i modi di ignorarlo.
Tuttavia
quando
quel continuo bussare, una vera profanazione al suo stato di
appagamento dei
sensi - il Nirvana assoluto - parve non voler proprio decidersi a
smettere, fu
costretto ad alzarsi. Con l'attenzione e tutta la delicatezza di cui
era
capace, cercò di liberarsi dall'abbraccio dell'altro
occupante del suo letto a
quattro posti. Quell’angelo dai folti riccioli castani
dormiva raggomitolato
sul suo petto con l'espressione più dolce che avesse mai
visto.
Sorrise
nel
vederlo borbottare assonnato. Anche a lui detestava il dover
abbandonare quel
loro caldo rifugio ma, se volevano riposare in pace, doveva farlo
assolutamente.
Dopo
averle
sussurrato che non ci avrebbe messo molto, lei sembrò
tranquillizzarsi. Si
voltò dall'altro lato tornando a dormire, il cuscino del
ragazzo stretto a sé.
Afferrò
la
bacchetta e la ripose nella tasca, sgusciando silenziosamente dalla sua
stanza
di caposcuola, piano piano per non svegliare la sua dea, attraversando
ad ampie
falciate la sala comune. Voleva tornare a letto il prima
possibile.
Non
aveva la
minima idea di chi potesse disturbarlo a quell'ora del mattino, ma
aprì
ugualmente il ritratto e preparò uno sguardo torvo e
minaccioso per l'idiota
che osava disturbarlo. Sicuramente l'ultima persona che immaginava di
vedere
era un furioso Ronald Weasley. Il suo cipiglio si trasformò
in un ghigno
divertito. L'ex della sua ragazza, bene, bene, bene...
Ron
lo spinse
da parte, senza troppi convenevoli, piombando nella sala comune che
divideva le
stanze dei due caposcuola. All'inizio, tutto ciò che il
rosso fece, fu scrutare
la stanza lanciando sguardi velenosi allo Slytherin.
Draco
sospirò.
"Che cosa vuoi, Weasel?".
Weasley
borbottò qualcosa, ma tutto quello che Draco
riuscì a cogliere fu. “È miheiny".
Il
biondo
decise, quindi, di adottare quella sua gentilezza chiaramente e
totalmente
falsa che sapeva dare alla testa all'altro. "Ti chiedo scusa, cosa hai
detto Weasley?".
Il
rosso sbuffò
con scherno. "Non avrei mai pensato che i Malfoy si sarebbero mai
abbassati a chiedere scusa". Scandì le parole lentamente
quasi stesse dialogando
con qualcuno ritardato. "Dove. È. La. Mia. Hermione?"
Draco
lo fissò
incredulo per un momento, domandandosi se quell'uomo non fosse stato
colpito
troppe volte dai bolidi sulla sua zucca vuota. Increspò le
labbra, per tutta
risposta, nel suo ghigno più altero.
Ora
aveva
capito! Weasley era venuto a disturbarli per scaricare tutta la sua giusta
indignazione sulla persona che riteneva colpevole della brutta piega
che la sua
vita aveva preso. Se lo aspettava, dopotutto, ma nemmeno lui riteneva
il
portiere talmente imbecille da venirlo a svegliare a quell'ora assurda.
"La tua Hermione? Che strano, avevo tanto
l'impressione che voi due
aveste rotto. Ops… mi sono sbagliato, che lei avesse rotto
con te". Si era
portato una mano alle labbra, fingendo di coprire imbarazzato il suo
errore…
voluto, e annuì con convinzione. Che Weasley fosse
così idiota da averlo
dimenticato?
E
ora
quell'angelo dorme nel mio letto, aggiunse
silenziosamente.
Ron
colse bene le
implicazioni che seguivano le parole di Malfoy, ma decise di ignorarle.
Beata innocenza,
dicono i saggi. "Oh, tornerà, alla fine. Sono la cosa
migliore che le sia
mai capitata. Non che questo debba importarti". Aggiunse, senza
riflettere.
Anche
se
all'esterno mostrava una calma ammirabile, dentro di sé il
rossino stava
insultando Malfoy con tutta la sua forza e con tutti i peggiori epiteti
che
conosceva.
Un
sorrisetto
compiaciuto comparve sul viso di Ron. Erano state tutte e tre, in
effetti, ma quell’espressione
appagata fu velocemente sostituita da una più
accigliata. "Questo è
il passato". Replicò, duro. "Ho appagato le mie esigenze e
ora sono
pronto a impegnarmi in una relazione seria. Con Hermione. Che amo
profondamente".
Gli
occhi di
Draco divennero di ghiaccio a quelle parole. "Davvero".
Aggrottò la
fronte come solo un Malfoy poteva fare. "Magari avresti dovuto pensarci
prima di uscire con la ragazza più intelligente della
scuola. Da quello che ne
so anche lei ti voleva bene sebbene, come abbia potuto fare una cosa
del genere,
è un mistero per me. Ma, onestamente, come hai potuto
pensare che lei avrebbe
tollerato un simile comportamento?”. Il suo tono cordiale si
tramutò di colpo
in uno autoritario. “Ti consiglio di portare la tua
disgustosa presenza fuori
di qui prima che prenda seriamente in considerazione di dare un
miglioramento
alla tua orrida faccia, Weasel". Non era un invito, era un avvertimento.
“È
un mondo
libero, Ferret. Ho delle faccende da sbrigare con la mia
ragazza”. Ron
insistette, provocatorio. Era irritante dover ricevere un predicozzo
sul
comportamento da avere con la propria ragazza proprio da quel bastardo
di
Malfoy. "So che mi ama ancora, e chi lo sa? Magari, pomiceremo anche un
po’!"
"Io
non
finirei quella frase, Weasley! E comunque è ex-ragazza!". Se
fosse stato
possibile, lo sguardo di Draco si fece anche più glaciale.
Ron sobbalzò a
quella vista. Lui voleva una rissa, sicuro, ma non si era proprio
aspettato
tanta veemenza dal bastardo.
Così,
spinto
dalla stupidità e dall’orgoglio maschile, il caro
Ron Ron fece la cosa più
stupida che potesse fare: pensò di andare avanti per
scoprire fino a che punto poteva
spingersi, prima che lo Slytherin decidesse di reagire.
"Oh,
davvero. Che cosa t'importa? E non fare il fidanzato protettivo con me,
so benissimo
che è una recita. Hermione ha solo bisogno di far uscire
questa misera cosa dal
suo sistema e poi tornerà da me. È sempre stata
un po’ ribelle, ma alla fine
capirà il suo sbaglio".
"In
realtà,
Weasley credo che sia tu quello che sta commettendo un errore. O sei
disperato
o completamente idiota. La tua chance l'hai avuta e sprecata. Ora
Hermione ama
me e farò di tutto perché le cose restino
così. Vedi, stai solo sprecando il
tuo tempo. Quindi vattene". Tentava in tutti i modi di mantenere la
calma,
ma se Pel di Carota non si decideva ad andarsene, nemmeno tutto il bene
che
voleva ad Hermione gli avrebbe impedito di eliminare quell'espressione
arrogante a suon di pugni.
Ron
rimase lì,
pietrificato. Tuttavia, lo shock fu subito sostituito dalla furia. Se
aveva
perso Hermione era colpa di Malfoy.
I
guai in
paradiso erano cominciati un mese prima. Beh, questo è un
eufemismo. Più
propriamente, erano esplosi con proporzioni catastrofiche un mese
prima.
In
qualche modo,
le voci sulla sua infedeltà - voci comunque fondate -
avevano raggiunto il loro
obiettivo. All'inizio, Hermione le aveva ignorate, credendole delle
falsità. Probabilmente
innescate da Malfoy o qualcuno della sua banda.
Il
fottuto bastardo
probabilmente aveva contribuito alla cosa.
E
Ron era stato immensamente grato della lealtà della sua
ragazza.
Poi,
però, si
era abbattuto il disastro. Lavander Brown, una delle ragazze con la
quale se
l'era spassata, si era stancata di dover sempre essere l'altra
così
aveva chiaramente detto ad Hermione che le voci erano tutte vere.
A
causa di
quest'affermazione, Hermione non aveva più potuto ignorare
la cosa. Aveva
affrontato Ron nella sala comune dei Gryffondor, con almeno due dozzine
di
spettatori davanti. All'inizio, lui aveva completamente negato ma sotto
il peso
del suo sguardo ferito ma determinato ad avere la verità una
volta per tutte,
aveva capitolato. Le aveva raccontato ogni cosa, credendo di poter
risolvere la
situazione a suo favore.
Si
sbagliava.
Dopo la confessione lei gli aveva chiesto con tono piatto ma in qualche
modo
curioso "Perché?". Dicendolo, come se avesse chiesto del
tempo.
Ron,
che ci era
rimasto come un idiota, le aveva risposto candidamente:
"Beh,
perché sono un ragazzo. E, come tutti i ragazzi, ho bisogno
di certe cose...
certe cose che tu non eri pronta a darmi".
"Oh,
capito". Aveva affermato lei calma ma Ron, che la conosceva bene, aveva
colto i segnali di pericolo. "Solo perché sei un Homo
Sapiens e
appartieni al genere maschile, ti senti il diritto di essere infedele
solo
perché non pensavi che fossi pronta per un rapporto fisico.
A parte il fatto
che io non ne sapevo niente di queste tue supposizioni, che potevano
essere
anche false. Giusto?".
Il
tono della
ragazza era stato molto simile a quello che si rivolge a qualcuno da
compatire.
In qualche senso il rosso lo era... per la sua idiozia.
Non
avendo
proprio capito quello che li aveva detto, Ron si era limitato ad
annuire.
A
questo gesto,
Hermione si era morsa il labbro, pensierosa. "Giusto. Se è
cosi, come
appartenente al genere femminile credo di avere un piccolo diritto.
Vuoi sapere
quale, mio caro Ronald Weasley?".
Ron
aveva
scosso la testa, in una risposta negativa, terrificato dallo sguardo
omicida in
quelli che erano stati gioiosi occhi d'oro. "Davvero. Io credo di avere
il
diritto di lanciare qualsiasi oggetto abbia a disposizione, usando la
tua testa
come bersaglio fino a quando non sarò o io esausta o tu non
lascerai la
stanza!? ".
Questa
frase fu
seguita da una serie di enormi volumi che presero a volare per la
stanza, con
una rapidità impressionante. Gli spettatori, che avevano
assistito alla
sfuriata, si erano subito precipitati a trovare un riparo. Il rosso
aveva
tentato di scansarli fino a quando non si era trovato con le spalle al
muro.
Un'ora più tardi, Hermione lo aveva tranquillamente
informato che la loro
storia era finita, ma che era disponibile a restare amici in un futuro
molto,
molto remoto...
Strano
ma vero
lei e Lavander erano rimaste amiche.
Subito
dopo
tali fatti, Ron aveva pensato di lasciarla un po’ tranquilla,
rincuorandosi che
tutto si sarebbe sistemato da solo. Si sarebbero perdonati a vicenda e
tutto
sarebbe tornato alla normalità.
Questo
fino a due settimane prima quando lui, insieme al resto di
Hogwarts, era
rimasto sbigottito alla vista della caposcuola che era entrava
nella sala
grande mano nella mano con la sua controparte maschile. Avevano fatto
il loro
ingresso come se quello spettacolo fosse la cosa più
naturale del mondo, per
poi scambiarsi sotto gli occhi scioccati di tutti un bacio pubblico
notevolmente
appassionato, prima di separarsi per mangiare ognuno al proprio tavolo.
La
fortuna di
Ron Weasley era indiscutibilmente finita.
Nonostante
o
magari a causa di chi loro fossero, la nuova coppia era sicuramente
aperta
nelle sue dimostrazioni di affetto. Nessuno si sarebbe mai aspettato di
vedere
Draco Malfoy camminare mano nella mano con qualcuno, o Hermione Granger
sedere
tra le braccia di ragazzo, per giunta Slytherin… o per
meglio dire, lo
Slytherin per eccellenza. Nessuno poteva credere ai propri occhi nel
vederle appoggiare
tranquillamente la testa sul petto di lui, mentre il ragazzo le
sussurrava
dolci tenerezze all'orecchio strappandole risolini divertiti e un lieve
rossore.
Così
il
risentimento era cresciuto e cresciuto dentro Ron culminando in un mix
di
rabbia, malizia, gelosia e odio che l'aveva portato lì, a
quell'ora della
notte. Era troppo.
In
realtà, cosa
lo aveva davvero spinto era il desiderio di pestare Draco Malfoy. Non
solo
aveva perso la sua ragazza, ma l'aveva persa per colpa del suo peggiore
nemico…
per giunta prossimo a diventare un Mangiamorte. No, si corresse, era
solo una
fase quella di Hermione. Per ora voleva solo sfogarsi. Peggio per chi
si fosse
messo sul suo cammino.
"Oh,
andiamo Malfoy". Ron cercò di intimidire l'altro con la
propria stazza
alta e grossa. "Da mago a mago... puoi ammettere che ti sei portato a
letto la caposcuola solo per un capriccio. Solo per
curiosità, hai capito, no?
Probabilmente un tuo qualche desiderio perverso di veder
com'è una mezzosangue
prima di iniziare ad ucciderle come Mangiamorte."
Ron
sembrava
sorprendentemente fiero di quello che aveva detto. Almeno, giudicando
dal
silenzio monumentale dello Slytherin.
Malfoy
fu così
veloce che il rosso non realizzò nemmeno che l'altro si era
mosso, fino a
quando non se lo vide piombare addosso ed essere sbattuto contro la
parete. Una
mano bianca che gli stringeva la gola.
Quei
dannati
riflessi da Seeker, maledizione.
"Che
cosa
hai detto, fottuto bastardo?" Chiese, retorico, il biondo con una luce
assatanata negli occhi di ghiaccio, scandendo con violenza le parole.
Non era
nemmeno sudato mentre Ron cercava con tutto se stesso di liberarsi da
quella
presa d'acciaio.
Draco
allentò
la presa giusto per farlo parlare, ma teneva comunque la mano stretta
intorno
alla giugulare dell'altro. Il piccolo stronzo non se la sarebbe cavata
con
quello che aveva detto, nonostante quella strana nuova tolleranza che
Draco
sembrava aver raggiunto.
"Che
diavolo ti prende Malfoy?"
"Non
rivolgerti mai e poi mai alla mia donna in questo
modo!". Sibilò,
gli occhi che iniettati di sangue. Nessuno aveva mai visto Draco Lucius
Malfoy
così fuori controllo. O, meglio, niente gli aveva mai fatto
perdere il
controllo fino a questo punto.
"Tu
lo hai
fatto per sei anni!"
"Si,
Weasley. L'ho fatto in passato ma certamente non la consideravo mia
amica
all'epoca, anche se ora sto facendo di tutto per rimettere le cose a
posto. Tu,
invece, non hai scuse. Hai rovinato quello che avevi con lei.
Per cosa non
riesco proprio a capacitarmi, vista la fortuna che avevi nell'averla al
tuo
fianco". Il suo respiro era tornato a farsi più calmo ma le
lame di
ghiaccio che la sua voce scagliava si erano fatte più
affilate. Sembrava una
belva pronta ad avventarsi sulla sua preda, avida di sangue. "Non che
mi
stia lamentando, sia chiaro. Come si dice: mors tua, vita mea".
Nuovamente la sua celebre smorfia sarcastica, ma il sangue non aveva
smesso di
ribollirgli nelle vene. Nessuno poteva osare parlare così di
lei. Non lo
permetteva nemmeno ai suoi seguaci Slytherin. Lui era il loro re,
quindi lei la
loro regina, senza alcuna discussione. "E un'altra cosa, non
sarò mai un
Mangiamorte, come quel bastardo di mio padre. Hai capito, Weasel?". Ron
non poté fare altro che annuire davanti ad una tale
esplosione di furia.
Draco
lo lasciò
andare e si voltò disgustato. "Se non fosse che lei ne
sarebbe
estremamente scontenta, ti avrei già maledetto e non ci
sarebbe più un Ronald
Weasley su questa terra". Poi aggiunse in un tono
così serio, serio
come quella verità che aveva afferrato. "Tu non ami
Hermione, o lo hai mai
fatto. Ami solo l'idea di averla".
"Per
tua
informazione io l'amo! E, dimmi, cosa ne sa un Malfoy dell'amore? Sai
almeno
che cos'è?". Ron sputò. Boccheggiava ancora.
Draco
non si voltò.
"Può darsi che io non sappia esattamente cosa sia l'amore.
È una cosa
nuova per me, giacché è la prima volta che ne
provo per qualcuno. Ma so cosa
l'amore non è. Non è menzogna. E soprattutto non
è egoismo. Magari le vuoi bene
ma, almeno a te stesso, ammetti che non l'hai mai amata veramente.
Perché,
altrimenti, ti saresti portato a letto le tre oche peggiori di tutta
Hogwarts?
Sapevi che Hermione ti avrebbe scoperto e, senza nemmeno che te ne
rendessi
conto, era quello che volevi. No, non sei mai stato innamorato di lei,
odi
soltanto il fatto che lei possa amare me. E per questo, mio caro amico
color
carota, che sei l'idiota più egoista che abbia mai avuto il
dispiacere di
conoscere". Draco sospirò. Si era probabilmente condannato
da solo dicendo
quelle tre piccole parole all'altro ragazzo. "Ora, per piacere, va al
diavolo. Sto velocemente perdendo la mia già fin troppo
ammirevole pazienza per
la tua nauseabonda presenza. E no, questa non è una gara di
forza, ma sono
davvero seccato dall'essere stato svegliato dal sonno più
piacevole che ho
fatto di recente e costretto ad ascoltare i tuoi farneticamenti alle
due del
mattino. Tanto per informarti e restare nello spirito giusto, domani
farò
rapporto per questa tua mancanza di tatto. Sono un caposcuola e, per
assolvere
bene ai miei doveri, ho bisogno di dormire, io".
Draco
sbatté il
rosso fuori dalla porta nel corridoio deserto. "Buona notte e mi
raccomando di ciao ciao a Filch per me, ti va?".
La
porta si
richiuse davanti ad un Ron fumante. Per essere più sicuro,
Draco fece un
incantesimo insonorizzante, casomai Weasel volesse nuovamente attaccar
briga.
Con
uno
sbadiglio, ritornò nella sua stanza, si tolse l'accappatoio
e, nudo, si rimise
a letto accanto a Hermione. Immediatamente lei tornò a
raggomitolarsi sul suo
petto e Draco le passò un braccio intorno alla vita,
stringendola a sé.
"Dove
sei
andato?". Gli chiese, assonnata.
Draco
ci pensò
un momento. "Ho solo fatto quattro chiacchiere con un noioso
roditore".
"Hmm,
'kay". Una pausa, poi. "Draco?"
"Cosa?".
Lui si stava già piacevolmente riaddormentando.
"Grazie
per non averlo ucciso".
Con
gli occhi
ancora chiusi, le labbra di Draco si curvarono in un piacevole sorriso
e si
domandò come lei non avesse potuto non sentirli con tutto il
baccano che
avevano fatto. "Lascia stare. La mia reputazione ormai non potrebbe
cadere
più in basso".
"Mn,
bastardo". Gli colpì il petto scherzosamente, per poi
scusarsi baciando
quello stesso punto.
"Dalla
testa ai piedi". Concordò.
Iniziò
a
massaggiargli il petto scolpito, mordicchiandosi un po’ le
labbra.
"Draco... quello che hai detto, cioè l'essere innamorato di
me, è vero o
era solo un altro modo per tormentare Ron?" Sembrava che trattenesse il
fiato mentre attendeva una sua risposta.
"Granger,
senza alcun dubbio, questo è la cosa più cattiva
che tu mi abbia mai detto.
Pensavo che la strega più intelligente della nostra epoca
avesse già capito una
cosa tanto ovvia".
Hermione
si
rilassò, soddisfatta. Gli occhi le si chiusero, lentamente.
"Hermione,
io ti amo".
Purtroppo
sembrava che lei fosse già addormentata. Draco sorrise e le
posò un tenero
bacio sul capo, prima di stringerla ancora di più. E, mentre
iniziava anche lui
a lasciarsi andare all'abbraccio di Morfeo, quelle parole a cui
così
disperatamente anelava lo raggiunsero.
"Ti
amo
anch'io, Draco".
Il
sonno lo
accolse e tutti i suoi sogni quella notte furono davvero piacevoli.
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Note:
vi
siete mai trovati in una situazione del
genere? Una volta la mia migliore amica mi ha chiesto di accompagnarla
a fare
spese. Dopo lo shopping, ci siamo fermate a prendere un gelato fino a
quando
siamo state raggiunte dal suo ragazzo, ex. A quel punto, lei
è esplosa
scaraventandogli addossi di tutto e inveendo come una forsennata. Io ci
sono
rimasta di sasso. È stato in
quel
momento che lui ha fatto il famoso discorsetto di Ron sulle esigenze
dei
ragazzi. Roba da mettersi le mani nei capelli per l’idiozia!
Ma
sapete cosa
ha fatto lei? Prima gli ha dato una borsettata poi, quando si
è ripreso, un
calcio all'inguine. Io l'ho finito con un gancio al naso, giusto come
appoggio
alla mia amica, anche se non ci avevo capito molto di quello che era
successo.
E meno male, altrimenti altro che pugno che gli avrei dato. Ne sono
rimasta
tanto colpita che ne ho fatto una fic.
Quando,
alla
fine, le ho chiesto se sapeva che lo avremmo incontrato, mi ha risposto
di sì e
che mi aveva portato con sé perché aveva bisogno
di un secondo per il suo
incontro di pugilato, un sostegno fisico e morale. Una forza, vero?