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Autore: uchiha_girl e bloodnyar    30/08/2009    2 recensioni
Allontana Kiyomi Takada, allontana i lamenti delusi di Teru Mikami, allontana la risata mista a singhiozzi di Misa Amane, allontana il fastidioso sgranocchiare di una delle figure poco distanti,
Un tintinnare di catene a pochi centimetri dal viso, l’alito caldo di L sulla cera fusa.

[Prompt: 041. Forme - BDT di Fanfic100_ita - Serie generale]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è per la Inu-baka, miss. Noemi (Red S i n n e r), che l’ha suggerita, ispirata, e praticamente scritta al cinquanta percento XD...
Near è una foglia di fico! [Cit.]

Buona lettura ^^.




Primus inter pares.
— Was it a dream?

(41 ~ Forme.
590 parole)



Il sipario è calato sullo spettacolo delle marionette e dell’orgoglioso direttore scenico.
È notte, è tempo di riposare alla volta del prossimo inizio.

Eppure, il buio delle palpebre chiuse e della lampada spenta non sono sufficienti. Ha bisogno dell’oscurità totale, si ripete, ed è a causa di un semplice dispetto che non si abbandona completamente.
«Spegni quel monitor», vorrebbe chiedere. Ordinare. Urlare.
Ma non può farlo. L sta lavorando, così sembrerebbe Kira che ostacola le indagini.

Per questo se ne starà buono, nella propria metà di letto, accontentandosi di un sonno superficiale e privo di sogni.

~
Le sente, mani che si arrampicano sul suo corpo, inerme statua di cera fra le mani degli avidi compagni, rigida struttura di metallo che rifiuta di cedere sotto le prepotenti spinte.

Le piccole dita da bambina disegnano sul suo viso un dolce sorriso; un sorriso d’amore, un sorriso da «viviamo insieme», un sorriso da «lascia perdere, è pericoloso».
E ride, lei. Una lacrima si perde fra i pizzi della manica.
«Misa non può crederci, Light-kun che sorride sembra uno psicopatico!» esclama, la risata isterica che si perde.

Le mani accurate di un uomo sul suo volto cercano di chiudere le palpebre senza intaccare i lineamenti perfetti; una perfezione falsa, quasi divina.
Ma la cera non copre i bulbi oculari, immobili nel nulla.
«Fatemi essere i vostri occhi, Kami-sama» implora, inchinandosi e svanendo nel buio ai piedi della statua.
~


Lo squillo di un cellulare lo costringe a tornare nel mondo.
La vista è offuscata, e lo resta anche quando Yagami cerca di fregarsi gli occhi. È come se ci fosse qualcosa che gli impedisce di vedere bene, come se—

«Oh, scusa Raito-kun. Torna a dormire».
Mugugna qualcosa in risposta, la stanchezza che riprende possesso del suo corpo.
M a l v a g i a t i r a n n a.

«Ma io non sono stanco, ti posso aiutare...».

~
Le dita affusolate di una donna sul suo viso, poi sul suo corpo, disegnano gli abiti eleganti su di lui, donano un nuovo contegno.

Il sorriso scompare in favore di un’espressione fredda, lo sguardo assume una nuova purezza. I capelli sistemati accuratamente con un pettine d’avorio che cattura i pochi, pochissimi riflessi di luce bluastra, poi le mani della devota collaboratrice fanno sì che la camicia elegante aderisca al petto ampio, e lucidano le scarpe con un fazzoletto che si è tolta dal collo, e ripuliscono da invisibili granelli di polvere le spalle.

«Perfetto, Yagami-san. Potete andare in scena».
Lei accende un cerino, illuminando il proprio viso e quello del suo maestro.
Alle spalle della donna riesce a scorgere delle ombre indistinte, appena colorate dalla fiamma; non ha il tempo di individuare altri particolari, perché un’ombra prepotente si pone fra lui e quei silenziosi osservatori.

Allontana Kiyomi Takada, allontana i lamenti delusi di Teru Mikami, allontana la risata mista a singhiozzi di Misa Amane, allontana il fastidioso sgranocchiare di una delle figure poco distanti,
Un tintinnare di catene a pochi centimetri dal viso, l’alito caldo di L sulla cera fusa.

«Sei mio».
~


Light sgrana gli occhi, trovandosi di fronte un detective piuttosto impegnato. Si sta allungando dalla propria postazione verso il comodino dell’altro, a pochi centimetri da un sacchetto di caramelle gelèe alla frutta.

«Raito-kun, un incubo?» chiede senza guardarlo, tornando poi a sedere sul materasso con il suo trofeo.
«...».

Ryuzaki si volta a guardarlo, chinando la testa di lato.
«Hai bisogno di un abbraccio?» chiede, incolore.
«Non credo» si tira a sedere Yagami, recuperando una bottiglietta d’acqua da sotto il letto. «Normale amministrazione».

  
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